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Maria sacerdote di Dio, don Clemente Barbieri

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 4 maggio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

MARIA SACERDOTE DI DIO – DON CLEMENTE BARBIERI

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a martedì 04 maggio 2021, oggi si festeggia il Beato Paolino Bigazzini, monaco, della congregazione Silvestrina, penso che possa essere utile anche questa vita data completamente al Signore. Quest’oggi abbiamo ascoltato il Vangelo tratto dal cap. XIV, versetti 27-31 di San Giovanni.

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace.”

Quale pace? Gesù ci lascia la sua.

“Non come la dà il mondo, io la do a voi.”

È una pace diversa, non come la dà il mondo. Il tema è il “come”, perché anche il mondo dà una pace. Infatti Santa Teresa d’Avila identifica nove false paci che vengono dal mondo e dal demonio. La pace che viene da Gesù è una pace crocifissa, perché Lui è crocifisso, quindi è una pace che si realizza all’interno delle persecuzioni, delle tentazioni, delle sofferenze. Lì si realizza questa pace, dentro le contraddizioni. Il mondo invece consegna la sua pace nel compromesso, è una pace fatua, che conduce alla morte.

“Viene il prìncipe del mondo”

Che è il demonio, che è Lucifero.

“Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo”

E questo principe del mondo diventa l’occasione per mostrare a tutti quanto Gesù ama il Padre e quanto Gesù è obbediente al comando del Padre. Anche noi dobbiamo crescere in questa obbedienza.

Oggi vi ricorderete che inizia la Novena alla Madonna di Fatima che ricorre il 13 maggio, una data importantissima, iniziamo anche noi questa Novena.

Perché facciamo le Novene? A me non piace molto fare le Novene per chiedere qualcosa al Signore, a me piace fare le Novene per preparare il mio cuore a certi momenti importanti.La Novena a San Giuseppe, il 19 di marzo, la Novena all’Annunciazione, altra data significativa, la Novena al Natale, alla Divina Misericordia e via di seguito. Oggi iniziamo questa bella novena.

Siamo al 4° giorno del libro “Maggio Eucaristico” di Don Barbieri, andiamo avanti:

IV GIORNO Maria sacerdote di Dio

“Costruito il proprio tempio, eretto il proprio altare e composto il proprio tabernacolo, Iddio creava in Maria il suo degno e santo sacerdote pel quale in questo tempio e su questo altare doveva discendere, porre dimora, e dare quindi principio alla salutare opera della Redenzione. E pur non essendo per ragione del suo sesso a lei consentita la formale consacrazione sacerdotale, per la sua dignità senza pari ha tuttavia il merito di fungere tanto ministero con la sua elevazione a madre di Dio. E nella medesima guisa che il sacerdote eletto e chiamato da Dio viene nella santità preparato e nella pienezza dei divini carismi consacrato ed essere il mediatore tra cielo e terra, Maria, dall’eternità eletta e chiamata e d’ogni copia di grazie arricchita e d’ogni virtù abbellita, è cielo e terra insieme, ospitando ella, per quanto creatura mortale, Iddio nel puro claustro delle sue viscere.”

Maria non è Sacerdote ovviamente in virtù dell’Ordinazione, ma in virtù di tutto il resto svolge questa funzione sacerdotale, questo ministero.

“E però se coloro i quali cotanto furono e sono privilegiati da venire dal Signore elevati al sacerdozio santo…”

Non dimentichiamolo mai: essere chiamati al Sacerdozio, essere elevati — senza merito, ovviamente — a questa altezza, è certamente un grandissimo privilegio del quale dobbiamo ogni giorno ringraziare il Signore, perché solo da Lui può venire questo dono incommensurabile.

“…ed i fedeli tutti, che per quanto non rivestiti di questo altissimo ministero, hanno tuttavia l’officio di offerire all’Altissimo ostie spirituali, amano avere un esempio nel quale affissarsi e dal quale ritrarre la luce che sempre meglio abbia ad intensificare la luce di loro virtù, levino gli sguardi a questa Vergine sacerdotale.”

