Catechesi di lunedì 23 ottobre 2017
Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita”
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
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Brani commentati durante la catechesi:
Numeri 13, 1-33
1 Il Signore disse a Mosè : 2 “Manda uomini a esplorare il paese di Canaan che sto per dare agli Israeliti. Mandate un uomo per ogni tribù dei loro padri; siano tutti dei loro capi”. 3 Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo il comando del Signore; quegli uomini erano tutti capi degli Israeliti. 4 Questi erano i loro nomi: per la tribù di Ruben, Sammua figlio di Zaccur; 5 per la tribù di Simeone, Safat figlio di Cori; 6 per la tribù di Giuda, Caleb figlio di Iefunne; 7 per la tribù di Issacar, Igheal figlio di Giuseppe; per la tribù di E`fraim, 8 Osea figlio di Nun; 9 per la tribù di Beniamino, Palti figlio di Rafu; 10 per la tribù di Zàbulon, Gaddiel figlio di Sodi; 11 per la tribù di Giuseppe, cioè per la tribù di Manàsse, Gaddi figlio di Susi; 12 per la tribù di Dan, Ammiel figlio di Ghemalli; 13 per la tribù di Aser, Setur figlio di Michele; 14 per la tribù di Neftali, Nacbi figlio di Vofsi; 15 per la tribù di Gad, Gheuel figlio di Machi. 16 Questi sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare il paese. Mosè diede ad Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè . 17 Mosè dunque li mandò a esplorare il paese di Canaan e disse loro: “Salite attraverso il Negheb; poi salirete alla regione montana 18 e osserverete che paese sia, che popolo l`abiti, se forte o debole, se poco o molto numeroso; 19 come sia la regione che esso abita, se buona o cattiva, e come siano le città dove abita, se siano accampamenti o luoghi fortificati; 20 come sia il terreno, se fertile o sterile, se vi siano alberi o no. Siate coraggiosi e portate frutti del paese”. Era il tempo in cui cominciava a maturare l`uva. 21 Quelli dunque salirono ed esplorarono il paese dal deserto di Sin, fino a Recob, in direzione di Amat. 22 Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron, dove erano Achiman, Sesai e Talmai, figli di Anak. Ora Ebron era stata edificata sette anni prima di Tanis in Egitto. 23 Giunsero fino alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d`uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi. 24 Quel luogo fu chiamato valle di Escol a causa del grappolo d`uva che gli Israeliti vi tagliarono.
25 Alla fine di quaranta giorni tornarono dall`esplorazione del paese 26 e andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti del paese. 27 Raccontarono: “Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti. 28 Ma il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak. 29 Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Hittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano”. 30 Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: “Andiamo presto e conquistiamo il paese, perché certo possiamo riuscirvi”. 31 Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: “Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi”. 32 Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; 33 vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro”.
Numeri 14, 1-45
1 Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte grida; il popolo pianse tutta quella notte. 2 Tutti gli Israeliti mormoravano contro Mosè e contro Aronne e tutta la comunità disse loro: “Oh! fossimo morti nel paese d`Egitto o fossimo morti in questo deserto! 3 E perché il Signore ci conduce in quel paese per cadere di spada? Le nostre mogli e i nostri bambini saranno preda. Non sarebbe meglio per noi tornare in Egitto?”. 4 Si dissero l`un l`altro: “Diamoci un capo e torniamo in Egitto”. 5 Allora Mosè e Aronne si prostrarono a terra dinanzi a tutta la comunità riunita degli Israeliti. 6 Giosuè figlio di Nun e Caleb figlio di Iefunne, che erano fra coloro che avevano esplorato il paese, si stracciarono le vesti 7 e parlarono così a tutta la comunità degli Israeliti: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese molto buono. 8 Se il Signore ci è favorevole, ci introdurrà in quel paese e ce lo darà: è un paese dove scorre latte e miele. 9 Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo del paese; è pane per noi e la loro difesa li ha abbandonati mentre il Signore è con noi; non ne abbiate paura”. 10 Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; ma la Gloria del Signore apparve sulla tenda del convegno a tutti gli Israeliti. 11 Il Signore disse a Mosè : “Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho fatti in mezzo a loro? 12 Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente di esso”.
