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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, I parte

Fondazioni 1

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 6 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

Eccoci giunti a lunedì 6 settembre 2021. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VI di San Luca, versetti 06-11.

Ci ritroviamo nuovamente di fronte a Gesù che smaschera l’ipocrisia. Stare con Gesù vuol dire vedersi l’ipocrisia smascherata. Già dal cap. 6° stanno già confabulando per ammazzarlo, perché Gesù ha a cuore veramente l’uomo, non è un mestierante del sacro.

Quest’oggi, tra l’altro, inizia anche la novena alla Madonna Addolorata che si concluderà il 14 settembre, cerchiamo proprio di vivere bene questo giorno chiedendo al Signore di smascherare le nostre ipocrisie e cosa più importante lasciarci smascherare. 

 

Con oggi iniziamo ad affrontare una nuova sezione. Oggi inizieremo un percorso che non so quanto tempo ci occuperà, lo vedremo. In questo percorso saremo condotti ancora una volta da una grande Santa: Santa Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa, chiamata più comunemente Santa Teresa D’Avila, riformatrice — insieme a San Giovanni della Croce — dell’Ordine Carmelitano. Non sto a raccontarvi la sua vita, c’è un testo scritto da lei, la sua autobiografia, vi invito a leggerla, è molto bella. Magari leggeremo qualcosa anche di quella, vedremo. È una quantità di materiale immenso, non basterebbe una vita, quindi come sempre leggerò alcune parti, alcuni spunti, finché vedo che non vi stufate, poi cambierò. Anche se devo dire che siete molto generosi, vedo sempre che dite che siete contenti e vorreste andare avanti su quello che facciamo, ma forse lo dite più per carità nei mei riguardi, lo saprà il Signore, comunque credo che tutto quello che stiamo facendo, che abbiamo fatto in questi anni, offra a tutti noi, a me per primo, uno spunto di grande riflessione per amare di più Gesù, questo è quello che conta.

Prendiamo il libro delle Fondazioni, siamo al capitolo 5, al paragrafo 2°. Santa Teresa tratta una questione essenziale, fondamentale, sentite:

“2. – Voglio dire anzitutto — secondo la mia debole capacità – in che consista la sostanza dell’orazione perfetta.”

Sicuramente dovrò affrontare il tema del “che cos’è l’orazione”, Santa Teresa lo spiega molto bene, adesso permettetemi di non soffermarmi perché se vi spiego che cos’è l’orazione secondo Santa Teresa stiamo qui un mese e non vi parlo più di quello che vi voglio parlare adesso. Per adesso prendetela come una sorta di piccola trasposizione: 

“È la sostanza della preghiera perfetta”.

Poi vedremo che cos’è l’orazione, che non è la meditazione, l’orazione è l’orazione, vedremo cosa vuol dire fare orazione, però fino a quel momento va bene anche dire:

“È la sostanza della preghiera perfetta”

Perché comunque l’orazione è una forma di preghiera.

Qual’è la sostanza della preghiera perfetta? Quando una preghiera si può dire perfetta?

Scrive:

 “Mi sono incontrata con alcune anime che crede­vano consistesse tutta nell’esercizio dell’intelletto. Se potevano tenersi a lungo con Dio, fosse pure a prezzo di grandi sforzi, si credevano subito spirituali. Se poi, loro malgrado, si distraevano, benché per occuparsi in cose buone, cadevano nello scoraggiamento ritenen­dosi perdute.”

Questo è quello che succede a noi. La domanda tipica di quando ci si va a confessare: “Mi sono messo a pregare ma mi sono distratto”, “Stavo facendo le cose, mi sono distratto e non ho più pensato a Dio e ho pensato ad altro”, “Ma che senso ha dire il Rosario se io mio distraggo?”

Qui vengono fuori i “pauperisti dello spirito” che dicono: “Certo hai ragione, meglio dire un’Ave Maria detta bene con il cuore che cinquanta Ave Marie dette distrattamente. Meglio una Messa al mese fatta bene che una Messa tutti i giorni distrattamente. Meglio cinque minuti di preghiera al giorno fatti bene che due ore fatte distrattamente.”

Questo è un modo di procedere minimalista, che assottiglia la spiritualità a tal punto che, dopo tre mesi, non c’è più niente. È come se vi dicessi: “È meglio mangiare un grissino alla settimana che mangiare tutti i giorni con il rischio di vomitare”. La conclusione però è che muoio.

Loro pensavano che la preghiera risiedesse tutta nell’intelletto, nel pensare, quindi se stavano a lungo con Dio, se stavano davanti al Signore tanto tempo, subito si credevano spirituali, ma se poi cadevano nella distrazione andavano nello scoraggiamento. 

“In questi errori ed ignoranze non finiranno certamente i dotti, benché ne abbia trovato qualcuno anche fra di loro. Ma noi donne conviene che ce ne stiamo in guardia; non voglio dire con questo che non sia una grande grazia di Dio poter meditare continuamente sulle sue opere: anzi, è bene che lo si faccia. Però, bisogna persuadersi che non tutte le immaginazioni sono atte di loro natura ad applicarvisi, mentre tutte le anime sono capaci di amare.”

Lei dice che non tutti sono capaci di stare a meditare, a pensare, a riflettere, non tutti sono capaci di farlo, ci sono persone che non riescono a meditare, non sono capaci di mettersi a fare  delle riflessioni. Lei dice che questo è possibile, ma è altrettanto vero che, se non tutti riescono a meditare, tutti riescono ad amare.

“Ho già parlato altrove (cap.11° della vita) delle cause – non di tutte, perché è impossibile, ma solo di alcune – che mi sembrano distrarre l’immaginazione, per cui ora non ne voglio trattare: vorrei soltanto far comprendere che l’a­nima non è il pensiero e che la volontà non è governata dall’immaginazione. Sarebbe una grave sventura se lo fosse.”

L’anima non è il pensiero, questo è importantissimo. E la volontà non è governata dall’immaginazione. Non è che siccome io penso, siccome qualcosa mi passa per la testa, ho un’idea, allora ha inficiato la volontà. Questo è tipico per tutti coloro, ed è una croce grande, che sono torturati dai pensieri impuri o dai pensieri di bestemmia. Queste povere anime sono veramente sotto il torchio perché appena passa un pensiero, una bestemmia nella testa subito sentono di aver peccato, e invece no, perché la volontà non è governata dall’immaginazione. L’immaginazione, la fantasia, il pensiero è un po’ la pazzerella di casa, il pensiero va, il pensiero viene, ma l’anima non è il pensiero e la volontà non risulta minimamente intaccata dall’immaginazione. La volontà rimane intaccata quando “sapendo, voglio”, allora sì, ma se io non voglio, niente mi può fare del male.

Padre Pio a quell’anima che soffriva di queste cose diceva: “Rifletti su questo, quando ti vengono questi pensieri che ti turbano, qual è il primo sentimento che hai?”

“Quello di soffrire, di dispiacermi perché non voglio offendere il Signore.”

“Questa è la prova che la tua volontà non li vuole, quindi sono solamente delle mosche sul vetro che vogliono entrare, dei latrati del lupo famelico, dei ruggiti del leone malvagio che si aggira cercando chi divorare, ma tu devi disprezzarli, non li devi neanche considerare, li devi solo disprezzare.”

Poi lui [Padre Pio]  è forte perché dice: “Guarda che se non mi obbedisci non ti ricevo più e non ti assolvo più!”

Questi scrupoli nello spirito vanno trattati con molta fermezza perché se no non se ne esce più. Sono scrupoli dannosi. 

L’anima non è il pensiero e la volontà non è governata dall’immaginazione. 

 “Ne viene quindi che il profitto dell’anima non consiste nel molto pensare ma nel molto amare.”

Bellissima questa frase. Ci sta dicendo in che cosa consiste la sostanza dell’orazione perfetta.

Adesso sentite questa citazione dal “Il Castello Interiore” un’altra opera  di Santa Teresa, 4° mansione, capitolo I, paragrafo 7:

“Essendomi già dilungata altrove intorno a ciò, non voglio aggiungere più nulla. Desidero soltanto avvertirvi che per inoltrarsi in questo cammino e salire alle mansioni a cui tendiamo, l’essenziale non è già nel molto pensare, ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere soltanto in quelle cose che più eccitano all’amore.

Forse non sappiamo ancora in che consista l’amore, e non mi meraviglio. L’amore di Dio non sta nei gusti spirituali..”

Quindi tutte quelle cose: “Ah che bello, io sento lo Spirito Santo!”; “Sono andato qui dove appare la Madonna! Ah ho provato una sensazione interiore, un gusto, un piacere!”; “Ah io amo Dio!” …

Quel pregare per provare gusto e, quando non provo gusto immediatamente, vado in disperazione perché “non sento più Dio, non amo più Dio, non è più come un tempo il mio amore per Dio”… 

… Ve l’ho già detto tante volte, Santa Teresa ce lo riconferma, l’amore di Dio non sta nei gusti, in ciò che ti piace a livello spirituale. Su questo veramente dobbiamo tutti fare una conversione incredibile. Già ve lo dissi quando tempo fa dissi: “Anche cercare la Messa che maggiormente mi corrisponde, il modo di celebrare…”

Tutto vero, però qualche volta fa anche molto bene rinnegare questi gusti, andare proprio là dove meno io mi ritrovo, dove meno mi piace, fa molto bene, aiuta a liberarsi dai gusti spirituali che sono terribili, San Giovanni della croce li chiama “la gola spirituale”.

“Se non c’è quel confessore lì che mi confessa, allora io anche se è il primo venerdì del mese, lo salto e lo perdo”. Uguale con il primo sabato.

“Fa niente ma io voglio andare lì, voglio andare a Messa da quello lì, se non c’è quello lì, no, niente da fare, voglio andare a confessarmi da quello là, se non c’è quello là niente da fare…”

In questo non sta l’amore di Dio.

“Ma nell’essere fermamente risolute a contentarlo in ogni cosa”

La prima caratteristica dell’amore di Dio è fare solo ciò che piace a Dio. Questa è la prima caratteristica dell’amore di Dio, impegnarmi a fare ogni cosa che so che piace a Lui, non che piace a me. 

Questa cosa qui, questo modo di fare, di comportarmi, piace a me o piace a Lui? Lo faccio perché piace a me, o perché piace a Lui? Che cosa tra i due “modi di” a Lui piace di più?

“No perché io non riesco più a fare senza di…”

“Io ho bisogno di… e quindi anche se non vorrei… però scendo al compromesso perché io ho troppo bisogno”.

Questo non è l’amore di Dio, questo è l’amore di me.

Secondo:

 “Nel fare ogni sforzo per non offenderlo”

È il peccato, che oggi sta si cercando di togliere in tutti i modi.

Io devo fare di tutto per non offendere Gesù, quindi l’importanza dei Dieci Comandamenti, di tutta la Scrittura, dell’Antico e del Nuovo Testamento che ci dice qual è il gusto di Dio, che cosa vuol dire offendere Dio, che ci parla del vitellone d’oro, una brutta bestia schifosa davanti alla quale loro si mettono a danzare, a saltare, a pregare, a gioire. Quando si devono fare le cose per Dio, allora sono stanco, ho i problemi, lo stress, “la gente ci vedono”, cosa penserà la gente, tutte queste cose qui. Quando poi si tratta di adorare Baal, di adorare il vitello d’oro, lì divento un danzatore esperto, so cantare, so svegliarmi presto, c’è scritto che si alzano presto, si alzano di buon mattino, cominciano a fare le feste, le liturgie. Il vitello d’oro può esser anche la salute, per esempio. Al vitello d’oro bisogna sacrificare tutto. Può essere il lavoro, che è importante, ma se e quando diventa un idolo non va bene. 

Quindi non devo fare niente che possa offendere Dio e devo star lontano da ogni occasione di poterlo offendere. Se so che quella amicizia, che quella frequentazione, quell’andare, quello stare, se so che offendono Dio, che possono offendere Dio, sto lontano.

Terzo:

 “Nel pregare per l’accrescimento dell’onore e della gloria di suo figlio”

Noi preghiamo per l’accrescimento della gloria e dell’onore di Gesù? Chi oggi si preoccupa di questo? Ma chi parla della gloria di Gesù?

Qualcuno un po’ spaventato — speriamo non profetico, anche se temo che forse siete più profeti di me, io cerco sempre di essere un po’ ottimista — qualcuno mi ha detto: “Padre e se tra un po’ non sarà più possibile entrare? E se tra un po’ ci escluderanno anche da lì? Ci escluderanno anche dalla Sua Casa, cosa faremo?”

Io rispondo: ho davanti agli occhi San Massimiliano Maria Kolbe, questo grandissimo amico Santo, meraviglioso, stupendo che ha trasformato il bunker della morte in una Chiesa bellissima, e allora trasformate le vostre case in Chiese, trasformate la vostra vita in un altare, fate della vostra carne, del vostro sangue il sacrificio gradito a Dio, sull’altare della vostra volontà. Tutti abbiamo almeno un Crocifisso a casa, facciamo l’adorazione della Santa Croce. 

Ovunque ci sarà un cristiano ci sarà sempre un luogo dove poter pregare Dio, perché noi siamo il Tempio della Santissima Trinità, non dimentichiamolo, quindi se anche fosse, non spaventiamoci, andiamo avanti, Maranathà, Vieni Signore Gesù! Verrà presto. Verrà.

Quarto:

 “Per l’esaltazione della Chiesa Cattolica”

Bisogna pregare anche per questo. 

Queste sono le quattro caratteristiche dell’amore di Dio per Santa Teresa di Gesù. 

“Questi sono i segni dell’amore, non già non distrarsi, quasi basti una piccola divagazione per mandare monte ogni cosa.”

Quindi non è vero meglio un’Ave Maria detta bene che cinquanta  dette male, non è vero.

L’amore non è non distrarsi, perché è normale distrarsi, siamo fatti così, non siamo ancora di natura angelica. Il tema non può essere la distrazione, il tema è: ma tu ami?

“Come faccio a sapere se amo Dio?”

Ecco le quattro caratteristiche dell’amore di Dio che descrive Santa Teresa.

Paragrafo 3 del capitolo 5° delle Fondazioni:

“Ma come si acquista quest’amore?”

Questo sarà il tema di domani. Domani vedremo come si acquista questo amore, in che modo noi possiamo acquistare questo amor di Dio. 

Spero che questa prima meditazione vi sia stata di luce e di aiuto.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

p. Giorgio Maria del Volto Santo

VANGELO (Lc 6, 6-11)

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

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