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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 63

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 63
Lunedì 9 ottobre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 10, 25-37)

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 9 ottobre 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 25-37. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del testo di Bonhoeffer, Sequela.

Scrive Bonhoeffer:

In che modo l’amore diventa invincibile?

Ecco ieri abbiamo concluso lasciandoci proprio con questa domanda, oggi affronteremo proprio questa questione, partendo da questa domanda: in che modo l’amore diventa invincibile. 

Risposta:

Per il fatto che esso non chiede mai che cosa faccia il nemico nei suoi confronti, ma solo che cosa abbia fatto Gesù.

Capito? A me per primo dico “capito”, non a voi. Quindi, l’amore diventa invincibile per il fatto che non chiede mai che cosa faccia il nemico per me, ma solo che cosa abbia fatto Gesù.

L’amore per il nemico porta il discepolo sulla via della croce e alla comunione con il crocefisso. Ma quanto più sicuramente il discepolo si trova spinto su questa via, tanto più sicura è l’invincibilità del suo amore, tanto più esso vince l’odio del nemico: infatti non si tratta dell’amore suo proprio, ma esclusivamente dell’amore di Gesù Cristo, che è salito sulla croce per i suoi nemici e sulla croce ha pregato per loro.

Siamo sempre in questo campo “arduissimo”. Questo paragrafo sul contraccambio è veramente molto, molto, molto denso (non che gli altri non lo fossero!) e molto difficile da un punto di vista puramente naturale e, mi verrebbe da dire, quasi impossibile. Tenere davanti agli occhi della mente che cosa ha fatto Gesù e non quello che fa il nemico verso di me — che, tradotto, vuol dire seguire decisamente la via della Croce ed entrare in comunione con il crocifisso — è veramente la vetta della santità. Questa è la carità del Vangelo, la carità che è venuto a insegnarci il Signore Gesù. 

Capite quale grado di rinnegamento di sé, quale grado di libertà, e quale grado di “uscita da sé stessi” è necessario per fare questo? Chi vive così, vive l’invincibilità dell’amore. Il vero amore è invincibile. Perché? Perché non viene vinto dall’odio. Il vero amore vince l’odio del nemico, perché questo amore è l’amore di Gesù. Ecco perché Bonhoeffer parla di comunione con il crocifisso; chi vive questo amore, è in comunione profondissima con Gesù crocifisso, che è salito sulla croce per i suoi nemici, che sulla croce ha pregato per i suoi nemici. 

Capite l’essere cristiani quanto è difficile? Quanto è radicale? Quanto non è un’appartenenza a basso costo? Essere cristiani non è, come dirvi, avere un’etichetta, una livrea, un abito, una veste, un segno che mi fa dire: “io appartengo a”, “io sono cristiano”. No! L’appartenenza all’essere cristiano è data dal camminare sulla via della Croce e dall’essere in comunione con il crocifisso. Questo mi fa vivere l’invincibilità dell’amore, e decentra il discepolo di Gesù totalmente sull’amore di Gesù. Il discepolo di Gesù diventa quindi proprio il mezzo — ma anche il luogo — nel quale si realizza questo miracolo della carità che è l’amore del crocifisso. 

Nella vita dei santi — a me viene in mente sempre Padre Pio — l’abbiamo visto realizzarsi costantemente. Padre Pio non hai mai avuto parole di ribellione, di sfida, di insulto, di rabbia di qualunque genere contro tutti i suoi nemici. Quando Padre Pio è stato sospeso a divinis (e non per una settimana)  non ha più potuto non solo celebrare la messa in chiesa con i fedeli, ma neanche confessarli, non ha potuto fare nulla, è stato proprio sospeso da tutto il suo ministero. Per un sacerdote così dedito alla salvezza delle anime, così cercato, così desiderato, e che realmente operava non del bene ma dei miracoli spirituali e fisici con le persone, alle persone, per le persone, capite che l’obiezione di fondo che avrebbe potuto rovinare drammaticamente la vita spirituale di Padre Pio (perché sarebbe stata una tentazione) è questa: “Finché castigate me, posso accettare tutto… Posso reggere qualunque accusa mi fate, qualunque angheria mi fate, ma come posso reggere il fatto che mi separiate da queste persone che hanno bisogno?”. 

