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Anne Gabrielle pt.1 – I bambini eucaristici pt. 9

Bambini Eucaristici

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Anne Gabrielle pt.1 – I bambini eucaristici pt. 9
Lunedì 8 luglio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 9, 18-26)

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 8 luglio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal nono capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 18-26.

Continuiamo la nostra lettura e la nostra scoperta dei bambini eucaristici. Oggi iniziamo la lettura di una nuova vita eucaristica che riguarda:

La serva di Dio Anne-Gabrielle

Le fonti che ho usato sono vari siti cattolici spagnoli; le traduzioni che invece sentirete, sono mie, però la fonte è la loro.

Anne-Gabrielle Caron, nata il 29 gennaio 2002 – quindi molto vicina a noi – a Tolone, ha avuto un’infanzia felice. Ma nel febbraio 2009, una biopsia ossea ha rivelato che il sarcoma di Ewing, un cancro molto raro, l’aveva colpita alla tibia. La scoperta della sua malattia è uno shock per la sua famiglia, con coraggio, Anne-Gabrielle intraprende il suo cammino verso la santità, avendo sempre l’interesse per gli altri nel suo animo.

La piccola sapeva di poter dare una dimensione superiore, una dimensione spirituale, alle sue sofferenze offrendo la sua malattia. È per questo motivo che ha detto: «Anche se non mi piace essere malata, ho la fortuna di essere malata perché posso aiutare il Buon Dio a riportare le persone a Lui». Anne-Gabrielle è determinata, desidera essere una grande santa, «come santa Teresa di Lisieux!». Un giorno lo disse con tranquilla sicurezza: «Io sarò santa…».

Durante gli otto mesi di ricovero per ricevere le chemioterapie, si concentra in particolare sulle anime del purgatorio, i bambini piccoli ammalati e i peccatori. Sapere che la sua sofferenza non era stata sprecata confortò molto Anne-Gabrielle durante la malattia. Non cercava volontariamente di soffrire ma, non potendo evitare questa sofferenza, era felice di viverla con Gesù e partecipare così alla sua passione redentrice. «Ho chiesto al buon Dio di darmi tutta la sofferenza dei bambini in ospedale». (maggio 2009). «Questa mattina ho offerto sacrifici per le anime del Purgatorio. (…). Dimmi, pensi che le anime che avrò liberato con i miei sacrifici, potranno fare qualcosa per me quando sarò morta? Pensi che sappiano che da qualche parte sulla terra c’è una bambina di otto anni che soffre per loro?» (maggio 2009)

Ci fermiamo, perché abbiamo davanti non una bambina, ma un gigante. Ho qui una sua foto, nella quale si vede benissimo che è già ammalata, che sta facendo la chemioterapia, ma vi dico: un volto bellissimo, proprio un sorriso e due occhi veramente difficili da trovare. 

Abbiamo qui davanti la pedagogia del dolore innocente. Innanzitutto, lei capisce che può dare una dimensione spirituale alle sue sofferenze offrendo la sua malattia. Guardate, purtroppo è un po’ raro trovare persone che sappiano riconoscere e inserire in una dimensione spirituale la propria sofferenza, è difficile! Perché la prima cosa che si sente, è sempre una lamentazione, per l’amor del cielo, comprensibile, però non è quello di cui stiamo parlando, cioè questa dimensione spirituale, una dimensione superiore che permetta di offrire la sofferenza, di qualunque genere essa sia. 

Dobbiamo imparare ad offrire queste sofferenze: sia le sofferenze fisiche, sia le sofferenze spirituali. L’abbiamo già detto tante volte, però certamente leggere in una bambina così giovane queste parole ci incoraggia; incoraggia anche noi a dover entrare in questa dimensione spirituale di offerta.

E lei dice: «non mi piace essere malata…», vedete? Non è mai la sofferenza per la sofferenza, la malattia per la malattia; infatti lei scrive: «anche se non mi piace essere malata, ho la fortuna di essere malata per-ché posso aiutare il Buon Dio a riportare le persone a Lui». 

Questi fatti sono accaduti nel 2009, non sono passati molti anni! Adesso siamo nel 2024 eppure con quanta fatica oggi si sente fare ragionamenti di questo genere! “La fortuna di essere malata per riportare le persone a Dio”, la sofferenza quale strumento missionario. Oggi non si sente neanche più tanto il bisogno di portare le persone a Dio! “Ma sì, ma vivi la tua vita, ma va bene così, ma sì, ma non ti angosciare”. 

