Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Antonietta Meo “Nennolina” pt.5 – I bambini eucaristici pt. 15
Domenica 14 luglio 2024 – San Camillo de Lellis, Sacerdote
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mc 6, 7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”.
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a domenica 14 luglio 2024. Oggi ricordiamo san Camillo de Lellis sacerdote, fondatore dei camilliani.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 7-13.
Oggi, ultimo giorno degli esercizi spirituali, chiedo a ciascuno di voi un grande ricordo per queste persone che tornano a casa dopo questa esperienza così forte, così intensa.
Proseguiamo la nostra lettura dei bambini eucaristici. La figura che stiamo guardando in questi giorni è quella di Nennolina, di Antonietta Meo. Stiamo vedendo questo estratto di padre Luigi Borriello. Proseguiamo:
3. L’inabitazione trinitaria: «Caro Spirito Santo tu che sei l’amore del Padre e del Figlio illumina il mio cuore e la mia anima e benedicimi caro Spirito Santo; io ti voglio tanto tanto bene caro Spirito Santo: quando io farò la cresima tu dammi tutti i tuoi sette doni» (29.1.’37); «Caro Spirito Santo: tu, che sei Spirito d’amore, infiamma il mio cuore di amore per Gesù» (4.2.’37); «Caro Spirito Santo: tu che sei l’Amore che unisce il Padre al Figlio unisci anche me alla SS.ma Trinità» (26.4.’37).
Bello! Queste brevi preghiere, così semplici e snelle, rivolte allo Spirito Santo, esprimono un grande amore e devozione che tutti dovremmo coltivare. È poi emerso il tema della Cresima. Non so quanti di noi ricordino il giorno della propria Cresima o abbiano preparato adeguatamente i propri figli, invitandoli a invocare lo Spirito Santo e a chiedere i suoi sette doni. A proposito, non siamo forse tutti ben informati sui sette doni e sui nove frutti dello Spirito Santo…
Inoltre, cogliamo il suo riferimento alla Trinità e a questo aspetto che si dice “pneumatologico”. Dovremmo imparare anche noi a riconsiderare questo tema. Per i sacerdoti che ascoltano, ricordo una richiesta fatta dal Cielo a santa Maria di Gesù Crocifisso, la “Piccola araba” carmelitana, affinché i sacerdoti dedichino almeno una Messa votiva al mese – se ricordo bene – allo Spirito Santo. Ho verificato che esiste una tradizione antica di celebrare il lunedì – quando non vi sono altre memorie – la Messa votiva in onore dello Spirito Santo. Sarebbe un’ottima prassi se, invece di una volta al mese, adottassimo questa bella consuetudine ogni settimana. Personalmente, da allora, cerco sempre di celebrare la Messa in onore dello Spirito Santo il lunedì, perché ne abbiamo tutti bisogno.
4. Il ruolo della Madonna: «Cara Madonnina ti voglio tanto bene. tu che sei tanto buona, tu che sei la mamma del mondo di tutti gli uomini buoni e cattivi» (15.10.’36); «Caro Gesù io vorrei riceverti dalle mani della tua cara mammina perché sarei più degna di riceverti» (25.10.’36); «Cara Madonnina io ti voglio tanto bene e tu dì a Gesù che mi perdoni perché in chiesa non sono stata tanto ferma» (8.12.’36); «Cara Madonnina domani aiutami a fare una buona confessione e fa che tutti i peccati mi vengano in mente» (17.3.’37).
E’ una bambina, ma ha una fede da adulto, una vera fede da adulto, perché molti adulti oggi non hanno questa stessa fede. Lei chiede che i peccati le vengano in mente; non so se noi preghiamo affinché i peccati ci vengano in mente, se facciamo tutto il possibile per ricordarceli. Io consiglio sempre di scrivere l’esame di coscienza, forse sono un po’ smemorato, ma non ricordo cosa ho fatto cinque giorni fa se non lo annoto.
Uno potrebbe dire: “Beh, tanto la misericordia di Dio perdona tutto se lo dimentico”’. Un momento. Se vi facessi dieci torti, sarebbe piacevole se vi chiedessi scusa solo per l’ultimo? E gli altri nove?
“Va bene, ma tu Dio devi essere buono, perdonami, me li sono dimenticati”; ma non ti sei dimenticato di farli! Quindi ti ricordi di offendere Dio ma poi ti dimentichi di chiedere perdono: c’è qualcosa che non va.
Poi Nennolina confessa un suo piccolo peccato – che non è un vero peccato, ma una piccola imperfezione – di non essere stata tanto attenta in chiesa; beh, è una bambina.
Ecco, e poi Nennolina ci richiama l’importanza di una buona confessione.”.
