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Sacrosanctum Concilium – Proemio § 2: “contemplazione e predicazione”

Concilio Vaticano II - Sacrosanctum Concilium

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sacrosanctum Concilium – Proemio § 2: “contemplazione e predicazione”
Giovedì 3 ottobre 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

PRIMA LETTURA (Gb 19, 21-27)

Giobbe disse:
«Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Testo della meditazione

Scarica iltesto della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 3 ottobre 2024. 

Oggi è il primo giovedì del mese di ottobre, quindi raccomando, come sempre, la pratica dei Primi Sei giovedì del mese. Per tutte le informazioni su questa bellissima devozione chiesta da Gesù alla beata Alexandrina Maria da Costa, andate sul sito veritatemincaritate.com, scendete fino alla scritta “Vuoi scaricare i libri e i PDF di p. Giorgio Maria Faré?”. Cliccate sul tasto “clicca qui” e verrete portati a una pagina con tutti i miei PDF, lì trovate questo PDF verde con i Sacri Cuori, dove ci sono tutte le indicazioni.

Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal libro di Giobbe, capitolo diciannovesimo, versetti 21-27.

Continuiamo con la nostra lettura della Costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Ecumenico Vaticano II. Siamo nel proemio, nella parte intitolata: La liturgia nel mistero della Chiesa, leggiamo.

Questa ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati.

Questa è la Chiesa, perché questa parte, che abbiamo letto ora, è il seguito della frase precedente, che abbiamo visto ieri, in cui si diceva:

La liturgia (…) contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa.

Quindi, vediamo bene qual è la caratteristica della Chiesa. La caratteristica della Chiesa è di essere, nello stesso tempo, umana e divina; quindi, quando sentite dire: “La Chiesa è una realtà fatta di uomini”, non è corretto; è una realtà fatta “anche” di uomini, non solo. Perché c’è una parte umana e c’è una parte divina. La Chiesa non è una ONG; la Chiesa non è una struttura come tante altre strutture, perché solo la Chiesa ha questa caratteristica di essere, allo stesso tempo, umana e divina; non bisogna mai dimenticarlo. Perché, se uno sottolinea troppo la parte umana, perde tutta la dimensione divina, se uno sottolinea troppo la parte divina, perde tutta la dimensione umana, e invece vanno portate avanti tutte e due insieme.

La Chiesa ha la caratteristica di essere visibile, perché la vediamo, però è dotata di realtà invisibili (tutto quello che riguarda Dio). È fervente nell’azione — opere — allo stesso tempo è dedita alla contemplazione; vedete, tutte e due: azione e preghiera. È presente nel mondo, però è pellegrina, nel senso che non finisce qui; la presenza nel mondo non è fine a sé stessa, ma è una presenza nel mondo pellegrinante, perché punta verso una meta. «Tutto questo in modo tale, però, che ciò che in essa è umano — quindi tutta la dimensione umana, tutte gli aspetti umani della Chiesa — sia ordinato e subordinato al divino»; quindi c’è una preminenza della caratteristica divina rispetto a quella umana, perché quella umana è ordinata e subordinata a quella divina. E questo non deve mai venire meno, sennò viene meno la Chiesa, non è la Chiesa di Gesù, è un’altra cosa. Quindi, dev’essere ordinata e subordinata al divino. Se ci sono delle mancanze, si correggono, bisogna correggersi e bisogna correggerle, però, se dovesse invece rinnegare questo, non avrebbe più questa caratteristica fondamentale dell’essere la Chiesa di Gesù.

