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Sacrosanctum Concilium – Capitolo I, § 43 “zelo e rinnovamento liturgico”

Concilio Vaticano II - Sacrosanctum Concilium

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sacrosanctum Concilium – Capitolo I, § 43 “zelo e rinnovamento liturgico”
Giovedì 24 ottobre 2024 – Sant’Antonio Maria Claret, Vescovo

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 12, 49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 24 ottobre 2024. Oggi festeggiamo S. Antonio Maria Claret, vescovo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 49-53.

In questo Vangelo, Gesù ci dice due cose; la prima è che lui è venuto a portare il fuoco, e possiamo pensare a un solo fuoco, il fuoco della carità, il fuoco dell’amore. E Gesù vorrebbe vedere questo amore, vorrebbe vedere questa carità che risplende, che arde. Però, allo stesso tempo, lui è venuto a portare anche la divisione. Gesù non è venuto a portare la pace, non la pace come la intendiamo noi; l’ha detto Gesù stesso. Quando noi diciamo che la divisione viene dal diavolo, noi diciamo una parte della verità. È vero che il diavolo è operatore di divisione, è vero che il diavolo è colui che divide, ma anche Gesù divide. Però noi vogliamo avere sempre tutto bianco, tutto nero, perché siamo un po’ come i farisei, che vogliono avere tutto subito, tutto chiaro, tutto bianco e nero, tutto certo. E, se voi notate, Gesù nel Vangelo mai una volta risponde alle domande dei farisei che chiedono bianco o nero. Gesù non risponde mai a queste domande del “tutto giusto, tutto sbagliato”, del “andiamo tutto di qua, andiamo tutto di là”, “andiamo tutto di su, andiamo tutto di giù”; perché Gesù si pone su un altro piano, su un piano puramente divino.

Allora, c’è divisione e divisione; la divisione che è venuto a portare Gesù — che sarà poi quella di cui parla Simeone, quando profetizza alla Vergine Maria che la vita di Gesù sarà un segno di contraddizione per molti — che cosa vuol dire? La divisione che porta Gesù è la divisione legata alla verità; la divisione che porta il diavolo è la divisione legata alla menzogna. Il diavolo opera divisione nel senso che fa di tutto per allontanare gli uomini da Dio, quindi dalla verità. Il diavolo fa di tutto per rompere la carità, per distruggere la carità, ma distruggerla nel senso che il diavolo semina la calunnia, semina la diffamazione, semina l’orgoglio.

Con Gesù, invece, anche se porta la divisione e con essa la separazione — perché, come vediamo nel Vangelo, spacca proprio (di cinque persone, due contro tre, il padre contro il figlio, il figlio contro il padre) e c’è proprio un’avversione, un’avversità e, anche qui, una rottura della carità — questa rottura viene operata da coloro che sono contro la verità. Mentre la divisione, l’attacco alla carità, che viene dal diavolo è motivato, è sostenuto, dall’odio verso la verità — quindi lui attivamente opera questa divisione, quest’odio — Gesù, invece, cosa fa? Tutti coloro che seguono la verità, che si collocano nella verità, Gesù li fa attaccare, li fa diventare pietra d’inciampo per coloro che vanno contro la verità e che, quindi, andando contro la verità, mancheranno di carità.

Ecco, io spero di essere stato chiaro, perché questa cosa è assolutamente doverosa da capire, perché, altrimenti, ogni volta che noi vediamo “un’essere contro”, noi subito diciamo: questa è opera del diavolo; ogni volta che vediamo una divisione, noi diciamo: questa è un’opera del diavolo; e questo non è vero. Tutta la divisione e tutta l’avversione che si è instaurata nella famiglia di S. Francesco, soprattutto da parte del padre, non era voluta da Dio, non era opera di Dio, ma era opera del diavolo, il quale non ha permesso al padre di S. Francesco di saper raccogliere e accogliere l’opera di Dio e di verità che si stava andando a formare nel cuore di Francesco; quindi, il padre diventa avverso a S. Francesco (quindi: il padre contro il figlio) e quindi manca di carità. Ora, se ci fossero state, a quei tempi (ma sicuramente ci saranno state) persone come ci sono oggi, cattolici come ci sono oggi, sarebbero andati da S. Francesco (e sicuramente ci saranno andati) a dirgli: “Francesco, vedi che questa è opera del diavolo? Vedi che tu stai mancando contro il quarto comandamento? Vedi che tu stai operando una separazione, una divisione della tua famiglia? Vedi che, a causa tua, tuo padre ti vuoi diseredare?”.

