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Le Litanie Lauretane: Kyrie eléison, Christe eléison

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 1° maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Le Litanie Lauretane: Kyrie eléison, Christe eléison

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a domenica 1 maggio 2022, San Giuseppe lavoratore.

Abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli, capitolo V, versetti 27 e seguenti.

Inizia oggi il mese di maggio, un mese che, come abbiamo detto ieri o comunque nei giorni scorsi, è tutto dedicato alla Vergine Maria, allora, pensavo nei giorni scorsi come rendere omaggio alla Vergine Maria in questo mese a Lei così caro, dove ricorreranno tante memorie, tante feste, tutte dedicate alla Vergine Maria.

Beh certamente con la recita del Rosario, che dovrebbe iniziare in questo mese e terminare quando moriremo, e non finire con il primo di giugno…

In questo mese ho pensato di proporvi un commento alle Litanie Lauretane, che chi dice il Rosario recita ogni giorno.

Se vi ricordate, quando abbiamo affrontato l’apparizione di Notre Dame du Laus, la prima preghiera che la Vergine Maria insegnò a Benedetta, e che voleva che fosse detta tutti i giorni con devozione e con attenzione, fu proprio la preghiera delle Litanie.

Mi colpì quel fatto, quando lo abbiamo letto nella storia delle apparizioni di Notre Dame du Laus, e allora oggi inizio questo commento che prendo da un libro che ho, più o meno, da quando sono ragazzo o comunque da tantissimo tempo, che ho sempre portato con me e che mi sembra possa essere interessante.

È un testo nel quale troviamo il commento alle Litanie fatto da Don Giorgio Basadonna, il libro si intitola “Litanie Lauretane”, Libreria Editrice Vaticana.

Cominciamo a vedere.

Sono delle riflessioni brevi, non sono lunghe, magari ne faremo anche più di una, vediamo… però lasciamoci condurre.

Signore, pietà. Cristo, pietá. Signore, Pietà.

“Non è strano che iniziando la nostra preghiera alla Madonna, ripetendo le «litanie», gli attributi e le frasi ammirate verso di lei, veniamo invitati a chiedere perdono”.

Quando iniziamo le Litanie, la prima cosa che facciamo è chiedere perdono.

“Sempre la Chiesa, quando ci invita alla preghiera cioè a metterci davanti a Dio, vuole che avvertiamo la nostra condizione di peccatori, di persone che non meritano nulla e che invece hanno bisogno di chiedere perdono, di essere perdonati: è ancora la misericordia di Dio che ci accoglie e non bada ai nostri demeriti e alle nostre colpe e vuole invece riempirci del suo amore”.

Ovviamente, lo abbiamo già detto un milione di volte, solo se noi decidiamo di pentirci e di convertirci.

Quindi, quando noi iniziamo a pregare, la prima cosa che dovremmo fare è atti di umiltà, quindi riconoscerci peccatori, e allora, se mi riconosco peccatore, e riconosco il mio peccato, la Misericordia di Dio mi viene incontro per liberarmi e per salvarmi.

“Per questo, però, è necessario che ci riconosciamo colpevoli…”

Io non l’ho già letto, ve lo dico; non è un testo che ho già letto, lo sto leggendo adesso con voi. Purtroppo dovete perdonarmi, ma il tempo è quello che è, e quindi vado un po’ così, alla cieca, adesso. Lo leggo con voi e lo commento con voi, per cui può succedere che magari dico delle cose che poi vengono dette alla frase dopo, come adesso succede.

“…chiedendo perdono ci impegniamo a convertirci (ecco, esattamente le stesse parole), a cambiare la nostra condotta, a togliere quegli ostacoli che impedirebbero lo svolgersi dell’azione liberatrice di Dio nei nostri riguardi”.

Quindi, vedete l’equilibrio? Il discorso della Misericordia di Dio, che deve essere accompagnato con il riconoscimento del mio essere peccatore, il chiedere perdono, l’impegnarsi alla conversione, il cambiare la strada, togliere gli ostacoli che impediscono a Dio di svolgere la Sua azione liberatrice.