“Il visibile è ordinato e subordinato all’invisibile”, non finisce tutto in ciò che vediamo, questo è importantissimo. “L’azione è ordinata e subordinata alla contemplazione”; quindi prima c’è la preghiera, prima c’è la contemplazione, poi abbiamo l’azione. L’azione è in funzione della contemplazione, non il contrario. Quindi, sottolineare in modo eccessivo, in modo particolarmente forte, l’azione rispetto alla preghiera, non rispetta la vera natura della Chiesa, è un’altra cosa. Non è questione di dire bene o male, non ci interessa questo, ci interessa che non è la Chiesa di Gesù.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II ci dice che l’azione è ordinata e subordinata alla contemplazione quindi la parte principale la fa la contemplazione. Vedete, qui non usa il termine preghiera (abbiamo visto, quando abbiamo fatto S. Teresa di Gesù, cos’è la contemplazione) non dice: “l’azione è ordinata e subordinata alla preghiera”, no, ma alla contemplazione. È un qualcosa di più, è proprio questo rapporto di profonda intimità con Dio — non è semplicemente recitare preghiere — ed è questo stato, mi verrebbe proprio da dire “innamorato”, in alcuni casi estatico, delle realtà del cielo, del Signore; e l’azione sta dietro. Quindi, in realtà, bisognerebbe sottolineare molto di più la contemplazione — non lo dico io, assolutamente, lo dice il Concilio Vaticano II: “l’azione è ordinata e subordinata alla contemplazione”. Quindi l’azione deve essere ordinata alla contemplazione, ma sta dietro alla contemplazione, viene dopo, non viene prima.

Quindi, stiamo attenti alla nostra vita cristiana quando c’è una sottolineatura eccedente rispetto alla contemplazione; che, ripeto, non è dir preghiere, ma è proprio questo stato intimo, profondo. Per rendervelo ancora più chiaro, ho guardato un attimo sul dizionario, e ho trovato questa definizione della contemplazione, che è molto bella: “Insistenza prolungata dello sguardo o del pensiero su una fonte di meraviglia o di ammirazione. In particolare: meditazione abituale rivolta alle cose divine”. Oppure: “Fissare lo sguardo in modo mirato, rapito”; e anche molto bella questa definizione: “Il mero contemplare non mira a ottenere nulla”. Certo, perché tu semplicemente contempli, semplicemente ami. Molto bella questa concentrazione, questa meditazione delle cose divine, delle cose proprio spirituali.

Ecco, benissimo, quindi: il Concilio cosa ci vuole dire? Il Concilio ci vuole dire di stare attenti perché, il rischio della vita cristiana è quello di fare il contrario: di ordinare e subordinare la contemplazione all’azione, quindi prima vengono le opere, le cose da fare; ma sto parlando delle opere buone, non sto parlando di opere cattive. Le opere di misericordia corporali e spirituali vengono dopo la contemplazione, è questo che sta dicendo! È questa la novità incredibile, la cosa bellissima che ci viene detta e che dovremmo verificare. Nelle nostre parrocchie, l’azione viene dopo la contemplazione? Lo dice il Concilio Ecumenico Vaticano II, non se lo sta inventando nessuno, c’è scritto qui nel proemio, basta leggere: “l’azione ordinata e subordinata alla contemplazione”.

Quindi, se devo fare le opere di carità, non è che non devo farle, ma non possono essere le uniche cose che facciamo, o le principali cose che facciamo all’interno del nostro essere cristiani, del nostro essere Chiesa. Non è così, non funziona così. Quindi, se c’è il gruppo per l’assistenza alle persone disagiate per “…”, poi c’è la Caritas, poi c’è il centro di ascolto, poi c’è l’assistenza per i bambini che devono fare i compiti, poi ci sono quelli che si occupano del carcere, okay, tutto benissimo. Quante ore, quanto tempo, quanto spazio viene dedicato, dentro la mia parrocchia, per la contemplazione? Ma non da soli! Non è che la carità la facciamo insieme e poi, per la contemplazione, ognuno si arrangi come può; eh, no! Perché siamo Chiesa anche nel pregare, anzi, soprattutto nel pregare. Quindi come facciamo le opere di carità insieme, insieme dobbiamo pregare. Quindi: quanto tempo viene dedicato, per esempio, all’adorazione eucaristica? “Una volta al mese, il primo venerdì del mese, un’ora”; eh, no! Non rispetta il Concilio Ecumenico Vaticano II, mi dispiace. Mi dispiace, qui non c’è scritto così. Dobbiamo rispettare il Concilio Ecumenico Vaticano II? Allora bisogna obbedire; bisogna obbedire fino in fondo, però, non solamente dove piace a me — che poi bisogna vedere cos’è che piace a me, perché sapete, poi, andando avanti a leggere, scopriremo tante cose interessanti — obbedire su tutto.

Quindi facciamo un esempio: se facciamo trenta ore dedicate all’azione, siccome l’azione è ordinata è subordinata alla contemplazione, allora devono essere quaranta quelle della contemplazione; per fare un esempio. Perché così uno possa dire: sì, in effetti qui l’azione è ordinata e subordinata alla contemplazione.