13 Mosè disse al Signore: “Ma gli Egiziani hanno saputo che tu hai fatto uscire questo popolo con la tua potenza 14 e lo hanno detto agli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, Signore, sei in mezzo a questo popolo, e ti mostri loro faccia a faccia, che la tua nube si ferma sopra di loro e che cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nube e di notte in una colonna di fuoco. 15 Ora se fai perire questo popolo come un solo uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama, diranno: 16 Siccome il Signore non è stato in grado di far entrare questo popolo nel paese che aveva giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto. 17 Ora si mostri grande la potenza del mio Signore, perché tu hai detto: 18 Il Signore è lento all`ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione. 19 Perdona l`iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà, così come hai perdonato a questo popolo dall`Egitto fin qui”.
20 Il Signore disse: “Io perdono come tu hai chiesto; 21 ma, per la mia vita, com`è vero che tutta la terra sarà piena della gloria del Signore, 22 tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce, 23 certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà; 24 ma il mio servo Caleb che è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito fedelmente io lo introdurrò nel paese dove è andato; la sua stirpe lo possiederà. 25 Gli Amaleciti e i Cananei abitano nella valle; domani tornate indietro, incamminatevi verso il deserto, per la via del Mare Rosso”. 26 Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 27 “Fino a quando sopporterò io questa comunità malvagia che mormora contro di me? Io ho udito le lamentele degli Israeliti contro di me. 28 Riferisci loro: Per la mia vita, dice il Signore, io vi farò quello che ho sentito dire da voi. 29 I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall`età di venti anni in su e avete mormorato contro di me, 30 potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se non Caleb, figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. 31 I vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno il paese che voi avete disprezzato. 32 Ma i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. 33 I vostri figli saranno nòmadi nel deserto per quarant`anni e porteranno il peso delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto. 34 Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant`anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità. 35 Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia che si è riunita contro di me: in questo deserto saranno annientati e qui moriranno”. 36 Gli uomini che Mosè aveva mandati a esplorare il paese e che, tornati, avevano fatto mormorare tutta la comunità contro di lui diffondendo il discredito sul paese, 37 quegli uomini che avevano propagato cattive voci su quel paese, morirono colpiti da un flagello, davanti al Signore. 38 Ma di quelli che erano andati a esplorare il paese rimasero vivi Giosuè , figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunne. 39 Mosè riferì quelle parole a tutti gli Israeliti; il popolo ne fu molto turbato. 40 La mattina si alzarono presto per salire verso la cima del monte, dicendo: “Eccoci qua; noi saliremo al luogo del quale il Signore ha detto che noi abbiamo peccato”. 41 Ma Mosè disse: “Perché trasgredite l`ordine del Signore? La cosa non vi riuscirà. 42 Poiché il Signore non è in mezzo a voi, non salite perché non siate sconfitti dai vostri nemici! 43 Perché di fronte a voi stanno gli Amaleciti e i Cananei e voi cadrete di spada; perché avete abbandonato il Signore, il Signore non sarà con voi”. 44 Si ostinarono a salire verso la cima del monte, ma l`arca dell`alleanza del Signore e Mosè non si mossero dall`accampamento. 45 Allora gli Amaleciti e i Cananei che abitavano su quel monte scesero, li batterono e ne fecero strage fino a Corma.
Testo della catechesi
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Continuiamo il nostro cammino di catechesi e, come abbiamo detto la volta scorsa, questa sera affronteremo la reazione del popolo d’Israele a questo dono grandissimo che fa Dio della terra promessa. La volta scorsa abbiamo ascoltato tutta la promessa che Dio fa al popolo d’Israele – abbiamo letto questo testo molto lungo – e adesso, dopo che Dio ha parlato, ha promesso e ha fatto tutti i discorsi (rispetto ai quali vi avevo detto di tenere bene in mente i popoli e tutte le cose che venivano citate), siamo al libro dei Numeri, capitolo 13.
1 Il Signore disse a Mosè: 2 «Manda degli uomini a esplorare il paese di Canaan che io do ai figli d’Israele. Mandate un uomo per ogni tribù dei loro padri; siano tutti loro capi».
