Scroll Top

Lo scrupolo: una vanità dello spirito

Campo di grano

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Lo scrupolo: una vanità dello spirito
Venerdì 21 luglio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 12, 1-8)

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Eccoci giunti a venerdì 21 luglio 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo dodicesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 1-8.

Ci lasciamo guidare in questa meditazione sul Vangelo di oggi dal commento ai Vangeli di Don Dolindo Ruotolo, questo meraviglioso sacerdote tanto stimato da Padre Pio che ha scritto un commentario ai Vangeli molto molto bello. 

Gesù aveva rimproverato alle città ingrate la loro ostinazione nel male e, aveva affermato la verità che, il Regno di Dio, era patrimonio dei piccoli. 

E questo lo abbiamo sentito proprio in questi giorni, abbiamo visto che cosa voleva dire essere grati e quindi corrispondere alla grazia facendosi piccoli innanzi a Dio con umiltà, con mansuetudine. 

Era un cammino opposto a quello degli scribi e dei farisei, che invece ponevano alla base della loro giustizia l’orgoglio legato a sé stessi e il disprezzo degli altri. 

E quindi abbiamo ascoltato la narrazione di questo evento di Gesù che passa di sabato per i campi ripieni di messe matura. 

I discepoli hanno fame, colgono le spighe e mangiano. Questo atteggiamento, questo comportamento era espressamente permesso dalla legge, come leggiamo in Deuteronomio 23-26, e non costituiva un furto. Ma i farisei, che erano gretti e chiusi nei loro pensieri, consideravano il cogliere le spighe un lavoro, quasi fosse una mietitura — voi capite che fare una mietitura è diverso dal raccogliere qualche spiga, eppure… — e siccome la legge vietava la mietitura di sabato, Esodo 20,10, se ne scandalizzano e si lamentano con Gesù.

All’apparenza sembrava che essi zelassero la piena osservanza della Legge, ma, in realtà, coglievano l’occasione per manifestare il loro astio e, perciò, il Redentore rispose con un atto di delicata carità, difendendo e scusando i suoi discepoli con un argomento che sembrerebbe sproporzionato alla questione, se non fosse dettato dalla carità, e se non rivelasse il mistero della presenza di Lui, tempio vivo di Dio in mezzo all’umanità.

Davide, fuggito a Nobe ed avendo fame, ebbe dal sacerdote Achimelech i pani santi della proposizione perché non ve ne erano altri. Questo atto sarebbe stato una profanazione se non ci fosse stata l’impellente necessità, e nessuno oserebbe tacciare di male quello che fece Achimelech. Questi si lasciò convincere a dare i pani santi, perché credette vera la scusa di Davide, che affermava di essere andato là per compiere una missione segreta del re (1Samuele 21,2). Ecco gli apostoli sono raccolti intorno a Lui per compiere una grande e vera missione; fuggono dall’ira di satana, e vanno al suo Cuore divino, tempio vivo di Dio, ora sono spregiati e perseguitati ma saranno come i re delle anime che saranno loro affidate, essi dunque sono più di Davide in realtà e ciononostante non giungono nella necessità a sorpassare una legge severa ma si cibano per sostenersi, come era loro permesso. 

E Gesù adduce anche un altro argomento:

…i sacerdoti nel tempio compiono, in giorno di sabato, molte azioni che sarebbero in sé un lavoro: uccidono le vittime, le scorticano, le pongono sul fuoco, e nessuno osa dire che violano il sabato.

E Gesù aggiunge:

Io poi vi dico che vi è qui uno più grande del tempio. Egli è il tempio vivo di Dio, gli apostoli ne sono come i sacerdoti; la loro vita è tutta dedicata a Lui ed essi, raccattando in elemosina le spighe dei campi, perché hanno tutto lasciato per amore, rinnovano la loro spontanea immolazione.

Le spighe dei campi sono proprio un atto della Provvidenza di Dio. Raccolgono un’elemosina e quindi non c’è nessun peccato, nessuna violazione, soprattutto perché tutta la loro vita è dedicata al Signore e questo fa la differenza. Cioè loro sono totalmente dedicati a Dio.

