Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 9 gennaio 2022 – Battesimo del Signore
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Battesimo del Signore
Eccoci giunti a domenica 9 gennaio 2022, Battesimo del Signore.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo III di San Luca, versetti 15 e seguenti.
Gesù va a ricevere il battesimo di Giovanni, si mette in fila insieme tutti gli altri e riceve questo battesimo di Giovanni fatto di acqua. Poi, mentre è in preghiera scende lo Spirito Santo in forma corporea e si sente la voce del Padre. Il battesimo di Giovanni, lo sappiamo tutti, era un battesimo di penitenza, un battesimo di conversione, non è il Battesimo che riceviamo noi, non è il Sacramento del Battesimo, perché questo arriverà con Gesù. È pur sempre un battesimo al quale chi andava chiedeva di iniziare una vita nuova. L’acqua è il simbolo della purificazione, del lavaggio, quando uno fa il bagno, quando si lava si sente bene, si sente purificato, pulito, si vede profumato. Gesù si mette in fila insieme a tutte le altre persone e va a ricevere questo battesimo. Ovviamente, Lui non aveva niente da cui essere purificato, ciononostante compie questo gesto di grandissima umiltà e di grandissima condivisione. Questa è l’occasione che abbiamo per riflettere sul nostro Battesimo, il Battesimo Sacramentale che abbiamo ricevuto, che ci ha incorporati nella Chiesa di Gesù. Un Sacramento, quello del Battesimo, che ci ha resi figli di Dio.
Conosciamo la data del nostro Battesimo? Se non la conosciamo dobbiamo informarci perché dobbiamo festeggiare il giorno del nostro Battesimo, è il giorno in cui ci è stato tolto il peccato originale. Nell’anniversario del nostro Battesimo possiamo anche ricevere l’indulgenza plenaria alle solite condizioni, quindi, capite che è una cosa seria. Con il Battesimo veniamo ad essere incorporati nella Chiesa, nella comunione dei Santi.
Proprio oggi mi sembra l’occasione più propizia, a distanza di un mese, un mese e un giorno, di dire due parole sull’incontro che c’è stato un mese fa, l’8 dicembre, qui a Roma, con alcuni di voi. Qualcuno mi ha chiesto: “Padre, non ci dice niente di questo incontro? Com’è andata?”
Ho voluto aspettare un po’, certe cose molto belle hanno bisogno di sedimentarsi, dobbiamo imparare a non divorare, bruciare, consumare un po’ tutto, più una cosa è bella e più ha bisogno di tempo.
Certamente è stata un’esperienza di Chiesa perché, innanzitutto, vi ricordate, c’era un tempo terribile, brutto tempo, freddo, vento, pioggia, ma ciononostante ho preferito mantenere l’incontro. Villa Pamphili era chiusa per un’infezione aviaria, quindi abbiamo dovuto spostare l’incontro, ma ho preferito mantenere questo appuntamento perché ho pensato che la pioggia non ha mai ucciso nessuno e se bastano quattro gocce per farci desistere, allora è meglio che cominciamo a fare la calza, perché vuol dire che siamo un po’ arrivati al capolinea.
È stato un incontro molto bello, mi ha stupito vedere così tante persone con questo tempaccio, persone giovani e meno giovani, c’era anche un ragazzo di diciassette anni, e con mia grande sorpresa c’era anche un Sacerdote, eravamo due Sacerdoti, è stato molto bello vedere un altro Sacerdote presente, molto rincuorante, così c’è stata anche la possibilità di conoscere un confratello nel Sacerdozio.
Poi mi ha colpito la provenienza: sono venuti da Macerata, dalla Sardegna, da Milano, da Pavia, dalle Marche, da Siena, dalla Bergamasca, da Roma, ovviamente, c’erano tante regioni d’Italia rappresentate, mi ha stupito dalla Sardegna, è lunga da qui a là!
La prima cosa che si è sfatata è che si poteva viaggiare. Molti hanno scritto: “Abito lontano, come si fa, non ho il pass…” Non è vero, si poteva viaggiare tranquillamente, bisogna imparare ad informarsi, bisogna informarsi con correttezza, era sufficiente fare un tampone e uno prendeva il suo mezzo. Non viviamo sulla luna, perché dopo esageriamo le cose e rendiamo la vita più disumana di quella che è! Come vedete, se sono venuti dalla Sardegna non sono venuti a nuoto in groppa ad uno squalo o ad un delfino, hanno preso i mezzi come tutti. Non è che tutti quelli che erano lì sono venuti in macchina, chi è venuto da Milano è venuto in treno. Tutti potevano venire, anche chi veniva da Venezia, chi da Verona, potevano venire tutti. A qualcuno ho detto di no perché c’era qualcuno che veniva da paesi di montagna, dal nord d’Italia, mi è sembrato un po’ eccessivo per un pomeriggio, come prima volta, quello magari no, però chi era più nelle vicinanze, prendendo un treno, tranquillamente poteva venire.
È stato un incontro breve, che rifaremo sicuramente, magari un po’ più avanti, quando si apre la stagione. Roma è molto bella durante il tempo primaverile, poi quando comincia a fare più caldo è ancora più bella. La Villa Pamphili poi è meravigliosa in quel periodo, ma probabilmente avremo anche un’altra sorpresa che adesso non vi dico che si sta un po’ pensando e organizzando, vedremo.
È stato un incontro breve, però intenso, bellissimo, un incontro semplice, oserei dire semplicissimo, anche un pò scomodo perché siamo dovuti rimanere in piedi. Bellissimo perché eravamo al belvedere del Gianicolo, molto bello, vedevamo quasi tutta Roma, c’era una visuale stupenda anche se il tempo era brutto — e il fatto che fosse brutto ha permesso che non ci fosse nessuno, avevano tutta la zona del belvedere per noi — avevamo anche il muretto per appoggiare i dolci perché hanno portato uno stuolo di dolci. Abbiamo fatto il momento gouté, in francese si usa questa espressione per dire un momento di break. Il Signore ci ha concesso un po’ di tempo senza pioggia e quello è stato il momento di scambiarci un po’ le esperienze, di raccontarci, di guardarci in faccia, di dirci da dove venivamo e di scoprire che siamo Chiesa, che non siamo soli a vivere questa esperienza di fede. Questo è molto bello, c’è un comune sentire che ci tiene uniti anche se lontani, ed è bello scoprire che la fatica che facciamo non la facciamo solo noi, la fanno in tanti anche se abitano in zone diverse e fanno lavori diversi. Abbiamo avuto la testimonianza di un ragazzo di diciassette anni che fa il liceo classico, una testimonianza veramente bella, commovente, ha anche ricevuto gli applausi per tre volte perché in tutto quello che ha detto non ha detto una parola inutile, tutte parole molto belle, molto significative che vengono da qualcuno che sta facendo un’esperienza seria di Gesù. Poi abbiamo aperto i dolci e lì ha iniziato a piovere — evidentemente dovevamo fare qualche piccola penitenza! — abbiamo aperto tutti questi dolci buoni che hanno portato: pasticcini, torte, c’era da mangiare per mezza Roma! Una persona, una famiglia mi ha portato un panettone tutto ricoperto di cioccolato fondente con un presepe inserito, bellissimo. L’ho portato a casa ai frati e Provvidenza vuole che qui noi al collegio, proprio la sera dell’Immacolata, festeggiamo il Natale, perché poi tutti partono per gli impegni di apostolato che dureranno fino all’Epifania. Quindi, siccome dal 9-10 dicembre iniziano le migrazioni che coprono tutto il tempo natalizio, anticipiamo il Natale insieme al giorno dell’Immacolata: ci scambiamo i regali e facciamo la cena, gli indiani fanno il loro riso hindi, ogni etnia fa qualcosa di particolare e io ho portato il panettone che mi avete donato. Quando sono arrivato in refettorio ho visto il panettone sul carrello con un drappo rosso, è piaciuto molto questo panettone, sembrava il principe della serata con questo drappo rosso! Da tagliare è stato un po’ complesso, per non spaccarlo troppo, però ho visto che è piaciuto tanto.
Alla fine dell’incontro con le persone ho dato un biglietto, un pensiero di Santa Teresina — ognuno ne ha pescato uno dopo la preghiera — e l’ho lasciato come programma dell’anno, come calendario del 2022. Ho detto di aprirlo il 1° gennaio, di leggerlo e di tenerlo in modo particolare sul giorno che gli è capitato prendendolo. Poi ci siamo salutati, abbiamo detto un po’ di rosario e ci siamo ridati appuntamento.
Cos’è cambiato nelle nostre vite dopo questo incontro?
Io credo che, quando nella vita di un uomo entra un volto, fosse anche uno solo, cambia tutto. Mentre andavo a riposare quella sera dell’Immacolata, ripensavo a tutti i volti che avevo visto, ovviamente i nomi non li ricordavo già più, a parte quello del giovane di diciassette anni e del Sacerdote che mi sono rimasti molto impressi, e dicevo: “Se non fossi andato, non li avrei mai conosciuti”.
Ho lasciato il numero di telefono, per chi vuole mandarmi un messaggio con la sua mail così io la salvo, faccio una mailing list, così, oltre a dare l’avviso pubblico, potrò comunicarlo subito personalmente mandando una mail con l’incontro, la data e l’orario. Tutti mi hanno scritto già la sera stessa dei bei messaggi.
Vedete, queste cose scaldano.
Alcuni hanno portato la cioccolata calda. Ho detto: “Devo proprio essere un Sacerdote gourmet perché devo dare l’impressione…”. Ah, poi un signore che fa anche lo chef ha fatto lui due panettoni. Hanno portato delle cose incredibili, torte ai mirtilli, fatte in casa, una roba buonissima. Hanno portato anche i panini dalla Sardegna. Quando morirò spero non mi ricordiate solamente per quanto ero goloso e mangione. Tutto questo scalda, scalda di più della buonissima cioccolata che avete portato all’Immacolata all’incontro. Poi hanno fatto delle rose del deserto, bellissime, con la mela, insomma delle opere d’arte.
Scalda, tutto questo, perché senti proprio la comunione dei santi, l’essere Chiesa. È stato bello perché qualcuno ha detto: “Io vengo da Pavia”, “Io dalle Marche”, e un altro vicino ha detto: “Anche io!”. Siete venuti dallo stesso posto senza saperlo, bene, adesso tornate a casa insieme. Adesso sapete che c’è qualcun altro che condivide un percorso.
Vedete, Padre Giorgio è un’occasione, è una rampa di lancio. Padre Giorgio morirà, può morire domani, ma voi andate avanti. Questo ragazzo, come altri ragazzi che erano lì presenti, — sicuramente la prossima volta avremo modo di conoscerli meglio, di ascoltare anche loro, ma la pioggia ci teneva un po’ sulla graticola — voi siete il futuro, voi siete la Chiesa del domani, voi rappresentate la speranza e voi sarete coloro che raccoglierete la fiaccola, la bandiera e la porterete avanti. Ricordate la Samaritana, quando poi la gente va da Gesù e dice: “Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché adesso abbiamo visto, abbiamo fatto esperienza, siamo stati con Gesù. È per Lui che crediamo”.
Credo che un Sacerdote debba proprio essere una strada di passaggio, una rampa di lancio, la rampa di lancio poi rimane a terra, rimane lì, poi uno parte e va. Credo che quando morirò questa sarà una della mie consolazioni, ricordare i vostri volti, e pensare che sono stato occasione di incontro, di conoscenza, di comunione, di ascoltare queste belle esperienze di conforto, non per le parole che ho detto io ma per quelle che avete detto voi, di incoraggiamento.
A questo ragazzo alla fine ho chiesto: “Qual è il messaggio che ci lasci a tutti”.
“State sotto il manto della Vergine Maria”.
Bello! Come si fa a dimenticare queste cose? È impossibile.
Mi verrebbe da dirvi: cominciate a prepararvi per il prossimo incontro. E siccome qualcuno mi ha scritto: “C’è brutto tempo, non vengo”.
“Oh cari! Su, su, forza, vinciamo queste pigrizie, vinciamo queste sciocche paure!”
Credo che alle volte noi aspettiamo talmente tanto il momento perfetto che alla fine, ovviamente, non arriverà mai, e noi rimaniamo sempre alla finestra, e vediamo gli altri vivere la vita e noi restiamo chiusi dentro i nostri bozzoli.
Ho in mente un po’ le giustificazioni che ho ricevuto, anche quelle che ho letto, sulle quali se avete notato non sono intervenuto. Lo sapevo del tampone, già da allora, ma non sono intervenuto. Qualcuno mi ha scritto: “Padre, guardi che stanno sbagliando, non è vero quello che scrivono. Non è vero che non possono venire siccome non hanno fatto… perché basta che facciano il tampone”. Ma io ho preferito tacere, perché quando io ci tengo veramente a qualcosa, vado nelle gambe del diavolo, lo trovo il modo. Quando comincio a trovare scuse, allora mi viene in mente quella parabola del Vangelo: “Ritienimi giustificato perché io… ritienimi giustificato perché ho il campo… perché mi sono appena sposato…” Andate a leggere quella parabola, raggruppa tutte le scuse che qualcuno ha adotto.
Alla prossima occasione siate più coraggiosi, più intraprendenti, perché, sapete, ogni occasione persa è veramente un decrescimento, perché tutto ciò che avreste potuto ricevere non l’avete ricevuto. Non è che le cose siano sostituibili, no, quello che non ricevo lì, non lo ricevo più. Quel giorno, quell’ora, quel luogo non torna più. Sfruttatele queste occasioni, ma non solamente queste che vi propongo io, ma in generale.
Quando mi dicono: “Padre, ma riposi un po’!” Sì, nella bara. Non è questo il tempo del riposo, avremo tanto di quel tempo quando saremo insieme ai nostri lombrichini, sottoterra al freddo, ne avremo di tempo per riposare, credo che dopo due giorni saremo già stufi. Al pensiero già mi prudono i piedi, al pensiero di stare là sotto, poi così fermo, non è nella mia natura. Il riposo lasciamolo a quel momento, prima di allora bisogna saltare come grilli. È bello arrivare a sera e dire: “Gesù, mamma mia come sono stanco! Non ho più le forze nella testa, ma ho il cuore che straborda”.
Mi ricordo che l’8 dicembre, quando mi sono messo nel letto la sera, guardavo il Crocifisso c’era la luce della luna che entrava e illuminava — quando spegno la luce il Crocifisso dà verso la finestra con le persiane aperte, a me piace vedere il Paradiso e la luce, non mi piace vedere il buio, lasciamolo alla bara il buio, finché siamo vivi guardiamo fuori — e dicevo: “Come faccio a dormire stanotte? Con tutta questa gioia che ho nel cuore!”. Infatti mi sono rotolato nel letto per un bel po’ e continuavo a pensare, a riflettere, a rigustare i momenti e a dire: “Pensa ai miei confratelli della Corea che sono qua, lì i fratelli nella fede darebbero la vita per momenti così, perché non possono farli e a noi basta l’acqua della pioggia o il treno per non partecipare”.
Quante sciocchezze! Dobbiamo crescere, lasciatemelo dire, dobbiamo maturare, c’è tanta immaturità in noi, ancora tanta. Tante sciocchezze che hanno proprio bisogno di essere estirpate, tante resistenze sciocche. Non può essere la pioggia, non può essere il freddo, il vento, la scomodità, nulla che ci trattiene dal fare esperienze profonde e vere. La prossima volta, quindi niente scuse, non scrivete niente piuttosto, ma non scrivete “Non posso perché…”. La mia nonna diceva: “Volere è potere”.
Preparatevi che tra un pochino vi farò il prossimo invito e speriamo di vederci ancora più numerosi con il cuore bello carico. Fate una santa domenica e ringraziamo Dio per i nostri genitori, per il battesimo che ci hanno donato.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
VANGELO (Lc 3, 15-16. 21-22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».