È come un medico che viene sospeso dalla sua professione, però è l’unico che sa fare un certo tipo di interventi. Non ce n’è un altro che lo può sostituire, è solo lui. E lui vede queste persone che gemono, soffrono, stanno male, magari rischiano la vita, vede che lui potrebbe salvarle, potrebbe aiutarle, ma non gli è concesso, non gli è permesso. Quindi capite il dramma interiore? E la tentazione sarebbe stata: per il bene delle anime — ecco la tentazione — ribellati! Per il bene delle anime sbugiarda e smaschera questi nemici!

Cosa sarebbe costato a Padre Pio? Lui che parlava con Gesù, con la Vergine Maria, lui che aveva il dono della scrutatio cordis, della lettura dei cuori. Lui che parlava con gli angeli custodi… avrebbe potuto facilmente smascherare tutte le cose più meschine, gli aspetti più segreti, reconditi, di questi nemici. Eppure, non l’ha fatto. L’unica consolazione che hanno avuto quei fedeli in quegli anni di terribile sofferenza, per Padre Pio e per loro, era quel famoso fazzoletto bianco che lui sventolava dalla sua celletta, dalla sua finestrella, per far capire loro che lui li ricordava, che lui c’era, che lui pregava. Basta, un fazzoletto bianco, pensate voi. Solo questo, niente altro. 

Questo è l’amore del crocifisso. Con questo amore lui ha vinto i suoi nemici. E quindi neanche la tentazione — una tentazione ben vestita, ben mascherata — della salvezza delle anime, del bene delle anime, dell’aiutare le anime, lo ha fatto scendere da quella croce. Il bene delle anime vero, qual è? Che io faccia la volontà di Dio. E se il Signore permette, è sicuramente per un bene maggiore. È sicuramente per il mio bene e per il loro bene. Quando qualcuno aveva qualche parola un po’ brutta, un po’ violenta, un po’ forte, o anche solo di ribellione verso qualcuno dei suoi nemici, Padre Pio lo sgridava severamente, non voleva assolutamente che si parlasse male di coloro che lo perseguitavano, nel modo più assoluto.

Ho trovato adesso queste domande che gli facevano e le risposte. I frati gli dicevano: “Ma non vedi che ti stanno calunniando? Ti vogliono male, ti accusano!”. Le accuse contro Padre Pio, le calunnie, sono state veramente pesantissime, lo hanno accusato di ogni cosa possibile. Accuse gravissime, accuse morali, di immoralità gravissima, accuse di malattia psichiatrica, accuse di essere un ladro… Insomma, veramente le accuse più terribili, le calunnie più false. Lui rispondeva — attenti, guardate se non è quello che dice Bonhoeffer — “Lascia fare. Quando il Signore permette, vuol dire che è per il nostro bene”. E allora loro incalzavano: “Ma perfino la Chiesa ti sta castigando, ti sta decretando castighi, punizioni e restrizioni. Non ne possiamo più noi!”. Capite? Erano i suoi confratelli che dicevano: “Basta, capitano a te, ma noi siamo qua che vediamo tutto, non ne possiamo più neanche noi di vedere queste cose, fai qualcosa, reagisci”. E lui rispondeva: “La Chiesa è mia madre, anche quando mi colpisce, lo fa per amore”.

Eh, ma questo poi ha voluto dire cose concrete, per quasi tre anni — circa tre anni — la gente non ha più potuto vederlo. Fine, basta! E uno si chiede dove va a finire il bene delle anime, la salvezza delle anime, tutto il bene che Padre Pio poteva fare: “Se il Signore permette, lascia fare”.

Pensate se anche noi entrassimo in questa logica, se noi dicessimo: “Gesù, io questa croce non me la sento proprio di portarla. Puoi farmi inchiodare sopra ancora di più. È una croce pesantissima”; ognuno ha la sua, e c’è sempre qualcuno che ti inchioda. Gesù non si è inchiodato da solo sulla croce. C’è sempre qualcuno che ti costringe a portare, c’è sempre qualcuno che ti fustiga, c’è sempre qualcuno che ti insulta, c’è sempre qualcuno che prima ti calunnia e via di seguito. Ognuno ha la sua croce.

Pensate anche a chi vive il dramma, per esempio, di una malattia incurabile. Non è che trova sempre tanta comprensione attorno a sé.  Anzi, alle volte…

Ecco, ma questo stare in comunione col crocifisso, quindi questo contemplare il crocifisso e dire: “Gesù, io voglio vivere quella carità. Io voglio rimettere tutto nelle tue mani. Potrei difendermi, potrei intervenire, potrei contrattaccare, potrei svergognare, potrei mostrare tutto il male dei miei nemici ma non lo faccio”.  Eh, questa è la vetta eroica della carità: non lo faccio, vado oltre. Dicano, facciano quello che han voglia, io vado oltre, io seguo te, io sto con te. Quando vorrai, se vorrai, sarai tu a rialzarmi da questa prostrazione.

