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Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

Cielo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 22 ottobre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

Eccoci giunti a venerdì 22 ottobre 2021. Ricordiamo quest’oggi San Giovanni Paolo II, Papa.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato è tratto dal capitolo XII di San Luca, versetti 54-59. 

È una domanda interessante quella che ci pone Gesù. Noi sappiamo, o crediamo di saper valutare tutto e tutti, noi abbiamo parole di giudizio su ogni cosa, siamo un po’ dei tuttologi, non c’è qualcosa di cui diciamo: “Questo non lo so”, o “Su questo non ho un giudizio da esprimere perché non lo conosco”. Come si fa a giudicare una persona se non la si conosce, per esempio? La terra e il cielo noi li giudichiamo: arriva l’inverno, arriva l’estate, arriva il caldo, arriva il freddo, piove, e Gesù dice:

“Come mai questo tempo non sapete valutarlo?”

Come mai questo tempo non sapete giudicarlo? Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?

È un po’ quello che stiamo dicendo ultimamente: l’importanza dell’ascolto della coscienza, che non è un inno o un atto verso l’individualismo, non è il dire che “allora uno fa quello che vuole, quando vuole e come vuole”, come se fossimo tante schegge impazzite dove ognuno vive secondo i propri criteri. Ovviamente non è questo, perché è importante che la mia coscienza — dice il catechismo — sia vera e certa. Io posso avere una coscienza falsa e certa e posso avere una coscienza vera ma incerta, quindi capite che non è proprio una cosa così facile la formazione della coscienza, è una cosa che richiede tempo, e soprattutto richiede quegli atteggiamenti tipici della vita cristiana che sono l’umiltà, la docilità, il lasciarsi guidare, istruire, lasciarsi formare, e educare.

C’è lo slogan — anche se sapete che a me non piacciono molto gli slogan — ma questo è vero: “Nessuno può essere padre se prima non è stato figlio”. E siccome siamo tutti oggi un po’ orfani, perché è difficile trovare dei padri, ma è anche difficile chi voglia avere un padre, perché avere un padre vuol dire tante cose, allora siamo un po’ orfani. È difficile, poi improvvisarsi padri. Quindi cosa succede? Succede che questo tempo non lo sappiamo giudicare, e allora cominciano le questioni: “Sono confuso, non so più cosa fare, non riesco a capire, non so chi ascoltare. Sarà bene, sarà male, è giusto o sbagliato?”

Sono tutte domande che il Signore dice:

“Perché sapete raccogliere le ciliegie e non sapete dire, in riferimento al tempo in cui vivete, questo è bene e questo è male, questo è giusto e questo è sbagliato, questo è secondo Dio e questo non lo è. Perché?

Probabilmente perché, mi viene da pensare, il tempo fin qui usato è stato usato un po’ all’insegna della pigrizia interiore, per cui non ci siamo messi molto in un grande atteggiamento di conversione, appunto di metanoia, come dice il testo greco del Nuovo Testamento. Quindi il nostro pensiero, che crediamo essere cristiano, in realtà è assediato da un pensiero che di cristiano non ha niente, che è il pensiero del mondo. Adesso lo vediamo. 

Stiamo leggendo insieme la Lectio Divina del Santo Padre Benedetto XVI, di giovedì 10 marzo 2011, nell’incontro con i parroci della diocesi di Roma nell’Aula della Benedizione, scrive:

“Poi l’Apostolo dice: “Ho predicato in pubblico e nelle case, testimoniando a giudei e greci la conversione a Dio e la fede nel Signore Nostro Gesù” (v. 20-21 testo di San Paolo). Qui c’è un riassunto dell’essenziale: conversione a Dio, fede in Gesù. Ma rimaniamo un attimo nella parola “conversione”, che è la parola centrale o una delle parole centrali del Nuovo Testamento. Qui è interessante – per conoscere le dimensioni di questa parola – essere attenti alle diverse parole bibliche: in ebraico “šub” vuol dire “invertire la rotta”, cominciare con una nuova direzione della vita; in greco “metanoia”, “cambiamento del pensiero”; in latino “poenitentia”, “azione mia per lasciarmi trasformare”; in italiano “conversione”, che coincide piuttosto con la parola ebraica di “nuova direzione della vita”. Forse possiamo vedere in modo particolare il perché della parola del Nuovo Testamento, la parola greca “metanoia”, “cambiamento del pensiero”. In un primo momento il pensiero appare tipicamente greco, ma andando in profondità vediamo che esprime realmente l’essenziale di ciò che anche le altre lingue dicono: cambiamento del pensiero, cioè reale cambiamento della nostra visione della realtà.”

È importantissima questa cosa:

“Reale cambiamento della nostra visione della realtà.”

 “Siccome siamo nati nel peccato originale, per noi “realtà” sono le cose che possiamo toccare, sono i soldi, sono la mia posizione, sono le cose di ogni giorno che vediamo nel telegiornale: questa è la realtà. E le cose spirituali appaiono un po’ “dietro” la realtà: “Metanoia”, cambiamento del pensiero, vuol dire invertire questa impressione. Non le cose materiali, non i soldi, non l’edificio, non quanto posso avere è l’essenziale, è la realtà. La realtà delle realtà è Dio. Questa realtà invisibile, apparentemente lontana da noi, è la realtà. Imparare questo, e così invertire il nostro pensiero, giudicare veramente come il reale che deve orientare tutto è Dio, sono le parole, la parola di Dio. Questo è il criterio, Dio, il criterio di tutto quanto faccio. Questo realmente è conversione, se il mio concetto di realtà è cambiato, se il mio pensiero è cambiato.”

Capite, la conversione non è “non faccio più i peccati”, non è che io sono convertito quando ho smesso di fare quel peccato, quei peccati nei quali cadevo sempre. Questo è un frutto, se vogliamo, della conversione, ma la conversione è proprio questa inversione del pensiero. La conversione è che ciò che è reale innanzitutto è Dio, e quindi tutto deve essere orientato alla realtà di Dio, che è Dio, quindi conversione vuol dire cambiamento del concetto di realtà, è una cosa importantissima e assolutamente radicale: cambiamento del concetto di realtà. 

Il Papa dice:

“Reale cambiamento della nostra visione della realtà.”

Quindi Dio diventa più reale del dolce che stiamo mangiando. Lui scrive:

“Questo è il criterio, Dio, il criterio di tutto quanto faccio.”

Dio diventa l’unico criterio. Torniamo all’inizio:

Perché non sappiamo giudicare questo tempo?

Semplice, perché per noi la realtà non è Dio. Il criterio di tutto quello che faccio e che penso non è Dio, non sono le parole di Dio, tutto ciò che Dio ha detto nella Scrittura, assolutamente no. Il criterio di tutto quello che io faccio sono le cose materiali, ciò che ci dice il telegiornale, quello che ci insegna la televisione, questo è reale, mi verrebbe da dire che è più reale della realtà. Se una cosa non passa dalla televisione per noi non è reale, non esiste. Esiste solo ciò che viene trasmesso, e qui si potrebbe fare una tesi di laurea su questo. Fino a quando io non ho per me un cambiamento della visione della realtà, io non sono convertito, e questo viene fatto attraverso me, il mio impegno, la mia disponibilità e attraverso Dio che è all’origine, il fautore di questo cambiamento. Le cose spirituali non sono dietro la realtà, ma sono la realtà, dice il Papa, anche se ci appaiono invisibili, lontane, ma di fatto sono la realtà. Quindi se il criterio fosse Dio, mi verrebbe da dire che io posso andare in pensione. Se il nostro criterio di vita fosse Dio e tutto venisse giudicato in base a Dio, avremmo finito di fare tanta confusione. 

Dice il Papa:

“Questo realmente è conversione, se il mio concetto di realtà è cambiato, se il mio pensiero è cambiato.”

Se il mio pensiero è cambiato, allora sono convertito, se no, no.

Scrive:

 “E questo deve poi penetrare tutte le singole cose della mia vita: nel giudizio di ogni singola cosa prendere come criterio che cosa dice Dio su questo.”

Ve l’ho detto, la vita cristiana si comincia a misurare da quando vado a comprare il latte al super, noi pensiamo da chissà che cosa, no, no.

“Deve penetrare tutte le singole cose della mia vita: nel giudizio di ogni singola cosa prendere come criterio che cosa dice Dio su questo.”

La questione non è: quella cosa è bene, quella cosa è male, perché lo dice Tizio, Caio e Sempronio, no, la questione è:

Dio al mio posto cosa farebbe? Cosa sceglierebbe? Come si muoverebbe?

Questa è la domanda.

Dio farebbe quello che io sto per fare? Dico direbbe quello che io sto per dire?

Certo devo un po’ conoscere la Parola di Dio, perché se no come faccio?

Scrive il Papa:

“Questa è la cosa essenziale, non quanto ricavo adesso per me, non il vantaggio o lo svantaggio che avrò, ma la vera realtà, orientarci a questa realtà.”

Questo è l’essenziale. Mi fermo qui perché mi sembra veramente che sono cose troppo dense per andare oltre, credo che dobbiamo tutti veramente riflettere su queste parole del Papa.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

 

VANGELO (Lc 12, 54-59)

In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

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