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Ciclo di catechesi – “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi” – Lezione 11

Catechesi Eucarestia 2016-17

Catechesi di lunedì 14 novembre 2016

Ciclo di catechesi “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi”

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Le catechesi di p. Giorgio Maria Faré si tengono ogni lunedì alle 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza, con ingresso dal parcheggio di Via Boito 2.

Scarica il testo della catechesi [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

LA SANTISSIMA EUCARESTIA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA E NEI SANTI – LEZIONE 11

Proseguiamo il nostro cammino di catechesi, stiamo facendo:
L’ISTRUZIONE REDEMPTIONIS SACRAMENTUM – su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la SS Eucarestia
Documento della Congregazione per il culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, datata 2004.
Abbiamo fatto il Proemio la volta scorsa, e adesso facciamo il cap 1:
LA REGOLAMENTAZIONE DELLA SACRA LITURGIA
“[14.] «Regolamentare la sacra Liturgia compete unicamente all’autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede Apostolica e, a norma del diritto, nel Vescovo Sacrae».[34]
[15.] Il Romano Pontefice, «Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale, in forza del suo ufficio ha potestà ordinaria, suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, che può sempre esercitare liberamente»,[35] anche comunicando con i pastori e i fedeli.
[16.] È di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra Liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici e autorizzarne le versioni nelle lingue correnti, nonché vigilare perché gli ordinamenti liturgici, specialmente quelli attraverso i quali è regolata la celebrazione del Santissimo Sacrificio della Messa, siano osservati fedelmente ovunque.[36]”
Regolamentare la sacra Liturgia è compito della Chiesa, non è compito del singolo sacerdote che si inventa qualcosa di originale.
La Chiesa ha il compito di regolamentare.
Ci vuole un’osservanza fedele, come abbiamo visto la volta scorsa, e questa osservanza fedele deve essere Cattolica, cioè in tutto il mondo, ovunque, deve essere osservato nel medesimo modo, per dare questo senso della cattolicità.
IL SACRIFICIO SALVIFICO DI CRISTO E’ UNO
Non sono tanti quanti sono i paesi geografici.
“[17.] La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti «si occupa di tutto ciò che, salva la competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, spetta alla Sede Apostolica circa la regolamentazione e la promozione della sacra Liturgia, in primo luogo dei Sacramenti. Essa favorisce e tutela la disciplina dei sacramenti, specialmente per quanto attiene alla loro valida e lecita celebrazione». Infine, «esercita attenta vigilanza perché siano osservate esattamente le disposizioni liturgiche, se ne prevengano gli abusi e, laddove essi siano scoperti, vengano eliminati».[37] In questa materia, secondo la tradizione di tutta la Chiesa, è predominante la sollecitudine per la celebrazione della Santa Messa e per il culto che si tributa alla Santissima Eucaristia anche fuori della Messa.”
● Perché noi stiamo affrontando questo testo della Congregazione per il culto Divino?
Perché la Congregazione è deputata alla disciplina della Liturgia. Tutto ciò che riguarda la Liturgia, viene regolamentato, disciplinato, verificato dalla Congregazione per il culto Divino, quindi è l’organismo immediato, di riferimento, al quale siamo chiamati a rivolgerci ed è da lì che arrivano le direttive e le interpretazioni, quindi un Cristiano cattolico deve sapere che esiste una Congregazione per il culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, che cos’è, e perché è importante. All’interno della Chiesa ci sono varie congregazioni che si occupano di vari ambiti teologici, liturgici, morali, dottrinali e quant’altro. Noi usiamo questo testo perché è un testo normativo, è un testo autorevole, è un testo competente, è un testo affidabile, quindi lei è chiamata a tutelare e a disciplinare i Sacramenti, sia per la validità che per la liceità.
● Perché?
Faccio un esempio:
Celebro la S.Messa, cambio le parole della Consacrazione, quella Messa è invalida, oltre che essere illecita. Se io celebro la Messa in jeans, senza nessuna veste liturgica, senza una stola, senza niente, in jeans o in costume da bagno, quella Messa è valida ma è illecita.
E’ per questo che qui si parla di validità e leicità, perché il Sacramento non deve essere solamente valido, ovviamente, ma deve essere anche lecito, è per questo che ci sono delle norme, delle rubriche, che ti dicono esattamente come tu ti devi comportare, come devi parlare, come devi essere vestito e via di seguito.
Ovviamente è compito, ma lo vedremo più avanti, è compito della Congregazione verificare anche gli abusi, ricevere anche le segnalazioni, verificarli se sono presenti e correggerli. Addirittura eliminarli, perché ovviamente se un abuso è talmente grave, questa gravità è così forte, che va eliminato.
“[18.] I fedeli hanno il diritto che l’autorità ecclesiastica regoli pienamente ed efficacemente la sacra Liturgia, in modo tale che essa non sembri mai «proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri».[38]”
Questo è un punto molto importante, perché quando io vado a Messa, quando io ricevo un Sacramento, questo Sacramento, la S.Messa, la Liturgia che noi viviamo, non sono cose nostre, né mie di prete, né nostre come comunità, non siamo noi che decidiamo come facciamo la Messa. La Messa non è di nessuno, è di Gesù Cristo, e chi regola la Celebrazione, chi la norma, affinché sia il più possibile preservata la sua sacralità, la sua validità, è la Chiesa. Quindi tutti noi siamo chiamati a uniformarci alle indicazioni che ci vengono date e non a riceverle supinamente.
● Perché “a noi va bene un pò tutto”, spesse volte?
Perché non conosciamo, perché non sappiamo, “e siccome lo fa il prete allora va bene sicuramente”.
Non è vero. Non è che una cosa è vera perché la fa il prete, ma una cosa il prete la fa perché è vera, lui la deve fare in obbedienza alla Verità, alla Giustizia, alla norma. Quindi tutti noi siamo chiamati a vivere la S.Messa, a vivere i Sacramenti, in questa obbedienza. Questo è importante.
Adesso vediamo il paragrafo 1
1. Il Vescovo diocesano, grande Sacerdote del suo gregge
“[19.] Il Vescovo diocesano, primo dispensatore dei misteri di Dio, è moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata.[39] Infatti, «il Vescovo, insignito della pienezza del sacramento dell’Ordine, è l’“economo della grazia del supremo sacerdozio”[40] specialmente nell’Eucaristia, che offre egli stesso o fa offrire,[41] e della quale la Chiesa continuamente vive e cresce».[42]
[20.] Si ha, infatti, una precipua manifestazione della Chiesa ogni volta che si celebra la Messa, specialmente nella chiesa cattedrale, «nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio, […] all’unica preghiera, all’unico altare, cui presiede il Vescovo»,circondato dai suoi Sacerdoti, Diaconi e ministri.[43] Inoltre, ogni«legittima celebrazione dell’Eucaristia è diretta dal Vescovo, al quale è affidato l’ufficio di prestare e regolare il culto della religione cristiana alla Divina Maestà secondo i precetti del Signore e le leggi della Chiesa, dal suo particolare giudizio ulteriormente determinate per la sua diocesi».[44]
[21.] Infatti, al Vescovo «diocesano spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica nella Chiesa a lui affidata, alle quali tutti sono tenuti».[45] Tuttavia, il Vescovo vigili sempre che non venga meno quella libertà, che è prevista dalle norme dei libri liturgici, di adattare, in modo intelligente, la celebrazione sia all’edificio sacro sia al gruppo dei fedeli sia alle circostanze pastorali, cosicché l’intero rito sacro sia effettivamente rispondente alla sensibilità delle persone.[46]
[22.] Il Vescovo regge la Chiesa particolare a lui affidata[47] ed è suo compito regolamentare, dirigere, spronare, talvolta anche riprendere,[48] adempiendo il sacro ufficio che egli ha ricevuto mediante l’ordinazione episcopale[49] per l’edificazione del suo gregge nella verità e nella santità.[50] Illustri il genuino senso dei riti e dei testi liturgici e alimenti nei Sacerdoti, nei Diaconi e nei fedeli lo spirito della sacra Liturgia,[51] perché tutti siano condotti ad un’attiva e fruttuosa celebrazione dell’Eucaristia,[52] e assicuri parimenti che tutto il corpo ecclesiale proceda unanime, nell’unità della carità, sul piano diocesano, nazionale, universale.[53]
[23.] I fedeli«devono aderire al Vescovo come la Chiesa a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre, affinché tutte le cose siano concordi nell’unità e crescano per la gloria di Dio».[54] Tutti, anche i membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, e di tutte quante le associazioni o movimenti ecclesiali di qualsiasi genere, sono soggetti all’autorità del Vescovo diocesano in tutto ciò che riguarda la materia liturgica,[55] salvo i diritti legittimamente concessi. Compete, dunque, al Vescovo diocesano il diritto e il dovere di vigilare e verificare, riguardo alla materia liturgica,le chiese e gli oratori situati nel suo territorio, come anche quelle fondate o dirette dai membri dei sopra menzionati istituti, se ad esse abitualmente accedono i fedeli.[56]
[24.] Da parte sua, il popolo cristiano ha il diritto che il Vescovo diocesano vigili affinché non si insinuino abusi nella disciplina ecclesiastica, specialmente riguardo al ministero della parola, alla celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali, al culto di Dio e dei santi.[57]
[25.] Le commissioni, i consiglio comitati costituiti dal Vescovo, perché contribuiscano «a promuovere la Liturgia, la musica e l’arte sacra nella sua diocesi», agiranno secondo il pensiero e le direttive del Vescovo e dovranno poter contare sulla sua autorità e sulla sua ratifica per svolgere convenientemente il proprio compito[58] e perché sia mantenuto l’effettivo governo del Vescovo nella sua diocesi. Riguardo a tutti questi gruppi, agli altri istituti e a qualsiasi iniziativa in materia liturgica, i Vescovi si chiedano, come già da tempo risulta urgente, se sia stata finora fruttuosa[59] la loro attività e valutino attentamente quali correttivi o miglioramenti vadano inseriti nella loro struttura e nella loro attività,[60] affinché trovino nuovo vigore. Si tenga sempre presente che gli esperti vanno scelti tra coloro, la cui solidità nella fede cattolica e la cui preparazione in materia teologica e culturale siano riconosciute.”
In questo paragrafo, abbiamo potuto vedere il compito episcopale, il compito del Vescovo nella sua Diocesi, chi è il Vescovo e qual’è il suo dovere, il suo diritto. Ed è importante conoscerlo in modo tale che sappiamo anche cosa vuol dire rivolgersi al Vescovo e il peso che ha l’intervento di un Vescovo, e le direttive che il Vescovo dà per la sua Diocesi.
Questo paragrafo che vi ho fatto leggere, come anche quello che adesso vedremo: Le Conferenze dei Vescovi, sono due testi che almeno una volta nella vita bisogna aver sentito, tanto per sapere quando si dice la parola “Vescovo”, che cos’è, non è semplicemente una carica, ma è proprio il ruolo del Pastore all’interno del suo gregge.
E adesso vediamo le Conferenze dei Vescovi.
2. Le Conferenze dei Vescovi
“[26.] Ciò vale anche per quelle commissioni attinenti alla medesima materia che, su sollecitazione del Concilio,[61] sono istituite dalla Conferenza dei Vescovi e i cui membri è necessario che siano Vescovi e siano ben distinti dagli esperti coadiutori. Qualora il numero di membri di una Conferenza dei Vescovi non risulti sufficiente perché si possa senza difficoltà trarre da loro e istituire una commissione liturgica, si nomini un consiglio o gruppo di esperti che, sempre sotto la presidenza di un Vescovo, adempia per quanto possibile a tale compito, evitando però il nome di «Commissione liturgica».
[27.] La Sede Apostolica ha notificato fin dal 1970[62] la cessazione di tutti gli esperimenti relativi alla celebrazione della santa Messa ed ha ribadito tale cessazione nel 1988.[63] Pertanto, i singoli Vescovi e le loro Conferenze non hanno alcuna facoltà di permettere gli esperimenti riguardo ai testi e ad altro che non sia prescritto nei libri liturgici. Per poter praticare in avvenire tali esperimenti è necessario il permesso della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dato per iscritto e richiesto dalle Conferenze dei Vescovi. Esso, tuttavia, non verrà concesso se non per grave causa. Quanto alle iniziative di inculturazione in materia liturgica, si osservino rigorosamente e integralmente le norme specificamente stabilite.[64]
[28.] Tutte le norme attinenti alla materia liturgica, stabilite a norma del diritto da una Conferenza dei Vescovi per il proprio territorio, vanno sottoposte alla recognitio della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, senza la quale non posseggono alcuna forza obbligante.[65]”
Abbiamo visto che dal 1970 e poi riconfermato nel 1988, gli esperimenti sono finiti. Siamo tutti chiamati adesso a mettere in pratica e a vivere fedelmente quello che è scritto.
Adesso affrontiamo, invece, questo tema molto importante, che ci riguarda da vicino che è: i Sacerdoti.
Questi sono i nostri diretti interessati, perché noi abbiamo a che fare con i Sacerdoti, non certamente col Vescovo.
3. I Sacerdoti
“[29.] I Sacerdoti, validi, provvidi e necessari collaboratori dell’ordine episcopale,[66] chiamati a servire il popolo di Dio, costituiscono con il loro Vescovo un unico presbiterio,[67] sebbene destinato a uffici diversi. «Nelle singole comunità locali di fedeli rendono, per così dire, presente il Vescovo, cui sono uniti con animo fiducioso e grande, ne condividono, secondo il loro grado, gli uffici e la sollecitudine e li esercitano con dedizione quotidiana». E «per questa loro partecipazione nel sacerdozio e nella missione, i Sacerdoti riconoscano nel Vescovo il loro padre e gli obbediscano con rispettoso amore».[68] Inoltre, «sempre intenti al bene dei figli di Dio, cerchino di portare il loro contributo al lavoro pastorale di tutta la diocesi, anzi, di tutta la Chiesa».[69]
[30.] Grande è la responsabilità «che hanno nella celebrazione eucaristica soprattutto i Sacerdoti, ai quali compete di presiederla in persona Christi”
Cioè nella Persona di Gesù Cristo.
“Assicurando una testimonianza e un servizio di comunione non solo alla comunità che direttamente partecipa alla celebrazione, ma anche alla Chiesa universale, che è sempre chiamata in causa dall’Eucaristia. Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica dopo il Concilio Vaticano II, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti».[70]”
Come vi dicevo, questo testo viene pensato, scritto, perché ci sono dei problemi, ci sono dei fraintendimenti e ci sono anche degli abusi. Il motivo per cui lo stiamo leggendo, spiegando e studiando è perché dobbiamo vedere esattamente in cosa consiste il retto modo di intendere, di praticare e di vivere la Celebrazione dei Sacramenti in particolare modo della S.Messa.
Dopo la riforma liturgica, susseguente al Concilio Vaticano II, si è creato “un malinteso senso di creatività e di adattamento”, ia di creatività, cioè “me la invento io”, sia di adattamento, cioè “la prendo e vedo un pò come adattarla”, quindi non prendo quella cultura, quella realtà, e la adatto alla S.Messa, ma faccio il contrario, prendo la S.Messa, che ha 2000 anni di storia e la devo plasmare, su quella realtà, su quella cultura, su quel gruppo, su quella situazione.
Ovviamente questo può generare degli abusi e degli abusi anche gravi, che non vanno bene e che vanno assolutamente corretti.
Noi non dobbiamo mai dimenticare che di fatto la Liturgia ci colloca dentro al mistero, non è che ci permette di capire il mistero, perché il Mistero è un mistero. Ci colloca dentro al Mistero e quindi è una realtà questa che non può essere posseduta; ecco perché non possiamo diventare i padroni della Liturgia. Noi siamo messi dentro ma non possiamo possederla, altrimenti se facciamo così cadiamo nell’Illuminismo. Di fatto all’interno della Liturgia, il Mistero ci viene proposto, però non è che venga spiegato.
● La Mistagogia di S.Ambrogio qual’era? Cosa faceva S.Ambrogio?
S.Ambrogio, un pò agli inizi della Chiesa, quando c’erano i catecumeni che dovevano ricevere il Battesimo, non potevano partecipare alla Messa. Loro avevano un tempo ben preciso, così come i pubblici peccatori, per cui loro ad un certo punto dovevano uscire, al momento della preghiera dei fedeli. Quella preghiera dei fedeli è la preghiera della Chiesa che pregava per i fedeli, i fedeli che erano i catecumeni, i fedeli che erano quelli che avevano peccato. Arrivati a quel momento, tutto si fermava e loro dovevano uscire, perché loro non potevano partecipare alla Celebrazione dei Misteri, non potevano neanche vederla.
● I catecumeni quand’è che vedevano la S.Messa, tutta? E quando gli veniva spiegata?
Spiegata non nel senso di possedere ma almeno di illustrare un attimo la questione. Il giorno in cui venivano battezzati. Quando diventavano Cristiani, allora quello era il momento nel quale venivano introdotti anche al momento della SS Eucarestia.
Noi abbiamo proprio questa deriva illuminista per cui prima io devo sapere tutto, prima deve essere tutto chiaro, prima devo aver capito tutto, dopo allora forse lo faccio.
Nella Liturgia, di fatto, il Mistero ci viene proposto come realtà da contemplare. Noi andiamo a Messa per adorare, è un mistero da contemplare. Non è una realtà che sono chiamato a possedere. Vado a Messa perché adoro, perché contemplo.
“[31.] In coerenza con quanto da loro promesso nel rito della sacra ordinazione e rinnovato di anno in anno nel corso della Messa crismale, i Sacerdoti celebrino «devotamente e con fede i misteri di Cristo a lode di Dio e santificazione del popolo cristiano, secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio dell’Eucaristia e nel sacramento della riconciliazione».[71] Non svuotino il significato profondo del proprio ministero, deformando la celebrazione liturgica con cambiamenti, riduzioni o aggiunte arbitrarie.[72] Come disse, infatti, S. Ambrogio: «La Chiesa non è ferita in se stessa, […] ma in noi. Guardiamoci, dunque, dal far divenire i nostri sbagli una ferita per la Chiesa».[73] Si badi, quindi, che la Chiesa di Dio non riceva offesa da parte dei Sacerdoti, i quali hanno offerto se stessi al ministero con tanta solennità. Vigilino, anzi, fedelmente sotto l’autorità del Vescovo, affinché simili deformazioni non siano commesse da altri.”
Questo è un punto densissimo e importantissimo. Qui c’è proprio un problema di fedeltà a quello che uno ha promesso; come chi è sposato ha fatto delle promesse, così chi viene ordinato Sacerdote fa delle promesse e a queste promesse bisogna mantenere fede se no diventiamo dei traditori. Nel matrimonio non c’è solo la promessa di fedeltà reciproca, avete promesso anche altro, così il Sacerdote, non ha solamente la promessa del celibato o il voto di castità, ci sono altre promesse che ha fatto, e vanno rispettate tutte.
“I Sacerdoti – dice – celebrino «devotamente e con fede»”
Si deve vedere, perché come si vede un laico quando va in Chiesa se entra con fede e devozione, e Madre Teresa di Calcutta, tutti lo abbiamo visto, quanto era devota, fedele e densa di fede, quindi tutti sappiamo riconoscere quando uno è devoto, lo si vede. Tutti vediamo quando uno ha fede, mentre prega, si vede, il corpo lo rivela.
“Devotamente e con fede i misteri di Cristo a lode di Dio e santificazione del popolo cristiano”
La sua devozione e la sua fede, serve a santificarvi, anche a santificarvi.
“Specialmente nel sacrificio dell’Eucaristia e nel sacramento della riconciliazione”
Quando io ero studente mi ricordo che un nostro superiore, il Padre Maestro di postulandato ci disse:
“State attenti a non passare dal colletto bianche della camicia all’amitto bianco della Sacrestia in meno di un minuto, perché non vi state mettendo addosso la tuta per andare a lavorare. Quel momento sia ben preparato”
Mi ricordo quando noi dovevamo andare a pregare in coro, lui ci diceva:
“Quando voi uscite dalla camera o finite di lavorare in giardino, quando eravamo novizi, e dovevamo essere in coro, un’ora prima smettete di lavorare. Quando suona la campana, quando sono le 5.00 del pomeriggio, e voi sapete che dovete andare a prepararvi per il coro, lasciate tutto lì, perché il lavoro è un mezzo non è il fine, perché dovete andare su, cambiarvi, lavarvi, mettervi l’abito e scendere per andare in coro. Da quando voi finite di lavorare al coro, lo dovete fare in silenzio, perché dovete prepararvi ad andare alla Presenza di Dio, a pregare.”
Se io per lavarmi e prepararmi ci impiego 10 minuti e non ho bisogno di un’ora?
No, perché quella realtà lì ha bisogno di una preparazione degna, così come voi avete finito la preghiera del coro, e uscite dal coro e si va in refettorio a mangiare, andate in silenzio, perché avete appena finito di parlare col Signore, di ascoltare la parole dei Salmi, che senso ha che uscite di Chiesa e vi mettete a chiacchierare tra di voi? Dovete custodire il silenzio e andare in refettorio in silenzio, poi dopo la preghiera si parla insieme, ma quel tragitto lo fate ancora in silenzio perché avete la possibilità di ricordare, di meditare la parola di Dio che avete appena ascoltato.
Tutto questo aumenta le fede e la devozione, l’arricchisce, la sviluppa, la approfondisce. Anche nel Sacramento della Riconciliazione è richiesta devozione e fede. E’ un luogo nel quale prima di entrare ho bisogno di supplicare Gesù, lo Spirito Santo, la Vergine Maria, che mi illuminino, che mi guidino, che mi sostengano, che mi diano la capacità di leggere nell’anima, di capire il Progetto di Dio dentro quella storia lì, di trattare quell’anima come la tratterebbe Gesù, come vuole Gesù che sia trattata. Ogni anima ha il suo percorso, ogni anima ha la sua storia, ogni anima ha i suoi peccati e le sue virtù, ogni anima ha le sue ferite e i suoi pregi, quindi serve tanto la fede e la devozione.
“Non svuotino – dice il testo – il significato profondo del proprio ministero”
● In che modo lo svuotano?
“Deformando la celebrazione liturgica con cambiamenti, riduzioni o aggiunte arbitrarie.”
Se noi deformiamo, cambiamo, riduciamo e aggiungiamo in modo arbitrario, secondo il nostro gusto, qualcosa, noi stiamo svuotando il significato profondo del nostro essere preti. Capite che nella Messa, nella Liturgia, si gioca tutto. Tutto.
● La santità di un prete dove la si vede?
Lì. Voi guardate Padre Pio celebrare la Messa e vedete risplendere tutta la sua santità, risplende lì, dal modo con il quale lui si preparava in Sagrestia, fino al suo Ringraziamento. Lì tu vedi la Santità di Padre Pio da Pietrelcina. E tanti sono coloro che hanno visto proprio i segni della Passione svilupparsi su di lui, lo vedevano diventare paonazzo, sudare, stare male, gli vedevano apparire vicino Gesù in Croce, tante persone hanno avuto delle visioni vedendo Padre Pio celebrare la Messa.
Non possiamo celebrare la Messa guardandoci in giro.
Non possiamo celebrare la Messa distrattamente.
Non posso celebrare la Messa con la fretta.
● Per andare dove? A fare cosa? Cos’è che dobbiamo andare a fare di più importante della Messa? Dove dobbiamo andare?
Deve essere vissuta nel rispetto di quello che lei (la S.Messa) è. E noi dobbiamo conformarci e uniformarci, e adattarci ad essa.
“Come disse, infatti, S. Ambrogio: «La Chiesa non è ferita in se stessa, […] ma in noi.”
Se noi facciamo queste cose: deformiamo, cambiamo, aggiungiamo, riduciamo, noi feriamo la Chiesa. E qui non si sta parlando della simpatia di un Sacerdote, o dell’amicizia. Un Sacerdote può essere simpaticissimo, può essere l’uomo più dotato di carismi naturali del mondo. Ma il punto della questione è:
● Sì, ma la santità? Qui, devozione e fede, ci sono? Mi nutrono?
Perché se no lo stiamo svuotando e questo non va bene.
Mi ricordo di quando ero adolescente, di questo Vescovo bravissimo, emerito, che ho avuto la grazia di conoscere, Mons. Anacleto Cazzaniga, Arcivescovo di Urbino, che stava in pensione nel paese dove io vivevo, e la sera la Messa delle 18.00 la celebrava lui, tutti i cinque gli anni delle superiori, quando andavo alla Messa delle 18.00 a cantare o leggere c’era sempre lui che celebrava la Messa. La Messa iniziava alle 18 e alle 17.30 arrivava il Vescovo e si metteva a prepararsi, dopo la Messa finiva la Santa Messa e poi faceva il suo ringraziamento, e tutti vedevamo questo, che era lo stesso vescovo che ci aveva confessato quando eravamo piccolini. Stava pomeriggi interi, sabati interi per confessarci. Questo lascia un segno molto positivo nell’anima.
“Si badi, quindi, che la Chiesa di Dio non riceva offesa da parte dei Sacerdoti, i quali hanno offerto se stessi al ministero con tanta solennità.”
La solennità del rito della Consacrazione, dell’Ordinazione. Tutta quella solennità dice che io mi offro proprio per questa cosa qua, e quindi dovremmo vigilare affinché simili deformazioni non siano commesse da altri.
“[32.] «Il parroco faccia in modo che la Santissima Eucaristia sia il centro dell’assemblea parrocchiale dei fedeli, si adoperi perché i fedeli si nutrano mediante la celebrazione devota dei sacramenti e in special modo perché si accostino frequentemente al sacramento della Santissima Eucaristia e della penitenza;”
Frequentemente, non semplicemente alla Messa della Domenica. E’ compito del parroco, è compito del Sacerdote, formare il fedele alla frequentazione quotidiana della S.Messa. Dobbiamo andare a Messa tutti i giorni. Imparare ad andare a Messa ogni santo giorno. Noi dobbiamo sentire, avvertire, l’urgenza spirituale, fisica del ricevere Gesù nell’Eucarestia, ogni santo giorno.
Perché quando andiamo in vacanza non mettiamo come priorità di vedere se c’è una Chiesa aperta, ci sono le Sante Messe fruibili?
Questa è la prima cosa che devo cercare, poi in base a questo organizzo tutto il resto.
“E’ lecito che io vado in vacanza in un posto dove non c’è la Santa Messa?”
“Sì, e in quei giorni non mangerai e non berrai, è lecito che tu non mangi e non bevi. Come non dai nutrimento alla tua anima, tranquillamente non mangerai e non berrai.”
“E ma sto via dieci giorni!”
“Per dieci giorni non mangi e non bevi. Come non ricevi l’Eucarestia così puoi stare anche senza mangiare e senza bere, così senti cosa vuol dire non ricevere l’Eucarestia”.
Se crediamo che quello è vero Cibo e vera Bevanda. Impariamo ad andare a Messa tutti i Santi giorni, sia questo il nostro impegno. Lo stesso per la confessione, anche la confessione deve essere frequente. E impara a segnarti i peccati che fai, fai un esame di coscienza fatto bene, fai l’esame di coscienza davanti al Signore, l’esame di coscienza non si fa mentre si viene qui in auto, si fa preparandolo davanti al Tabernacolo, con la Parola di Dio in mano, con gli scritti dei Santi. E allora vedrete che la vita cambia, perché se voi andate a Messa tutti i giorni e vi confessate settimanalmente, i casi sono due:
– o abbandonate il peccato
– o abbandonate Gesù Cristo
Non c’è una terza vita. La vita cambia di necessità. Lo diceva Teresa: “datemi una persona che fa 2 ore di orazione tutti i giorni, e vedete che questa persona cambia nel giro di 3 mesi”.
● Perché?
Ma perché la vicinanza con Gesù non è la vicinanza che ho col tubero della patata. Gesù è vivo, Gesù opera nell’anima. Voi provate. E’ una legge intrinseca. E’ come se io prendo una persona e la metto per tre mesi al sole, nessuno può dire: “Io vengo fuori bianco”. Non è possibile, tu dopo tre mesi vieni fuori nero,anche chi è rosso di carnagione, anche chi è bianco, viene fuori maculato, bruciato, qualcosa succede, ma tu non puoi uscire esattamente come ci sei andato. Così funziona l’Eucarestia. Fa tutto lei. Tu comincia a star lì, vedrai che qualcosa succede.
“Si impegni inoltre a fare in modo che i fedeli siano formati alla preghiera, da praticare anche nella famiglia, e partecipino consapevolmente e attivamente alla sacra Liturgia”
In una famiglia dove non si prega, non si può pensare che vengano su dei figli che siano dei santi. Se non per chissà quale super Grazia di Dio, ma nella norma non funziona così. E’ compito vostro. E’ la terza promessa che voi avete fatto nel matrimonio.
● Ve la ricordate la terza promessa che voi avete fatto? Cosa dice?
“Volete accettare tutti i figli che Dio vorrà mandarvi ed educarli alla fede cristiana cattolica?”
E voi avete detto tutti e due: “Sì lo voglio”
Lo fate? Pregate con i vostri figli? Tutti i giorni? Tutte le mattine e tutte le sere? Gli insegnate ad amare Dio? Gli insegnate la Legge di Dio? Gli parlate di Dio? Gli insegnate a fare il Segno di Croce? Gli leggete i libri dei Santi? Li educate alla Fede cristiana? Andate con loro a pregare?
Dovrai rendere conto a Dio, un giorno sarai chiamato a rispondere di questo comportamento. Impariamo a fare le cose con loro, a pregare con i nostri figli, ad avere il tempo di ascoltarli, di rispondere alle loro domande, di insegnare a pregare il Rosario, e magari ad andare a letto presto, perché non impariamo con loro ad andare a dormire, e a fare le cose insieme con loro, allora vedremmo miracoli, vedremmo i nostri figli crescere sani. Sarebbe opportuno che noi ci mettessimo un po’ in discussione, ci guardassimo, facessimo l’esame di coscienza, e cambiassimo la nostra vita, e dicessimo: “Ho sbagliato”. E’ da santi sapete farlo, è da uomini e donne vere. E dire: “Voglio rimediare”. Sarà faticoso all’inizio, ma poi vedrete quanta pace entra in quella casa, quanta santità, la bellezza dell’Intronizzazione del Sacro Cuore di Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
Sia Gloria la Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Vi benedica Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo.

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S. Teresa di Gesù – Pensieri sull’amore di Dio

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