Quante volte oggi si sente dire, per certe situazioni: “Ma l’importante è che vi amiate! Non conta … L’importante è che vi amiate! Vi amate? E allora va bene tutto!”. 

Domanda: dove è scritto questo nel Vangelo? Domanda: dove è scritto questo nella Scrittura (tutta la Scrittura)? Domanda: dove è scritto questo nei padri della Chiesa? Domanda: dove è scritto questo nei santi? Domanda: dove è scritto questo nei Dottori della Chiesa?

Ecco, io non sono un sacerdote anziano, non ho sessant’anni di vita sacerdotale, ne ho solamente ventitré, però, per ora, quei quattro esametti che ho dato all’università non mi hanno ancora condotto a trovare un fondamento – nelle fonti che vi ho citato qui sopra – di questa o di queste teorie strampalate: “L’importante è che vi amiate”, mhmm… Io non ho ancora trovato il fondamento, delle fonti autorevoli che dicano questo.

Quando san Paolo fa un certo elenco di persone che non erediteranno il Regno dei cieli, per esempio, non c’è scritto: “Però, comunque, ciò che conta è che si amino”; non c’è scritto: “No, però ciò che conta è che, anche se sono o fanno queste cose – che lui elenca, e sono diverse – però se si amano, però se lo fanno per amore, allora erediteranno il regno dei cieli”; questo non è scritto. È scritto che: Tizio, Caio e Sempronio – queste categorie di persone – non erediteranno il regno dei cieli, senza se e senza ma; punto, fine! “Ma, loro lo fanno …”; no, no, non ha importanza, queste persone, queste categorie di persone, non erediteranno il regno dei cieli, è scritto, è scritto proprio, anzi, guardate: se voi leggete la prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, capitolo sesto, versetti 9–12, voi trovate esattamente quello che vi ho appena detto. Vi ricordate quando poi c’è la frase: «Tutto mi è lecito!», oggi va di moda! San Paolo scrive:

«Tutto mi è lecito!» Sì, ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla.

Ripeto: 1Corinzi 6, 9-12, questa è parola di Dio, e non può essere cambiata da nessuno; è così! Se non l’accogliamo, siamo fuori dalla parola di Dio; e può succedere, nella vita! 

Non voglio dire che non possa succedere nella vita di prendere uno sbandone, e vabbè… Oppure, sapete, l’ignoranza! Purtroppo, c’è in giro tanta ignoranza crassa e supina, e quindi, magari, uno non l’ha mai letta, questa parola di Dio, può succedere! 

E allora diciamolo: “Guarda, devi leggere la prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, capitolo sesto, versetti 9-12”. San Paolo scrive: «Non illudetevi: …» e inizia tutta la sfilza di categorie di persone che non erediteranno il regno dei cieli, il regno di Dio. Quindi, questi poveri uomini illusi vanno proprio compatiti, perché, poverini, un po’ per ignoranza, un po’ per tante altre cose che adesso non ci interessa sottolineare, non sanno, non ricordano, travisano, fraintendono; poi non è che l’italiano sia chiaro per tutti, sempre! Poi se parliamo del greco e del latino, ancora un po’ più complesso, ma comunque…

Quindi, ha proprio ragion d’essere, questo dire della bambina: «aiutare il Buon Dio a riportare le persone a Lui», perché ci sono delle persone che hanno bisogno di essere riportate a lui, a Dio, sennò non erediteranno il regno di Dio, capito? Lo dice san Paolo, Parola di Dio. E vi ho detto anche dove lo trovate, questo testo. Quindi, andate sulla vostra Bibbia, cercate la lettera di san Paolo ai Corinzi che vi ho detto e andate a leggere questo testo, questo passo, così sapete esattamente chi sono queste persone. Poi ce ne sono tanti altri, di passi, mi è venuto subito alla mano di leggere questo, ma ce ne sono tanti altri.

Quindi: impariamo ad offrire la nostra malattia per riportare le persone a Lui, così che il numero maggiore possibile di persone possano ereditare il regno di Dio, possano ritornare a lui. Che uno dice: “No, ma sai, io a Fatima, ma non è che ci credo tanto!”; benissimo, per l’amor del cielo, però a san Paolo sì!