Noi, che siamo un po’ come gli amici di Giobbe, che vanno a fare i consiglieri illuminati, ma illuminati non sono, saremmo andati a dire questa cosa; invece no, invece non è vero. S. Francesco non c’entrava niente in questa cosa, ma proprio niente. La stessa cosa la potete applicare a S. Teresa di Gesù; anche a causa della sua vita, c’è stato motivo di divisione, ma non per causa sua. S. Giovanni della Croce è stato messo in galera per nove mesi dai frati; quindi, la colpa è di S. Giovanni della Croce? No! E così, guardate, vale per tutti i santi. Pensate a S. Tommaso Moro; guardando da una logica sbagliata: più divisivo di lui, chi c’è stato? Si è messo contro praticamente tutto l’episcopato (tranne uno), tutti i sacerdoti — tranne quattro/cinque che sostenevano la sua tesi e che poi sono tutti morti martiri anche loro. E a S. Tommaso gli hanno detto proprio questo: “Ma Tommaso, ne vuoi sapere più dei vescovi e dei sacerdoti che hanno firmato ciò che l’imperatore chiede? Tu sei così superbo, così ambizioso, tu sei così stolto da metterti contro i vescovi e i sacerdoti? Tutti hanno firmato il documento del re, perché tu non lo vuoi firmare?”. Poi la sua famiglia, la moglie, le figlie, che sono andate a dirgli: ti prego, marito mio, ti prego padre mio, esci da questa torre, libera la nostra famiglia dall’infamia, abbiamo perso tutto, siamo stati ridotti sul lastrico. San Tommaso, che era il grande Cancelliere del re, il secondo più potente nel regno dopo il re, non poteva firmare questo atto di ribellione contro il Papa e l’accettazione dell’adulterio del re; non poteva farlo, perché doveva riconoscere che lui, in modo improprio, dichiarava invalido il suo primo matrimonio, e quindi si oppone.

Quando gli dicono così, S. Tommaso Moro dice: “Io sarò anche contro tutti i vescovi e contro tutti i sacerdoti” — li, in Inghilterra — e loro rispondono dicendo: “Ma tu sei solo! Facendo questo, tu sei solo”, allora lui gli risponde: “No, perché io sono in compagnia degli apostoli, degli angeli e dei santi”. Perché S. Tommaso era nella verità, stava osservando i comandamenti di Dio.

Quindi, guardando, sembra che S. Tommaso Moro opera la divisione, sembra che sia lui che manca di carità, invece no! Lui stava semplicemente affermando la verità, e tutti coloro che non sono nella verità gli si sono scagliati contro; ecco da dove emerge la divisione. Allora sembra (siccome c’è questo detto, falso) che la guerra si fa in due; dipende! E poi, soprattutto, non è che la guerra la cominciano due insieme, è sempre uno che comincia la guerra. Pensate anche a Padre Pio. Padre Pio cosa ha fatto? A chi è che ha fatto del male? Chi è che ha attaccato? Eppure, l’hanno accusato di ogni cosa possibile e immaginabile. Quindi, stiamo attenti a non essere banali, perché la parola di Dio va letta e capita bene. Stiamo attenti a non essere banali e a non cadere nell’errore, non facciamoci giudici, fuori luogo soprattutto; perché la realtà va guardata nella sua complessità. Bisogna capire bene dove sta la verità, chi è che sta sostenendo la verità e a causa di chi si sta operando la divisione. Perché dire la verità non è mai divisivo, perché la verità porta alla luce, ce lo dice Gesù. Gesù ci dice: io porto la divisione, perché nel momento in cui voi siete fedeli a me, siete fedeli alla verità, voi di necessità venite divisi da coloro che seguono la menzogna. È così! Anche se il mondo vi dirà, di fatto, che la colpa è vostra in realtà non è vero. Perché vi diranno che la colpa è vostra? Perché, in un clima di falsità, quando uno dice la verità, appare come colui che va contro, e invece no, è come colui che svela, è un’altra cosa. Va bene, spero di essere stato chiaro, perché è un tema molto importante per le nostre famiglie, per i posti di lavoro, per le nostre attività, per tutto; questo è un tema importantissimo.

Veniamo al nostro Vaticano II e alla Sacrosanctum Concilium.

