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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 28

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 28 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 28

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a lunedì 28 marzo 2022. Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo IV di San Giovanni, versetti 43-54.

Continuiamo la nostra meditazione del libro di Padre Avrillon. Abbiamo detto ieri che il tema di oggi sarebbe stato il “Giorno di religione”. Attenti bene, perché è una riflessione credo veramente molto, molto importante.

Lunedì dopo la IV Domenica – Giorno di religione

“Siccome oggi si tratta, non della religione in generale, ma del culto e rispetto dovuto alle chiese, che sono il centro della religione, che ne contengono il primo oggetto che è Dio, e sono i luoghi dove i fedeli si radunano per esercitarvene gli atti, d’altronde il Vangelo ci determina a trattarne, così voi comincerete il giorno con un atto di riparazione di tutte le irriverenze che avete commesse in questo luogo santo alla presenza della maestà di Dio e del corpo e del sangue di Gesù che vi risiede, sia per la vostra poca fede, sia per la vostra negligenza, o sia per le vostre indisposizioni interne ed esterne. Quando sarete in istato di uscire dalla vostra abitazione, andate con ardore a questa chiesa, entratevi con uno spirito di fede e di religione, e frequentatela più del solito, per rinnovarvi con atti di dolore, di fede, d’adorazione e d’amore questa dovuta riparazione”.

Ecco, allora cerchiamo adesso di commentare questa bellissima riflessione di Padre Avrillon. Oggi useremo anche una riflessione di San Pier Giuliano Eymard e la intrecceremo con quella di Padre Avrillon.

Vi lascio una bella frase, che dovrebbe essere proprio un motto, come tutte quelle frasi che mettiamo sulla nostra bandiera e che ci aiutano a ricentrarci continuamente. San Pier Giuliano Eymard scrive così: “Non la solitudine fa i Santi, ma la volontà: il demonio abita gli eremi come le grandi città”.

Parola verissima. La solitudine non può essere l’illusione. La solitudine va bene quando è uno status interiore, legato alla presenza di Gesù, cioè, siccome vivo con Gesù, in Gesù, allora gusto la solitudine. Vuol dire mettere al secondo posto tutto e tutti rispetto a Gesù, ma non può essere l’illusione che, se io sono solo, allora lì mi faccio santo, e se, invece, sono in mezzo alle mille e cinquecento cose da fare, non mi posso fare santo.

Questo no, perché ciò che fa i Santi è la volontà.

Ovviamente, unita alla Grazia di Dio, certo, ma dal punto di vista del versante umano tu diventi santo se lo vuoi e lo vuoi veramente, perché, dice San Pier Giuliano Eymard, non ci dimentichiamo che il demonio è nelle grandi città esattamente come negli eremi, anzi, forse negli eremi di più.

Allora, adesso cerchiamo di commentare bene questo testo.

Quindi, pensiamo oggi alle nostre chiese… Ognuno ha la sua chiesa che frequenta, almeno una particolare e cara, dove va. Dobbiamo iniziare il giorno con un atto di riparazione. Per che cosa? Per tutte le irriverenze che abbiamo commesso in questo luogo santo, alla presenza di Dio, della Maestà di Dio, e del Corpo e del Sangue di Gesù, veramente, realmente, sostanzialmente presente nel tabernacolo, nell’Eucarestia.

Queste irriverenze sono legate a che cosa? Alla poca fede.

Se noi credessimo veramente che lì, in quel tabernacolo, c’è dentro Dio, il 99,9% periodico dei nostri comportamenti, interni ed esterni, salterebbe, cambierebbe immediatamente. Tutta quella supponenza, tutta quella maleducazione…

Entro in chiesa e mi siedo. Ma come è possibile?

Non lo fai a casa della tua amica, quando vai a bere il caffè, perché nessuno entra in casa di un altro e si siede; uno entra in casa di un altro e ci si saluta, si fanno i convenevoli, poi ci si aspetta che la persona dica: «Prego, accomodati!»

No, noi con il Signore non abbiamo questa educazione, perché non abbiamo fede… semplice!

Adesso vedremo un altro termine preciso, sempre di San Pier Giuliano Eymard, bellissimo…

Se io entro in chiesa e non avverto la necessità interiore di mettermi in ginocchio davanti alla presenza di Gesù Cristo, vuol dire che non ho fede, punto.

Quindi, vuol dire che dobbiamo chiedere a Dio, che cosa?

Sentite cosa dice San Pier Giuliano Eymard… Mi sarebbe piaciuto dirvi che l’ho inventata io, ma non è così; purtroppo non sono a questi livelli bellissimi di santità da poter coniare queste espressioni meravigliose, come San Pier Giuliano Eymard. Quindi, dobbiamo chiedere a Dio, che cosa?

Il dono del “fuoco della carità eucaristica”, bellissimo…

Ditemi, se non è bello! Si poteva inventare un’espressione più bella, più felice, più comprensiva?

Qui ogni parola è un fuoco… il fuoco della carità eucaristica.

Ditemi, quando è stato che, nella vostra vita, qualcuno vi ha parlato del “fuoco della carità eucaristica”? Quando è stata la prima volta che avete sentito parlare di “carità eucaristica”?

Io credo mai.

Temo che, alla maggior parte di noi, nessuno abbia mai parlato della carità eucaristica.

Noi abbiamo carità verso tutti, ci insegnano ad avere carità verso tutti e verso tutto, ma verso il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù, presente nell’Eucarestia, dobbiamo o non dobbiamo avere carità, che vuol dire “amore”?

Allora, per fare questo (ecco la terza espressione stupenda, meravigliosa, che son sicuro non avete mai sentito), dobbiamo chiedere allo Spirito Santo la grazia della “vocazione eucaristica”.

Bellissimo, no?

La grazia della vocazione eucaristica è quella chiamata ad essere dei veri adoratori del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù, presente nell’Eucarestia. Ecco la chiamata della vocazione eucaristica: essere dei veri adoratori, dei veri riparatori del Volto, del Cuore Eucaristico di Gesù.

Questa chiamata, che chiediamo allo Spirito Santo, porta con sé un dono: il fuoco della carità eucaristica, di questo amore per Gesù Eucarestia, che certamente vuol dire fede.

Quindi, quando state per uscire dalla vostra casa, raccoglietevi, come dice Padre Avrillon, e non mettevi lì al cellulare con i messaggini, le chiamate, i video, o con la radio e tutte queste cose.

No, quando esco dalla mia casa per andare in chiesa, devo già preparare la mia anima, devo già accendere il fuoco della carità eucaristica, devo già alimentare il fuoco della carità eucaristica, attraverso l’esercizio della mia volontà, perché è questa che fa i Santi.

“Entratevi con uno spirito di fede e di religione”, e lì, quindi, rinnovate “atti di dolore, atti di fede, atti d’adorazione e atti d’amore”… bellissimo…

Meditazione sul rispetto delle Chiese, tratta dal Vangelo.

“Avvicinandosi la pasqua de’ giudei, Gesù se ne andò in Gerusalemme, e vi trovò molta gente che vendeva nel tempio bovi e pecore, e vide altresì dei banchieri assisi al loro banco. Non è maraviglia che Gesù, il quale venendo a stabilire una religione santa, fosse egli stesso il più zelante osservatore della religione. Come la pasqua de’giudei era vicina, fu dei primi a venire in Gerusalemme. Entrò subito nel tempio per adorare Iddio suo padre; ed avendovi trovato mercanti d’animali, i quali benché destinati per i sacrifizi, non doveano esser esposti in vendita nel tempio, fu subito animato da un ardente zelo e li scacciò via”.

Cosa che per noi, oggi, si chiama “fuoco della carità eucaristica”. Questo ardente zelo di Gesù per la casa di Suo Padre, a motivo del dono sommo, inestimabile, mirabile e quant’altro, dell’Eucarestia, noi oggi lo chiamiamo: “fuoco della carità eucaristica”.

“Se questo tempio era rispettabile, quanto più lo debbono essere le nostre chiese in paragone di quello, che n’era soltanto l’ombra e la figura! E se quello era disonorato…”

E io dico anche “disordinato”, perché quando io faccio il male, io creo disordine, quindi era “disonorato e disordinato”.

Da che cosa era “disordinato”? Che cosa toglieva ordine?

“…da un commercio di vittime, quanto queste non lo sono colle irriverenze che vi si commettono ogni giorno!”

Da noi… da noi!

I cellulari che suonano in chiesa, la gente che parla al telefono in chiesa, la gente che non fa più le genuflessioni, la gente che non si mette più in ginocchio, la gente che alla Consacrazione Eucaristica sta in piedi…

«Ma quel Tizio dice…»

Ma mettiti in ginocchio sul pavimento, o cambia chiesa!

Voglio vedere se tutti cambiano chiesa, se poi non si fanno due conti e non si dice: «Forse è il caso di smetterla con certe stupidaggini».

Ne facciamo tantissime di queste cose: passiamo davanti al tabernacolo senza neanche fare una genuflessione, ci si comporta in chiesa come se si fosse a casa propria, si chiacchiera, si pettegola, si fan pasticci.

Che cosa vuol dire questo modo di fare?

Chissà, se il Signore potesse rendersi presente visibilmente, cosa ci farebbe… altro che prendere le fruste!

“Qual differenza infatti tra la santità del tempio di Gerusalemme o quella de’sacri templi del cristianesimo! Quello era santo per i sacrifizi degli animali che si offrivano al Signore, questi santissimi, perchè il sacrifizio del corpo e del sangue di Gesù che si offre ogni giorno sui nostri altari, non è infinitamente più augusto e più santo? In luogo di quell’arca dell’alleanza in esso rinchiusa…”

Dove c’erano dentro Le Tavole della Legge.

E uno dice: «Va bene, sì, le Tavole della Legge scritte col Dito di Dio sono importanti, ma non sono Dio».

Noi nel nostro tabernacolo cosa abbiamo? Dio. Abbiamo Dio!

Abbiamo il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo, seconda ipostasi della Santissima Trinità, Figlio di Dio.

Capite?

“…noi abbiamo nei nostri un tabernacolo, ove risiede tutto Dio senza figura. Invece di questa nuvola misteriosa o di questa sacra oscurità, noi abbiamo il sacramento adorabile del suo corpo e del suo sangue, che sono sotto le specie come sotto un velo che li nasconde a’nostri occhi corporei. In luogo di questa manna, noi abbiamo nell’eucarestia una manna celeste per nutrire le nostre anime. Invece di questa verga di Mosè, noi abbiamo la croce di Gesù che ha atterrato i demoni, risuscitato i morti e salvato tutti gli uomini; ed in luogo di quei pani di proposizione, abbiamo il pane degli angeli sui nostri altari”.

Capite? Al posto di quelle cose, che erano tutte presenti, noi abbiamo invece queste.

“Con qual ragione dobbiamo noi entrarvi, essendo ivi tutto santo! Guardate coll’occhio della fede il tabernacolo, l’altare, le reliquie, il coro e le stesse mura, e fatevi sopra una seria attenzione”.

Invece no, uno entra in chiesa così, come se entrasse al cinema, sciabattando, chiacchierando, urlando.

Poi, guardate, è inutile che stiamo qui a girarci intorno, tanto si vede benissimo: quando uno non ha il fuoco della carità eucaristica, lo vedono anche i sassi, dal modo in cui entra in chiesa, dal modo in cui sta in chiesa, dal modo in cui celebra la Messa, dal modo in cui assiste alla Messa, dal modo in cui serve la Messa… subito si capisce!

Noi diciamo: «Ma io cosa devo fare?»

Vai altrove! Io me ne andrei altrove, mi cercherei un posto dove, nel miglior modo possibile, viene servito Dio.

Certo, uno dice: «Sì, Padre, ma qui non c’è».

Vabbè, cerca il meno peggio. Non il più comodo, ma il meno peggio.

È vero, voi mi direte: «Sì, ma lei ci aveva detto, tempo fa, che è bene andare nella nostra Parrocchia, perché, anche se non è chissà che cosa, però almeno noi andiamo e ripariamo».

Vere entrambe le cose.

Bisogna vedere con che cuore noi le facciamo, con che cuore noi stiamo; alle volte può essere in spirito di riparazione, altre volte è in spirito di adorazione e di riposo. Quindi, uno dice: «Questa domenica ho bisogno di riposare un po’ con il mio Gesù e vado di là», oppure: «Questa domenica c’è bisogno che Gesù riposi un po’ nella mia riparazione e allora vado di qua».

“Il tabernacolo non è egli santo perchè vi si offre ogni giorno il più santo dei sacrifizi? Il coro non è egli santo, perchè vi si cantano le lodi di Dio, ciò che fanno i santi nel cielo? Le stesse mura non sono forse elle sante, perchè presentano la croce e l’unzione, con cui vengono consacrate per le mani dei vescovi con cerimonie sì auguste e misteriose?”

Certo.

Quindi, quando entro in chiesa, deve cambiare tutto, anzi devo cambiare prima ancora di entrare.

“Gesù avendo fatta una sferza con funi, li scacciò tutti dal tempio; gettò per terra il danaro dei banchieri, e rovesciò i loro banchi, dicendo: Togliete tutto questo di qui, e non rendete la casa di mio Padre una casa di traffico. Ammirate qui lo zelo di Gesù pel luogo santo. Le sue mani, con una semplice sferza di corde, sembrarono armate di tutti i fulmini del cielo”.

Chissà, chissà se dovessimo vedere oggi Gesù in persona, cosa farebbe… chissà…

“Si sparse sul suo viso un’aria di maestà oltraggiata, e la sua voce fu così fulminante, che nessuno ardì fargli resistenza. Fate ragione da questo che se le sue mani non han preso che funi per iscacciare i profanatori del tempio di Salomone, per punir quelli delle nostre chiese si armeranno di fulmini”.

Io sono assolutamente d’accordo con Padre Avrillon. Chissà Gesù quanto è disgustato dal nostro modo di stare alla Sua presenza!

“Rientrate ora in voi stesso. Pensate con dolore a tutte le irriverenze commesse nelle chiese per la poca vostra religione, per le vostre positure troppo comode ed indecenti, per quegli sguardi dissipati e curiosi…”

Questo guardare… a destra e a sinistra, sopra e sotto, chi entra e chi esce, chi si siede e chi non si siede perché: “Questo è il mio posto, quello è il tuo”, come il Sacerdote esce, come il Sacerdote parla, come il Sacerdote fa… sempre con questa testa che gira.

Questo vale anche per noi Preti. Uno dice: «Se sei lì a celebrare la Messa, fissa quella benedetta Ostia, cosa continui a guardare in giro? Guarda Gesù, presente lì!»

Ecco perché Papa Benedetto aveva tanto consigliato (e lo aveva fatto lui per primo) di mettere il Crocifisso sull’altare, al centro dell’altare, così che tutti gli sguardi fossero rivolti a Lui, a Gesù Crocefisso.

“…per quelle inutili parole…”

Quante parole inutili diciamo in chiesa, quante chiacchiere!

“…per quelle volontarie distrazioni, per quella poca fede, per quella poca divozione nel tempo dell’augusto sacrifizio della messa…”

Noi siamo distratti, annoiati, addormentati… c’è gente che dorme, gente che dorme in chiesa durante la Messa… ma stai a casa tua!