Il Signore è pronto per la consegna, però, prima di fare questa consegna, li invita ad andare a guardare; il Signore invita a mandare un rappresentante per ogni tribù che non è qualcuno in generale, ma il capo di ogni tribù. Quindi le tribù devono scegliere uno dei loro capi – una persona degna di fede, di stima, che è accreditata presso il popolo, una persona di riferimento, una persona che ha una certa autorevolezza – e tutti i capi delle tribù devono andare a vedere; il popolo resta fuori e loro entrano.
3 E Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo l’ordine del Signore; quegli uomini erano tutti capi dei figli d’Israele. 4Questi erano i loro nomi: – è talmente importante questa cosa, che la Scrittura ci consegna anche i nomi di questi personaggi – Per la tribù di Ruben: Sammua, figlio di Zaccur; 5per la tribù di Simeone: Safat, figlio di Cori; 6per la tribù di Giuda: Caleb, figlio di Gefunne; 7per la tribù d’Issacar: Igal, figlio di Giuseppe; 8per la tribù di Efraim: Osea, figlio di Nun; 9per la tribù di Beniamino: Palti, figlio di Rafu;10per la tribù di Zabulon: Gaddiel, figlio di Sodi; 11per la tribù di Giuseppe, cioè, per la tribù di Manasse: Gaddi, figlio di Susi;12per la tribù di Dan: Ammiel, figlio di Ghemalli; 13per la tribù di Ascer: Setur, figlio di Micael; 14per la tribù di Neftali: Nabi, figlio di Vofsi;15per la tribù di Gad: Gheual, figlio di Machi. 16Questi sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare il paese. E Mosè diede a Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè.
17Mosè dunque li mandò a esplorare il paese di Canaan e disse loro: “Salite attraverso il Negheb; poi salirete alla regione montana 18e osserverete che paese sia, che popolo l’abiti, se forte o debole, se poco o molto numeroso; 19come sia la regione che esso abita, se buona o cattiva, e come siano le città dove abita, se siano accampamenti o luoghi fortificati; 20come sia il terreno, se fertile o sterile, se vi siano alberi o no. Siate coraggiosi e portate frutti del paese”. Era il tempo in cui cominciava a maturare l’uva.
Quindi Mosè li manda a fare una ricognizione e gli dice di essere coraggiosi, di portare dei segni, di portare dei frutti a testimonianza che sono stati effettivamente lì; di portare al popolo dei segni tangibili di quello che hanno visto.
21Quelli dunque salirono ed esplorarono il paese dal deserto di Sin, fino a Recob, in direzione di Amat. 22Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron, dove erano Achiman, Sesai e Talmai, figli di Anak. Ora Ebron era stata edificata sette anni prima di Tanis in Egitto. 23Giunsero fino alla valle di Escol, – è importante questa valle; ricordiamoci di questa valle anche nella nostra vita – dove tagliarono un tralcio con un grappolo d’uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi.
Un super grappolone! Se ci vogliono due persone a portare un grappolo d’uva e una stanga, deve essere proprio una cosa incredibile. E poi melagrane, fichi, quindi una terra rigogliosa, molto buona. Se ci pensiamo, è la nostra terra, perché anche noi qui abbiamo: uva, melagrana e fichi, proprio i frutti di questa stagione. Quindi è proprio la terra promessa, è proprio quello che Dio aveva detto: la terra dove scorre latte e miele; i segni ci sono.
24Quel luogo fu chiamato valle di Escol a causa del grappolo d’uva che gli Israeliti vi tagliarono.
Ciascuno di noi, o prima o dopo nella sua vita, ha una valle di Escol, un luogo dove Dio compie le sue promesse. Dio realizza sempre le sue promesse. Questa valle di Escol è questo luogo dove, addirittura, c’è il grappolo d’uva e le stanghe, quindi, è importante. Anche noi dobbiamo ricordarci della nostra valle di Escol, saperla riconoscere e dire: qui veramente scorre latte e miele; qui veramente Dio mi ha fatto raccogliere il grappolone d’uva, che non è mai esistito e mai esisterà (probabilmente) perché è talmente eccezionale, sovrabbondante e incredibile, che solo in questa valle di Escol io ho potuto trovarlo.
25Alla fine di quaranta giorni – quindi gli esploratori sono stati via per tanto tempo, quasi due mesi – tornarono dall’esplorazione del paese 26e andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti del paese.
