Lettura commentata del classico di spiritualità: “L’imitazione di Cristo” .
Lezione di lunedì 18 novembre 2019
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
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“L’IMITAZIONE DI CRISTO” Lezione 11
Ben ritrovati continuiamo la nostra catechesi sul testo dell’ “IMITAZIONE DI CRISTO”, siamo arrivati al cap.13° paragrafo 2:
“Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all’inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: «resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina» (Ovidio, Remedia amoris, II,91).
Questa osservazione, questo consiglio dell’Imitazione di Cristo, è molto importante perché tutti i nostri peccati, soprattutto quelli più gravi, iniziano sempre dal nostro modo di pensare. Il demonio attraverso la tentazione contamina, inquina il nostro ragionamento, è come se cercasse di insegnarci una finta logica, ci fa fare dei ragionamenti sbagliati, che non sono più ragionamenti, ci fa vedere cose che non ci sono nel modo in cui noi le vediamo, magari hanno qualche aggancio di realtà, però poi lui le mette insieme talmente male che di fatto tutti i pensieri che vengono a seguire, sono tutti radicalmente sbagliati, e da questi pensieri poi nascono i peccati.
Pensate al peccato dell’invidia e della gelosia, da dove nascono questi peccati?
Nascono dai pensieri, dalla percezione che noi abbiamo, la maggioranza delle volte errata, di situazioni che vediamo, sfumature, sguardi, un atteggiamento, un atto, una parola, ma che non è detto che vogliono dire quello noi abbiamo inteso, e da lì parte tutta una cascata di pensieri che sono assolutamente sbagliati e che poi si configurano come peccati. Da questi peccati spesse volte vengono fuori atti rovinosi. Pensate al peccato di Caino, i pensieri di Caino, che erano tutti pensieri di invidia, lo hanno portato all’omicidio di suo fratello Abele, perché Dio ha gradito l’offerta di Abele e non ha gradito quella di Caino.
Non è che Caino si è fermato, ha pensato e ha detto:
“Perché io no?”
No. Ha detto invece:
“Perché lui sì?”
Non ha usato la realtà per fare un esame di coscienza, non ha usato la realtà per mettersi in discussione, ha usato la realtà per accusare l’altra persona, suo fratello Abele.
Questo vale per tutti i peccati, pensate i peccati impuri, è la stessa cosa. Lo spiega molto bene San Francesco di Sales nella Filotea, che vi consiglio caldamente di leggere e meditare bene, almeno una volta nella vita tutti, perché è un testo classico della spiritualità cristiana bellissimo, con un linguaggio assolutamente comprensibile. Lui lo spiega con un paragone, dicendo che come la falena che continua a girare attorno alla luce, alla fiamma, continua a girare e poi ad un certo punto ci cade dentro, si brucia le ali e muore, così, lui dice, siamo noi quando continuiamo a girare attorno ai pensieri impuri e gira e rigira poi ad un certo punto ci cadiamo dentro. Dopo usiamo la scusa di dare la colpa alle realtà esterne, a internet, alle mode indecenti, all’estate, a quello che si vede nelle strade, ma in realtà non è lì la colpa, in realtà l’Imitazione di Cristo ci dice:
“Stai attento a vigilare sul sorgere delle tentazioni, su questi moti iniziali”
Cerca di avere ordine nel tuo pensare. Com’è difficile!
Jean Guitton ha scritto un testo: “L’arte nuova di pensare”, bellissimo, in questo testo l’autore mostra quanto di fatto è difficile pensare in modo ordinato, perché noi non siamo più abituati a pensare, noi siamo abituati a esperire, a provare, a sentire ma non a pensare e infatti la nostra fede è tutta ridotta a una grande esperienza. La fede non è un’esperienza, è un atto di conoscenza, dove io attraverso l’intelligenza posso conoscere il dato salvifico che mi viene rivelato: “Il Verbo si fece carne”.
La fede è un atto di conoscenza, perché se io non potessi conoscere come potrei avere fede?
Gesù infatti rivela il volto del Padre. Noi abbiamo ridotto tutto a provare, a esperire, a sentire, ma Gesù non parla di sentire, di provare, quante volte Lui invece torna sul tema del rivelare, del mostrare, del farci innamorare del Padre. Ed è proprio lì, nell’atto del conoscere che si inserisce il demonio.
In Genesi 3, nella grande tentazione del peccato originale, dove si inserisce il demonio?
Nella conoscenza. Tutto si gioca lì. Il demonio non tenta Adamo ed Eva sull’esperienza di Dio ma sulla conoscenza di Dio.