E Padre Pio ha conosciuto questi momenti di grande prostrazione, ma anche di riabilitazione. È stato un po’ un andare e venire di questi momenti terribili. E lui è stato sempre docilissimo, disponibilissimo, assolutamente mite, obbediente veramente in modo eroico.

Scrive Bonhoeffer:

Questo amore apre gli occhi al discepolo, così che egli riconosce nel nemico il fratello, e come se fosse suo fratello lo tratta. Perché questo? Perché lui stesso in effetti vive solo dell’amore di colui che lo ha trattato come un fratello, che lo ha accolto come suo proprio nemico e lo ha attratto nella sua comunione come suo prossimo.

È Gesù che ha fatto tutto questo! La ragione di vivere di questa carità è che Gesù mi ha trattato come fratello. È che io sono stato nemico di Gesù in tante occasioni e Lui mi ha accolto e mi ha attratto alla sua comunione nonostante il male che io gli ho fatto. E quindi, come posso io con i miei nemici fare diversamente?

L’amore apre gli occhi a chi è alla sequela di Gesù perché gli fa vedere anche il nemico incluso nell’amore di Dio, facendogli vedere il nemico sotto la croce di Gesù Cristo. 

Vedete? Tutto è un continuo ritornare qui.

L’amore di Dio ha cercato il nemico che ne ha bisogno, che Dio considera degno di amore.

Dio infatti fa splendere il suo sole e fa cadere la pioggia su giusti e ingiusti.

È vero! È verissimo.

I comandamenti dell’amore per il prossimo e della rinuncia alla vendetta avranno particolare rilievo nella lotta per la causa di Dio cui andiamo incontro e in cui già da anni in parte ci troviamo, in cui da un lato combatte l’odio, dall’altro l’amore. È della massima necessità che ogni anima cristiana vi si disponga seriamente.

Infatti, capite quanto è assurdo, anche nella nostra vita religiosa, cedere al dinamismo della polemica, della diatriba, ma a cosa serve? Non serve neanche rispondere! Poi magari vieni accusato di non essere aperto al dialogo; ma questo non è dialogo! La polemica non è dialogo. Tu vuoi aver ragione? Prendila, a me non interessa, non mi interessa la ragione, a me interessa Gesù. Tu vuoi la ragione, prendila, vai. Ci sono persone che fanno polemiche che affondano le loro radici in una gretta ignoranza. E allora si mettono a fare polemiche sul nulla. Non ha senso fare correzioni, non ha senso, mettersi a dire: “Ma qui, ma la, ma tu, ma noi, ma voi, ma perché, ma non capisci?”. Non ha senso, è tutto tempo perso, è un cedere alla logica dell’inimicizia. Mai fare questo, mai. In questi casi: grande silenzio. Il silenzio, guardate, veramente spegne i fuochi più violenti, perché che cosa vuoi incendiare se non c’è niente? Incendi te stesso e poi? E poi? Quindi capite, dobbiamo stare sempre oltre: oltre, oltre, oltre tutte queste cose qui. Scrive:

Si prepara un tempo in cui chiunque confessi la propria fede nel Dio vivo diventerà non solo oggetto di odio e di rabbia a causa di questa confessione di fede … ma per questo solo motivo lo si escluderà dalla “società umana”, come si dice, lo si scaccerà da un posto all’altro, lo si aggredirà fisicamente, lo si maltratterà e in alcune situazioni si arriverà ad ucciderlo. Si avvicina una universale persecuzione dei cristiani, questo è il vero senso di tutti i movimenti e di tutte le lotte dei nostri giorni. Gli avversari che cercano di annientare la chiesa e la fede cristiana non possono vivere insieme a noi perché…

mamma mia, guardate sta scrivendo adesso delle cose veramente importantissime!!

… perché in ognuna delle nostre parole e azioni, anche non rivolte contro di loro …

vi ricordate che questa cosa l’abbiamo già detta tante volte? È bello che adesso Bonhoeffer la spieghi così bene, la riprenda così sinteticamente. Quindi: «gli avversari che cercano di annientare la chiesa e la fede cristiana non possono vivere insieme a noi, perché in ognuna delle nostre parole e azioni, anche non rivolte contro di loro…» cosa vedono?