Sapete, alle volte, nella vita, non so se vi è capitato di aprire un’anta e di sbattere la testa contro lo spigolo, una roba terribile: uno si dimentica dell’anta aperta sopra e si alza… ti arriva una di quelle legnate sulla testa che a uno gli viene lo svarione per un po’, magari c’è sangue… Nella vita, succede di prendere una spigolata, purtroppo alle volte capita, ma non succede solo fisicamente, succede anche intellettualmente; quindi, spero che a nessuno venga mai una spigolata nella testa potente da dire: “No vabbè, ma facciamo così: tiriamo via qualche pezzo della Scrittura!” Non che sia successo ma, voglio dire, speriamo che non succederà mai; perché sarebbe proprio uno di quei colpi che uno, quando si rialza, dopo aver preso quella spigolata sulla testa, confonde il giorno per la notte e lo spazio col tempo, si trova dislocato, pensa di essere dentro una biblioteca e invece sta camminando per la strada, eccetera, eccetera. Ecco uno dei sintomi di questa spigolata nella testa, di questa sorta di dislocazione spazio-temporale, che alle volte non è temporanea, purtroppo, potrebbe essere quella di dire: “Vabbè, cos’è che dice san Paolo, qua? Prima lettera ai Corinzi, capitolo sesto, versetti 9-12: ah, okay, dice questo; vabbè facciamo così, tagliamo via il pezzo. Facciamo finta che l’abbiamo perso, tiriamolo via dal corpus paolino”, magari poi tiriamo via anche “Romani 1”, non so, ma anche altri pezzi, voglio dire, può succedere… Ecco, allora noi ci ricorderemo sempre che questa cosa non si può fare e speriamo che poi, con un po’ di ghiaccio, qualche punto di sutura e tanto riposo, soprattutto tanto riposo, uno ritorni a recuperare la sua sanità spirituale e mentale.

E quindi, Anne-Gabrielle coltiva questo desiderio grande di diventare santa come santa Teresa di Lisieux, la quale aveva esattamente gli stessi sentimenti di questa bimba – ricordate quando lei ha voluto convertire il condannato a morte, il fatto che lei pregava tanto per i missionari, aveva questo grande spirito missionario, eccetera. 

Dentro a questa spiritualità dei bambini eucaristici, appaiono dei nuovi personaggi: le anime del purgatorio. Anche queste, oggi, sono un po’ sparite, come se il purgatorio avesse chiuso i battenti e avesse tirato giù le saracinesche. E allora lei vuole pregare, vuole offrire, per le anime del purgatorio, per i bambini piccoli ammalati e per i peccatori; è esattamente quello che dice la Madonna a Fatima, quello che dice la Madonna a Lourdes, tanto per citarne due riconosciute dalla Chiesa.

“Lei non cercava volontariamente di soffrire – dice il testo – ma quando non poteva evitare la sofferenza…” – come quando uno dice: “Io non voglio il martirio”: giusto, però, quando arriva arriva, non è che ci possiamo fare niente – lei dice: “Ero felice di viverla con Gesù”. Ecco, interessante questo “con Gesù”; e questo ritorna sempre, con i bambini eucaristici: vivere con la sofferenza, vivere con la malattia, vivere con la persecuzione, con Gesù, e “partecipare così alla sua Passione redentrice”; vedete, anche questo è un tema che ritorna nei bambini! 

Quando soffri, guarda il crocifisso; invece di sbattere come un pesce fuori dall’acqua sul cemento, guardiamo il crocifisso, partecipiamo alla passione di Gesù! Una volta ti sputano in faccia, un’altra volta ti tirano un pugno, un’altra volta ti prendono in giro, Gesù le ha patite tutte, le sofferenze possibili, sulla croce, come per dire: “Guarda, io le ho già vissute, se vuoi viverla con me, se vuoi viverla seguendo il mio esempio, se vogliamo viverla insieme…”. 

Lei dice: «Ho chiesto al buon Dio di darmi tutta la sofferenza dei bambini in ospedale»; aiuto! È una cosa grossa questa! Vuol dire aver scoperto nella sofferenza un tesoro inesauribile, veramente inesauribile, per il bene degli altri.