Quindi se noi non sapessimo come va a finire, e se fossimo noi al loro posto, diremmo: chissà che rapporto! Che cosa bellissima! Perché con quello che hanno portato a casa, con quello che hanno visto e con quello che hanno raccolto… Calcoliamo che loro erano nel deserto quindi voi immaginate di vedere arrivare nel deserto: melograni, fichi, uva; veramente una manna! Poi frutti dolcissimi, sugosi. Sapete poi che il melograno, in linguaggio biblico, è proprio il simbolo della fertilità, perché è tutto pieno di questi piccoli grani; poi è dolcissimo, è buono, è sugoso; i fichi non ne parliamo. Quindi gli esploratori arrivano proprio con un’abbondanza incredibile; sarà pure un assaggio di quella terra, però è un assaggio di peso, di qualità.
27Raccontarono: “Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti.
Loro lo riconoscono che era quel paese, e gli fan vedere i frutti. Perché Dio non mantiene le promesse a parole, come facciamo noi, Dio mantiene le promesse con le opere, Dio dà segni operosi che tutti possono vedere: il fico lo vedono tutti, l’uva la vedono tutti, e non solo la vedono, la mangiano, la assaggiano, la sentono.
Ma …
per chi non ha fede, c’è sempre un “ma”. Guardate, questo “ma” ha un peso enorme. Questo ‘ma’ rappresenta l’incredulità di chi non si fida mai completamente. I frutti sono lì, loro li vedono! “Ma …”:
28Ma il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak.
Ma Dio aveva già parlato dei figli di Anak! La volta scorsa abbiamo letto quando Dio disse: “Siate coraggiosi, non temete”; parlava anche dei figli di Anak. Dio gli aveva detto: “Andate; voi osservate i miei comandamenti, al resto ci penserò io, sistemerò tutto io, non avrete nessun problema”. Le memorie quanto sono importanti!
29Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Hittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; – tutti i nomi che Dio gli aveva già detto – i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano”.
Però, nella sinfonia dei “ma”, c’è sempre qualcuno che il “ma” non lo dice, c’è sempre qualcuno che si distingue e dice: “No; lasciamo stare i “ma”. Questi sono i frutti; la memoria della promessa è questa. Basta, togliete il “ma”. Infatti:
30Caleb calmò il popolo che mormorava…
Avevano già cominciato! Avevano il fico in bocca e il grappolone attaccato all’asta, sotto i loro occhi, e già hanno cominciato a mormorare.
30Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: –sentite ora la differenza sostanziale – “Andiamo presto e conquistiamo il paese, perché certo possiamo riuscirvi”.
Chi ha fede, non ha tempo; chi ha fede, non perde tempo; chi ha fede non ha né se, né ma; ha fede. Dio ha detto: “Andate” e io vado; non mi interessa quello che hai visto o non hai visto; io vado.
Perché Dio ha mandato gli esploratori? Perché non ha detto: entrate tutti? Perché ci deve essere una prova; Dio deve farti vedere se tu veramente credi in lui; Dio deve mostrare la qualità della tua fede. Quindi ti dice: “Questa è la terra, però non andate tutti, sono alcuni: i più importanti, i capi, così vedremo se voi date più retta ai vostri capi o a me”. Chi è veramente il vostro capo: questi uomini, o Dio? Voi date più credito alla parola degli uomini o alla parola di Dio? Il Dio che vi ha aperto il Mar Rosso, che ha mandato le piaghe, che vi ha dato la manna, le quaglie, l’acqua dalla roccia; a chi voi date più retta? Mettetevi alla prova!
E Caleb dice: “Andiamo, presto, conquistiamo il paese, perché certo possiamo riuscire”. Perché Caleb dice “certo”? Perché l’ha detto Dio! La volta scorsa abbiamo letto la promessa, lunga due capitoli! Se Dio ha detto così, basta!
31Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: “Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi”.
Gli “uomini del ma” vedono il “ma” ovunque. Hanno già deciso che perderanno perché quel popolo è più forte. Ma perché hanno dimenticato Dio? Dio gli aveva detto: “Quelle popolazioni lì sono le più potenti, le più numerose, le più grandi, le più capaci; sono sette volte di più di voi. Ma voi non abbiate paura, vi mando io. Voi osservate i miei comandamenti e siate fedeli a me, al resto ci penso io”. E questi, a cui Dio ha parlato, sono gli stessi che hanno visto il Mar Rosso aperto e ci hanno camminato in mezzo; sono quelli che hanno mangiato la manna; sono quelli che hanno mangiato le quaglie; sono quelli che hanno visto aprirsi la roccia ed uscire fuori l’acqua; sono quelli che hanno visto le piaghe d’Egitto; sono questi qui, eh!
32Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, – inizia proprio la demolizione: screditano il paese. Non fa niente se hanno ancora il fico in bocca! – dicendo: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; – qui siamo già oltre, siamo entrati nella fantascienza. Agli “uomini del ma” non gli basta basarsi sulla realtà, la devono talmente ingigantire e vederla nera che addirittura creano quello che non esiste. Dicono, addirittura, che è il paese a essere pericoloso, perché è un paese dove tu cammini e vieni ingoiato nella terra! – tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; 33vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro”.
Ora, la domanda che uno gli farebbe è: “Ma scusate, come avete fatto a tornare indietro? Cioè: voi siete entrati, eravate una decina, siete stati là dentro per quaranta giorni – non è che avete fatto toccata e fuga di notte come i ladri, e non è che siete entrati a guardare, ma avete preso i frutti della terra; voi avete preso della roba! – e come mai siete ancora vivi? Ve l’hanno regalata? Ma come avete fatto a prenderla?”. – Nell’uscire dal paese (siccome non avevano i container, il tir, il teletrasporto, l’aereo, l’elicottero) dovevano portare tutto a mano, tutto sui cammelli – “Cioè, voi siete entrati – questi non vi hanno mai visti, stranieri puri – gli avete rubato i melograni, gli avete portato via le uova, gli avete portato via i fichi, e loro, tranquilli, hanno detto: sì, prendete, prendete, non c’è problema. Se è come dite voi che il paese divora i suoi abitanti, e se gli abitanti sono giganti, alti, tremendi, come mai voi siete tornati tutti? Avete fatto un’alleanza, ve li siete fatti amici? C’è qualcosa che non mi torna: quantomeno, su dodici, dovevano tornarne un quarto o la metà. Ma perché siete qua tutti? Perché nessuno è morto? Perché non vi hanno chiesto qualcosa in cambio? O, semplicemente, perché non vi hanno presi e sbattuti fuori? Oppure, perché non vi hanno incarcerati chiedendo un riscatto? “Noi vi imprigioniamo tutti, ne liberiamo uno e diciamo: se volete gli altri undici, ci dovete pagare”. Erano dodici persone…
Nessuno che si pone questa domanda razionale, nessuno si chiede: “Se ciò che affermi è vero, come mai sei tornato indenne?”.
Capitolo 14.
1Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte grida; il popolo pianse tutta quella notte.
Vi prego, rendiamoci conto di fino a che punto arriva la follia; la mancanza di fede porta alla follia. Perché hanno pianto? Non è morto nessuno, sono tornati pieni di doni… Uno che legge questo testo dice: ma perché hanno pianto?
Stiamo attenti a quando facciamo i “frignoni”, perché non tutte le lacrime hanno diritto di cittadinanza; non tutto il nostro piangere è sano. Stiamo attenti, perché noi, quando vediamo qualcuno piangere, pensiamo già che abbia ragione; pensiamo: “Poverino, sta soffrendo”. Sì, ma perché sta soffrendo? Magari uno soffre perché non ha fede, ma è colpa sua, ha fatto le sue scelte. Se ha davanti i doni di Dio, la promessa di Dio e lui liberamente sceglie di non seguirla, perché dentro ha le sue resistenze, peggio per lui. Queste lacrime non sono lacrime opportune, degne, reali; sono le lacrime della fantasia e dell’incredulità, di colui che si chiude, che si ribella a Dio. Hanno pianto tutta la notte inutilmente, e questo ci deve far riflettere su quante volte possiamo versare lacrime inutili e dannose, che vengono da un cuore ribelle, ostinato e incredulo.
E notate: in tutto questo percorso, Dio cosa fa? La stessa cosa che ha fatto con Adamo ed Eva e con Abramo: tace. Fino a quando la somma dei conti non è tirata, Dio tace, perché l’uomo deve essere libero di scegliere fino in fondo. Dio ha parlato – per due capitoli – con le sue promesse, ora tocca all’uomo parlare. E, quando l’uomo parla, Dio tace, ascolta.
2Tutti gli Israeliti mormoravano contro Mosè e contro Aronne e tutta la comunità disse loro: “Oh! fossimo morti nel paese d’Egitto …
Quando non sanno cosa fare, loro tornano in Egitto e iniziano: “E i cocomeri, le cipolle, i pentoloni di carne”. L’uomo, quando è posto davanti alla scelta radicale della fede, rimpiange il peccato; è incredibile! Invece di fare il salto e dire: “Mi fido” cosa fa? Dice: “No, io torno indietro, torno nel peccato” e comincia la solita storia: “Oh come stavo meglio quando …”, “Oh come stanno meglio quelli che …”, “Oh come erano belli quei tempi che …”, “Adesso, che seguo il Signore, come è pesante, duro, difficile”; è sempre così.
“Oh! fossimo morti nel paese d’Egitto o fossimo morti in questo deserto! …
Siamo alla disperazione; adesso, addirittura, neanche più si pensa alla pancia, neanche più si pensa al pentolone e alle cipolle, no: alla morte! E uno si continua a chiedere: “Ma perché vuoi morire, cosa è successo?”; non si sa o, meglio, si sa benissimo: quando mi chiudo a Dio, quando mi chiudo alla fede, quando tradisco le memorie, vedo solo morte. Non c’è vita fuori dalla promessa di Dio.
3E perché il Signore ci conduce in quel paese per cadere di spada? Le nostre mogli e i nostri bambini saranno preda. Non sarebbe meglio per noi tornare in Egitto?”.
Addirittura! Neanche dicono: “Non ci entro”, ma addirittura dicono: “Torniamo indietro” cioè, torniamo alla schiavitù. Che uno può dire: vabbè, non ci entro, rimango nel deserto; no, devo ritornare in Egitto. Cioè, Dio ha mandato dieci piaghe per liberarmi, mi ha fatto passare il Mar Rosso, mi ha dato la colonna di fuoco, la colonna di nube, ma io adesso voglio tornare là. E questo perché, dice la Scrittura: il cane torna sempre al suo vomito. Stiamo attenti, perché la tentazione di tornare al nostro peccato, alla sicurezza falsa e alla falsa pace che ci dava il nostro peccato, è sempre lì.
4Si dissero l’un l’altro: “Diamoci un capo e torniamo in Egitto”.
Basta, hanno deciso. Rifiutano la terra promessa, rifiutano il deserto, rifiutano Mosè, rifiutano Aronne; la storia finisce qua, adesso si torna indietro.
5Allora Mosè e Aronne si prostrarono a terra dinanzi a tutta la comunità riunita degli Israeliti. – poveretti! Sono disperati, non sanno più cosa fare … – 6Giosuè figlio di Nun e Caleb figlio di Iefunne, che erano fra coloro che avevano esplorato il paese, si stracciarono le vesti 7e parlarono così a tutta la comunità degli Israeliti: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese molto buono. 8Se il Signore ci è favorevole, ci introdurrà in quel paese e ce lo darà: è un paese dove scorre latte e miele. 9Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo del paese; – è pane per noi e la loro difesa li ha abbandonati mentre il Signore è con noi; non ne abbiate paura”.
Questo è tutto un altro discorso! Chi ha fede ragiona su tutt’altro piano. Quelli là non hanno nominato Dio una volta, hanno fatto solo analisi umane, piatte, orizzontali; Caleb e Giosuè, invece, nominano solo Dio, e dicono: “Dio è buono, ma perché dovete aver paura? E poi, comunque, anche se sono forti, il Signore è con noi, ci aiuterà. Non vi ribellate. Ce l’ha promesso, andiamo!”. Calcolate che in totale erano quattro persone: Mosè, Aronne, Caleb, Giosuè, fine. Su tutto il popolo, quattro persone, di cui due degli esploratori; bel problema!
10Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; …
Logico, certo! Siccome tu non ti normalizzi, siccome tu diventi la mia coscienza e mi richiami alla verità, c’è un modo solo: t’ammazzo; basta! Siccome tu continui a parlarmi di Dio, Dio, Dio, Dio…. e a ricordarmi la promessa di Dio, la memoria di Dio; che devo fare, che devo essere, che … che …, allora io decido di ammazzarti. Ma, a questo punto, interviene Dio.
… ma la Gloria del Signore apparve sulla tenda del convegno a tutti gli Israeliti.
Basta, adesso si tirano le somme; si salvi chi può. Quando arriva il momento di uccidere coloro che hanno creduto in Dio, Dio interviene, Dio è fedele, non abbandona mai i suoi amici, mai!
11Il Signore disse a Mosè: “Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho fatti in mezzo a loro?
Quando facciamo l’esame di coscienza, scriviamocele queste domande; invece di pensare alle sciocchezze – non so cosa dire; ma non ho fatto peccato – scriviamoci queste domande rivolte a noi.
12Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente di esso”.
13Mosè disse al Signore: “Ma gli Egiziani hanno saputo che tu hai fatto uscire questo popolo con la tua potenza 14e lo hanno detto agli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, Signore, sei in mezzo a questo popolo, e ti mostri loro faccia a faccia, che la tua nube si ferma sopra di loro e che cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nube e di notte in una colonna di fuoco.
Ma vi rendete conto? Che noi diciamo: “Eh, se vedessi un miracolo …”; ma quale miracolo! Questi qui avevano la nube, avevano la colonna di fuoco che ardeva dal cielo, tutti i giorni; ma vi rendete conto? Loro si svegliavano e avevano la colonna di nubi; quando andavano al letto avevano la colonna di fuoco! Cioè, rendiamoci conto! C’era un miracolo continuo, un miracolo costante, ventiquattr’ore su ventiquattro. Niente!
Quindi, questi qui, se di notte uscivano dalle tende e guardavano fuori, vedevano una colonna di fuoco che ardeva. Che uno dice: “Vabbè, mi proteggerà! Io sono accompagnato, ovunque vado, da una colonna di nube e una colonna di fuoco; anche la città dove sto per entrare, vedrà la colonna di fuoco, non la vedo mica solo io; faranno due conti!” No, assolutamente; uno, quando ha deciso che … basta, chiude il cervello, chiude il cuore, chiude tutto, non c’è più per nessuno.
15Ora se fai perire questo popolo come un solo uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama, diranno: 16Siccome il Signore non è stato in grado di far entrare questo popolo nel paese che aveva giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto. 17Ora si mostri grande la potenza del mio Signore, perché tu hai detto: 18Il Signore è lento all’ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione. 19Perdona l’iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà, così come hai perdonato a questo popolo dall’Egitto fin qui”.
20Il Signore disse: “Io perdono come tu hai chiesto; 21ma, per la mia vita, com’è vero che tutta la terra sarà piena della gloria del Signore, 22tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce, 23certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà; 24 ma il mio servo Caleb che è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito fedelmente io lo introdurrò nel paese dove è andato; la sua stirpe lo possiederà. 25Gli Amaleciti e i Cananei abitano nella valle; domani tornate indietro, incamminatevi verso il deserto, per la via del Mare Rosso”.
Caleb è animato da un altro spirito; chi ha fede, ha dentro qualcosa di “altro”, di nuovo, di bello, di importante, di significativo. Chi ha fede, è diverso, non c’è niente da fare; pensa, dice, parla, in modo completamente diverso. E questo si vede e il Signore lo riconosce.
26Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 27“Fino a quando sopporterò io questa comunità malvagia che mormora contro di me? Io ho udito le lamentele degli Israeliti contro di me. 28Riferisci loro: Per la mia vita, dice il Signore, io vi farò quello che ho sentito dire da voi. – Voi l’avete detto, adesso io lo farò – 29I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall’età di venti anni in su e avete mormorato contro di me, 30potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se non Caleb, figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. 31I vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; – loro avevano detto che i loro figli sarebbero stati ammazzati, invece il Signore dice che entreranno – essi conosceranno il paese che voi avete disprezzato. 32Ma i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. 33I vostri figli saranno nòmadi nel deserto per quarant’anni e porteranno il peso delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto. 34Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant’anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità. 35Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia che si è riunita contro di me: in questo deserto saranno annientati e qui moriranno”.
