Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il primo abbandono interiore – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.41
Martedì 30 aprile 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Gv 14,27-31)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 30 aprile 2024. Festeggiamo oggi san Pio V papa. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quattordicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 27-31.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo a pagina 73. Oggi dobbiamo vedere La prima Comunione e il primo abbandono interiore.
Faccio una precisazione importante, per evitare malintesi: “abbandonato”, in questo libro, è sempre in senso negativo; quindi, non come “io che mi abbandono in Dio”, ma nel senso che “il Tabernacolo è lasciato solo”, ed è quindi abbandonato.
Allora, adesso vediamo questa parte a pagina 73. Scrive:
La prima comunione e il primo abbandono interiore
Leggete la descrizione che ne fa l’evangelista San Luca e, con dolore, incontrerete come corteggio di quella prima Comunione quel malconcio abbandono interiore di cui vi ho parlato. Ciò che il Maestro e i suoi Apostoli dicono, interrogandosi e rispondendosi, pochi istanti prima e dopo aver ricevuto la prima Ostia consacrata, rivela, in modo molto vivido, ciò che il Gesù di questa Ostia incontrò nelle anime dei suoi primi comunicanti.
Cosa incontra?
Nell’anima di Giuda, supponendo [seguendo S. Tommaso d’Aquino] che giunse a comunicarsi, trova il tradimento, e in essa gli echi di tutti gli ululati di odio dei dannati e il volto di invidia e vendetta dei demoni; nell’anima degli altri, o della maggior parte tra loro, invece della gratitudine e dello stupore tale da assorbire tutti gli affetti e i sentimenti, trova il desiderio mondano, l’ambizione strisciante e volgare c crudelmente inopportuna, in quel doloroso istante di separazione, intorno a chi, di loro, sarà reputato il più grande quando sarà stabilito il suo regno sulla terra; e, come se ciò non bastasse, al comunicar loro della sua prossima cattura e del grande scandalo, e domandando loro angustiato di prevenirsi attraverso l’ausilio delle armi spirituali che gli lasciava, principalmente la stessa Comunione, la sola risposta che ottiene da loro è di essersi già muniti di due spade… E poi, come azione di grazie per la Comunione… il sonno nell’agonia dell’Orto, la fuga, la negazione! ….
San Manuel fa una descrizione molto precisa di quello che Gesù incontra appena istituita l’Eucarestia e appena amministrata la prima Santa Comunione. Nell’anima di Giuda, supponendo che giunse a comunicarsi (seguendo san Tommaso d’Aquino), trova il tradimento e tutto il resto che abbiamo letto. Nell’anima degli altri, la maggior parte di loro, trova desideri mondani, ambizione, trova ragionamenti di chi sarà il più grande, trova le spade per difendersi, per tagliare l’orecchio al nemico, e poi cosa trova? Trova tanto sonno. Il rendimento di grazie per la Comunione ricevuta è rappresentato dal sonno nell’agonia dell’orto: quelli dormono! Invece di vegliare con Lui, dormono. Poi trova la fuga — altro atto di ringraziamento — e poi cosa trova? Poi trova la negazione, la triplice negazione di san Pietro.
Sono tutti atti successivi all’aver ricevuto la Santa Comunione. Tutto quello che accade, dalla sera del giovedì in poi… la loro prima Comunione ha dato questi effetti, diciamo così. Ovviamente non per colpa della Comunione, cioè non per colpa di Gesù, non per colpa del suo corpo dato nell’Eucaristia, assolutamente no. Stessa cosa potremmo dire dei primi effetti della loro ordinazione episcopale. Ecco cosa trova Gesù dopo l’istituzione il Giovedì Santo del sacramento dell’ordine (sacerdozio, quindi anche episcopato e diaconato), non certo per colpa del sacerdozio!
Quale comportamento successivo, quale accoglienza trova, questa prima Comunione… Prosegue S. Manuel:
Anime delicate, non è forse vero che, al meditare su questo primo ingresso di Gesù Sacramentato nelle anime degli uomini, lo si sente molto solo lì dentro, nell’anima e nei sentimenti dei suoi amici? O, detto con le sue stesse parole: non è vero che si sente molto abbandonato in quella Comunione?
Certo! I suoi più fedelissimi, i suoi dodici, non gli hanno dato una degna accoglienza! Perché poi, di fatto — come vi ho già detto tante volte — quando arriva il momento della passione: o dormono, o fuggono, o rinnegano, o comunque stan fermi e fan gli spettatori e guardano. Questo è quello che noi leggiamo nei Vangeli, capite? Quando Gesù non ce la fa più devono andare a prendere Simone di Cirene per portargli la croce, mica uno dei suoi discepoli! Sarà santa Veronica che andrà ad asciugargli il volto; non è scritto che qualcuno dei suoi discepoli gli ha asciugato il volto; è così! Quindi possiamo dire che si sente molto abbandonato, in quella Comunione.
Quale frase del Vangelo, quale accento di quelle bocche, quali gesti di quei volti danno ad intendere o fanno presumere che la tenerezza e la veemenza di quel grande Cuore, al momento di fondersi o di scoppiare in quell’ora augusta del dono massimo e del massimo sacrificio, trovò nel cuore dei suoi Apostoli echi e palpiti di suprema corrispondenza o almeno lievi segni di intelligenza?
Quale frase del Vangelo? Quale accento di quelle bocche? Quali gesti di quei volti fanno intendere o presumere questo? Nessuno. Non c’è niente! Niente che dica: “suprema corrispondenza”, niente che dica: “lieve segno di intelligenza”; nulla. E allora scrive:
Gesù solo, e abbandonato nell’anima dei suoi amici! Vale a dire, Gesù che visita le anime e vive nelle case dei suoi amici senza però essere compreso, né assecondato, né ascoltato, né interrogato, né tenuto in considerazione!… Questo è l’abbandono interiore che si ripete, in spaventosa proporzione, nei nostri Tabernacoli. Non è vero che merita di essere meditato e compianto?
Beh, credo proprio di sì! Soprattutto quest’ultima parte, quando lui dice «Gesù solo, abbandonato nell’anima dei suoi amici… visita le anime e vive nelle case dei suoi amici senza però (terribile) essere compreso, né assecondato, né ascoltato, né interrogato, né tenuto in considerazione». Sembra di vedere un po’ le nostre chiese, i nostri fedeli, che entrano, che stanno, che escono dalle nostre chiese, sembra di vedere la partecipazione alle Sante messe; e infatti lui dice:
Questo è l’abbandono interiore
in questo senso! Questo è l’abbandono interiore che si ripete nei confronti dei nostri Tabernacoli.
Ecco, quindi, impariamo sicuramente a meditare, a compiangere (che vuol dire riparare), però impariamo a essere tra coloro che lo comprendono, che lo ascoltano, che lo assecondano, che lo interrogano.
Proviamo a chiedere a Gesù!
Andiamo a chiedere a tutti, ma perché non dobbiamo chiedere anche a Gesù? Perché non dobbiamo chiedere la luce a Gesù? Perché non dobbiamo chiedere le risposte a Gesù, le risposte più importanti della nostra vita a Gesù? E impariamo a tenerlo in considerazione; cioè, Gesù va tenuto in considerazione. Voi pensate: Gesù dà tutto sé stesso, non solo morendo in croce, ma nell’Eucaristia, e questi suoi più stretti amici cosa fanno? Come reagiscono? Capite…?
Ecco, allora riflettiamo attentamente su queste parole e su questa prima Comunione.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.