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I santi segni. Romano Guardini, parte 32

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 32»
Martedì 6 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 12, 13-17)

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 6 giugno 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo dodicesimo del Vangelo di San Marco, versetti 13-17.

Continuiamo la nostra lettura del libro di Romano Guardini: I Santi Segni. Oggi affronteremo “L’ora del mezzodì”.

L’ora del mezzodì 

Al mattino la vita risorge, sale, prima, rapida e gioiosa; poi, cumulandosi gli ostacoli, più lenta. Raggiunge alfine il culmine del mezzodì e riposa alquanto tempo. Accenna però presto alla curva discendente: s’affievolisce sempre più, finché, dopo una nuova breve ripresa, si compone nel silenzio della notte. Tra il sorgere e il tramontare però, al vertice del giorno, respira un attimo breve, meraviglioso: il mezzodì. Qui la vita non guarda all’avvenire perché non vi si protende. Non si volge ancora al passato, perché il discendere della parabola non s’è accennato ancora. Si arresta e sta; ma non è stanca: questa sosta è ancora vigorosa di tutto l’impeto della corsa. È una sosta nel mero presente. E il suo sguardo si spinge nell’immensità — no, non s’affisa affatto nello spazio o nel tempo: si spinge nell’eternità. Com’è profondo l’attimo del mezzodì! Nella città non l’avverti, giacché qui tutto è rumore e non v’è silenzio né intimità. Ma va’ fuori, per i seminati, oppure in un calmo boschetto, d’estate, quando il sole è allo zenith e la distesa è tutta una vampa — come ti riesce profondo tutto questo! Ti arresti e il tempo ti sfugge: l’eternità ti guarda faccia a faccia. L’eternità infatti parla sì ogni ora; a mezzodì però essa ci è vicina. Qui il tempo fa una sosta, quasi si apre. — Sentite che bello — Il mezzodì è puro presente, la pienezza del giorno.

Chi di noi ha mai pensato tutto questo quando suonano le 12? «Il mezzodì è puro presente, la pienezza del giorno», quando suonano le 12 noi siamo proprio al vertice della parabola, siamo proprio al culmine, nel punto più alto. Dal mattino il sole ha cominciato a salire, salire, salire, salire e tac, arriva al vertice, poi comincia a scendere. Ed è vero che si respira un attimo profondo, è proprio vero. Io da ragazzo sono stato abituato che, allo scoccare delle 12 — ma era come se fosse un rito! Perché non è che fosse scritto su una pagina del Vangelo, no, era così — era il momento del pranzo: la preghiera e il momento del pranzo. Alle 12. Poi, certo, quando inizia il momento della scuola allora cambiano un po’ gli orari, ma per esempio d’estate o quando si è più piccoli, che si respira un’aria diversa, io ricordo proprio questa cosa delle 12. 

Forse non sarà un caso che anche le varie suppliche che si fanno alla Madonna di Pompei, alla Vergine Maria di Fatima e via di seguito, si fanno sempre alle 12, avete notato? Non alle undici e mezza, non all’una, non alle due, non alle dieci, no: la supplica è alle 12. Perché siamo al vertice della giornata. E va conservato questo significato dell’ora, dell’orario.

Se voi andate a vedere anche in campagna, trovate che gli agricoltori escono molto presto al mattino a lavorare, ma alle 12 non trovate più nessuno nei campi. Non trovate nessuno alle dodici e mezza che sta facendo qualcosa, è difficilissimo! È proprio il tempo, il vertice, il momento della giornata che si dedica ad altro, come appunto alla preghiera, come appunto al momento di rifocillarsi, cioè di pranzare. E il mezzogiorno ha un qualcosa che la sera non ha, diciamo così. Ed è vero che si respira questa pienezza del giorno, si sente proprio che siamo nel “puro presente”, è molto bello. Poi se magari in estate, quando sarete in vacanza — non so se sarete al mare, se sarete in montagna, in collina, non lo so dove — imparate a gustare questo tempo delle 12, del mezzogiorno, questo tempo che è fatto anche di silenzio, d’intimità, di profondità.