Ecco, io ultimamente ho visto tanti commenti su questo tema della Sacrosanctum Concilium; vi dico che un po’ mi dispiace, ma non per altro, ma perché vedo tanta impreparazione e tanti che si credono maestri, professori, dottori, ma non lo sono. E non è giusto che ognuno si metta a sparare il proprio pensiero, perché crea solamente polemica e ognuno vuole aver ragione. Ma questa è la guerra delle opinioni. Non avete ancora capito che le opinioni sono irrisolvibili? Le opinioni non si possono risolvere, lo diceva già Platone. E qui non è un problema di opinioni, qui è un problema di verità, bisogna stare nella verità. Quindi non cedete mai alle provocazioni e a tutte queste cose che vengono scritte, non serve a niente, sono sintomo di ignoranza. Infatti, vedete che non intervengo mai. Io leggo questi commenti, li scorro, perché, alle volte, mi trovo 85 commenti nella chat che guardo velocissimamente, ma non intervengo e non interverrò mai. Scrivete quello che volete, tanto non serve; io le cose le dico nelle omelie, le spiego, poi, se uno le vuol capire, le capisce, se uno non le vuol capire, non le capisce; tanto, chi è convinto delle sue idee, guardate, va sempre avanti nelle sue idee.

Io, di fatto, non parlo per tutti, io parlo per coloro che si mettono a voler imparare, che dicono: io ho bisogno di imparare e voglio ascoltare. E non c’è fretta! Non c’è fretta di arrivare alla sintesi, bisogna stare tanto nell’analisi. Quindi non mettetevi a dire: eh, ma allora, questo? Ma allora quell’altro? Eh, ma allora, perché questo? Ma allora, perché quell’altro? Ma allora è colpa di questo… Guardate, per favore, “i callisti monaci” si dimostrino superiori a queste stupidaggini e alle provocazioni; tanto ci sono già io che sto parlando e chiarendo le questioni, non serve mettersi a fare le diatribe. 

V. L’incremento dell’azione pastorale liturgica

43. Lo zelo per la promozione e il rinnovamento della liturgia è giustamente considerato come un segno dei provvidenziali disegni di Dio sul nostro tempo, come un passaggio dello Spirito Santo nella sua Chiesa; esso imprime una nota caratteristica alla vita della Chiesa stessa, anzi a tutto il modo di sentire e di agire religioso del nostro tempo. Per la qual cosa, per favorire sempre più questa azione pastorale liturgica nella Chiesa, il sacro Concilio stabilisce:

Ecco, qui volevo solamente sottolineare che è vero che “lo zelo per la promozione e il rinnovamento della liturgia è un segno provvidenziale di Dio”, è vero, è sempre stato così. Lo zelo per la promozione e il rinnovamento della liturgia in senso giusto, buono, come il Concilio avrebbe voluto fare. Poi, come vi ho detto, purtroppo tutto ciò che è avvenuto dopo non c’entra con ciò che c’è stato prima, però l’intenzione del Concilio, come state vedendo in questo testo della Sacrosanctum Concilium era buonissima, era un’azione molto buona. Si voleva promuovere e rinnovare, ma “rinnovare in spirito di continuità”. Se vi ricordate, Papa Benedetto parlava dell’ermeneutica della continuità, tutte categorie molto molto belle e molto importanti, che purtroppo oggi vengono veramente tanto dileggiate e maltrattate.

Perché, vedete, lo zelo per il rinnovamento della liturgia, segno provvidenziale di Dio «imprime una nota caratteristica alla vita della Chiesa stessa, anzi a tutto il modo di sentire e di agire religioso del nostro tempo»; quindi, è come se aiutasse a mettere in sintonia con il tempo, nel modo giusto e rispettoso, il cammino liturgico; che non vuol dire stravolgerlo, che non vuol dire rinnegarlo, che non vuol dire sfregiarlo — che è quello che è stato fatto — ma vuol dire una progressione. Cioè, come un bambino che a cinque anni porta dei pantaloni e, ovviamente, quando avrà quindici anni, quei pantaloni lì non gli vanno più bene. Ma questo non vuol dire che quei pantaloni sono da prendere e buttare al rogo, bruciarli e distruggerli, no; vuol dire che quei pantaloni non vanno più bene, andavano bene quando aveva cinque anni. Quando avrà quarant’anni, i pantaloni che metteva a quindici li può ancora mettere? Dubito. Quindi questo cosa vuol dire? Vuol dire che c’è una crescita, il corpo sta crescendo sempre, ogni giorno che passa, e questo corpo che cresce ha bisogno che tutto l’insieme gli si adatti. Quindi, dalla culla dovrà passare a un letto, e poi a un altro letto; capite che a quindici anni non posso stare nella culla! Noi passiamo dalla culla alla bara, tutto ciò che sta in mezzo è un cammino di progressione, una progressione “sana”. Quindi, non è che a me, a trent’anni, spuntano tre gambe; questo sarebbe un “tradimento”; ma le mie gambe a due anni saranno le stesse a vent’anni, solamente che sono più lunghe e più forti, più robuste.

Ecco, quindi spero che abbiate capito quello che voglio dire; vi auguro una santa giornata e di cuore vi benedico.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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