Guardate che invece non è così! La contemplazione viene per ultima, viene dopo, viene “forse”, viene “se”. Ed ecco che allora purtroppo anche noi sacerdoti cosa facciamo? “Per le tante cose che ho da fare, la preghiera del breviario rimane in coda, alla sera, quando sono stanco”.

Nei commenti, di un po’ di giorni fa, mi ha colpito quello di qualcuno che si è “un po’ stizzito”; perché sapete, qualcuno di noi ha un po’ il codino che, quando glielo schiacci, salta su subito — beh è normale, perché mica siamo tutti a chissà a quale livello di santità! Sembriamo tutti molto devoti, tutti molto con l’aureola, ma poi, basta schiacciare il codino a qualcuno che vedete come si trasformano in pantere! 

Qualcuno di noi col codino, si è sentito risentito (o risentita) quando io vi avevo detto che non si porta la preghiera alla sera, all’ultimo minuto dell’ultimo giorno, dell’ultima ora, dell’ultimo treno, dell’ultimo vagone, dell’ultima ruota, col treno che è partito, lì si mette dentro la preghiera; no, non è onesto, non è giusto! E allora qualcuno diceva: “Eh, beh, allora, che cosa c’è se io prego alla sera nel letto con i miei figli?”. Perché poi ci mettiamo dentro queste cose bucoliche, queste cose da Mulino bianco, del tipo: fuori nevica, viene la renna, e io che sono lì dentro nel mio lettino col falò, col camino acceso, e sono lì tranquillo che mi metto lì con i miei bambini, con la mia famiglia, a dire le preghiere, sotto le coperte, mentre fuori c’è la neve, con i passerotti… ecco, per favore, lasciamo perdere queste storielle da “ricattini affettivi”.

Il mio intervento — siccome, insomma, un pochino di livello c’è, permettetelo — non era per dire che pregare nel letto con i bambini abbracciati, che fuori nevica, con la renna, non va bene. Questo è chiaro, ma anche a un bambino dell’asilo è chiaro che non intendevo dire questo. Il mio intervento era per dire: ma come, tutto il tempo prima della sera è dedicato a stare davanti alla televisione, a parlare al telefono, a giocare al computer, a fare le mille cose; quando arriva la fine di tutto, allora mi rintano sotto le coperte a dire qualche preghiera; non va bene! Anche se c’è fuori il Mulino bianco, anche se ci sono fuori le renne, anche se fuori nevica, anche se siamo tutti insieme, non va bene, non è un insegnamento bello! Qualcun altro poi diceva: “Ah, ma perché l’atteggiamento del corpo è importante? È importante che ci sia anche un atteggiamento del corpo?”; noooooo, ma nooooo, ma stai scherzando? L’atteggiamento del corpo è importante? Ma no, ma cosa dici mai, ma ci mancherebbe.

Guarda, adesso, al prossimo matrimonio, al matrimonio della tua prossima amica che si sposerà, fai così: vai al matrimonio in costume da bagno — “Eh, ma lo fa a dicembre!”; ma non ha importanza! Perché, l’atteggiamento del corpo conta? Ti metti su una pelliccia e sotto ti metti il costume da bagno; qual è il problema? Poi, quando arriva il momento del pranzo, tu ti togli la pelliccia e dici: ecco, io sono qui per il pranzo. C’è un problema? Non c’è problema! Qual è il problema? Perché, l’atteggiamento del corpo conta? La forma conta? No, non conta la forma, ma ci mancherebbe!

Domani mattina, quando vai a prendere il metrò, o il treno per andare al lavoro, vai in camicia da notte, con su gli orsi e con su le ciabatte da notte, quelle col coniglio, con le orecchie che gli vengono fuori, tutte pelose; vai così al lavoro, domani mattina vai, vai a prendere il treno così. Perché, conta l’atteggiamento del corpo? Conta la forma? Ma ci mancherebbe, ma no! Non ha nessun valore! Fallo, fallo, sii coerente con te stesso fino in fondo. Fallo, poi vediamo domani sera dove sei; di sicuro non sarai a casa tua, questo te lo posso assicurare, è garantito che domani sera tu sarai da tutte le parti, ma non sarai a casa tua. Perché probabilmente neanche ci arrivi al lavoro e, se ci arrivi, ti rimandano a casa licenziato. Perché, se tu vai al lavoro vestito col pigiama dell’orso e con le ciabatte della notte, con su il coniglio e le orecchie pelose, al lavoro ti dicono: “Guardi…”. Se fai l’avvocato, domani vai in tribunale così! Oppure potresti andare in ospedale per operare i tuoi pazienti, perché no? Ti presenti domani mattina, prima di entrare in sala operatoria, e dici: “Buongiorno, eccomi, io sono il chirurgo che vi opererà questa mattina”, con su il pigiama di Goldrake! Bellissimo, stupendo.

