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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 19

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 19
Venerdì 25 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 22, 34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 25 agosto 2023. Oggi ricordiamo San Luigi IX, Re di Francia. Una figura molto, molto bella, che vi consiglio di approfondire.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa messa di oggi, tratto dal capitolo ventiduesimo del Vangelo di San Matteo, versetti 34-40.

Proseguiamo la nostra lettura del libro Sequela di Bonhoeffer. Iniziamo quest’oggi un nuovo capitoletto intitolato “La semplice ubbidienza”.

Scrive Bonhoeffer:

Quando Gesù gli ha richiesto una povertà volontaria, a quel punto il giovane ricco si è reso conto che restava solo la possibilità di ubbidire o di non ubbidire. Quando Levi è stato chiamato a lasciare il dazio e Pietro le reti, a questo punto non c’era dubbio sulla serietà di questa chiamata di Gesù. Essi dovevano lasciare tutto e porsi nella sequela. Quando Pietro viene chiamato a camminare sulla superficie ondeggiante del mare, a quel punto deve alzarsi e rischiare questo passo. In tutte queste situazioni si richiede solo una cosa, abbandonarsi alla parola di Gesù Cristo, considerarla come un terreno più solido di qualsiasi altra sicurezza del mondo. Le potenze che volevano interporsi fra la parola di Gesù e l’ubbidienza erano allora grandi quanto oggi. Vi si opponeva — attenzione a cosa scrive — la ragione; la coscienza, la responsabilità, la pietà religiosa, la stessa legge e il principio scritturistico si frapponevano, per evitare questo estremo, questo «fanatismo» senza legge. Ma la chiamata di Gesù ha infranto tutto ciò, procurandosi ubbidienza. Era la stessa parola di Dio. Quello che veniva richiesto era la semplice ubbidienza.

In tutti i casi che ha citato Bonhoeffer — come il giovane ricco, come Levi, come Pietro e le reti, come Pietro che deve camminare sulla superficie ondeggiante del mare — in tutti questi casi che cosa è richiesto? È richiesta l’obbedienza. È richiesto esattamente abbandonarsi alla parola di Gesù Cristo, considerarla terreno più solido di qualsiasi altra sicurezza del mondo.

Vedete, io penso che veramente tutta la nostra vita umana e spirituale si giochi esattamente su questo, solo su questo. Decidere se in ogni cosa, dalla più piccola alla più grande, vogliamo abbandonarci alla parola di Gesù, che vuol dire abbandonarci in Gesù, abbandonarci a Gesù, e ritenere questo abbandonarsi in Lui più solido di qualsiasi altra sicurezza. Questo credo sia il cuore di tutta la questione che riguarda l’essere credenti. 

Non mi stancherò mai di consigliarvi la meditazione quotidiana del testo Gesù pensaci tu di Don Dolindo Ruotolo. Non c’è bisogno di leggere tutto il testo tutti i giorni, lo possiamo frammentare e ogni giorno leggere una frase, un’indicazione/considerazione. 

Guardate, tutto il nostro cammino in vista della vita eterna si gioca qui. La nostra sicurezza in cosa consiste? Su cosa si basa? Sull’abbandono totale in Gesù o su altro o su altri? È difficile. Perché? Perché i casi che lui ha citato sono alcuni, ma ce ne sono altri, pensate nell’Antico Testamento, pensate a quello che viene richiesto ad Abramo — per farvi un esempio — il sacrificio di Isacco, che obbedienza fortissima che è richiesta. Pensate a tutto il cammino dell’Esodo. Guardate, se voi lo leggete adesso, alla luce di queste righe, di questo capitoletto che stiamo affrontando, lo potete vedere nella prospettiva più corretta possibile: è tutto un cammino verso la semplice obbedienza. E tutti i peccati compiuti dal popolo, così come il peccato compiuto da Mosè, che gli costerà il non poter entrare nella terra promessa e vederla da lontano, sono tutti peccati, sono tutte ribellioni contrassegnate dal rifiuto di abbandonarsi totalmente alla parola di Dio e cercare sicurezza in altro. Pensate al vitello d’oro: il vitello d’oro è l’esempio classico della sicurezza del mondo e della sicurezza religiosa “altra” rispetto all’unica sicurezza, che è l’obbedienza. Pensate al peccato di Saul, andate a rileggere la sua storia, e a come si conclude drammaticamente la sua vita.