Dobbiamo imparare ad offrirci come Ostie Spirituali. L’abbiamo visto l’anno scorso quando abbiamo affrontato il testo di don Tomaselli, forse proprio in questo periodo, quando vi ho letto “Piccole Ostie” di don Tomaselli, un testo veramente molto bello. Dobbiamo entrare in questa logica, quando andiamo alla Santa Messa, di offrirci come Ostie Spirituali, le piccole ostie insieme alla grande Ostia che è Gesù, che viene offerta al Padre. E tutto questo lo impariamo dalla vergine Maria, è Lei il nostro modello.

“E da lei apprendendo come si possa degnamente operare per Dio, si studino per quanto è possibile di imitarla, insistendo particolarmente presso di lei perché con la sua protezione secondi quest’opera d’imitazione, che è il solo degno preparamento per le sante loro comunicazioni con Dio.”

Questa lettura, queste parole, questa riflessione rappresentano un esorcismo per qualcuno, danno fastidio. Oggi si dice che sono riflessioni teologiche superate, datate, sclerotizzate, che non permettono un’evoluzione. Mentre leggevo queste parole pensavo al fatto che, se tutti noi Sacerdoti tenessimo davanti agli occhi queste parole e vivessimo la nostra vita così come qui è scritto, in questa mimesi costante della Vergine Maria, non ci sarebbero stati nella Chiesa tutti gli scandali che ci sono stati in questi anni e i Sacerdoti avrebbero fatto i Sacerdoti dalla A alla Z, di giorno e di notte, pubblicamente e privatamente, in Chiesa e fuori dalla Chiesa. Sacerdoti sempre, in qualunque luogo siamo e con chiunque stiamo.

“I sacerdoti devono vestire candore celeste..”

Chissà se chi ci guarda vede candore celeste.

“…e apprendere dall’innocenza loro richiesta come non della terra ma dei cieli essi sono cittadini.”

Tu guardi questo Sacerdote e dici: “Quest’uomo è più un uomo del Cielo che della terra. È più un cittadino del Cielo e sulla terra è proprio in esilio. Si vede che è rapito da Gesù. Si vede che il suo cuore è una prigione…”

Quando parlo di “esilio” sto parafrasando il Salve Regina, quando dice che siamo in una terra d’esilio, in questo senso. Non sto disprezzando il corpo. Sto parlando di questa realtà come se fosse qualcosa che mi separa da questo incontro definitivo, eterno, diretto, immediato beatificante con Dio.

“Per questo appunto è fatto comando ad essi di pascersi di santità e di vestire di giustizia”

Noi Sacerdoti, ascoltando queste cose e leggendo questi testi dovremmo chiederci: io mi pascolo di santità? E mi vesto di giustizia?

“E l’Altissimo loro raccomanda di mantenersi del tutto mondi poi che di mondezza è d’uopo possedere per toccare i vasi del Signore”

Queste mani sono dedicate innanzitutto a quello e non devono andare a finire in luoghi indegni che non c’entrano proprio nulla con i vasi sacri che poi si vanno a toccare.

“Protestando come egli medesimo sia il Santo che santifica e che li rende i ministri di Gesù Cristo ed i dispensatori de’ suoi santi misteri, innalzati come essi sono a tanto di dignità da riuscire, dopo Gesù Cristo, altrettanti Gesù Cristo in su la terra.”

Si deve vedere, si deve percepire che noi siamo consapevoli di questa dignità. Che non vuol dire andare in giro con il naso alla francese, ovviamente, perché questa dignità non viene in funzione di un merito mio, di una bravura mia, non è una cosa che io posseggo, ma è la dignità data in modo puramente gratuito, che però mi chiama a farmi profondamente cosciente e riconoscente soprattutto.