… vedono una condanna delle loro parole e azioni, e non a torto, e contemporaneamente ne ritraggono la sensazione che per noi non è un problema la condanna che essi pronunciano nei nostri confronti; perché sono costretti a riconoscere la totale inefficacia e nullità della loro condanna, che dunque noi non ci troviamo affatto in uno stato di corrispondente litigiosità e aggressività nei loro confronti, cosa che a loro andrebbe invece del tutto a genio.

Scusate ma ci sarebbe davvero da mettere “31 e lode”, veramente. Spieghiamolo e poi oggi ci fermiamo qui, perché è veramente densa questa fine.

Quindi lui dice che ormai si prepara un tempo — beh, noi ci siamo dentro in pieno — in cui la propria fede nel Dio vivo diventerà non solo oggetto di odio e di rabbia — ma per questo solo motivo si escluderà dalla società umana, si scaccerà, si aggredirà fisicamente, si maltratterà e si arriverà ad uccidere chi vive di fede, il vero discepolo di Gesù.

Si avvicina una universale persecuzione dei cristiani…

E poi questo passo che vi ho letto adesso che è veramente importante:

Gli avversari che cercano di annientare la chiesa e la fede cristiana non possono vivere insieme a noi…

è vero, non c’è possibilità di convivenza. Ma non perché i veri discepoli di Gesù… scusate ho detto “veri discepoli” ma non esistono i falsi discepoli di Gesù, i discepoli di Gesù sono i discepoli di Gesù, non sono né veri né falsi: sono i discepoli di Gesù; chi non è discepolo di Gesù, non è discepolo di Gesù, non è un falso discepolo di Gesù; ho sbagliato proprio a parlare.

Dicevo: non c’è possibilità di convivenza, non perché i discepoli di Gesù non vogliano, per loro non ci sarebbe problema, ma sono gli avversari che non possono vivere insieme ai discepoli di Gesù. Perchè? C’è una ragione ben precisa. Non possono convivere perché in ognuna delle parole e delle azioni dei discepoli di Gesù, anche quando non sono rivolte contro questi avversari, nelle parole e azioni che sono il loro essere, gli avversari vedono una condanna. I discepoli di Gesù vivono e parlano secondo il loro essere discepoli di Gesù. La vita del cristiano non deve sempre avere un atteggiamento, una rilevanza avversativa, assolutamente! È la sua vita. Ma anche quando non c’è questa rilevanza, questo taglio avversativo, questi avversari che cosa vedono? Vedono una condanna; in queste parole e azioni dei cristiani, loro vedono una condanna del loro stile di vita. Bonhoeffer dice: “Non hanno torto”. Non è che vedono una cosa che non esiste, no, no, vedono giusto. 

Ripeto: i cristiani, vivendo quello che sono, verso coloro che li perseguitano diventano e sono una condanna. Attraverso la loro esistenza, diventano una condanna dell’esistenza di questi avversari. E questi avversari si sentono condannati anche se i cristiani non vogliono condannare nessuno! Per il semplice fatto che loro respirano, che loro camminano, che loro comprano, che loro parlano, che loro esistono o che loro stanno zitti — ancora peggio, forse — gli avversari vedono una condanna della loro esistenza, e hanno ragione. 

Bonhoeffer dice: “Leggono giusto, vedono giusto”. Però non solo … — ecco questo è un approfondimento veramente fine — questi avversari, questi nemici dei cristiani, questi nemici di Cristo di fatto, vedono da una parte una condanna, dall’altra parte hanno la sensazione — assolutamente vera anche questa — che la condanna che loro pronunciano nei confronti dei cristiani, non sia per essi un problema. Capite? Cioè, loro si sentono condannati e allo stesso tempo vedono, percepiscono, che per i cristiani non è un problema la loro condanna, la loro persecuzione, il loro esiliarli, il loro emarginarli, il loro maltrattarli. Sono costretti quindi — e questa è la cosa che gli brucia di più — a riconoscere la totale inefficacia e nullità della loro condanna. Non ha effetto, questa condanna è inefficace, è nulla. Perché non c’è corrispondenza: non c’è una corrispondenza di litigiosità e di aggressività nei loro confronti; cosa che invece loro vorrebbero. 