Poi: “Questa mattina ho offerto sacrifici; avrò liberato, con i miei sacrifici le anime del Purgatorio? Quante anime avrò liberato?”, ritorna il tema del Sacrum facere, del “fare sacro”, quello che vi dicevo nei giorni scorsi, quando vi parlavo dei fioretti – altro tema un po’ nascosto oggi. 

Quindi: imparare a offrire i sacrifici; allora, il primo sacrificio che noi dobbiamo offrire – per le anime del purgatorio, per la conversione dei peccatori, per la santificazione dei sacerdoti, per le famiglie, eccetera – il primo sacrificio da offrire è il sacrificio Divino, la Santa Messa; quindi, impariamo a far celebrare le Messe. So che voi direte: “Eh, ma padre…”; Eh, ma padre… non fatemi andare oltre, ci siamo intesi, va bene, cercate qualcuno che le faccia dire, che le dica. E poi, sapete quello che diceva don Giuseppe Tomaselli; lui, ad esempio, faceva dire una novena di Sante Messe; magari non si possono far dire le Messe gregoriane, allora facciamo dire una novena di Messe, per esempio, oppure un triduo di Messe, anche queste dette consecutivamente; qualcuno lo trovate per farle celebrare: cerca, cerca, che qualcuno lo trovi. E questa novena di Messe può essere tranquillamente detta per i vivi e per i defunti, per le anime del purgatorio e per la tua mamma vivente, il tuo papà vivente, i tuoi figli viventi; impariamo a offrire il sacrificio della Santa Messa – che è un sacrificio – per queste intenzioni. E poi, quando andiamo alla Messa, impariamo noi stessi ad unirci al sacrificio di Gesù; per offrirci al Padre, noi piccole ostie con l’Ostia Magna, per le anime del purgatorio, per, per, per… Le anime del purgatorio hanno tanto bisogno di preghiere; ricordate che padre Piero era devotissimo delle anime del purgatorio, pregava tantissimo, e offriva i sacrifici per loro.

Lei dice: “Le anime, quando io sarò morta, potranno fare qualcosa per me”; certo! Le anime del purgatorio non possono più pregare per sé stesse, ma possono pregare per noi; e state certi, che quando poi verranno liberate, in cielo saranno molto riconoscenti verso coloro che avranno offerto per queste anime: sacrifici, messe, preghiere, rosari, eccetera.

«Pensi che sappiano che da qualche parte sulla terra c’è una bambina di otto anni che soffre per loro?»

Vi dico: a me questa fede piace tantissimo! Altro mi fa voltare lo stomaco, son sincero, proprio solo il sentirlo mi viene il voltastomaco, non ce la faccio più a sentire certe cose, sono sincero, scusatemi, ma sto invecchiando, probabilmente. Ma quando leggo queste cose, a me si allarga il cuore, proprio starei a leggerle, a predicarle, ad ascoltarle, giorni e giorni e giorni e giorni interi, senza mangiare e senza bere. Perché io qui trovo la vera fede; io qui trovo la sorgente purissima dell’acqua della nostra vera fede Cristiana Cattolica; io lo trovo qui, in questi bambini eucaristici. Io sfido chiunque a dirmi: “No, vabbè, ma queste cose sono sciocchezze”; sfido chiunque ad avere il coraggio di dire che questi bambini, di tre, di cinque, di otto anni hanno creduto nelle favole e hanno mal riposto la loro fede, sono stati dei poveri illusi. Io sfido chiunque; che poi mi dovrà spiegare come è stato possibile reggere delle sofferenze così atroci credendo in queste cose. È come quando dicevano a padre Pio che le sue stigmate erano segno di isteria e lui gli ha risposto: “Sì, prova a pensare e a concentrarti sul fatto che sei un bue, vediamo se ti spuntano le corna!”.

Quindi, impariamo: beviamo come acqua, acqua ghiacciata buonissima, di montagna, freschissima, di quelle belle fontanone di pietra stupende, beviamo così, facendoci entrare nel gargarozzo tutta quest’acqua, buonissima, freschissima, di questa bella vera fede genuina, di questi insegnamenti anche dottrinali, perché qua non c’è solamente la fede, qua c’è una fede fondata su una dottrina vera, genuina, sincera, di duemila anni di storia. Non stiamo a credere alle bambanate, alle pagliacciate che qualche spigolato si è preso nella testa … eh, poveretto, voglio dire, va bene, stia lì a curarsi dal mal di testa. Ma questi bambini sono uno specchio meraviglioso di cosa vuol dire essere amici di Gesù. Quindi, impariamo ad offrire sacrifici.