Sarebbe interessante vedere, verificare che tipo di conoscenza noi abbiamo di Dio? Che tipo di fede noi abbiamo?
Magari sappiamo tutto di Novene, Suppliche, Preghiere e Devozioni e poi non abbiamo mai aperto almeno una volta nella vita il Catechismo.
Perché?
Perché non è importante conoscere, è importante provare per noi.
Ma cosa provi se non conosci? L’esperienza di chi fai, se non sai chi è?
Se non conosci la tua fede, che cosa puoi provare?
Niente, infatti ci illudiamo miseramente di avere fede.
Nella Summa Teologica di S.Tommaso si può riposare nella pace, ti insegna a ragionare e a parlare. Se noi pensassimo secondo la Summa che Grazia che sarebbe!
Attraverso S.Tommaso, ma non solo attraverso di lui, è possibile saper vincere anche le tentazioni perché leggendo questi colossi della fede, della teologia del pensiero, noi impariamo a fare ordine, impariamo a poter dire al demonio:
“No, questo non è logico, questo non mi appartiene”
Dobbiamo conoscere la nostre fede, è solo così che noi sappiamo rispondere al nemico e dire:
“No, questo contenuto non mi appartiene. Questa cosa non la voglio!”
Vi consiglio oltre che S.Tommaso, anche Anselmo e Duns Scoto.
“Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, poi una forte immaginazione, infine un compiacimento, un impulso cattivo e un’acquiescenza.”
Dobbiamo vigilare molto sui pensieri e dobbiamo permettere alla nostra mente di fermarsi solo su quelli degni. Noi dobbiamo pensare alla nostra mente come un alveare, i calabroni non devono entrare, e neanche si devono avvicinare. Non vedrete mai un calabrone o una vespa avvicinarsi ad un alveare, perché solo se ronzano un pò attorno, subito gli vanno addosso in mille pronti a morire per difendere l’alveare, così dobbiamo fare noi, per difendere la regina che è la nostra anima, noi dobbiamo fare di tutto contro questi pensieri che cercano di insediarsi nell’alveare, perché una volta che poi sono entrati, distruggono tutto, e se riescono a pungere la regina, è finita.
“E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto..”
Come il calabrone.
“..proprio perché non gli si è resistito all’inizio.”
Poi uno si domanda:
“Ma come ho fatto a finire così in basso? Com’è successo che sono caduto così miseramente?”
Perché quando il calabrone si è avvicinato, le api guerriere non sono uscite a difendere l’alveare, e il calabrone piano pianino è entrato quatto quatto, e poi ha fatto la sua strage.
Dall’inizio, fin da subito, bisogna tenere l’alveare pulito, al suo posto, non contaminato nel modo più assoluto, non ospitando tutto ciò che è inquinante e malvagio.
“E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui.”
Basta abbassare un pò la guardia e il nemico attacca.
3. “Alcuni sentono le maggiori tentazioni al principio della loro conversione a Dio; altri invece alla fine. Alcuni sono fortemente turbati pressoché per tutta la vita; altri sentono tentazioni piuttosto lievi: secondo quanto dispongono la sapienza e la giustizia di Dio, le quali pesano la condizione e i meriti di ciascuno e preordinano ogni cosa alla salvezza degli eletti.”
Dio sa quando è il momento che Lui permette l’avvicinamento del demonio, anche Gesù è stato tentato nel deserto.
Da chi?
Dal demonio.
Ma chi lo ha condotto nel deserto?
Lo Spirito, non dobbiamo dimenticarlo, è importante questa cosa, perché un amore che non viene saggiato, che non viene provato, che amore è!
Io so che amo quando sono messo alla prova, non quando tutto va perfettamente bene. E’ quando arrivano i momento drammatici che capisco cosa c’è veramente nel mio cuore.
Quando posso essere sicuro del mio amico?
Quando caduto in disgrazia o sotto il peso di una Croce tremenda, quella persona non mi ha abbandonato. E’ lì che ho la prova, non quando insieme facciamo tutto.
“Perciò non dobbiamo lasciarci cogliere dalla disperazione, quando siamo tentati.”
E’ importante perché così posso capire, posso vedere, se veramente sto crescendo nell’Amore di Dio.
“Dobbiamo invece, pregare Iddio ancor più fervorosamente, affinché si degni di aiutarci in ogni tentazione; Lui che, in verità, secondo quanto dice Paolo (1Cor 10,13), farà in modo che la tentazione sia accompagnata dai mezzi per poterla sopportare.”