5. Preghiera e sofferenza riparatrice. Nel febbraio del ’36 Antonietta non vuole fare le iniezioni di calcio. La mamma le dice: «L’ha detto il professore, quindi non si discute» e aggiunge: «Tu che ami tanto Gesù se pensassi a quello che ha sofferto quando gli misero la corona di spine e i chiodi sapresti sopportare questo dolore e offrirlo a lui». Da quel momento la piccola non pianse più e per non piangere rideva e cantava, ma il suo era un canto forzato. «Caro Gesù dammi delle anime te le chiedo perché tu le faccia buone e con le mie mortificazioni le farò diventare buone» (12.11.’36);
Far diventare altri buoni grazie alle nostre mortificazioni; bellissimo!
«Caro Dio Padre io so che il tuo Figliolo ha sofferto tanto ma digli che io per riparare i peccati nostri farò tanti sacrifici» (23.11.’36); «Caro Gesù io so che ti fanno tante offese: io voglio riparare tutte queste offese… Caro Gesù se tu fossi un uomo come noi e ti chiudessi dentro una casa non sentiresti le offese che ti fanno e così potresti venire nel mio cuore e restare chiuso con me e io ti farò tanti sacrifici e ti dirò qualche parolina per consolarti» (10.2.’37);
Guardate che sono delle espressioni bellissime, che commuovono proprio. Abbiamo bisogno di queste cose.
Ah, ecco, non vi ho detto una cosa importante, ho avuto una grazia inaspettata: sono stato raggiunto da una mamma dei bambini eucaristici. Per un giro particolare di telefonate, questa mamma ha ricevuto la meditazione che ho fatto sulla sua bambina, e allora è riuscita a trovare il mio telefono e mi ha contattato, scrivendomi: “Sono la mamma di…” – adesso non dico il nome per una questione di privacy; sapete, io ci tengo molto a mantenere la riservatezza – e così dopo l’ho chiamata per conoscerla. È stato molto bello.
Poi, certo, questa mamma mi ha fatto presente quello che mi fate presente tutti: la situazione di grande fatica e di grande complessità che oggi stiamo vivendo. E lei mi ha detto: “Dai tempi della mia bambina ad oggi, quante cose sono passate e cambiate!” Certo! È vero, è vero tutto, verissimo. Oggi trovare queste espressioni – “Ti dirò qualche parolina per consolarti; ti offrirò tanti sacrifici; ti offrirò le mie mortificazioni” – è difficile!
«Caro Gesù offro tutti i miei sacrifici in riparazione dei peccati che faranno i peccatori» (9.4.’37) – un modo per riparare –; «Caro Gesù crocifisso io ti voglio tanto bene e ti amo tanto io voglio stare sul calvario con te e soffro con gioia perché so di stare sul calvario – non sul Tabor! Lei vuole stare sul Calvario! – Caro Gesù io ti ringrazio perché mi hai mandato questa malattia perché è un mezzo per arrivare in paradiso. Caro Gesù dì a Dio Padre che amo tanto anche lui… Caro Gesù dammi la forza necessaria per sopportare i dolori che ti offro per i peccatori… Caro Gesù dì alla Madonnina che l’amo tanto e voglio stare insieme a lei sul calvario perché io voglio essere la tua vittima d’amore caro Gesù» (2.6.’37). Quelle di Antonietta non erano solo parole. Difatti, due giorni prima di morire disse al padre: «Durante il giorno delle volte mi faccio mettere sulla ferita e vi premo sopra per sentire più dolore e offrirlo a Gesù». Il 12 giugno del ’37 disse alla madre: «Io in paradiso non mi divertirò voglio lavorare per le anime» – «Già – le rispose la madre – come santa Teresina che promise una pioggia di rose» … E la piccola guardando nel vuoto, aggiunse: «Io farò scendere una pioggia di gigli». Nell’ora della dolorosa medicazione: «Oggi vado a fare la missionaria in Africa». «Caro Gesù ti ringrazio che hai fatto smettere la guerra con l’Africa; fa smettere anche quella con la Spagna» (23.8.’36) – molto importante.
Quindi ritorna la vittima d’amore, ritorna la sofferenza come mezzo, e poi questa espressione della “pioggia di gigli”, che abbiamo già visto.
Finiamo:
6. Senso del peccato: «Caro Gesù Eucaristia ti voglio tanto bene ma oggi ho detto una bugia e io vorrei essere perdonata e te lo chiedo con tutto il cuore perché io sento un grande dolore» (6.9.’36) – una bugia: un grande dolore –; «Caro Gesù fammi morire prima che possa commettere un peccato mortale almeno potrò venire in paradiso nella gloria degli angeli e dei santi» (8.11.’36); «Caro Gesù bambino mi pento con tutto il cuore del capriccio che ho fatto e ti chiedo perdono con tutto il cuore e domani farò tanti piccoli sacrifici per riparare» (9.12.’36). Un giorno è seduta accanto alla mamma e dice: «Brutto non voglio darti retta vorresti che disobbedissi alla mamma no io voglio essere buona» – e la mamma: «Che hai?» – e lei: «Il demonio mi dice vai a giocare con l’acqua, ma io voglio obbedirti e voglio così far piacere a Gesù e alla Madonnina». Si potrebbe continuare all’infinito con citazioni del genere, ma basta dire con il salmista che con la bocca dei bimbi e dei lattanti Dio afferma la sua potenza (8,3).
Come vedete il peccato è una cosa seria per questa bambina meravigliosa, tutta eucaristica, tutta di Gesù, di Dio Padre, dello Spirito Santo e della Madonnina. Allora, tutti quelli che banalizzano il peccato non sono da Dio, punto.
Questi bambini eucaristici, come tutti i santi della Chiesa, come la Sacra Scrittura, ci dicono questo. Chi vive una vita di fede seria, vive in modo serio il “caso serio del peccato”.
Il peccato è un caso serio, non è: “Ma sì, ma dai, vabbè, non esagerare. Ma che peccati vuoi aver fatto? Ma sì, fa niente, di una preghiera, chiedi al Signore perdono”. No, no, no, no: “Ho detto una bugia, sento un grande dolore”; “O dignitosa coscienza netta e pia, quanto ti è amaro morso ogni picciol fallo”, scrive Dante. Siccome questa coscienza è netta e pia, è pulita e devota, sente come amaro morso ogni più piccolo fallo; punto, è così!
Non mi si venga a parlare di esagerazioni o, peggio, di ossessioni; perché ho sentito anche questa: che siccome ci sono stati dei santi che si confessavano frequentemente, allora qualcuno dice (o può pensare): “Sì, ma questi qui erano ossessionati!”. No, non erano ossessionati, è che se tu hai la coscienza di un ippopotamo, con la pelle della tua coscienza alta venti centimetri, questo non è colpa di nessuno. Ma i santi avevano una coscienza delicata e fine come un colibrì; quindi, è chiaro che, data la loro intimità con il Signore, percepivano ogni più piccola resistenza a Dio come se fosse la cosa più grande del mondo; è chiaro, è ovvio, è giusto che sia così. Quindi: non è una forma di scrupolo, non è una forma di ossessione, non è una forma di isteria; no! È la retta, vera, certa coscienza che hanno i santi, e che noi, purtroppo, non abbiamo, non abbiamo questa delicatezza di coscienza.
Ve l’ho già detto che san Giovanni Bosco consigliava assolutamente, e faceva fare ai suoi ragazzi, la confessione settimanale. San Carlo Borromeo si confessava una volta al giorno; e noi diciamo: “Eh, ma che peccati faceva? Non dormiva mai, mangiava cinque lupini al giorno, che peccati faceva? È morto a quarant’anni. Che peccati faceva?”. Sì, ma non è che siccome io sono un piccolo bove, allora tutti sono dei bovi. A questo mondo non ci sono solamente i piccoli bovi, ci sono anche delle meravigliose rondini, delle aquile; non livelliamo tutto perché noi siamo più bassi della terra.
Per cui Nennolina dice una bugia – una bugia di una bambina – e sente un grande dolore, che le fa nascere questo pensiero: «Caro Gesù fammi morire prima che possa commettere un peccato mortale…». Esistono i peccati mortali! Esistono ancora, non sono stati aboliti! Non è stato detto: no, no, è tutta una favola. Esistono, nessuno ha abolito niente, ci sono. Piena avvertenza, deliberato consenso e materia grave, le tre condizioni per compiere un peccato mortale. E lei ripete la frase di san Domenico Savio “Fammi morire prima che possa commettere un peccato mortale”; la morte, ma non il peccato.
Infatti, questi bambini sono tutti in paradiso, capite? Noi no; noi dobbiamo sperare di andare in purgatorio! Non: “Ah sì, vabbè, ma tanto io…! Eh, sì, sì, vedremo. Vedremo, vedremo, avremo delle belle sorprese, penso.
Poi il discorso della riparazione: quando faccio un peccato, poi devo riparare; ma è importantissimo. Lei fa un capriccio e quindi dice: io ti chiedo perdono con tutto il cuore e, domani, farò tanti piccoli sacrifici.
Poi arriva il demonio; anche i bambini eucaristici hanno conosciuto l’attacco del nemico per eccellenza. Il quale innanzitutto è brutto, e poi porta sempre alla disobbedienza. Il demonio conduce sempre alla disobbedienza, e quindi il demonio dice a Nennolina: “Vai a giocare con l’acqua”, che era un atto di disobbedienza alla mamma. E lei dice: “No, siccome voglio far piacere a Gesù e alla Madonnina, io obbedisco”; vedete?
Bellissime figure! Quindi, impariamo da questi bambini eucaristici.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.