Loro, i nemici, vorrebbero lo scontro con i cristiani. Ma per i cristiani questo non interessa, non ha rilevanza. Gli avversari si sentono condannati, anche se i cristiani non vogliono condannarli, ma siccome la coscienza gli rimorde, allora si sentono condannati dalla vita cristiana di questi discepoli. Per il fatto che gli avversari non hanno una vita cristiana, avvertono questa condanna per il semplice fatto che i discepoli esistono, ecco perché li uccidono o tentano di ucciderli o li esiliano o quant’altro. Questo sentirsi condannati è vero, perché è la loro coscienza che li condanna, quindi è reale. Allo stesso tempo i persecutori percepiscono che tutto il male che fanno ai discepoli non è un problema per i discepoli. 

Questi cristiani, questi discepoli di Gesù, a me ricordano tanto la fenice, che risorge sempre dalle sue ceneri; non la puoi distruggere, la fenice, perché nel momento in cui tu la uccidi, lei risorge, nuova, sempre, nuovamente. Il cristiano è così: quando lo uccidi, risorge sempre, è indistruttibile. Anzi, diventa fermento di nuovi cristiani, di nuovi martiri.

Quindi gli avversari vedono che tutta questa cattiveria, tutto questo odio, tutto questo male che fanno non ha efficacia, perché non c’è corrispondenza: i cristiani non sono litigiosi, non sono aggressivi. E questo per loro diventa un problema, li fa impazzire. Questa cosa li fa impazzire perché, se i cristiani reagissero con la stessa aggressività e la stessa litigiosità, si sentirebbero a posto, direbbero: okay, abbiamo un terreno comune. Se i cristiani fossero aggressivi e litigassero, avrebbero un qualcosa in comune con gli avversari della Croce, che è l’odio, il rancore, la rabbia, l’ira. Avrebbero questo terreno in comune, quindi ci sarebbe un punto di comunione tra gli avversari di Gesù e i discepoli di Gesù, che cesserebbero di essere discepoli di Gesù, perché non si può avere niente in comune con il diavolo. E quindi gli avversari sarebbero anche contenti, direbbero: “Beh, hai visto? Qualcosa in comune abbiamo: la lotta”. Invece i discepoli di Gesù dicono: “No, ma a noi non interessa”. Mamma!… Questi diventano matti, impazziscono, è come il toro che gli metti davanti il telo rosso, impazziscono! Perché dentro sono condannati dalla loro coscienza, che reagisce vedendo la vita dei cristiani, e in più non hanno neanche la gratificazione di vederli reagire. Vedono che tutto questo male è inefficace, è improduttivo, è sterile, è nullo. Viene nullificato dalla potenza invincibile dell’amore del crocifisso. E quindi rimangono lì come delle statue di sale.

Domani risponderemo a questa domanda:

E come affrontare questa lotta?

Come si affronta questa lotta? Si affronta in un modo solo, e domani vedremo questo modo, che purtroppo è tanto poco usato, purtroppo è tanto poco diffuso e, purtroppo — lo dico adesso per non dirlo domani, tenetelo a mente — questo mezzo per affrontare questa lotta terribile, è poco conosciuto, se ne parla poco, e quindi le persone non sono educate a usare questo modo, che è il modo presente anche nell’Antico Testamento. Certo, ovviamente, Dio è uno! È lo stesso modo usato da tutti i veri amici di Dio, sempre quello. E lo trovate in tutte le grandi figure e in tutto quello che han dovuto vivere: Abramo, Mosè, Giuseppe (Giuseppe dell’Antico Testamento), Giobbe, Mardocheo, la regina Ester, Giosuè… Insomma, potrei star qui a farvi tutti i nomi, anche Geremia… ormai dovreste averlo capito, perché avendovi detto tutte le figure dell’Antico Testamento, che sono poi quelle del Nuovo, non cambia perché anche nel nuovo è la stessa cosa, perché sempre quello è, avendovi detto che c’è un tratto, un minimo comune multiplo in tutte queste figure… quello è, è una cosa sola. E provate a vedere, voi pensateci: come si affronta questa lotta? Questa lotta che vi ho descritto oggi in tutti questi dettagli — della persecuzione … — ecco tutto questo come si affronta? Qual è il modo? Qual è lo strumento? Qual è il mezzo? Qual è l’atteggiamento? Qual è? È un modo solo. Domani, quando vi leggerò vedrete — non tanto se avete indovinato, perché questo non è il quiz della TV — ma lo avrà capito, lo avrà individuato, lo avranno individuato coloro che già lo vivono. Chi già vive di questo, immediatamente individua il modo, perché è il suo modo, perché è il modo che lui o lei usa per affrontare questa lotta. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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