Quel gesto che era permesso dalla legge proprio per i poveri, diventava in loro una testimonianza della loro povertà e quindi era come il rinnovarsi del loro sacrificio fatto al Signore per seguirlo; poteva perciò considerarsi come un atto sacerdotale, e non doveva considerarsi come un lavoro, ancorché fosse stato così disposto dalla Legge.

E adesso vorrei leggervi perché ormai abbiamo un po’ inquadrato la situazione, anche quest’altra, bellissima espressione di Gesù quando dice:

il Figlio dell’uomo è padrone anche del sabato 

Quindi vuol dire, dice don Dolindo che Gesù:

con queste parole confermò che Egli stesso aveva mosso internamente gli apostoli o li aveva autorizzati esplicitamente a cogliere le spighe.

E scrive ancora don Dolindo:

Anche se fosse stato un lavoro, Egli l’aveva loro permesso come padrone del sabato, essendo Dio, a cui apparteneva il sabato. Come padrone del sabato, un giorno lo farà abolire per sostituirvi la domenica e, poiché la nuova Legge cominciava con Lui, era anche padrone di dispensare allora stesso dalla legge del sabato.

Lui ha questa possibilità. 

Adesso sentite, perché don Dolindo fa un affondo molto importante:

Se i farisei invece di sindacare con malanimo le azioni di Gesù e dei suoi apostoli…

Cosa che tra di noi purtroppo facciamo spesso

avessero ascoltato e praticato ciò che Gesù insegnava, quanto ne avrebbero guadagnato! Si perdevano in vani scrupoli per essere onorati come osservanti della legge e non si curavano di raccogliere la parola divina che era veramente come spiga di grano che poteva germinare in loro.

Gli scrupoli! Stiamo attenti agli scrupoli. Quindi: si perdono in tutti questi scrupoli per essere onorati come osservanti della legge e poi perdono la parola di Dio.

L’anima non può presumere di voler formare una legge nuova, più severa di quella che ci ha dato Dio.

Rispettiamo le leggi di Dio, questo e basta.

Lo scrupolo non è giustizia. È quasi sempre la radice dell’orgoglio che vuole essere soddisfatto della propria virtù.

Non c’è giustizia nello scrupolo e lo scrupolo, dice don Dolindo, è quasi sempre radice dell’orgoglio perché si vuole compiacere di sé stesso. Sentite:

Lo scrupolo, in fondo è una vanità spirituale frutto dell’ansia di voler comparire senza colpe dinanzi alla propria coscienza, diremmo quasi come una donna che non vuole grinze nel suo abito per non sfigurare.

Quindi, lo scrupolo è una vanità spirituale, esattamente il contrario di quello che pensiamo. Quando noi precipitiamo nello scrupolo: “Ho fatto questo, ho fatto, quell’altro, ma allora come devo fare, e adesso questa cosa?”, lui dice: “Stiamo attenti a questa che è una vanità spirituale, che c’è sotto un’ansia, un voler comparire senza colpe davanti a sé stessi.

La falsa giustizia poi scivola facilmente in una mancanza di carità e sindaca l’operato degli altri, mentre la vera santità è umile e sa avere compassione per le debolezze altrui.

Perché voi capite, lo scrupolo genera l’orgoglio, e poi, essendo una falsa giustizia, cosa fa? Manca di carità. Sentite che bello:

Non attanagliamo l’anima nelle strettezze di leggi che Dio non ci ha dato perché la strettezza arbitraria le soffoca la vita e può produrle presto o tardi, pericolose reazioni. Operiamo con semplicità.

Quindi stiamo lontani dagli scrupoli, che non vuol dire va bene tutto, ma vuol dire non viviamo di eccessi, non vediamo il mare dove non c’è. Stiamo nell’oggettività. Via gli scrupoli, grande confidenza in Dio, grande attenzione alla carità.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati