Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: San Luigi Orione e l’Eucarestia, parte 4
Giovedì 27 luglio 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 13, 10-17)
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a giovedì 27 luglio 2023.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 10-17.
Proseguiamo la nostra meditazione sulla figura di Don Luigi Orione. Don Orione era convinto che:
l’Eucaristia “è il fulcro su cui si aggirano tutte le opere della giornata”
Questa è proprio una sua espressione: “il fulcro su cui si aggirano tutte le opere della giornata”. Chissà se anche per noi l’Eucaristia è il fulcro attorno al quale tutte le nostre opere si muovono! Chissà se tutte le nostre opere prendono forma dall’Eucarestia. Mi vien da dire che tutto ciò che non prende forma dall’Eucarestia è destinato a perire.
Don Orione avvertì fortemente lo stretto legame tra l’Eucaristia e l’apostolato della carità
E sapete che sia lui che poi la congregazione da lui fondata si dedicano in modo eccezionale all’opera di carità; veramente l’opera di Don Orione è stata ed è tuttora una grandissima opera di carità.
Così come Gesù si è fatto pane per noi, anche noi dobbiamo diventare in Gesù pane per i fratelli. “Tutto deve essere basato sulla Santissima Eucaristia: non vi è altra base, non vi è altra vita, sia per noi che per i nostri cari poveri.
Vedete: tutto deve essere basato sull’ Eucarestia. L’Eucarestia è la nostra base, l’Eucarestia è la nostra vita, per noi e per tutti. Voi capite che, se così fosse, cambierebbero tante cose. Lo so che dire queste parole vi sembra una semplice retorica. Nel continuare a dire l’importanza dell’Eucaristia a un certo punto si può cadere nella retorica, sia in chi la dice, sia in chi l’ascolta; poi diventa un discorso retorico che non ha più alcun senso. Però è così. E il fatto che noi non viviamo totalmente così, questo non vuol dire che non sia così, per i santi è stato così; ed è giusto che sia così. E quando noi, nella nostra esistenza, ci mettiamo a fare i conti su: facciamo questo, facciamo quest’altro, compro questo, compro quest’altro, rispondo bene, rispondo male; tratto bene, tratto male e via di seguito, noi in realtà abbiamo di frequente già messo da parte l’Eucaristia come base, come criterio di discernimento. Ecco, potremmo proprio dire così: l’Eucaristia quale criterio di discernimento. Credo che oggi sia molto comprensibile a tutti questa espressione. L’Eucaristia come criterio di scelta: quindi io scelgo in relazione all’Eucaristia; dico sì, dico no in relazione all’Eucarestia.
Prosegue San Don Luigi Orione:
Solo all’altare e alla mensa di quel Dio che è umiltà e carità, noi impareremo a farci fanciulli e piccoli con i nostri fratelli e ad amarli come vuole il Signore
Noi impariamo ad amare gli altri solo attorno all’altare, non c’è un altro luogo perché non ci viene spontaneo, non è naturale. Non ci viene naturale essere amabili e amare, non ci viene! Non ci viene naturale essere piccoli, essere semplici, essere umili. Che poi vedete, amare… uno dice: “Vabbè, ma io amo”, sì… Pensate a quante canzoni sono state scritte e verranno scritte sull’amore! Di fatto le canzoni — non dico tutte ma quasi — cantano l’amore, e sarebbe bello verificare le differenze e le similitudini che ci saranno tra quell’amore e l’amore proposto da Gesù. Vedete che Don Orione dice:
amarli come vuole il Signore
Perché non basta amare, ma noi dobbiamo amare come vuole Gesù! Che è un passo in più! E non è il modo di intendere del mondo. Non sono espertissimo del settore ma credo che non troverete, o comunque non sarà facile trovare una canzone che canti l’amore fino al dono della propria vita per l’altro. Magari ci sarà, lo spero, però non è così frequente.
Prosegue:
‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, sta in me ed io in lui’, ha detto Gesù. Vi è cosa migliore che rimanere noi nel Signore e il Signore in noi?
Eh no, certo! Sentite adesso che cosa scrive questo apostolo della carità. Vi ricordate quando vi ho fatto la catechesi su Madre Teresa di Calcutta? Bellissima! Non la mia catechesi, ma bellissimo quello che vi ho letto di Madre Teresa di Calcutta — perché è veramente strabiliante — sul rapporto tra la carità e la preghiera, tra la carità e l’intimità eucaristica. Bellissima! Poi si capisce come per questi giganti della carità fosse inseparabile il momento della preghiera, dell’Adorazione, dall’atto della carità; siamo noi che li separiamo, infatti non siamo santi e finiamo nella filantropia. Quando noi separiamo la carità dalla contemplazione, noi non facciamo più la carità, facciamo filantropia, che è ben diverso. Sentite cosa scrive adesso. Ricordatevi che chi scrive è colui che ha fondato il Piccolo Cottolengo, lui che seguiva i poveri, lui che ha aiutato i bambini abbandonati, queste parole le ha scritte lui:
“La migliore carità che si può fare ad un’anima…
Qual è? Ecco, provate un po’a pensare: qual è la migliore carità che si può fare ad una persona? Magari potete fare una pausa per pensarci prima che io vi legga la risposta. Spero che in tanti indoviniate la risposta, perché vuol dire, per chi la indovina, che è sintonizzato bene.
“La migliore carità che si può fare ad un’anima è di darle Gesù. E la più dolce consolazione che possiamo dare a Gesù è di dargli un’anima. Questo è il suo regno”.
Guardate in due righe, cosa ha scritto! Non c’è carità più grande che condurre un’anima al Signore, che dare a un’anima il Signore. Pensate a tutti coloro che si dedicano alla predicazione, a coloro che amministrano i sacramenti, a coloro che educano nella fede, pensate che cosa meravigliosa! Meravigliosa perché chi ascolta, tutti coloro che ascoltano crescono in questa accoglienza di Gesù, la vita cambia, la vita cambia… È questo il modo di dare a un’anima Gesù e allo stesso tempo, in questa maniera, si porta un’anima al Signore, perché le due cose vanno di pari passo.
Quindi possiamo dire che Don Orione ha fatto della pietà, della pietas e della frequentazione eucaristica (quindi: messa, adorazione, breve visita al tabernacolo, atti di lode, di riparazione) l’elemento chiave della formazione religiosa. E anche dell’educazione della gioventù del popolo. Ha fatto della vita eucaristica, della frequentazione eucaristica, della pietas eucaristica, l’elemento chiave. Tutto è centrato, imperniato sull’Eucarestia.
Scrive Don Luigi Orione
“Davanti a Gesù cadono infranti gli idoli del nostro amor proprio, le nostre volontà ed ogni nostra passione. Davanti a Gesù fioriscono nella nostra anima anche le pietre e nascono le virtù cristiane. È ai piedi di Gesù che si fortificarono tutte le anime che vollero seguirlo più da vicino”. E giunse a dire: “Chi vuole essere Figlio della Divina Provvidenza deve essere in modo particolare devoto alla Santissima Eucaristia”.
Non ai poveri!
In tutte queste parole, in tutte queste righe che vi ho letto, come vedete, non c’è una volta la parola “poveri”. E quante volte c’è la parola “Gesù”. Ma perché capite, per lui, che aveva veramente con Gesù un rapporto intimo e speciale, è chiaro che dopo lui vedeva Gesù ovunque, e quindi nei poveri. Non poteva che essere così.
Guardate che è vero: davanti a Gesù Eucarestia, i nostri idoli cadono in frantumi. Quali idoli? L’amor proprio, l’idolo peggiore che abbiamo. Poi quali altri idoli abbiamo? La nostra volontà: faccio quello che voglio quando voglio, come voglio, quanto voglio. E la nostra passione! Quante passioni abbiamo, quante passioni abbiamo, quante passioni abbiamo… Tantissime… Quante passioni muovono le redini del nostro cuore, della nostra mente; quante voglie, quanti piaceri…
Davanti a Gesù tutto questo cade, si distrugge: polverizzato! Questo è veramente bello.
La domanda che si riceve è sempre questa: “Ma io che cosa devo fare per crescere nella santità, per amare di più il Signore, per vincere questo dolore, questa sofferenza, per essere liberato? Che cosa devo fare?”, è sempre questa la domanda. E io personalmente rispondo sempre: “Non devi fare niente, devi solo sTare”, e scrivo la S minuscola, la T maiuscola e tutto il resto minuscolo: sTare. La parola stessa ti dice: resta lì sotto la croce, resta lì davanti a Gesù Eucaristia, tu stai lì. Questo è quello che devi fare.
E, sapete, per noi è un problema, perché siamo così abituati a fare in ogni momento qualunque cosa che stare lì non è facile. Ci sembra di perdere il tempo; stare lì davanti al Signore così, ci sembra di buttare via il tempo, di perdere il tempo. E invece quello è il tempo meglio impiegato nelle cose da fare ed è vero che davanti a Gesù fioriscono anche le pietre. Anche ciò che ci sembra essere più duro, più sterile, più incapace di…, anche questo davanti a Gesù fiorisce.
Poi c’è questa espressione bella: “Chi vuole essere Figlio della Divina Provvidenza deve essere in modo particolare devoto alla Santissima Eucaristia”. E di nuovo viene a ripresentarsi questo tema importante, del rapporto tra carità ed Eucaristia. Vi leggo questi santi, da questa prospettiva, perché di solito non lo fa nessuno; quando parliamo di Madre Teresa di Calcutta parliamo di lebbrosi, quando parliamo di Don Luigi Orione parliamo del Cottolengo. Eh no, non funziona così. Questo vuol dire guardare la storia con un microscopio molto piccolo. Non è giusto. Noi dobbiamo guardarla nella prospettiva giusta, quindi partendo da dove loro sono partiti e riconoscendo come centro ciò che loro hanno riconosciuto come centro.
Quindi spero che oggi, quando faremo la nostra preghiera alla Vergine Maria alle 17:30, per la Medaglia Miracolosa, potremmo davvero chiedere alla Vergine questa grazia: di fondarci totalmente sull’Eucarestia.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.