Dopo una dichiarazione così, ci aspetteremmo che il popolo si ravveda. E invece no! Credete che l’incredulità abbia un termine? No; questo è un barile senza fondo, non c’è limite!
36Gli uomini che Mosè aveva mandati a esplorare il paese e che, tornati, avevano fatto mormorare tutta la comunità contro di lui diffondendo il discredito sul paese, 37quegli uomini che avevano propagato cattive voci su quel paese, – andate a vedere il peso della mormorazione nella Scrittura – morirono colpiti da un flagello, davanti al Signore. 38Ma di quelli che erano andati a esplorare il paese rimasero vivi Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunne.
La Scrittura continua a dire che questi due non muoiono perché sono stati giusti, retti, hanno ubbidito a Dio, si sono fidati di Dio, non hanno parlato contro Dio, non hanno gettato la confusione, il discredito, nel popolo ma, anzi, hanno fatto di tutto per spingere il popolo ad entrare.
39Mosè riferì quelle parole a tutti gli Israeliti; il popolo ne fu molto turbato. – Come vi dicevo prima fu molto turbato, per cui uno pensa: adesso si sarà calmato … – 40La mattina si alzarono presto per salire verso la cima del monte, dicendo: “Eccoci qua; noi saliremo al luogo del quale il Signore ha detto che noi abbiamo peccato”. 41Ma Mosè disse: “Perché trasgredite l’ordine del Signore? La cosa non vi riuscirà. 42Poiché il Signore non è in mezzo a voi, – Basta, ormai se n’è andato. Voi l’avete rifiutato! – non salite perché non siate sconfitti dai vostri nemici! – Dio se ne è andato, voi l’avete perso, basta! Adesso non potete fare quello che dovevate fare prima, perché adesso il Signore non c’è più! – 43Perché di fronte a voi stanno gli Amaleciti e i Cananei e voi cadrete di spada; perché avete abbandonato il Signore, il Signore non sarà con voi”.
Non comandi tu! Non puoi prendere e mollare Dio come vuoi; c’è un’obbedienza nella fede, e tu ti devi fidare del tempo di Dio. Non puoi ripensarci dopo e tutto torna come prima. Perché, se il Signore ha detto basta, è finita.
44Si ostinarono a salire verso la cima del monte, ma l’arca dell’alleanza del Signore e Mosè non si mossero dall’accampamento.
Quindi, loro salgono, ma l’arca dell’alleanza e Mosè rimangono giù. Che uno dice: ma dove vai? Non hai l’arca dell’alleanza, non hai Mosè, ma dove vai, senza di loro? Ma a loro non interessa, non gli interessa né l’arca, né gli interessa Mosè, infatti, lo volevano ammazzare, infatti, avevano detto: facciamoci un altro capo. Avete mai sentito loro parlare dell’arca in questo contesto? No. Ma l’arca era il luogo dove Dio si manifestava! Ma a loro non interessa; loro credono di aver fede, ma non hanno fede, non hanno nessuna tensione soprannaturale, non hanno nessuna tensione spirituale, loro non credono.
45Allora gli Amaleciti e i Cananei che abitavano su quel monte scesero, li batterono e ne fecero strage fino a Corma.
Morti tutti! Son voluti andare… Tutti morti. Capite che questo testo è drammatico; ma è un testo che non ci parla del dramma di Dio o, meglio, sì, ci parla del dramma di un padre tradito, rifiutato, abbandonato; è un testo che non ci parla del solito Dio vendicativo, cattivo, no, ci parla di un popolo, ci parla di noi uomini, ai quali di Dio non interessa niente, e che non sanno neanche che cos’è l’obbedienza della fede. Perché, se ti fidi, devi obbedire; è dall’obbedienza che io capisco che tu ti fidi. È da quanto io credo concretamente e mi muovo su quella fede, che si capisce che io credo veramente.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.
Informazioni
Padre Giorgio Maria Faré ha tenuto queste catechesi tutti i lunedì alle ore 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza.