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Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe, parte 20

Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe” di giovedì 20 ottobre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

VANGELO (Lc 12, 49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Audio della meditazione:

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Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 20 ottobre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo dodicesimo del Vangelo di san a Luca, versetti 49-53.

Non dimentichiamo questo Vangelo di oggi: teniamolo sempre sotto gli occhi! Gesù è venuto a portare il fuoco dello Spirito Santo, il fuoco della carità e non è venuto a portare la pace: seguire e amare Gesù, essere di Gesù ci fa sperimentare la repulsione, l’odio, il rigetto che le tenebre hanno della luce, quindi, se siamo figli della luce, saremo odiati a morte dalle tenebre, perché su questo si fonda la divisione! 

Quindi le famiglie si rompono, si dividono interiormente — è scritto qui e non lo sto inventando io — ma la causa non sta nella luce, sta nelle tenebre che non accolgono la luce. Questo è il punto e non dobbiamo scandalizzarci, ma dobbiamo andare avanti.

Continuiamo la nostra lettura del Salterio di Gesù e di Maria del beato Alano.

Ricordate? Stiamo parlando di un uomo che, mentre pregava il Salterio, fu rapito in spirito e fu assorbito in Cristo. Vediamo che cosa gli dice Gesù.

“Tu e numerosi altri, più grandi di te, siete soliti dire: Ecco, il Signore Gesù Cristo soltanto per una mezza giornata sopportò la Passione e, poiché era Dio, facilmente era capace di fare ciò. Anzi, se avesse voluto, avrebbe potuto sopportare cose assai più gravose; tuttavia non lo fece. Noi in verità suoi servi, per molti anni, in modo pesantissimo siamo tormentati dal mondo, dalla carne, dal diavolo; non siamo Dio, oppure di ferro. Perché dunque noi, così piccoli, soffriamo tante cose e così durature, mentre Cristo ha completato la Passione in un esiguo spazio di tempo? Vieni dunque, e guarda le cose che ti sto per mostrare”. 

Questo ragionamento che Gesù riporta al beato Alano non lo faceva solo il beato o quelli ‘numerosi più grandi di lui’, ma lo facciamo anche noi… quante volte mi è capitato di sentire queste parole!

Disse. Ed ecco, improvvisamente, stavano nel palazzo Regio, e nella camera Reale. Qui era presente una fanciulla indicibile per bellezza, umiltà, ed ogni virtù, e davanti a lei c’era l’Angelo Gabriele, che rispondeva: “Ecco l’Ancella del Signore, si faccia di me secondo la Tua Parola”. Nel medesimo istante in cui furono finite di pronunciare queste parole, lo Sposo con i suoi occhi, in quel momento più luminosi del sole, penetrando con lo sguardo la parte più interna delle viscere di Maria Vergine, vide che era stato concepito improvvisamente un bimbo, di natura piccolissima, a somiglianza di un piccolo uccellino, assolutamente vero uomo in tutte le membra. Mentre Gesù esortava: “Osserva attentamente”. Egli vedeva che in ciascuna parte del fanciullino era presente tutto il mondo ed ancora, in qualsiasi parte del mondo, che stava dentro il fanciullo, vi era la città di Gerusalemme, nella quale egli soffrì.

Il beato Alano vede l’Incarnazione.

Ed in quel momento, come anche poi costantemente, il fanciullo così piccolo non soffrì diversamente, da come avrebbe sofferto alla fine della vita. E diceva Gesù: “Così, dal principio della mia Concezione, fin l’ora della morte, continuamente tormentato, ho sofferto per te e per tutti i figli di Adamo. Osserva poi attentamente”.

Capite? E poi ci sono quelli che dicono che ha sofferto solo per poco e che poi aveva Dio… No: ha sofferto per più di trent’anni, altro che mezza giornata!

Ed all’istante, vedeva il fanciullo Gesù affisso alla Croce, che stava a somiglianza di un immenso Albero, in uno spettacolo così miserevole, che pareva che ogni creatura, non solo naturale, ma anche celeste, poteva morire per la compassione del Crocifisso. Allora a lui che guardava quelle cose Gesù diceva: “Ecco quante cose ho sofferto per te. Sappi e annuncialo agli altri: Io per qualsiasi peccato particolare, continuamente e disgiuntamente, ho sofferto così e tanto aspramente, che se io avessi avuto tante vite, quante creature vivono sulla terra, altrettante volte in ogni momento sarei potuto venir meno per la morte, se Dio non mi avesse conservato in vita”.

Per ogni peccato particolare… non ha detto ‘mortale’, ma ‘particolare’, quindi anche quelli che noi chiamiamo peccati veniali. 

Un tale mi ha detto: “Padre, la perfezione è solo del Cielo! Su, un po’ di calma, un po’ di leggerezza; non possiamo essere perfetti, non possiamo essere perfetti nella Liturgia, Padre! Noi siamo qui per servire il Signore nella gioia, non siamo qui per vivere nell’ansia e nell’angoscia mentre serviamo il Signore!” Io ho risposto che a me non genera angoscia il servire il Signore e che altro mi genera angoscia: il Signore Gesù non fa venire l’angoscia, sono le persone a farla venire! Fare le cose bene non genera angoscia; il disordine, la sporcizia, le cose buttate lì in qualche maniera, il fare le cose all’ultimo momento, la trasandatezza, la volgarità mi generano angoscia, non l’ essere attenti a ogni più piccolo dettaglio per rendere gloria a Dio. Ma da quando in qua queste cose possono generare angoscia?

“Sopportavo così quelle cose, per ogni tuo bene, per la perfezione morale e per l’Ordinazione da istituire a vantaggio della Chiesa”. 

Quindi capite l’importanza di essere in grazia di Dio? L’importanza di confessarsi tutte le settimane? 

Qualcuno, a proposito della pratica dei Quindici Venerdì consecutivi richiesti da Gesù a don Tomaselli — sono un’altra cosa rispetto ai Primi Nove Venerdì del mese rivelati a Santa Margherita Maria Alacoque — mi ha detto di aver notato che con questa pratica noi siamo chiamati a fare la Comunione e a confessarci tutte le settimane… Veramente? Non ci avevo mai pensato! “La pratica che lei, Padre, ci ha suggerito ci porta di fatto a confessarci quasi tutte le settimane!” Ma veramente? Ma guarda un po’… adesso ci farò attenzione! 

“Sopportavo così quelle cose, per ogni tuo bene, per la perfezione morale …”

Per la ‘perfezione morale’, non per esser buoni, bravi e belli…ma per la perfezione! D’altra parte questo dice il Vangelo: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro Celeste”. Vangelo puro!

Allo stesso modo, pativo tanti tormenti per ciascun dono di gloria, che ognuno doveva meritare, che, quante mai sono le sabbie, quante le stelle in cielo, se tante a me fossero bastate, e mi fossero appartenute pure tutte le vite, così pure quelle immortali degli Angeli, nondimeno sarei potuto morire in ogni istante, se la potenza di Dio non mi avesse mantenuto in vita. La ragione è che, per quanto io ero il Verbo di Dio, tanto amavo la salvezza, e provavo dolore per la perdizione di ciascuno, e soprattutto per l’offesa a Dio”. 

Ecco l’importanza di pregare per la conversione dei peccatori, per i moribondi, per riparare tutte le offese a Dio.

Le cose che abbiamo detto in questi anni hanno tutte un fondamento nelle parole dei santi, di Gesù e di Maria, vedete? Le loro parole confermano tutto!

Tuttavia quel gran dolore fu così congiunto, da non essere pieno nel mio corpo, se non dopo avere assunto su di me tutti i peccati, e per quanto lo permette la Divinità. La mia gloria, infatti, era così congiunta, che non era completa nel mio corpo, così assunse anche la pena. E come la gloria, così, anche la pena era uguagliata ad essa, e pure i miei meriti e le virtù”.

Prosegue il beato Alano:

Frattanto, vedendo e sentendo queste cose, benché dentro di sé sentisse Cristo, nello stesso tempo, anche se stesso sentiva dentro Cristo, tuttavia come se fosse guidato e mosso. Si avvicinò più vicino all’Albero della Croce, ed ecco, in un breve spazio di tempo sentì, non sapendo in che modo, che egli era dentro la Beata Vergine Maria, come in un forziere e in un Tempio: si vedeva tutto questo mondo più lucente e più bello, di quanto lo è in se stesso. Sente il Fanciullo che grida in Croce: Abbiate pietà di me, o figli di Adamo, per i quali soffro così. Ora prego che tutti ascoltino queste cose, quanto alla Passione del Signore Gesù Cristo; affinché accolgano le verità esposte con coscienze sincere, contro i mali presenti e imminenti, affinché da sprovveduti non ne siano sopraffatti. 

C’era un albero d’infinita grandezza, pieno di tutti i frutti e su questo stavano tutti i Beati. Si divideva in tre parti, da un solo tronco con tre rami. Ciascuno dei tre rami, si divideva di nuovo in cinque rami, e su ciascuno c’era un Fanciullo crocifisso, che a chi lo guardava così diceva: “Ecco quali e quante cose soffro. Comprendi dunque le cose che vedi sulla mia Incarnazione. Tre erano le realtà Infinite in essa: 1. L’Essenza, o il Verbo di Dio. 2. L’Unione tra la natura finita e quella infinita del Verbo. 3. E la Sovranità della Grazia e della Gloria. Ma oltre ad esse, dall’istante della mia Concezione, vi sono state tre Crocifissioni d’infinito tormento: 1. del Verbo, quanto al Desiderio e alla volontà infinita di dare riparazione al Padre, per l’infinito Amore verso gli uomini, al punto che, se Dio fosse mortale, avrebbe desiderato morire infinite volte, se avesse potuto. Ma poiché Dio non poté morire, perciò così volle morire in me, in quanto era possibile, per amor vostro. O uomini, non riconoscete un tale amore? Voi dunque tutti, o devoti, considerate se il dolore e l’amore è come il mio dolore e amore.

Quindi impegniamoci a fare una lotta serrata contro il peccato.

Prosegue Gesù:

“Davvero tanto piccola è la compassione degli uomini per me, che sono presente, governo, imploro, servo, salvo tutti in ogni cosa. O ingrati! Ecco le cose che soffrirò su questi cinque rami della Croce, per riparare i vari Cori degli Angeli, a vantaggio di una decima parte degli uomini. E non dovrei essere salutato per cinquanta volte più devotamente e assiduamente nelle cinquantine del Salterio? La Salutazione Angelica è stata l’inizio della mia Passione, come anche dell’Incarnazione e del Vangelo. La mia Passione materiale non poté essere maggiore, in base alla normale Potenza di Dio”.

Quindi, altro che dire cinquanta volte centocinquanta Ave Maria, con tutto quello che il Signore ha sofferto per noi!

Dette queste parole, ecco, egli vedeva che innumerevoli anime erano trascinate dal mondo, nel baratro, da innumerevoli demoni. Sentì terribili grida. Vide la Giustizia divina, trasportata da un cavallo rosso in veloce corsa, volare per devastare il mondo e a lui fu detto che essa, fin da allora, sovrastava il mondo. Perciò la Clemenza di Dio indicò i rimedi, nel Salterio di Cristo, da chiedere con le orazioni attraverso la Mediatrice Madre di Dio, alla quale Dio nulla nega. Infine una voce assai terribile tuonò con queste parole: “Una volta sola per mezzo dell’Angelica Salutazione ho rigenerato ogni cosa per mezzo del Figlio; per mezzo della stessa Salutazione, anche ora voglio rigenerare il mondo depravato, per mezzo di quelli che vorranno lodarmi nel Salterio, e conservare pure le coscienze”.

Passiamo al capitolo tredicesimo. E qui c’è da piangere…

Sulle pene dell’Inferno: Rivelazione fatta allo Sposo di Maria.

Poiché l’orazione, secondo Sant’Ambrogio, è il migliore rimedio per riconciliare gli uomini con Dio, e la Regina delle orazioni è il Salterio, occorre che in questa preghiera vi sia una grandissima forza: attingendo in particolare la forza dalla Vita, dalla Passione e dalla Gloria di Gesù, con l’aggiunta dei Meriti della Madre di Dio e dei Santi.

Un devoto nel Salterio di Cristo, soprattutto intorno alla Passione, sentì abbastanza spesso nel suo corpo, molto vivamente la Passione di Cristo. Egli, mentre celebrava la Santa Messa, vide nella Sacra Ostia, Gesù Crocifisso, e lo sentì, che diceva così: “Tu mi crocifiggi per la seconda volta”. 

Abbiamo già visto questo passaggio, ma lo riprendiamo anche perché poi prosegue e spiega meglio. 

E lui: “O Signore Gesù Cristo, come posso commettere un delitto così crudele?” E il Signore: “I tuoi peccati mi crocifiggono: preferisco essere crocifisso, piuttosto che Dio sia offeso da quei peccati, con i quali tu lo avevi già offeso. Ma, ancora adesso, mi crocifiggi con l’omissione, se non con il commettere il peccato. Hai la scienza, la facoltà e il dovere di predicare: sei colpevole dei mali che potresti proibire, se predicassi il mio Salterio. Ma sei diventato un cane muto, incapace di abbaiare, mentre il mondo è pieno di lupi. Se non ti correggerai, giuro sul Padre Onnipotente, mangerai l’erroneo cibo dei mondani”.

L’importanza, il dovere, per noi sacerdoti, di predicare il Salterio usando la scienza e la facoltà di predicare; l’importanza di imparare ad abbaiare e a non fare i cani muti.

Dopo questo discorso, ecco, vedeva aprirsi come un baratro infinito, e in esso erano distesi Ecclesiastici, Religiosi, Principi, Sovrani e moltissimi altri; e fuoco, grandine, neve, ghiaccio e il soffiare delle tempeste erano una parte del loro calice; allo stesso modo, vi erano serpenti e quelle cose che il mondo ritiene assai sgraditi. In queste cose, erano sommersi, fino alla sommità, gli impuniti, che urlavano ferocemente.

Stavano intorno demoni, con l’aspetto di donne, nulla di più turpe di essi si può immaginare, e questi mostri con giavellotti infuocati, bruciavano, dopo averli trafitti, gli organi sessuali di quelli che erano distesi, e nei loro corpi ignudi facevano entrare infuocati serpenti, aspidi, rospi…; e venivano pio altre larve che li tormentavano, più feroci delle altre. Egli conobbe molti, che prima operavano tra i vivi. E a lui Gesù: “Ecco, questo sarà il tuo riposo, se smetterai più a lungo di predicare. Annunzia il mio Salterio: giuro: io lotterò, con tutta la Corte celeste, contro tutti quelli che ti contrasteranno in questa cosa. E fa ciò che predichi, affinché non ti sieda con questi che hai visto: che dicono e non fanno”.

Noi siamo i primi che devono fare quello che predicano, quindi Salterio in mano, nel cuore, nella bocca, nella mente e predicare senza paura, e vivere senza paura…

Mi è capitato, mentre ero in auto con una persona per fare un breve tragitto, di proporre la recita di qualche decina del Rosario partendo dal punto in cui la persona era arrivata. Mi ha risposto: “No, no, ma io ho finito! Mi sono calibrato per dire un Salterio, l’ho terminato e sono a posto!” Ah, va bene, allora vado avanti con il mio, da dove ero arrivato con il mio… ma perché buttare via il tempo? Che ragionamento è dire: “Io sono a posto!”? Dinne un altro! “Ma magari non lo finisco”. Fa niente! Lo dirai fino a dove potrai arrivare, qual è il problema? Per che cosa dovremmo usare quel tempo? Per chiacchiere inutili? Per dire parole di cui dopo dovremo rendere conto a Dio? Per fare battute? Gesù dice che dovremo rendere conto di ogni parola inutile: “Il vostro parlare sia sì, sì, no, no: tutto il resto viene dal maligno”.

Ci sono proprio repulsione, fastidio verso questa preghiera e non è un bel segno; abbiamo amore per tante stupidaggini che servono a che cosa? 

A un’altra persona ho detto che, una volta morto, le avrei lasciato i quattro libri a me più cari che mi sarebbero rimasti, libri di mistici, santi, Padri della Chiesa; mi sembrava di aver detto chissà quale cosa bellissima, mentre la tal persona mi ha guardato dicendomi: “I tuoi libri non li voglio perché non mi piacciono!” “Scusami, va bene, me lo ricorderò…” e mi sono detto che quello che, a volte, noi pensiamo essere una cosa stupenda da donare qualcuno, non piace perché abbiamo gusti diversi. Certo è che libri di grandi pensatori, di grandi figure sono sempre ben accetti, ma i libri che contengono le parole e le confidenze di Gesù ai suoi amici non attraggono molto perché ci costringono a cambiare, ci inchiodano e allora non piacciono. Quando ne hai letta una pagina (e quello che c’è scritto è chiarissimo) ti devi fermare, aprire il tuo esame di coscienza e cominciare a scrivere fiumi e fiumi di cose, perché è come entrare in una risonanza magnetica.

Allora chiediamo alla Vergine Maria la grazia di non finire, come dice Gesù, ‘seduti’ con personaggi tormentati in questo modo, ma di rendere il Salterio l’oggetto della nostra predicazione e del nostro amore. Chiediamo la grazia di usare ogni istante, ogni secondo della nostra giornata per pregarlo: non buttiamo via il tempo! Nei prossimi giorni vedremo proprio questo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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