“Mettendoci di fronte alla Madonna e alla sua grandezza di donna scelta da Dio come madre del suo Figlio, alla sua santità immacolata, alla sua perfezione di rapporto filiale con Dio, non possiamo non sentire la stonatura della nostra realtà umana, la lontananza immensa che ci separa da lei, l’impaccio del nostro peccato che occupa il cuore e gli impedisce di aprirsi al dono di Dio”.

C’è una sproporzione enorme tra noi e la Vergine Maria.

“Un senso quasi di vergogna ci prende (io toglierei anche il “quasi”) e ci mette in atteggiamento di umiltà chiedendo perdono, riconoscendo di avere bisogno, prima di tutto di essere purificati, per poter poi guardare con occhi puri la purissima figura di Maria”.

Ecco perché è importante l’umiltà, riconoscersi peccatori e, soprattutto, la confessione frequente.

“Ecco perché le litanie iniziano ripetendo la richiesta di perdono, facendo conto della misericordia di Dio e della sua «pietà» verso di noi”.

Quindi, quando diciamo le Litanie, non facciamo quella cosa orrenda di ripeterle a cantilena, senza un minimo di compartecipazione a quello che si dice. Non si dicono così le Litanie!… Altrimenti si possono anche non dire. Non si ripetono meccanicamente mentre ci si guarda le unghie, si sistema la borsa, si mette a posto la Corona del Rosario, ci si guarda in giro, al punto che uno potrebbe dire qualsiasi cosa e noi ripeteremmo comunque “Ora pro nobis”.

No, vanno dette con criterio!

“Sempre (pensate anche alla Messa) la liturgia ci conduce a quest’atto di umiltà, sempre riempie le nostre preghiere di invocazioni che ci ricordano la nostra miseria, la celebrazione della Eucarestia inizia con l’atto penitenziale, che dovrebbe condurre ciascuno e tutta l’assemblea a riconoscersi peccatori e ad avvertire il bisogno della conversione”.

Qui il condizionale è d’obbligo (dovrebbe), perché, se così fosse, i confessionali sarebbero pieni di gente; invece, nella chiesa c’è gente, molti vanno a fare la Comunione, pochissimi sono quelli che vanno in confessionale, non si capisce bene come mai… o meglio, si capisce fin troppo bene.

“Poi la parola di Dio, la preghiera comunitaria ci guida e segna le tracce per un cammino nuovo, arrivando fino alla comunione col Corpo e Sangue di Cristo, come garanzia di un rapporto decisivo con lui”.

È la stessa cosa che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura della Messa di oggi, no?

Per dare ad Israele conversione e perdono dei peccati”.

Ecco, vedete?

“Così le litanie, che ad una ad una ci presenteranno le virtù di Maria e formeranno un ricchissimo affresco di questa donna prescelta da Dio come segno del suo amore per tutti, ci offriranno le tracce per la nostra conversione e ci garantiranno del suo aiuto materno”.

Quindi nelle Litanie abbiamo le tracce per la nostra conversione.

Attenti…

“Chiedere perdono a Dio non è solo liberarci dal peso del male, ma anche una implicita promessa di vita nuova, la voglia di diventare «degni delle promesse di Cristo», di diventare autentici seguaci di lui. Il perdono che viene da Dio è ben diverso da come noi possiamo perdonare. Dio vuole realmente trasformarci, ri-generarci, ricondurci alla nostra dignità di suoi figli. È un’azione concreta che entra in noi e rende la nostra volontà più forte e più decisa per farci realizzare la verità piena della nostra persona. Non è troppo lontano dalla verità pensare che, mentre noi sinceramente chiediamo la Pietà di Dio, Maria stessa intercede per noi e presenta a suo Figlio la nostra richiesta accompagnata dalla sua volontà di prenderci per mano e renderci capaci di conversione”.