È bello anche il fatto che lui dica: «L’eternità ti guarda faccia a faccia… a mezzodì ci è vicina»; è come se alle 12 noi potessimo proprio fermarci e gustare questa prossimità.

Prosegue:

Pienezza del giorno … Vicinanza dell’eternità … Sostare e aprirsi … Da lontano squilla la campana dell’Angelus … Proferisce nel meriggio silente la parola redentrice:

«In principio era la Parola e la Parola era presso Dio e Dio era la Parola». «E la parola si è fatta carne. E ha preso abitazione tra noi».

Beh, questo è proprio il vertice, no? Non si può passare un mezzogiorno senza la Salutazione Angelica. Quindi l’importanza di recitare l’Angelus alle 12, che è anche una memoria, perché sapete che la preghiera dell’Angelus ha una sua storia, che è legata alla guerra di Lepanto, alla vittoria di Lepanto. Quindi facciamo memoria anche di questa miracolosa, incredibile, inimmaginabile vittoria a Lepanto, quando la Vergine Maria del Rosario è intervenuta in modo veramente inaspettato. E questo ci fa anche capire l’importanza del Santo Rosario.

È proprio vero quello che la Vergine Maria disse a Fatima e cioè che Dio aveva dato un potere nuovo, rinnovato, più forte alla preghiera del Rosario, e che niente era impossibile alla preghiera del Santo Rosario. Non c’era situazione né spirituale, né umana che non potesse essere affrontata e risolta con la preghiera del Rosario, e noi da ottobre dell’anno scorso, con la meditazione di tutto il mese di ottobre sul Salterio di Gesù e di Maria, abbiamo imparato a comprenderlo in tutta la sua profondità, bellezza, in tutto il suo significato teologico. Vi ricordate, abbiamo fatto un mese intero di meditazione sul Salterio di Gesù e di Maria, attraverso il beato Alano della Rupe, attraverso San Domenico.

Mezzogiorno è proprio un po’ il vertice, dove uno si ferma e fa anche il punto della situazione.

Si presentò una volta l’ora meridiana del giorno dell’umanità, la «pienezza dei tempi». Ed era persona umana quella in cui si presentò questa pienezza, sostandovi: Maria. Ella non ebbe fretta: — è interessante questa cosa — non guardò né innanzi né indietro. La pienezza dei tempi si trovava in Lei, schietto presente, aperto all’eternità, e attendeva. E l’eternità si piegò a Maria, — a me vengono i brividi a leggere queste cose — venne l’annunzio e la Parola eterna si fece carne nel suo purissimo grembo. La campana evoca questo mistero nella nostra giornata. Nel bel mezzo della giornata cristiana si ravviva sempre di nuovo il mistero del meriggio umano: in ogni tempo echeggia la pienezza dei tempi.

Quindi alle 12 preghiamo la Vergine Maria, la quale non ebbe fretta, non guardò né indietro né avanti. Fu un puro presente. Venne l’annunzio e il verbo si fece carne. “E l’eternità si piegò a Maria”, bellissimo! Voi capite, come non invocarla! Come non supplicarla veramente ogni santo giorno!

Tra l’altro, vorrei aprire una parentesi che spero poi di ricordarmi di riprendere a luglio e da lì ogni mese: quando si fa la pratica dei Primi sei giovedì, dei Primi nove venerdì e dei Primi cinque sabati del mese, ricordiamoci all’inizio di ogni ciclo di mettere un’intenzione. Volesse mai il cielo che magari muoio stanotte e allora almeno ve l’ho detto, così lo ricorderete voi per me; non ve l’ho mai detta questa cosa, ma mi è venuta proprio in mente in questi giorni.

Vi ricordate quello che la Vergine Maria disse a Bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane a Roma? La Vergine Maria, quando apparve a Bruno Cornacchiola, gli disse che la grazia che gli era stata concessa di questa conversione miracolosa, di questo incontro con la Vergine e tutto quello che ne è conseguito, era da attribuire alla pratica dei Primi nove venerdì del mese che sua moglie gli aveva fatto fare; capite? E mi ricordo che un sacerdote raccontò che lui mise un’intenzione ben precisa alla pratica dei Primi nove venerdì del mese, per la conversione di un bestemmiatore, una persona che conosceva, e ottenne questa grazia.

Impariamo a mettere un’intenzione. Uno dice: “Eh ma adesso sono già a metà”, va bene, tanto ormai sappiamo che non lo facciamo una volta sola. Ormai sappiamo che il cielo ci ha chiesto questo e noi non lo facciamo per quello che ci viene indietro, per gli interessi che abbiamo, ma lo facciamo perché il Signore ce lo chiede. Non dobbiamo neanche pensare alle promesse legate a queste tre pratiche. Già ve l’ho detto milioni di volte e su questo sono contento perché nessuno di voi mi ha mai chiesto spiegazioni e fate bene, sono contento, vi lodo. Non mettiamoci lì neanche a leggerle, vi direi: non dobbiamo né leggerle e neanche saperle. Infatti, se voi me le chiedete, io che ne parlo ogni mese e che le predico da anni e anni, se voi mi chiedete: “Ma quali sono le promesse legate ai Primi sei giovedì i Primi nove venerdì…?”. Io non le ricordo, non ve le saprei dire; conosco tutte le condizioni che bisogna rispettare per farle bene, questo sì. Ma le promesse non me le ricordo, ma non mi interessano e non le voglio neanche ricordare. Non bisogna farlo per le promesse, non è questa la strada. E poi io dico: “Ma Gesù, la Vergine Maria, non possono venire a chiederci qualche cosa che gli sta a cuore, senza sempre per forza doverci promettere qualcosa?” Mamma mia, ma possibile che siamo così meschini, così gretti? Possibile che facciamo le cose solamente perché dietro ci sono delle promesse? “Fatemi questo, e io vi prometto che…”, e ci fanno delle promesse incredibili! Ma no! Noi le facciamo perché loro ce lo chiedono, basta! Questa è la bellezza, non perché ci sono delle promesse. A quelle cose lì ci pensano loro, appartengono a loro e se vorranno, bene, se no, va bene lo stesso. Ce l’hanno chiesto: è importante, sennò non l’avrebbero chiesto.

Alla beata Alexandrina hanno chiesto i Primi sei giovedì, la Vergine Maria a Fatima i Primi cinque sabati, a Santa Margherita Maria Alacoque i Primi nove venerdì del mese, basta! Sappiamo che sono autentiche, sappiamo che sono legate a dei santi, a delle sante, a delle beate o addirittura al messaggio di Fatima, basta! Cosa vogliamo sapere di più? Niente! E infatti voi siete bravissimi, perché, grazie al cielo, mai nessuno mi ha chiesto spiegazioni sul: “Ma questa promessa qui, ma cosa vuol dire, ma come si realizza, ma in che senso?”. Bravissimi, siete proprio bravissimi. Quelle parti lì non dovremmo neanche leggerle, secondo me.

E quindi, queste pratiche noi dovremmo farle sempre, ogni mese! Finiamo un ciclo e poi ne cominciamo un altro, finiamo un ciclo e poi ne cominciamo un altro. Abbiamo tre cicli ogni mese da portare avanti e ne facciamo “uno via l’altro”. Ce li teniamo segnati, ma non per chissà quale vanità spirituale, ma semplicemente per ricordarci di mettere un’intenzione. Quante situazioni di bisogno ci sono a questo mondo! Quante persone chiedono preghiere! Quante situazioni gravissime! Quanto bisogno c’è di pregare, di intercedere presso Dio… E basta, allora a ogni ciclo dedichiamo un’intenzione, mettiamo un’intenzione ad ogni ciclo, ce la segniamo in modo tale che ce lo ricordiamo. Perché poi, guardate che il cielo risponde, il cielo risponde. Non vi racconto, non vi voglio raccontare quello che è successo a me, ma vi assicuro che è vero, il cielo risponde. Mettiamo l’intenzione ai tre cicli e vi assicuro che resterete stupiti. Perché il cielo risponde, e risponde sempre! Facciamolo veramente col cuore.

Era una cosa che volevo dirvi, perché da adesso in poi spero di ricordarmi, ogni mese quando vi ricordo i “Primi”, di dirvi anche questo, ossia di mettere sempre un’intenzione.

Quindi, ritornando al testo: suona la campana, abbiamo questa bellezza del suonare della campana, dell’Angelus. E uno dice: “No ma nella mia chiesa non suonano più le campane”. Allora metti sul cellulare una bella sveglia alle 12 con il suono della campana che ti ricorda che devi recitare l’Angelus. E poi c’è quella bellissima registrazione che potete prendere da YouTube, dove c’è Padre Pio che recita l’Angelus, bellissima, dura due minuti, proprio due minuti, ve lo assicuro. Padre Pio in due minuti recita Angelus, una cosa bellissima. Fa proprio effetto sentire la voce di Padre Pio che recita l’Angelus, molto molto bella.

La nostra vita intera dovrebbe essere vicina all’eternità. In noi dovrebbe esserci sempre la calma raccolta che è aperta all’Eterno e gli presta ascolto. Ma la vita è rumorosa e soverchia la voce dell’eternità. Così, almeno nell’ora consacrata — Sentite che bello — del mezzodì all’Angelus, abbiamo da raccoglierci, sgombrare l’animo da quanto ci sollecita, far silenzio e prestar orecchio al mistero in cui «la Parola eterna, quando tutto si fu composto in profondo silenzio, scese dal trono regale» un dì nella concreta realtà storica; ora, in modo sempre nuovo, in ogni anima.

Quindi l’ora del mezzodì è un’ora, appunto, in cui siamo chiamati per quei due minuti — perché sono proprio due minuti — a raccoglierci, fare silenzio e a pensare bene a quello che diciamo.

E quanto profondamente ci si può sentire, in quest’attimo di raccoglimento, una cosa sola con gli altri di fuori, che stanno in eguale raccoglimento! — È vero eh! — Quale profonda comunione si può avere così; quale ampia comunità salutare e benedire fin lontano, lontano …

La comunione tra noi non la facciamo sulle chiacchiere, capito? Non la facciamo su chissà quali intuizioni geniali che ci vengono nella testa o chissà quali programmi o chissà quali studi. La comunione tra noi avviene a questo livello, ha ragione Romano Guardini, l’abbiamo già visto anche con Bonhoeffer.

Quale profonda comunione si può avere così; quale ampia comunità salutare…” e ci si può sentire, “in quest’attimo di raccoglimento, una cosa sola con gli altri di fuori, che stanno in eguale raccoglimento”!

Quindi alle 12 noi sappiamo che siamo tutti in rete, ma non in rete quella dell’internet, ma in rete quella dello spirito. Sappiamo che quando scoccano le 12, quando suonano le sveglie o le campane — in alcuni posti ci sono le campane che suonano l’Angelus proprio, bellissimo! Che suonano l’Ave Maria! — in quel momento, ecco, sappiamo — anche se non ci vediamo — che siamo tutti collegati, siamo tutti uniti. Tutti noi ci fermiamo e abbiamo questo momento solenne della preghiera.

Bene, domani avrò da chiedervi una cosa, quindi vi aspetto alla meditazione, perché domani devo dirvi una cosa importante — sì, insomma, per me è importante! — e devo chiedervi una cosa. Quindi ecco, vi aspetto domani e vi auguro di cuore una santa giornata.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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