Io mi domando, alle volte, che livello di quoziente intellettivo abbiamo. Io mi domando, alle volte, dove siamo collocati perché, a leggere certe cose proprio cascano le braccia, viene da dire: vabbè, vado a predicare agli scoiattoli che ho qui fuori, che probabilmente capiscono meglio.

È importante l’atteggiamento del corpo? Certo che è importante! 

Madre Teresa di Calcutta, ve l’ho già detto, alla sera, quando lei e le sue suorine erano stanche morte — ma non perché erano state davanti alla televisione, o perché avevano chattato al telefono con l’amica, o perché avevano perso le ore su Facebook o a farsi i selfie perché loro sono belle, ma perché si erano spaccate la schiena a pulire i lebbrosi, e ve lo raccomando — dovevano fare tre ore d’adorazione eucaristica, tutti i giorni. Che uno dice: vabbè, già tre ore sono tre ore, dopo una giornata del genere, va bene, ma in ginocchio! Fatele voi, una volta, tre ore di adorazione eucaristica in ginocchio, senza muovervi, provate, provate a farle. Le suorine svenivano, cadevano per terra svenute; Madre Teresa andava, le prendeva, le rialzava, le rimetteva in ginocchio, perché dovevano finire tre ore. Andate a leggere la biografia di Madre Teresa; invece di parlare a vanvera, andate a leggere, così vedete se il corpo ha valore oppure no.

“Le mie preghierine che dico sotto le coperte col piumone tirato su fin qui, che belle!”; che insegnamento dai ai tuoi figli? Che le preghiere sono come il dormire, si sta nel letto. Domanda: le cose importanti si fanno nel letto, sotto le coperte? Quindi: le interrogazioni si fanno sotto le coperte; quando tu il giorno dopo hai la discussione della tesi della laurea, stai sotto le coperte, studi sotto le coperte, tu mangi sotto le coperte. Perché tu non mangi sotto le coperte e preghi sotto le coperte? Chieditelo! Non facciamo i furbi, eh! Non mettiamoci a fare i furbi e i saputelli. Perché poi sentiamo le risposte.

L’azione deve essere ordinata alla contemplazione, quindi a pregare si sta fuori dal letto. Niente vieta che, finita cena, preghi davanti al tuo bel Crocifisso con i tuoi bambini, con fuori la neve, le renne e il Mulino bianco, preghi in ginocchio lì, insieme ai tuoi bambini. Insegni anche a stare in ginocchio, perché i bambini non sono neanche più capaci di stare in ginocchio. In ginocchio, un pochino, anche solo due, tre minuti, anche il tempo di un’Ave Maria, è già qualcosa. Leggi qualcosa di bello, di spirituale, adatto per i bambini; poi, sotto le coperte, gli vai a leggere le fiabe, non le preghiere! Se è così tanto bello stare sotto le coperte insieme, ci leggi le fiabe.

Io facevo così ed era bellissimo! Prima la preghiera, poi, sotto le coperte, mi raccontavano le fiabe. Quello è il luogo per le fiabe: sotto le coperte, non la preghiera; la preghiera ha una sua sacralità. Entrare in contemplazione, contemplare Dio, non lo fai sotto le coperte. A meno che, certo, tu non abbia il cancro e allora, voglio dire, per esempio, devi stare nel letto tutto il giorno, ma questo è un altro discorso. Non è che è sbagliato in assoluto: è sbagliato nella misura in cui quel momento è il momento finale della giornata, e il segno che dai, il simbolo che dai a chi è lì con te e che sta imparando, non è quello della priorità, ma è quello dell’ultima cosa, dell’ultimo vagone, dell’ultima corsa. Seppur posso capire che abbia una sua bellezza, va bene, ma la priorità ci dice che la preghiera si fa fuori dalle coperte. Si fa insieme, certo, si va davanti a un Crocifisso e si fa prima della televisione, e si fa prima di tutto il resto.

Contemplare è più importante che mangiare; “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla di Dio”, dice Gesù.

Quindi: la Chiesa «è presente nel mondo e tuttavia è pellegrina (quindi si deve sentire questo essere indirizzati “a”) tutto questo in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati». E prosegue:

In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica quelli che sono nella Chiesa per farne un tempio santo nel Signore, un’abitazione di Dio nello Spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo, nello stesso tempo e in modo mirabile fortifica le loro energie perché possano predicare il Cristo.

È interessante questa cosa! Quindi la liturgia — andare alla Messa, recitare il Breviario, ogni giorno (perché va fatto ogni giorno) — edifica quelli che sono nella Chiesa, li costruisce, per farne un tempio santo nel Signore. Questo è lo scopo della liturgia: fare un tempio Santo nel Signore della tua vita, della tua persona, fare un’abitazione di Dio nello spirito. Questo è lo scopo della liturgia, e questo è lo scopo dell’andare a Messa, soprattutto dell’andare alla Messa: fare un’abitazione di Dio nello spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Nello stesso tempo, mentre fa questo, cosa fa? In modo mirabile, fortifica le tue energie per fare cosa? (non sta parlando ai sacerdoti, il Concilio; sta parlando a tutti i cristiani) Perché tu possa predicare Gesù.

In queste righe che stiamo leggendo, voi avete sentito parlare di opere? Io no, io ho sento parlare di liturgia, di contemplazione e di predicazione. Vedete che cosa è importante per il Concilio? Tu vieni fortificato nelle tue energie perché tu possa predicare Gesù; per predicare Gesù. Quindi Breviario, quindi la Messa, “perché tu sia edificato per essere un tempio santo nel Signore, un’abitazione di Dio nello spirito, per raggiungere la misura della pienezza di Cristo, così che tu sia fortificato nelle tue energie per predicare Gesù”. Dobbiamo annunciare Gesù, predicare Gesù.

Ora capite quando vi dicevo: dedichiamo più tempo allo studio del catechismo! Dedichiamo più tempo alla lettura della parola di Dio! Per questo! Perché sennò, cosa predichiamo: l’ultima profezia dell’ultimo psico-veggente? Cosa predichiamo? Quando mi arrivano su Whatsapp i messaggi della veggente Tal dei tali, rispondo sempre così: “pane e prosciutto”. Pane e prosciutto, possibilmente crudo di Parma. Nient’altro! “No, ma padre, questa veggente ha visto che siamo nell’apocalisse e sta per venire il castigo”: pane e prosciutto. Lascia stare la psico-veggente, perché qui son tutti veggenti. Tutti! Sono tutti veggenti! Ognuno è veggente di qualcosa, di qualcuno; lascia stare. Poi sono ignoranti come le capre e non sanno niente di dottrina, non sanno niente della loro fede, non conoscono niente della Scrittura però, ogni giorno, ti mandano cinque messaggi della veggente XY. Nemmeno a morire che uno mandi un messaggio con su la parola di Dio! Niente! 

Noi siamo morbosamente appiccicati a tutto questo tema apocalittico delle profezie, dei veggenti, di tutte queste cose. Siamo lì dentro a questa sorta di Armageddon costante. Ma vivi sereno! Ma viviamo sereni, per favore! Ma mettiamo al centro la parola del Signore, ma mettiamo al centro i Padri della Chiesa, ma mettiamo al centro i santi, i martiri, mettiamo al centro i sacramenti, mettiamo al centro quello che conta! Vi avanza tempo? Mettete al centro pane e prosciutto; se vi avanza tempo, mettete quello, così almeno…

Uno dice: “Padre Giorgio, perché dice queste cose, ci vuol prendere in giro?”. No, io faccio come S. Filippo Neri. Non sapete cosa ha fatto S. Filippo Neri con S. Ignazio? Sapete, S. Ignazio era dotto, era tutto ascetico, S. Filippo, invece, era molto semplice, era un po’ “pane e prosciutto”. Grande stima di entrambi, grandissimi santi. Allora S. Ignazio va là e gli dice: “Oh, Filippo, Filippo, devo dirti una cosa”; e lui risponde “Mi dica, padre Ignazio, mi dica, mi dica” — “Ho visto la Madonna!” — “Oh mamma, ha visto la Madonna?” — “Sì, sì, sì, mi è apparsa la Vergine Maria”; allora S. Filippo Neri gli dice: “Sì, padre Ignazio, quanti giorni è che non mangia?” — “Eh, adesso è più di una settimana” — “Padre Ignazio, vada a casa a mangiare, poi mi viene a dire se vede ancora la Vergine Maria!”.

Stiamo attenti, eh! Stiamo attenti, perché noi siamo molto attratti da tutta questa dinamica spiritualistica, ma poi dalla dinamica della Scrittura, della dottrina, della conoscenza dei fondamenti, zero. Zero su zero!

“Predicare il Cristo”; quindi ci sta dicendo che il centro, qui, è predicare Gesù: contemplazione e poi predicare Gesù, testimoniarlo, annunciarlo:

Così a coloro che sono fuori essa mostra la Chiesa, come vessillo innalzato di fronte alle nazioni — guardate che sono espressioni bellissime, eh! Che sembrano del 1300, ma sono del Concilio Ecumenico Vaticano II — sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi, finché ci sia un solo ovile e un solo pastore.

Gloria a Dio! Amen! Alleluia! Più di così? Che cosa c’è qui dentro! Ma guardate che è tutta una frase: predicare il Cristo, “così a coloro che sono fuori (dalla Chiesa) essa mostra come vessillo innalzato di fronte alle nazioni, sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi, finché ci sia un solo ovile e un solo pastore”. Un solo ovile è la Chiesa; un solo pastore, chi è? È Gesù Cristo e quindi, poi, il Papa.

Concilio Ecumenico Vaticano II, siamo al Proemio. Al Proemio, eh! Punto numero 2, nemmeno abbiamo iniziato il capitolo uno! Proemio, punto numero 2; non mi credete? Leggete, leggete.

Se voi, senza dire che è del Concilio Vaticano II, prendete quest’ultima frase e andate, non so, dal vostro parroco, o da un sacerdote, e gli dite: “Adesso ti leggo una frase e ti faccio due domande. La prima è se mi dici se tu ci credi in questa cosa e se la vivi e cosa fai per viverla. E la seconda se mi dici, secondo te, chi l’ha detta, quantomeno il periodo storico, a grandi linee. Se siamo nel 1100, 1200, 1500, 1600. Dimmi un po’, a grandi linee. Queste due domande: se tu ci credi in questa cosa che adesso ti leggo, e, se tu la vivi, come la vivi, perché sarei interessato a capirlo. Terza domanda: per favore, secondo te l’ho presa da un testo? Secondo te questo testo in che periodo è stato scritto?”. Avrete delle sorprese incredibili. 

Glielo dovete leggere così, come l’ho letta io, prendete una penna e copiatelo:

Così a coloro che sono fuori essa mostra la Chiesa, come vessillo innalzato di fronte alle nazioni, sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi, finché ci sia un solo ovile e un solo pastore.

Vedrete! Poi, nei commenti, mi scriverete: ho fatto l’esperimento, questa è la risposta. Son proprio curioso di vedere che risposta avrete. Non mi interessa chi la dà, mi interessa sapere che risposte avrete. Magari andate anche da qualche vostro amico, vostro fratello nella fede, di quelli belli impegnati nelle cose della Chiesa, e dite: ti leggo questa frase, dimmi…

Vi dico questo: sono pronto a scommettere un chilo di ciliegie, anzi, tre pani e prosciutto, che nessuna delle persone che voi raggiungerete e alle quali leggerete questa frase, dirà che questa frase viene dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nessuno. Anzi, le risposte che avrete saranno, nella stragrande maggioranza — per non dire totalità — risposte negative. Diranno: “Eh, ma cos’è questa cosa di altri tempi? Ma dove sei andato a prendere questa cosa? Ma sarà del 1500, sarà il Concilio di Trento, ma dove sei andato a prendere questa cosa da fondamentalisti!” Vedrete, vedrete se non vi risponderanno così, e a quel punto io tirerei fuori il mio bel libro e direi: “Guarda, è scritto qui: Concilio Ecumenico Vaticano II”; ahi, ahi, ahi… dolore!

 Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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