Allora, qui ci sono alcune indicazioni importanti su cosa vuol dire chiedere perdono a Dio, su cosa vuol dire confessarci.

Chiedere perdono al Signore, andarci a confessare, non è semplicemente (che è già tantissimo) essere liberati dal peccato, non è solo questo, che (ripeto) è già tantissimo, ma implica un’implicita (perché dovrebbe essere esplicitata, ma alle volte non viene esplicitata molto) promessa di una vita nuova.

Cioè, quando io mi vado a confessare, e quindi Dio mi viene incontro per.., io voglio una vita nuova, devo volere una nuova vita, devo voler diventare degno delle promesse di Cristo, autentico seguace di Gesù.

Ecco, il Signore mi libera e mi promette che Lui, con la Sua grazia e il Suo Spirito Santo, farà di tutto perché io possa avere una vita diversa, una vita nuova, una vita degna di Gesù… questo è il perdono di Dio!

E io devo voler corrispondere a questa vita nuova.

Capite quanto è bello e quanto è serio ed impegnativo andarsi a confessare?

Perché non è solamente il perdono, ma è proprio una nuova vita.

È molto diverso dal perdono che facciamo noi, perché Dio ci vuole veramente trasformare, ci vuole veramente rigenerare, vuole veramente ricondurci alla nostra dignità di figli Suoi.

Quindi, questa è un’azione concreta, è un’azione che entra in noi, rende la nostra volontà più forte, più decisa, per farci essere persone vere, nuove, corrispondenti al Piano di Dio.

E la Vergine Maria, in tutto questo, cosa fa? Intercede.

Ecco perché noi dovremmo essere dei testimoni della bellezza del Sacramento della Confessione, del chiedere perdono a Dio.

Quando noi iniziamo le Litanie, dopo il Rosario, proprio le prime parole, “Kyrie, eléison. Christe, eléison. Kyrie, eléison.”, dovrebbero già essere un esame di coscienza e dovremmo chiederci: «Io, veramente chiedo perdono a Dio? Quando è stata l’ultima volta che ho chiesto solennemente perdono a Dio, con annessa questa promessa di vita nuova, che mi fa Dio, e che io colgo e voglio fare mia?»

Perché se no, che senso ha dire le Litanie?

Cioè, noi arriveremo alla fine di questo mese e capiremo che dire le Litanie è un programma di vita, è una regola di vita.

Sono una regola di vita le Litanie Lauretane, sono un esame di coscienza, sono una verifica quotidiana della nostra fedeltà a Dio.

Vedete come da queste prime, primissime, invocazioni abbiamo già tirato dentro tutta la vita cristiana e siamo solo al “Kyrie, eléison. Christe, eléison. Kyrie, eléison.”, immaginatevi quando saremo in fondo…

Allora capite la Prima Lettura di oggi, quando dice: “Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”.

Sì, se noi portiamo dentro questa promessa di vita nuova.

I casi sono due: o abbiamo in noi la promessa di vita nuova, o abbiamo in noi la vita morta, che non è vita, perché è morta. Una delle due.

Io mi devo guardare e dire: «Ma io sono un’immagine di vita morta? La mia vita, è una vita viva o è una vita morta? Io porto in me una promessa?»

Magari diciamo: «Mah… boh… non mi ricordo…»

Quando è stata l’ultima volta che ti sei confessato? E quando ti sei confessato è stata una routine o è stato veramente un impegno? L’hai preparata bene ed è stata un impegno a dire: «Cadrò… non lo so, però io voglio impegnarmi a non cadere, voglio impegnarmi ad essere una persona nuova, voglio impegnarmi a rompere col peccato, voglio impegnarmi ad essere un vero seguace di Gesù, voglio impegnarmi a fare in modo che Dio Padre sia contento di me e mi possa riempire del Suo Santo Spirito»?

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

PRIMA LETTURA (At 5, 27-32. 40-41)

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

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