Pubblichiamo la conferenza tenuta da p. Giorgio Maria Faré a Radio Mater il giorno 1 ottobre 2015 (memoria di S. Teresa di Gesù Bambino) sul tema: “L’atto di offerta all’Amore Misericordioso di S. Teresa di Gesù Bambino”.
Ascolta la registrazione:
Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.
Approfondimenti
Possediamo tre autografi dell’Atto d’Offerta, il primo è stato scritto tra il 9-11 giugno 1895, con una scrittura molto accurata e alcune parole evidenziate. Teresa lo portava sul cuore.
Racconta suor Genoveffa (al secolo Celina, sorella di S. Teresa) :
“Era il 9 giugno, giorno della Festa della SS. Trinità, uscendo dalla Messa, con lo sguardo tutto infiammato, respirando un santo entusiasmo, Teresa mi trascinò senza proferire parola da Nostra Madre, allora era suor Agnese di Gesù. Le raccontò, davanti a me, come si era offerta Vittima di Olocausto all’Amore misericordioso, chiedendole il permesso di consacrarci insieme. Nostra Madre, troppo occupata in quel momento, permise senza comprendere troppo di che cosa si trattava. Rimasta sola, Teresa mi confidò la grazia che aveva ricevuto e si mise a comporre un atto di offerta che pronunciammo ufficialmente insieme due giorni dopo, l’11 giugno” (Consigli e Ricordi).
Il testo venne sottoposto al Padre Lemonnier, missionario della Délivrande, che – pur approvandolo – chiese una correzione apportata poi da Teresa. Sostituì infatti “infiniti” con “immensi”.
Offerta di me stessa come Vittima di olocausto all’Amore Misericordioso di Dio
O Dio! Trinità Beata, desidero Amarti e farti Amare, lavorare per la glorificazione della Santa Chiesa salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che soffrono in Purgatorio. Desidero adempiere perfettamente la tua volontà e arrivare al grado di gloria che mi hai preparato nel tuo regno, in una parola, desidero essere Santa, ma sento la mia impotenza e ti chiedo, o Dio, di essere tu stesso la mia Santità.
Poiché mi hai amato fino a donarmi il tuo unico Figlio perché fosse mio Salvatore e mio Sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti sono miei, te li offro con letizia, supplicandoti di non guardarmi che attraverso il Volto di Gesù e nel suo Cuore ardente d’Amore.
Ti offro anche tutti i meriti dei Santi che sono in Cielo e sulla terra, i loro atti d’Amore e quelli dei Santi Angeli. Infine ti offro, o Beata Trinità, l’Amore e i meriti della Santa Vergine, mia madre, proprio a lei consegno la mia offerta, pregandola di presentartela. Il Suo Divin Figlio, mio Sposo Amato, nei giorni della sua vita mortale, ci disse: “Tutto ciò che domanderete al Padre mio, nel nome mio, Egli ve lo darà!” Sono dunque certa che esaudirai i miei desideri. Lo so, mio Dio, “più vuoi donare, più fai desiderare” (Giovanni della Croce, Lettera 15). Sento nel mio cuore desideri immensi ed è con fiducia che ti domando di venire a prendere possesso della mia anima. Non posso ricevere la Santa Comunione così spesso come lo desidero, ma, Signore, tu non sei l’Onnipotente? Rimani in me, come nel tabernacolo, non allontanarti mai dalla tua piccola ostia.
Vorrei consolarti per l’ingratitudine dei cattivi e supplicarti di togliermi la libertà di dispiacerti; se per debolezza qualche volta cado, all’istante il tuo Sguardo Divino purifichi la mia anima consumando tutte le mie imperfezioni, come il fuoco che trasforma tutto in se stesso.
Ti ringrazio, mio Dio, per tutte le grazie che mi hai accordato, in particolare per avermi fatta passare per il crogiolo della sofferenza. È con gioia che ti contemplerò nell’ultimo giorno con in mano lo scettro della Croce. Poiché ti sei degnato di farmi partecipe di questa Croce così preziosa, spero in Cielo di rassomigliarti e di vedere brillare sul mio corpo glorificato le sacre stigmate della tua Passione.
Dopo l’esilio della terra, spero di venire a godere di te nella Patria, ma non voglio ammassare meriti per il Cielo, voglio solo lavorare per tuo amore, con l’unico intento di piacerti, di consolare il tuo Sacro Cuore e di salvare anime che ti ameranno eternamente.
Alla sera di questa vita (Giovanni della Croce, Massima 70), mi presenterò davanti a te a mani vuote, non ti chiedo infatti, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie sono imperfette ai tuoi occhi (Is 64,6). Voglio quindi rivestirmi della tua stessa Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Te stesso. Non voglio altro trono e altra corona che Te, mio Amato!
Ai tuoi occhi il tempo è nulla, un giorno solo è come mille anni (Sal 89,4), tu puoi quindi, in un istante, prepararmi a comparire dinanzi a te.
Per vivere in un atto di perfetto Amore mi offro Vittima d’Olocausto al tuo Amore Misericordioso, supplicandoti di consumarmi senza sosta, lasciando traboccare nella mia anima i flutti di tenerezza infinita racchiusi in te e così divenga Martire del tuo Amore, mio Dio!
Questo martirio, dopo avermi preparata a comparire dinanzi a te, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci, senza ritardi, nell’eterno abbraccio del tuo Amore Misericordioso.
Voglio, mio Amato, ad ogni battito del cuore rinnovarti quest’offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa dirti di nuovo il mio Amore in un Faccia a Faccia eterno!
Maria Francesca Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, rel. carm. ind.
Festa della Santissima Trinità, 9 giugno dell’anno di grazia 1895
Da: Consigli e ricordi, ed. Città Nuova, p 68-71
“Durante l’ora di adorazione davanti al SS. Sacramento esposto per le «40 ore» – martedì 26 febbraio 1895 – Teresa aveva composto di getto il suo cantico Vivere d’Amore. Domenica 9 giugno 1895 – festa della SS. Trinità – durante la Messa ebbe l’ispirazione di offrirsi come vittima di olocausto all’Amore Misericordioso di Dio per ricevere, nel suo cuore, tutto l’Amore disprezzato dalle creature, alle quali avrebbe voluto elargirlo. Subito dopo la Messa, tutta commossa, mi trascinò con sé; non sapevo perché. Raggiungemmo presto la nostra madre superiora (madre Agnese di Gesù) che si dirigeva verso la Ruota. Teresa sembrava un po’ imbarazzata nell’esporre la sua domanda.
Pronunciò qualche parola, sollecitando il permesso di offrirsi, con me, all’Amore Misericordioso. Non so se lei pronunciò la parola «vittima». Non sembrando la cosa importante, la nostra Madre rispose affermativamente. Poi, rimasta sola con me, mi spiegò brevemente ciò che voleva fare; il suo sguardo era infiammato. Mi disse che avrebbe scritto i suoi pensieri e composto un atto di donazione. Due giorni dopo entrambe inginocchiate davanti alla Vergine Miracolosa del sorriso, che allora si trovava nel corridoio a fianco alla sua cella, pronunciò l’atto per noi due. Era martedì 11 giugno.
Suor Teresa comunicò più tardi il suo atto d’offerta a suor Maria del S. Cuore e a suor Maria della Trinità. Ne parla nel suo manoscritto[1].
Teresa invita tutte le piccole anime a fare questo. Nella sua intenzione, in effetti, non si trattava di tutto un lusso di sofferenze supererogatorie, ma di abbandonarsi con totale confidenza alla Misericordia di Dio.
Suor Maria del Sacro Cuore, nostra sorella maggiore, dapprima rifiutò di fare questo atto di offerta, non volendo attirare su di se un sovrappiù di prove. A questo proposito ecco la relazione che la sua infermiera affidò ad appunti intimi inediti: «Oggi 6 giugno 1934, parlavo con suor Maria del S. Cuore dell’atto di offerta all’Amore Misericordioso. Lei mi disse che, mentre rivoltava l’erba, suor Teresa del Bambino Gesù che era vicino a lei, le aveva chiesto se voleva offrirsi spontaneamente come vittima all’Amore Misericordioso di Dio, e che aveva risposto: “No di certo, non voglio offrirmi come vittima; Dio mi prenderebbe in parola e la sofferenza mi fa veramente troppa paura. Inoltre questa parola vittima non mi piace molto”.
Allora Teresina le disse che la capiva bene, ma che offrirsi vittima all’Amore di Dio non era la stessa cosa che offrirsi alla sua Giustizia, che non avrebbe sofferto di più, che era per poter meglio amare Dio, al posto di quelli che non vogliono amarLo.
“Alla fine era così eloquente – soggiunse suor Maria del Sacro Cuore – che mi sono lasciata convincere; neanche io me ne pento”».
C’è da far notare che suor Maria del Sacro Cuore si impegnò in seguito a fare pronunciare questo atto a tutti i suoi amici e a tutte le persone con le quali era in contatto epistolare. Per quanto ne so, una sola resistette a questo invito. Ed è rinnovando questa offerta a voce bassa, ma scandendo nettamente le parole, che suor Maria del S. Cuore spirò il 19 gennaio 1940, alle 2.20 del mattino.
Riporto ora la confidenza che mi fece suor Maria della Trinità, mia compagna di noviziato: «Suor Teresa del Bambino Gesù non mi fece conoscere la sua donazione come vittima d’olocausto all’Amore Misericordioso, se non il 30 novembre 1895. Le manifestai subito il desiderio di imitarla e fu deciso che avrei fatto la mia consacrazione l’indomani. Rimasta sola e riflettendo sulla mia indegnità, conclusi che mi occorreva una più lunga preparazione per un atto di tale importanza. Ritornai dunque da suor Teresa spiegandole i motivi per cui volevo rimandare la mia offerta. Il suo volto assunse una espressione di gioia e mi disse: “Questo atto certamente è importante, più importante di quanto noi possiamo immaginare; ma sai qual è la preparazione che Dio ci chiede? È quella di riconoscere umilmente la nostra indegnità e, siccome ti fa questa grazia, abbandonati a lui senza timore. Domani, dopo l’atto di ringraziamento, resterò vicino a te all’Oratorio, dove sarà esposto il SS. Sacramento e mentre tu pronuncerai il tuo atto, io ti offrirò a Gesù come la piccola vittima che ho preparato per Lui”».
Se la nostra cara Maestra avesse creduto di attirare su di noi un sovrappiù di sofferenza, non avrebbe sollecitato la nostra donazione all’Amore; al contrario, ci precisava che questo gesto era nettamente differente dall’offerta come vittima alla Giustizia divina: «Non c’è nulla da temere dall’offerta all’Amore Misericordioso – diceva lei con forza – perché da questo Amore non ci si può attendere che misericordia».
Nondimeno aggiungeva che questa offerta richiedeva buona volontà e generosità.
«Buona volontà e generosità» sostenute dalla grazia appropriata al momento presente. L’atto di donazione all’Amore ha per effetto di rinforzare considerevolmente questa grazia e il soccorso divino è tanto più immediato ed efficace, quanto più totale è stata l’offerta.”
[1] Ms. A, f. 84.