Ma, in ultima analisi — o in prima analisi, dipende da come lo si vede — Genesi 3 che cos’è, se non aver scelto una sicurezza diversa? In questo caso la sicurezza che viene dalla propria ragione, ingannata, sobillata dal dubbio del serpente, rispetto all’abbandono alla parola di Dio. Il peccato originale, con tutto ciò che di male ne consegue, è esattamente questo.

Noi possiamo fare veramente tante preghiere, tanti atti di devozione, tante cose belle, veramente, tante cose belle, ma se non facciamo questo… Se tutte queste cose belle non sono l’espressione di questa centratura: voglio sempre e solo e unicamente abbandonarmi alla parola di Gesù; se non sono espressione di questa centratura, di questa radicalità, sono solo un inganno.

E adesso Bonhoeffer ci dice nel dettaglio — e guardate, veramente su ognuna potremmo fermarci almeno per un’intera meditazione, ma ovviamente non posso — Bonhoeffer adesso ci mostra le potenze, cioè chi, che cosa si vuole interporre fra la parola di Gesù e l’obbedienza. Le grandi, le grandissime potenze che si vogliono interporre. Ecco i grandi attentatori, guastatori di questo abbandono totale e radicale nella parola di Dio. Quali sono?

Innanzitutto, la ragione.

La ragione può essere una grande alleata o una grande nemica, la più grande nemica dell’abbandono in Dio. 

La ragione è grande alleata quando mi aiuta, attraverso la logica e attraverso la memoria, a ricordare: tutte le volte che nella mia vita mi sono fidato di Dio e mi sono abbandonato totalmente in Dio, cosa è successo? Tutte le volte che non l’ho fatto, cosa è successo? 

La ragione mi aiuta quando mi fa comprendere che la cosa più ragionevole da fare, la più logica, l’unica, è sempre e solo abbandonarsi totalmente in Dio. In questo caso la ragione mi è amica, perché mi dice: “Non ti preoccupare, non ti spaventare, non ci pensare, non ti angosciare, non ti deprimere, non fuggire, non ribellarti, perché nessuno meglio del tuo Padre celeste conosce e fa il tuo bene: fidati di Lui. Ti ricordi quella volta che tutto ti sembrava buio, nero, tempestoso? Quando tutti dicevano di andare in una direzione, ma tu sapevi che la parola di Dio, che la volontà di Dio, che Dio ti chiamava in un’altra direzione e tu ti sei fidato, contro tutto e contro tutti, e hai detto: «No, io voglio restare fedele a Dio, costi quel che costi», e l’hai fatto? Ti ricordi poi come sono andate le cose? Quale pioggia sovrabbondante di grazia si è riversata sulla tua vita, sulla vita delle persone a te care? Prova a tornare indietro con la memoria e a dire: «Se io avessi potuto fare quello che volevo fare io, o meglio quello che ero tentato di fare io ascoltando ciò che voleva distrarmi da Dio, e non avessi fatto quello che invece ho fatto, a oggi dopo cinque, sei, sette…dieci anni, che cosa ne sarebbe stato di me?»”

Io, sapete, tante volte, nei luoghi più diversi, mi fermo e faccio come dei piccoli screenshot della mia vita — che poi sapete, quando uno fa uno screenshot, una volta che tu l’hai fatto lo puoi ingigantire un po’ come quando fai una foto, la puoi modificare e puoi aumentare la grandezza di alcuni dettagli — ecco, io faccio questi screenshot della mia vita e poi mi fermo e li guardo un po’ meglio, li ingrandisco e dico: “Mamma mia! Pensa, se io avessi fatto quello che volevo, quello che mi sembrava più giusto fare, quello che mi sembrava che offrisse maggiori sicurezze, invece di fare la volontà di Dio — della quale non vedevo altro che era la volontà di Dio, cioè non avevo sicurezza se non quella che veniva da Dio — adesso, a distanza di dieci anni, che cosa ne sarebbe stato di me? Tutto quello che io, facendo la volontà di Dio, oggi conosco, ho sperimentato, ho fatto, ho vissuto, non ci sarebbe stato. Quella persona, quella persona e quella persona, oggi non sarebbero nella mia vita e io non sarei nella loro. 