“E in verità che sono essi se non altrettanti vasi benedetti consacrati al Signore, altrettanti tabernacoli santi dove ogni giorno, venendo dal cielo, discende e rimane la Manna celeste, il Pane degli angioli, Cristo Gesù sotto le specie dell’ineffabile Sacramento del suo amore? Che se tanto il Signore innalza il sacerdote che egli chiama e consacra pel suo altissimo ministero, come e quanto non dovrà elevare e santificare colei che dei sacerdoti tutti sarà il modello più santo dopo Gesù? Non ella sarà l’eletta a ristabilire i celesti rapporti di misericordia tra gli uomini e Dio, la benedetta che porterà in sé Dio per comunicarlo ai mortali? Oh il tesoro d’innocenza che ella è, oh il decoro di santità! E per quanto ella, creatura umana, tragga la sua esistenza mortale dalla umanità corrotta del peccato, nessuna ombra di peccato è in lei, andando esente da ogni macchia di colpa, come quella che, preeletta e santificata, lo Spirito d’ogni santità volle del tutto degna di portare Dio e di dare Dio agli uomini. Purissima quindi perché in lei non è labe di peccato; pienissima di grazia perché ricolma dei favori divini; sempre custodita da Dio perché sempre con Dio”

Forse è per questo che noi alle volte sperimentiamo una sorta di solitudine rispetto a Dio, perché non siamo sempre con Dio. Se vogliamo essere custoditi da Dio, impariamo a stare sempre con Dio.

“Lodevolissima per la sua vita tutta virtuosa ed esemplare, ella è tutta bella.

“Dove dunque trovare, dopo Gesù, un sacerdote più santo e più degno di Maria Immacolata?”

Non nel senso dell’Ordinazione Sacerdotale ma in tutto il resto del senso.

“Ricorda e medita chi sei tu. Essere buon cristiano equivale ad essere cosa del tutto sacra. Non col santo battesimo tu fosti unto pel Signore? Non nella santa cresima tu fosti a Iui consacrato? Non tutto tu sei al tuo celeste Sovrano dedicato? Che ebbe mai di santo il sacerdozio mosaico che non sia stato con maggior larghezza concesso ad ogni anima chiamata a vivere con Gesù Cristo? O cristiano, come grande la tua vocazione, ma come più grandi ancora le tue obbligazioni!

“Non nella santa cresima tu fosti a Iui consacrato?”

Un giovane mi ha fatto presente una lacuna, mi ha detto: “Padre Giorgio Maria, c’è un argomento che anche tu, come tutti, non hai mai trattato. Non hai mai parlato della Cresima”.

Ha ragione, perché è un argomento che io non ho mai trattato. Forse in vent’anni l’avrò trattato una o due volte, ma non ho mai trattato veramente questo argomento. È un Sacramento, è una cosa importante che anche io, sbagliando e con somma superficialità, non ho mai affrontato e che oggi emerge in questa meditazione.

“Dovresti parlarne perché è un Sacramento importantissimo che quasi tutti abbiamo ricevuto, ma che non parlandone mai non se ne prende mai coscienza”

Ed è tra l’altro uno dei Sacramenti che imprime il carattere. Il Battesimo, la Cresima e l’Ordinazione sono i tre Sacramenti che imprimono un carattere ontologico, che tocca l’essere e non può più essere cancellato. Se noi fossimo più consapevoli di questo dono immenso che abbiamo ricevuto nella Cresima saremmo probabilmente meno “vigliacchini”, meno “codardini”, meno pusillanimi, meno tiepidi.

Attraverso questo Sacramento della Cresima lo Spirito Santo viene a prendere possesso della nostra anima e della nostra persona e diventiamo soldati di Cristo. Quel piccolo “buffetto” che riceviamo, che tanto rimane impresso nella mente, nella coscienza sedimentata dei cristiani, sono due dita che ti toccano la guancia, ma se fosse uno schiaffo sarebbe ancora più simbolicamente significativo, è un colpo che ti chiama a svegliarti, ad aprire gli occhi su una realtà nuova, che ti chiama ad essere creatura nuova.

“Soldato di Cristo” cosa vuol dire? Vuol dire tutto ciò che vuol dire essere soldati. Essere soldati vuol dire appartenere, obbedire, avere dei compagni, vuol dire sacrificio, guerra, lotta, lasciare tutto e tutti, essere testimoni, seguire qualcuno, un Generale, vuol dire rischiare la vita, tutte queste cose in funzione della Cresima perché lo Spirito Santo ci abilita a questo.

Talvolta diciamo quella frase sciocca: “Ma io non sono mica santo, non sono mica una suora o un prete”. Tu sei un cristiano battezzato e cresimato e quindi dovresti farne anche di più di queste cose. È un Sacramento importantissimo che dovremmo andare a rileggere nella sua formulazione. È un Sacramento che purtroppo poi in molti tradiamo. Uno dopo la Cresima sparisce, invece dovrebbe essere il contrario.

Ma perché sparisce? Sono stanco di sentire che i giovani sono feriti, che sono deboli. Ma chi di noi non è debole? Dicono che i giovani sono fragili, ma io non è che conosca tantissima gente forte. Come tutti, anche loro sono fragili, perché la nostra vita è appesa ad un filo. Sono fragili psicologicamente. Ma voi non avete mai visto un adulto piangere? O disperarsi, o andare in confusione e perdere l’orientamento, perdere il senso delle cose? Noi pensiamo sempre che sia colpa dei ragazzi, ma qualche volta nella vita possiamo smetterla di dare la colpa agli altri e guardarci allo specchio (dico qualche volta perché comprendo che sia un esercizio un po’ complesso). Anziché fare gruppi tra di noi per capire, in cui si parla sempre degli altri, degli assenti, perché non diamo voce a loro? Avremmo delle sorprese incredibili.

Già vi raccontai l’incontro che feci in preparazione alla Cresima con un gruppo enorme di ragazzi.

Le catechiste mi avevano chiamato dodici volte prima che arrivasse questo gruppo, preparandomi al disastro che sarebbe accaduto, perché non stavano mai zitti, perchè avrebbero disfatto tutto il convento. “Padre è meglio se l’incontro lo facciamo fuori nei prati, magari iniziamo con un gioco a pallone così li sfianchiamo e dopo quando saranno sudati e distrutti lei fa la catechesi”. Credo che avessero un po’ le idee confuse: io non faccio la catechesi a gente grondante sudore che non sa più neanche dov’è. Questa non è vita cristiana. Ho ascoltato tutto e alla fine, arriva questo gruppo.

Quando sono arrivati hanno suonato al cancello, io non ho aperto. Si sono tutti ammassati con le catechiste davanti. Ad un certo punto sono uscito io. Noi siamo convinti che le porte siano sempre aperte, ma non è così, le porte sono fatte per essere chiuse. Le porte si aprono se abbiamo la chiave, altrimenti non si aprono. Sono arrivato e ho detto: “Andate indietro perché devo uscire”. Li ho fatti andare un po’ indietro, sono uscito e ho chiuso la porta dietro di me. Poi ho presentato la giornata e ho specificato che di sicuro non ci sarebbe stato chiasso, rumore e gioco, ci sarebbe stato solo Gesù, la Vergine Maria, il silenzio assoluto e, per chi avesse voluto, la confessione nel pomeriggio. Poi ho detto: “Se non vi sta bene, tornate a casa”. Da quando sono entrati a quando sono usciti, nessun frate si è accorto di avere in convento quasi cento ragazzi.

Non vi racconto queste cose per dirvi come sono stato bravo, vi racconto queste cose per dirvi che c’è una potenzialità meravigliosa nei giovani, in ogni essere umano, ma bisogna presentargli il Vangelo sine glossa, senza annacquamenti stupidi, senza metterci noi a fare i pagliacci, senza prospettare un Vangelo abbassato, sfigurato, violentato perché io non sono in grado di viverlo. Siccome io non sono in grado di reggere le altitudini del Vangelo allora taglio le cime ai monti. Ma non si fa così. Io non posso innalzare la mia incoerenza e indegnità quale principio di interpretazione e lettura di tutto il Vangelo. È un procedimento disonesto. Il Vangelo resta Vangelo con tutta la sua altezza e se non sono in grado, prendo e vado a coltivare i campi. Non mi metto a rendere stupida una realtà perché io sono stupido, a renderla insipida perché io sono insipido.

“Ma, Padre, come ha fatto?” Mi hanno chiesto dopo le catechiste. “Guardate che non sono io, è Gesù. Guardate che Gesù è interessante, Gesù è vivo e se noi proponiamo Gesù per quello che è Gesù, Gesù non ha bisogno di farli sfiancare dalla fatica per tenerli zitti, perché Gesù è veramente affascinante”. Alla fine, poi, non volevano neanche andare via. In una giornata, mattina e pomeriggio, in nome di Gesù si possono creare dei legami incredibili. Quando lasciamo fare a Gesù, Gesù crea delle cose pazzesche.

Il pomeriggio avrei dovuto fare la catechesi anche ai genitori e così ho detto ai ragazzi di dirmi tutto quello che avrei dovuto dire ai loro genitori. Mi tremava la mano mentre scrivevo quelle frasi, mi si spaccava il cuore nel petto nell’ascoltare quelle parole. Un esempio peggiore di quello che quegli adulti avevano dato ai loro figli non poteva essere dato. Riconoscimenti sofferti di una mancanza gravissima. Nella vita di questi genitori mancava Dio.

  • “Per favore p. Giorgio, dica a mio padre di non dirmi che non devo bestemmiare se è lui il primo che in casa bestemmia”. Capite? Questo non è come dire: “voglio la moto”.
  • “Per favore dica ai miei genitori di non dirmi che devo andare a Messa se loro per primi non vanno”.
  • “Dica a mio padre e a mia madre di non dirmi di pregare se loro non pregano mai”.
  • “Dica a mio padre di non dirmi che devo confessarmi, quando loro vanno una volta all’anno”.
  • “Mio padre mi dice che non devo fumare, e perché lui fuma?”.

Come possiamo pensare che questi ragazzi vadano avanti a credere in Dio quando noi glielo abbiamo distrutto nel cuore? Quando noi gli abbiamo strappato la fede dal petto?

È una cosa terribile. Io ho detto tutte le cose che mi hanno detto i ragazzi, ai loro genitori: “Per favore fatevi un esame di coscienza e cambiate strada, perché qui ne va dell’anima e della vita, dell’umanità di questi vostri figli, non siete credibili”. Non siamo credibili a dire una vita che non viviamo.

Quando sono arrivati i genitori sono rimasti tutti stupiti nel vedere i loro ragazzi che non giocavano nel prato ma pregavano. Sono dovuti scendere sei Padri a confessarli. “Cos’è successo?”, mi hanno chiesto. “È successo che i vostri figli sono tutti in Chiesa che si stanno confessando, non vanno mai a confessarsi perché non c’è nessuno che gli parli della bellezza della confessione o che vada con loro a confessarsi.” Li accompagniamo allo stadio, andiamo insieme a sciare, andiamo a fare le corse, andiamo ai supermercati di domenica, ma che io genitore vada a confessarmi insieme a lui e che io per primo mi confessi e lui mi veda che entro in confessionale, che mi metto in ginocchio, che mi confesso, che esco, che faccio il ringraziamento con lui, la penitenza con lui e poi insieme usciamo e andiamo a mangiarci un gelato, quando è successo?

Non è vero che i ragazzi sono feriti, non è vero che sono persone senza scopo, senza meta, senza destinazione, pieni di debolezza e fragilità. Certo, se io gli tolgo tutte le certezze è logico che sono pieni di fragilità. È ovvio, ma dentro hanno una potenza incredibile.

Sono sicuro, che quei ragazzi hanno fatto una Cresima meravigliosa. Quando ho spiegato loro i sette doni dello Spirito Santo, i nove frutti dello Spirito Santo, erano tutti a bocca aperta.

Guai a parlare di dottrina cristiana, ma di cosa parliamo, cosa diamo loro? Gli diciamo di essere buoni, bravi, di volersi bene? Li riempiamo di moralismi? E dove li portiamo così? Dopo se ne vanno. Dovremmo fermarci e dire: perché io che mi ritengo bravo e intelligente quando porto alla Cresima cento ragazzi poi me ne tornano tre? Il problema è in loro? Sono tutti sbagliati? Ma c’è qualcosa che non va. Non in loro, ma in me. Capite? Arrivo io prete in quella Chiesa e si svuota. Sono tutti sbagliati, tranne me?

Ti dicono che non devi andare in Chiesa per il prete, ma per Gesù Cristo. Fino a ieri abbiamo parlato della mediazione. Adesso, quando ci fa più comodo la mediazione non esiste più ed esiste Gesù Cristo. Ma Lui c’è sempre stato. Quando io vado a Messa vedo il Sacerdote, non vedo Gesù. È chiaro che se mi trovo davanti un personaggio, mi passa il desiderio di andare in Chiesa.

Bisogna parlare di Dio, del Vangelo, dei Santi, perché di loro non parla più nessuno. Tutto il resto lo dice già il mondo.

Essere cresimati vuol dire essere testimoni, vuol dire, dire a tutti: “È bello, è affascinante, vale la pena spendere la propria vita per Gesù, io non mi vergogno di Gesù”. Vuol dire da quel giorno in avanti invocare lo Spirito Santo. Chiedere il dono dello Spirito Santo, ogni giorno, per una rinnovata Pentecoste in me, nella Chiesa, in tutti i cresimati, per renderci nuovamente consolati con lo spirito consolatore. La Cresima dovrebbe portarci a questo.

Andate a rileggere la formula della Cresima, il rito della Cresima. Dove sono finiti i nostri padrini e madrine? E noi padrini e madrine di Cresima sappiamo dove è finito il nostro figlio? A volte non sappiamo più dove sono, perché sono cose fatte a caso, sullo spirito del momento, ma senza coscienza, senza agganciamento alla vita reale di tutti i giorni che mi fa dire: guarda che questa è una cosa seria. È un impegno, una responsabilità seria.

Oggi potrebbe essere il giorno nel quale potremmo riflettere sulla nostra Cresima, andiamo a prendere il Catechismo della Chiesa Cattolica, andiamo a leggere il capitolo sul Sacramento della Cresima, andiamo a prendere il rito in internet della Cresima e andiamo a rileggere quello che abbiamo vissuto, ci fa bene. La Madonna oggi mi ha dato proprio l’occasione di parlarvi di questo.

Conclude così:

“Maria Cristina di Savoia. — Si narra della regina di Napoli, la venerabile Maria Cristina di Savoia, come un giorno, andando ella in cocchio per le vie di Napoli, s’ imbattesse in un sacerdote, che portava il santo Viatico ad un infermo. Fatto cenno di fermare i cavalli, scese a terra si inginocchiò, persuasa che i sovrani non sono mai tanto rispettati come quando si curvano dinanzi al Re dei re. Levatasi di poi, si rivolse ai presenti e disse: Sono ben felice di adorare il mio Dio; ma più felice è quell’anima, che ha oggi l’onore di ricevere la visita di Gesù, del buon Gesù, che ha amato i suoi fedeli e li accompagna con tanto amore fino al termine del loro pellegrinaggio. Parole queste, che in un solo atto solenne di fede e di pietà, davano ben a vedere quanto viva e fervente fosse la sua divozione a Gesù Sacramentato!”

Chiediamo a questa Venerabile Maria Cristina di Savoia la grazia anche noi di avere la coscienza e dell’onore grande di ricevere la visita e quando possibile anche la Presenza Sacramentale di Gesù.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Martedì della V settimana di Pasqua

VANGELO (Gv 14,27-31a)
Vi do la mia pace.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

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