Quando noi veniamo tentati abbiamo anche sempre la possibilità di vincere la tentazione. Non è che Dio permette la tentazione in modo casuale o spropositato, la permette misuratamente, secondo le mie forze, e mi dà i mezzi per vincerla. Pensate a questo mezzo stupendo e meraviglioso che è la memoria, Aristotele già lo diceva:
“Se l’uomo avesse memoria dei suoi errori, poi non li farebbe più.”
Noi invece commettiamo i peccati, ci confessiamo e poi ci dimentichiamo tutto. Anche S.Teresa dice di fare memoria dei nostri peccati, ma non per disperarci ma per farci vedere fin dove Dio è arrivato a prenderci e quanto noi abbiamo rischiato, allontanandoci così gravemente dal Signore. E’ una grande scuola, ma nella misura in cui non siamo sazi di orgoglio, di superbia, e di amor proprio.
“Abbassiamo, dunque, in umiltà, l’anima nostra sotto la mano di Dio, quando siamo tentati e tribolati, giacché il Signore salverà gli umili di spirito e li innalzerà (1Pt 5,6; Sal 33,19). Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù.”
Com’è logica la nostra fede!
“Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell’avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale.”
Impariamo ad essere coraggiosi, a non fuggire dalle Croci, a non fuggire dalle fatiche e dalle sofferenze.
Nella vita non bisogna mai scappare come ladri, si fa una figura pessima. Nella vita, le fatiche si affrontano e si portano, si sopportano, ma non si fuggono mai! Non fuggite mai i volti, le persone, perché è lì che si cresce veramente.
Quella diatriba col tuo papà tu non la risolvi fuggendo, tu la risolvi andandogli incontro, affrontando la questione, perché altrimenti quello rimane un irrisolto e gli irrisolti prima o poi fanno macelli, creano buchi, emorragie. Dobbiamo imparare ad affrontare la realtà, più è faticosa e più la devo affrontare, più mi devo mettere dentro corpo e anima, chiedendo a Gesù la Grazia di istruirmi.
Oggi va di moda secondo lo stile luterano che a Dio si fanno solo le domande, poi le risposte me le dò io. Prima faccio le domande, poi prendo la Bibbia, la leggo e mi dò le risposte da solo. Questa è una presa in giro! Dovremmo capirlo tutti che è una presa in giro! Se io faccio una domanda, mi aspetto anche una risposta, sennò non faccio le domande. A mio padre faccio una domanda perché mi aspetto che mi dia una risposta non che mi dica di trovarla io.
Altrimenti che senso ha così? Che Padre sei?
Abbiamo bisogno di porre le domande al Signore e di attendere le sue risposte. Gesù Cristo è la Risposta Suprema alla situazione dell’uomo, al peccato dell’uomo, è la Risposta salvifica. Ho bisogno di fare le domande e ho bisogno di avere le risposte.
“Avviene che alcuni sono al riparo da grandi tentazioni, ma sono spesso sconfitti nelle piccole tentazioni di ogni giorno; e così, umiliati per essere caduti in cose tanto da poco, non ripongono più fiducia in se stessi, nelle cose più grandi”
Questa è una grande Grazia, perché se io ho la prova che sulle piccole cose crollo, a maggior ragione me ne guarderò di sentirmi capace sulle grandi cose, subito andrò a chiedere al Signore di aiutarmi, di illuminarmi.
Dove vado a chiedere queste cose?
Le vado a chiedere al Tabernacolo, dove Gesù è presente veramente, realmente, e sostanzialmente.
Gesù le dà le risposte, non c’è bisogno di essere mistici per avere le risposte, perché il Signore illumina l’intelletto, la conoscenza. Dio è capace di illuminare la sua creatura, di dargli quell’intuizione che fino a quel momento non vedevi, di fargli vedere quello che non è riuscito a vedere fino a quel momento.
“Venite a Me voi tutti che siete affaticati e oppresso e IO vi ristorerò”
Capitolo XIV
EVITARE I GIUDIZI TEMERARI
1. “Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicare quel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senza frutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in peccato.”
E’ un vizio terribile quello di giudicare sempre quello che fanno gli altri.
“Invece, nel giudizio e nel vaglio di se stessi, si opera sempre fruttuosamente. Spesso giudichiamo secondo un nostro preconcetto; e così, per un nostro atteggiamento personale, perdiamo il criterio della verità. Se il nostro desiderio fosse diretto soltanto a Dio, non ci lasceremmo turbare così facilmente dalla resistenza opposta dal nostro senso umano. Di più, spesso, c’è qualcosa, già nascosto, latente in noi, o sopravveniente dall’esterno, che ci tira di qua o di là. Molti, in tutto ciò che fanno, cercano se stessi, senza neppure accorgersene. Sembrano essere in perfetta pace quando le cose vanno secondo i loro desideri e i loro gusti; se, invece, vanno diversamente, subito si agitano e si rattristano.”
Quando preghiamo, quando andiamo in Chiesa, quando meditiamo, chi e cosa sto cercando?
Bisogna chiederselo sempre.
Quando vado a trovare quella persona, quando faccio quell’atto di carità, quando dico il S.Rosario, che cosa sto cercando? Perché lo sto facendo?
Se la risposta è: me stesso, durerà poco, perché a breve succederà qualcosa che mi creerà uno scombussolamento interiore tale per cui andrà tutto all’aria.
DOMANDE:
1- Affrontare i volti e le persone e non lasciare degli irrisolti vale solo per i parenti e per i legami di sangue?
Per tutto e per tutti.
2 – E non succede che magari ci sono amici, relazioni che è meglio troncare?
Sì ma non come i ladri. Se ho un’amicizia che non mi fa bene, lo vado a salutare e poi arrivederci, però glielo dico, gli dico che ho compreso che non fa bene alla mia vita e gli elenco le ragioni. Abbiamo tanta paura di essere veri, di affrontare la persona nella Verità.
Non bisogna mai fuggire, soprattutto nei rapporti primari, magari può esserci un momento in cui è necessaria una sospensione per situazioni molto gravi, molto dolorose, va bene, però poi ad un certo punto bisogna tornare, bisogna pur tornare a chiarirsi.
Assumere l’atteggiamento da ladro, a parte che è un atto di grande maleducazione, ma poi cosa ti fa portare a casa?
Non cresci in niente e non fai crescere l’altro in niente. Poi, dopo un anno o due anni ritorna come se nulla fosse accaduto.
Siamo la fabbrica dei pupazzi, che uno prende, compra, svende e poi ricompra?
Le persone sono fatte a Immagine e Somiglianza di Dio, hanno la loro nobiltà e dignità.
Tu puoi avere tutte le ragioni del mondo ma non puoi sparire! E’ come quello che si fidanza e poi ad un certo punto cambia numero di cellulare e non risponde più alla fidanzata, ma poverina può pensare di tutto.
Perché uno deve comportarsi così?
Si parla e ci si chiarisce.
E’ sempre fondamentale l’incontro e la chiarezza. Non scappare via come i ladri che prendono quello che gli serve e poi non li vedi più.
Quando ero ragazzo scelsi un padre spirituale, poi ad un certo punto non mi sono più trovato bene e avevo deciso di non andarci più e di andare da un altro, quando sono andato da questo altro, molto sapientemente mi chiese se avevo già un padre spirituale, risposi che l’avevo, ma non più, perché avevo intenzione di cambiarlo, mi rispose di tornare prima da lui e di dirgli tutto quello che pensavo e del perché non volevo più andare da lui, e solo dopo essermi chiarito, solo dopo che si fosse chiusa quella realtà, sarei potuto tornare da lui.
Tutto il tempo che lui ti ha dedicato dove è andato a finire?
Tutte le cose che avete costruito, tu le butti al vento?
Prima chiudi quel capitolo e poi ne apri un altro. Ma noi nella vita siamo abituati alla logica del ladro, prendo, rubo e vado. Non è corretto, è un atto di grande scorrettezza. Non si chiudono le porte in faccia alle persone, perché sono persone, ed è giusto dargli le motivazioni.
Come quando rompo un’amicizia o un fidanzamento.
Perché lo fai?
“Perché non mi trovo più bene.”
Queste non sono motivazioni, queste sono scuse che nascondono altro.
Tu stai nascondendo qualcosa. Chiamiamo le cose col loro nome. Le ragioni hanno contenuti e contorni ben precisi e devono essere ben chiare, se non ci sono ragioni valide, tu stai rompendo qualcosa in nome di qualcos’altro di malvagio, in nome di una malizia, in nome di un nascondimento, in nome di un egoismo, in nome del voglio fare quello che voglio! Ma questa è un’altra cosa!
Lo sbagliato chi è? Sei tu, non è lui.
Quando facciamo queste cose, cerchiamo sempre di far sentire l’altro sbagliato.
Mettiamoci a tavolino con la carta e la penna e iniziamo a scrivere le ragioni, ma devono essere pensabili da chiunque, non solamente dalle parti coinvolte, il terzo deve dire se la ragione è ragionevole. Se è vera è ragionevole, ma deve essere evidente.
E’ importante chiamare le cose col loro nome, senza inventare colpe che non esistono.
3 – Queste persone che si allontanano senza lasciare traccia, secondo lei è sbagliato che non si cerchi un contatto con loro?
Personalmente lo trovo molto sbagliato, non lo trovo evangelico e la ragione è molto semplice, perché quando il Figliol Prodigo, che non era figliol prodigo, decide di andare via e dice a suo padre:
“Dammi la parte di eredità che mi spetta”
Il Padre prende il foglio, lo straccia in due, e gli dà subito la sua parte.
C’è scritto nel Vangelo che lo rincorre? C’è scritto nel Vangelo che discute? Che cerca di trattenerlo? Che cerca di convincerlo?
Il padre non dice una parola.
Uno potrebbe dire che nel Vangelo c’è anche la pecorella smarrita, ma quello è un altro caso, perché lei rimane pur sempre pecorella, la quale si è smarrita, si è persa, ma non per la sua cattiva volontà, ma perché nella vita capita di perdersi senza che ci sia una cattiva volontà, può accadere di perdere il gregge, di perdere il pastore, può capitare che senza una volontà maliziosa e cattiva come invece quella del figliuol prodigo ci si perde, ma questo perdersi non viene da una decisione malvagia, mentre la decisione del figliol prodigo è ben malvagia, perché lui dice a suo padre:
“Dammi la metà che mi spetta, dammi la mia parte di eredità, io me ne voglio andare”
Vai. Il padre starà in casa ad aspettarlo, certamente, e appena torna gli corre incontro e gli mette le braccia al collo, l’anello al dito, i calzari ai piedi, uccide il vitello grasso, ma lui deve tornare.
E deve fare la sua confessione:
“Padre ho peccato contro il Cielo e contro di te”
E’ la prima volta che lo chiama padre.
“Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”
Solo a quel punto il padre esclama:
“Figlio mio!”
Il padre del figliol prodigo ha continuato ad essere padre e un padre la prima cosa che deve imparare è:
Aspettare, saper attendere.
Ognuno ha il suo percorso da dover fare e bisogna rispettare la libertà sacra dell’altro.
Vuole andare via?
Vada. Faccia la sua esperienza.
Dobbiamo veramente uscire da questa mentalità che non è evangelica, dove noi quando vediamo che uno sparisce subito iniziamo a chiamarlo, contattarlo e mandargli tremila messaggi.
Ma secondo voi questa persona, se avesse piacere, come ha sempre fatto non continuerebbe a fare?
Se non lo fa è perché non vuole, non c’è lì un alieno che gli ha rapito il telefono, è lui o lei che non vuole, dunque si rispetti la scelta. Se sarà e quando sarà, ritornerà. Questo vale per tutto, vale anche per le amicizie.
La vita è fatta di scelte.
4 – Quando non abbiamo più voglia di pregare, di andare a Messa, o confessarsi, come si fa a capire se è Dio che ci mette alla prova o è la nostra fede che scarseggia, e quindi come comportarsi, se essere perseveranti oppure aumentare la propria fede.
Lo capisci subito dal fatto che se questa mancanza di voglia di pregare, di andare alla Messa o confessarsi viene in concomitanza da un tempo in cui hai diminuito la preghiera, l’andare alla Messa e la confessione, siamo già dentro nella tentazione, stiamo già sguazzando ampiamente, e si comincia già a configurare il peccato, perché di fatto da lì a breve tu smetterai tutto, se invece tu stai mantenendo tutto quello che stai facendo, la vita normale di sempre e senti come un qualcosa che ti spingerebbe verso, ma tu non hai fatto un passo indietro da nulla, questa è una tentazione, è come il calabrone che si sta avvicinando all’alveare, appena senti il rumore, immediatamente te ne accorgi e subito cominci a mandare fuori i guerrieri per lottare, e visto che è nata questa tentazione di pregare di meno, da oggi pregherò cinque minuti in più, in questa maniera io compio un atto contrario che mi fa dire tutta la mia volontà di voler essere come sono in questo momento.
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Testo commentato durante il ciclo di catechesi:
“L’imitazione di Cristo”
Traduzione a cura di Ugo Nicolini
Edizioni San Paolo
La catechesi è preceduta da un momento di preghiera a partire dalle ore 20.00.
È anche possibile seguire la catechesi in diretta streaming sul profilo Facebook di p. Giorgio Maria Faré, ogni lunedì a partire dalle ore 21.[/vc_cta]