Non mancano molti giorni al ritiro, offriamo dei sacrifici per questo ritiro, preghiamo per questo ritiro. Noi diciamo: sì vabbè, io vado là e poi là… No, no, no, no. Noi dobbiamo arrivare preparati, ve l’ho già detto: quando arrivate, arrivate pregando! In macchina, in treno, in bicicletta – non so con cosa verrete – pregando. Quando scendete dall’auto, scendete pregando. Che bello sarebbe vedere arrivare queste duecento persone, che arrivano, scendono dall’auto e hanno tutti la corona del Rosario in mano, non il cellulare. “Qualcuno storcerà il naso”, eh, vabbè, voi fategli un bel sorriso, si vincono i corvi col sorriso.

Quindi: pregare, pregare, pregare. “Perché stai pregando?” – “Eh, prego per il ritiro che sta per iniziare. Sto pregando, ho pregato, prego per questo ritiro”. Bello, no? Invece di star lì a chiacchierare, invece di stare lì a fare chiasso, invece di star lì a fare micio micio, prega, preghiamo! Che bello se ci fosse un clima di costante preghiera e, chi vi incontra, incontra gente che prega. Sapete chi storce il naso? Storce il naso chi non prega. Se poi pregate, con il Rosario in mano, storce il naso chi ha in odio il Rosario; ma avere in odio il Rosario, disprezzare il Rosario… mhmm, brutto segno, brutto, brutto segno. Non perché lo dice padre Giorgio Maria, povero asino, ma perché lo dice sant’Alfonso Maria De Liguori. Lo dice lui: brutto segno. La mancata devozione verso la Vergine Maria, verso il santo Rosario, mhmm, è un brutto, bruttissimo segno.

Quindi: Rosario tra le mani, preghiera, preghiera, preghiera. Dovete attendere per iscrivervi? Pregate in silenzio, attendete in silenzio. Uno, camminando per il convento e per la Chiesa, dovrebbe dire: “Ma non c’è nessuno qua?” – “No, infatti ci sono qua solamente duecento persone e rotti” – “Ah, ma non si sente niente!” – “Eh, certo, perché sono tutti occupati a parlare con Dio, oca del Campidoglio!”. Noi andiamo lì per parlare con Dio e ascoltare Dio, perché sennò possiamo starcene a casa nostra. Siamo venuti per pregare; siamo venuti per adorare; siamo venuti per tacere; siamo venuti per stare soli, soli con Dio; siamo venuti per stare col Signore. E per quale altro motivo siamo venuti? Cosa c’è scritto lì? Ritiro spirituale, esercizi spirituali, e allora è quello che sto facendo.

Io la penso così, poi ognuno è libero. Questo è il mio pensiero, per cui veramente mi auguro di trovarmi gente dedita alla preghiera – come sono sicuro che sarà – e, quando ci sarà il tempo della registrazione – perché occorre un tempo in cui bisogna registrare le persone, dare le magliette, insomma, tutte queste cose – mentre siete fuori: silenzio, preghiera. Non è che dovete pregare insieme, quello non è il momento, perché anche quello poi crea disturbo, perché intanto ci sono tutte le persone che parlano per dare i dati; no, con la mente, in silenzio, ognuno con la sua corona, e aspettate il vostro turno in silenzio. Fa molto effetto e crea l’ambiente, crea un ambiente di silenzio. Il silenzio crea silenzio, la preghiera genera preghiera, e chi vi passa accanto rimane, come dire, un po’ intimorito, rimane come uno che dice: “Oh mamma, qui fanno proprio sul serio, questa è proprio una roba seria. Queste sono proprio persone serie, dove le cose non si risolvono con un gran mangiata, una gran bevuta e una grande chiacchierata, no! Qui c’è in giro altro, si cerca altro”.

Domani vedremo “Il suo amore per l’Eucaristia”; non ho potuto farlo adesso perché sono già passati trenta minuti. Abbiamo fatto venti righe, ma “Il suo amore per l’Eucaristia” dobbiamo farlo domani, perché è troppo denso. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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