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I nemici dell’anima

S.Giovanni della Croce

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sul “Cantico Spirituale” nella solennità carmelitana di S.Giovanni della Croce (14 dicembre).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

Cantico Spirituale

 

STROFE TRA L’ANIMA E LO SPOSO
La sposa

1. Dove ti sei nascosto, Amato? Sola qui, gemente, mi hai lasciata! Come il cervo fuggisti,
dopo avermi ferita; gridando t’inseguii: eri sparito!

2. Pastori, voi che andrete lassù, per gli stabbi al colle, se mai colui vedrete che più d’ogni altro amo, ditegli che languo, peno e muoio.

3. In cerca dei miei amori, mi spingerò tra i monti e le riviere, non coglierò fiori né temerò le fiere, ma passerò i forti e le frontiere. domanda alle creature

4. O boschi e fitte selve, piantati dalla mano dell’Amato! O prato verdeggiante di bei fiori smaltato, ditemi se qui egli è passato! risposta delle creature

5. Mille grazie spargendo qui pei boschi s’affrettava e, mentre li guardava, la sola sua presenza adorni di bellezza li lasciava.

La sposa

6. Ah! chi potrà guarirmi? Alfin, concediti davvero; e più non mi mandare da oggi messaggeri che non sanno dirmi ciò che bramo!

7. E quanti intorno a te vagando, di te infinite grazie raccontando, ravvivan così le mie ferite, e me spenta lascia non so cosa, ch’essi vanno appena balbettando.

8. Ma come duri ancor, o vita, se non vivi ove vivi, se ti fanno morir le frecce che subisci
da ciò che dell’Amato concepisci?

9. Perché, avendo questo cuor piagato, poi non l’hai sanato? E avendolo rubato, perché me l’hai lasciato e non cogli la preda che hai rubato?

10. Estingui i miei affanni, ché nessuno vale ad annientarli, ti vedan i miei occhi, perché ne sei la luce, per te solo desidero serbarli!

11. O fonte cristallina, se in questi tuoi riflessi inargentati formassi all’improvviso quegli occhi tuoi desiderati, che porto nel mio intimo abbozzati!

12. Distoglili, Amato, ché a volo io vado!

lo Sposo

Colomba mia, ritorna, ché il tuo cervo ferito spunta di sull’altura e al soffio di tuo vol gode frescura!

la Sposa

13. L’Amato le montagne, le boschive valli solitarie, le isole inesplorate, i fiumi gorgoglianti, il sibilo dei venti innamorati,

14. la quiete della notte vicina allo spuntar dell’aurora, musica silenziosa, solitudin sonora, cena che ristora e innamora.

15. Fiorito è il nostro talamo, da tane di leoni circondato, con porpora tessuto, di pace edificato, di mille scudi d’oro coronato.

16. Dietro le tue vestigia si lancian le giovani in cammino, a un tocco di faville, per l’aromato vino, effondon un balsamo divino.

17. Nella segreta cella io dell’Amato bevvi e, quando uscita fui in questa valle, null’altro più sapevo, perduto era il gregge che pascevo.

18. Là mi offrì il suo petto, là m’insegnò scienza assai gustosa, a lui tutta mi detti, me stessa per intero; là gli promisi d’esser sua sposa.

19. L’alma mia s’è data con tutta la ricchezza al suo servizio; non pasco più le greggi, non ho più altro uffizio: solo in amar è il mio esercizio.

20. Se d’oggi in poi al prato non fossi più veduta né trovata, direte che mi son perduta, che, errando innamorata, volli perdermi e venni conquistata.

21. Di fiori e di smeraldi, scelti nelle fresche mattinate, intesserem ghirlande, nel tuo amor sbocciate e da un capello mio tutte legate.

22. Solo da quel capello che sul collo svolazzar vedesti, sul collo mio mirasti, incantato rimanesti e in uno dei miei occhi ti feristi.

23. Guardandomi, i tuoi occhi lor grazia m’infondean; per questo più m’amavi, per questo meritavan i miei occhi adorar quanto vedean.

24. Non disprezzarmi adesso, ché, se colore bruno in me trovasti, ormai ben puoi mirarmi dopo che mi guardasti, grazia e bellezza in me lasciasti.

25. Cacciate via le volpi, ché fiorita ormai è nostra vigna, intanto che di rose intrecceremo una pigna, nessuno appaia là, sulla collina.

26. Férmati, borea morto, vieni, austro, a suscitar gli amori, soffia pel mio giardino, diffondine gli aromi e pascerà l’Amato in mezzo ai fiori.

Lo sposo

27. Entrata ormai è la sposa nel giardino ameno desiato e a suo piacer riposa, il collo reclinato sopra le dolci braccia dell’Amato.

28. All’ombra di quel melo a me fosti sposata, qui ti porsi la mano e fosti riscattata dove tua madre fu violata.

29. O leggerissimi uccelli, leoni, cervi, daini saltatori, monti, valli, riviere, acque, venti, ardori e delle notti vigili timori:

30. io, per le soavi lire e il canto di sirene, vi scongiuro: cessino le vostre ire e non battete al muro, ché la sposa dorma più sicura.

La sposa

31. O ninfe di Giudea! Intanto che tra i fiori e nei roseti l’ambra i suoi aromi emana, nei sobborghi restate,
toccar le nostre soglie non vogliate.

32. Nasconditi, Diletto, il tuo viso volgi alle montagne, non cercar di parlare, ma guarda le compagne di lei che va per isole lontane.

lo Sposo

33. La bianca colombella all’arca con il ramo è ritornata e già la tortorella il suo compagno amato sopra le verdi rive ha ritrovato.

34. In solitudin vivea, in luogo solitario ha posto il nido, sola così la guida da solo il suo Amico, d’amor in solitudin ferito.

la Sposa

35. Orsù, godiam l’un l’altro, Amato, a contemplarci in tua beltade andiam
sul monte e la collina dove pura sorgente d’acqua scorre, dove è più folto dentro penetriam.

36. Poi alle profonde caverne di pietra ce ne andremo, son ben nascoste esse, e lì ci addentreremo, di melagrane il succo gusteremo.

37. Là tu mi mostrerai ciò che l’alma mia desiderava e dopo mi darai, là, tu vita mia, ciò che l’altro dì m’hai già donato:

38. dell’aure il respiro, il canto della dolce filomena, il bosco e il suo incanto nella notte serena, con fiamma che consuma e non dà pena.

39. Nessuno ciò guardava, nemmeno Aminadab più compariva,
l’assedio s’allentava e la cavalleria alla vista dell’acque giù venia.

Letture del giorno

San Giovanni della Croce

PRIMA LETTURA (Is 45,6-8.18.21-25)
Stillate, cieli, dall’alto.

«Io sono il Signore, non ce n’è altri.
Io formo la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questo.
Stillate, cieli, dall’alto
e le nubi facciano piovere la giustizia;
si apra la terra e produca la salvezza
e germogli insieme la giustizia.
Io, il Signore, ho creato tutto questo».
Poiché così dice il Signore,
che ha creato i cieli,
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l’ha resa stabile,
non l’ha creata vuota,
ma l’ha plasmata perché fosse abitata:
«Io sono il Signore, non ce n’è altri.
Non sono forse io, il Signore?
Fuori di me non c’è altro dio;
un dio giusto e salvatore
non c’è all’infuori di me.
Volgetevi a me e sarete salvi,
voi tutti confini della terra,
perché io sono Dio, non ce n’è altri.
Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la giustizia,
una parola che non torna indietro:
davanti a me si piegherà ogni ginocchio,
per me giurerà ogni lingua».
Si dirà: «Solo nel Signore
si trovano giustizia e potenza!».
Verso di lui verranno, coperti di vergogna,
quanti ardevano d’ira contro di lui.
Dal Signore otterrà giustizia e gloria
tutta la stirpe d’Israele.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 84)
Rit: Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il giusto.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

Canto al Vangelo (Is 40,9)
Alleluia, alleluia.
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie;
ecco, il Signore Dio viene con potenza.
Alleluia.

VANGELO (Lc 7,19-23)
Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.

In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

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