La ragione ci può essere di grandissimo aiuto, e allora uno dice: “Ecco, questa è un’altra di quelle situazioni, come le precedenti, dove io non ho davanti nessuna certezza, nessuna! Non ho sicurezze, non vedo niente! C’è solo la luce dell’obbedienza alla volontà di Dio, c’è solo questa: cosa scelgo?” Sempre, ogni volta è così, e la ragione ci può essere di grandissimo aiuto.

Quindi: «Vi si opponeva la ragione, poi la coscienza».

La coscienza… Ci sono delle volte in cui ubbidire alla parola di Dio ci può sembrare che richieda un andare contro coscienza. Può sembrare, ma non lo è. Quando ci fidiamo della parola di Dio, non andiamo mai contro la coscienza, ma andiamo contro il nostro amor proprio, è diverso. Il fatto che io non me la senta di fare un passo, questo non è andare contro coscienza, questo è andare contro la paura, andare contro la ribellione, andare contro l’amor proprio.

Faccio un esempio: tutte le volte che io decido di non perdonare qualcuno, io non sto seguendo la mia coscienza, io sto andando contro Dio e sto scegliendo che cosa? Il mio amor proprio. Questo per farvi un esempio abbastanza classico, abbastanza frequente. Troppo spesso ci capita di dire: “No, questa cosa non la posso fare perché in coscienza…” Ma io posso chiamare in causa la mia coscienza quando c’è qualcosa che va contro i comandamenti di Dio, chiaramente contro. Dobbiamo stare veramente molto in guardia. 

Poi la coscienza ci può essere ostacolo quando non è una coscienza certa, quando è una coscienza erronea e quindi non sa valutare correttamente le decisioni da prendere e magari si rifiuta di chiedere consiglio.

La coscienza, viceversa, ci può essere di grande aiuto perché, se la coscienza è vera, ci dirà sempre: “Fidati di Dio, affidati a Lui, non ci pensare, non stare lì a rimuginare, rimuginare, rimuginare, affidati a Lui”.

Poi la responsabilità. Sì, perché io posso sentire delle responsabilità che invece che essere di aiuto, che collaborare all’obbedienza, mi diventano un ostacolo, nel senso che dico: “Eh no, questa responsabilità che io ho mi impedisce di fare questo passo”. A più livelli io posso sentire questo. 

La pietà religiosa! La pietà religiosa, quella sbagliata, quella falsa — c’è una falsa pietà religiosa — così come la stessa legge, così come il principio scritturistico. La vita religiosa, la legge, la scrittura possono diventare ostacolo quando sono false, quando sono fraintese. Perché? Perché vogliono evitare un estremo, quale? Il fanatismo senza legge. Del resto agli scribi e ai farisei quello di Gesù che cosa sembrava? Un fanatismo senza legge. Cioè, loro dicevano: “Ma questo chi è? Ma questo cosa vuole per venire a parlare mettendosi più in alto della legge, mettendosi come interprete autentico della legge, della scrittura?”. Può succedere anche a noi, eh… Può succedere anche a noi che tutte le varie realtà che ho nominato ci possano dire, diciamo così: “Non esagerare, cerca di non distinguerti troppo, di non voler troppo apparire, di non essere troppo diverso dagli altri”.

Ma la chiamata di Gesù ha infranto tutto ciò…

— dice Bonhoeffer — la chiamata di Gesù vuole l’obbedienza. Ciò che viene richiesto è una condizione: sempre la semplice obbedienza. Mi fermo qui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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