“…il quale è lo stesso che quello della croce, in cui fu sparso il sangue di Gesù, ove si dispensa la sua carne adorabile, e ove lo stesso sacrifizio, nel quale la vittima è un Dio salvatore, è offerto per la remissione de’ nostri peccati a un Dio onnipotente che ci vede e ci ascolta; a un Dio, dico, al quale noi dobbiamo tutto il nostro rispetto, come al nostro sovrano; tutto il nostro affetto come al nostro salvatore; tutto il nostro timore come al nostro giudice. Gli angeli vi assistono, vi tremano, ed hanno l’uffizio, dice S. Basilio, di scrivere sopra il libro della vita le nostre adorazioni, gli atti di fede e di amore, i nostri pensieri, le nostre parole, com’anche i nostri difetti, le irriverenze e le distrazioni volontarie”.

Capito? I nostri Angeli, dice San Basilio, scrivono sul Libro della Vita tutto quello che di bene e di male facciamo in chiesa.

Poi mi vengono a dire: «Sì, sì, ma tanto Gesù perdona tutto… Quando moriremo, andremo diretti in Paradiso». Sì, sì, vedremo… vedremo… I Santi dicono altro, poi vedremo chi ha ragione, se i Santi o i ciarlatani.

“È ben lagrimevole che le cose sante, le quali Dio ha stabilite come soccorsi e mezzi per ottenere le sue grazie, noi le profaniamo e le convertiamo in nostro danno, e che le chiese che sono luoghi di santità, sieno spesso luoghi ne’quali noi ci attiriamo il suo sdegno”.

Pensate un po’…

“La vostra coscienza è ella forse carica di peccati? Entrate in una chiesa, adorate, pregate, gemete e otterrete il perdono. Siete voi tiepido? Pregate ivi con fede e perseveranza ed otterrete il fervore. Siete voi turbato ed afflitto? Vi troverete o la liberazione dalle vostre pene, o la consolazione e la pazienza. Siete voi oppresso dalle frequenti tentazioni, nelle quali ben conoscete la vostra debolezza? Correte alla medesima, esponete a Dio il timore che avete di offenderlo, otterrete sicuramente o la tranquillità, o la forza che vi è necessaria per resistere. Eccovi lo spirito della religione col quale dovete entrare e pregare nelle chiese. Fatene un santo uso”.

E adesso questa bellissima preghiera:

“Inspiratemi, o Signore, uno spirito di religione e di fede, per rispettare, come devo, i santuari in cui abitate. Concedetemi la grazia, dice il Profeta, di esser riempito dei beni che distribuite nella vostra casa, che è vostro tempio santo, mentre piuttosto voglio morire che profanarlo colle mie irriverenze”.

Chiediamo quindi il “fuoco della carità eucaristica”.

“Coi gemiti adunque più profondi del mio cuore io vi dimando perdono di tutte quelle irriverenze che ho commesse, e voglio colla vostra grazia ripararle od espiarle. Ma, Signore, arrestate qualunque stravaganza della mia immaginazione, contenente le distrazioni del mio spirito, affinchè non mi occupi che di voi solo, siate impresso nella mia memoria, affinchè non mi occupi che di voi solo, affinchè dimenticando tutto ciò che potrebbe distrarmi, mi risovvenga di voi solo. Dominate tutti i sentimenti del cuore: fate uscire da questo tabernacolo, in cui voi abitate come sopra un trono di fuoco, le vostre divine fiamme per purificarli e per infiammarli de’ vostri soli ardori; penetrate l’anima mia d’un profondo rispetto per la vostra divina maestà, che nel vostro santo tempio adorerò con viva fede. Inspiratemi in questo luogo santo, disponete il mio cuore, articolate sulle mie labbra le preghiere che ascoltate con maggior gradimento, e che voi esaudite con miglior successo. Ricevete i miei omaggi ed adorazioni, affinchè da questo tempio materiale, dove vi vedo cogli occhi della fede, io passi un giorno nel tempio eterno della vostra gloria, dove vi vedrò svelatamente, vi amerò e vi possederò per sempre”.

Beh più bello di così, mi sembra che sia proprio impossibile.

Ecco, allora domani faremo il “Giorno di rassegnazione”.

Anche qui vedrete che bellezza…

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Gv 4, 43-54)

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

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