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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 1

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Domenica 15 gennaio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 1, 29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele”.
Giovanni testimoniò dicendo: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

 Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 15 gennaio 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 29-34.

Da oggi, dopo averci pensato molto bene, vorrei leggere con voi una parte di un testo che non è stato scritto da un santo, né da una santa, né da un mistico, né da un dottore della Chiesa, ma da un teologo che non è neanche un teologo cattolico, essendo un teologo luterano. Si chiama Dietrich Bonhoeffer.

Nato a Breslavia il 4 febbraio 1906, è morto il 9 aprile del 1945. Teologo luterano tedesco, fu protagonista della Resistenza al Nazismo. La sua è stata una vita sicuramente intensa e di grandissima sofferenza: ha fatto anche l’esperienza della prigionia durante il periodo nazista. Studiò Teologia a Tubinga e conseguì il Dottorato a Berlino a soli ventun anni nel 1927 discutendo una tesi in Ecclesiologia su “La Comunione dei Santi”. È un teologo molto famoso.

Voi vi chiederete come mai io abbia scelto un teologo luterano, tra l’altro nelle mie catechesi e meditazioni non è frequente che io abbia preso come riferimento gli scritti di qualche teologo, perché sapete che ho sempre scelto i Santi, i Dottori della Chiesa, i beati, le beate, i Padri della Chiesa, ma mai un teologo e per di più luterano. 

Tuttavia, credo che la Provvidenza mi abbia messo sotto gli occhi questo testo dal titolo “Vita Comune“, edizioni Queriniana. Non l’ho cercato, mi è capitato, diciamo così, tra le mani; conoscevo Bonhoeffer, ma non questo testo che mi è capitato tra le mani per i miei studi: quando ho iniziato a leggerlo, ho proprio pensato a voi perché credo che possa farci del bene. Non dobbiamo avere la mentalità ristretta, e quindi stupida, per cui: “Se una cosa non viene da… buttiamo via tutto!” Assolutamente no: questo modo di ragionare è profondamente sbagliato e ve l’ho già detto tante volte. Fosse anche un asinello, come l’asina di Balaam, che ci annuncia qualcosa di vero, siamo chiamati ad ascoltare, E qui abbiamo ben di più dell’asina di Balaam perché Bonhoeffer è un teologo di grande spessore, ma ho fatto questo paragone per dire che dobbiamo avere una mente e un cuore molto aperti, tipici di chi studia, di chi cerca la verità ovunque essa si manifesti e ovunque essa venga esaltata.

Questo testo contiene delle parti molto interessanti per noi. Poi valuterete voi: a me sono piaciute molto e sono molto utili nella mia meditazione sul tema della fraternità che oggi è abbastanza diffuso nel “parlare tra noi”, ma forse non abbiamo una idea corretta di che cosa sia la fraternità e di che cosa sia la comunione tra noi. Mi concentrerò sul primo capitolo intitolato proprio “Comunione”.

Lo leggerò un po’ a “macchia di leopardo”.

«Oh quant’è bello e quanto è soave che i fratelli abitino insieme nella concordia!» (Sal 133,1). Nelle pagine seguenti rifletteremo su alcune indicazioni e regole che ci vengono date dalla sacra Scrittura per la vita comune nell’ubbidienza alla Parola.

Ovviamente nella riflessione di Bonhoeffer è centrale la Parola di Dio, essendo lui luterano.

Non è affatto ovvio che al cristiano sia consentito vivere in mezzo ad altri cristiani. 

Noi, invece, lo diamo per ovvio: per noi è ovvio vivere in mezzo ad altri cristiani, ma – lui dice – non è per niente ovvio.

Gesù Cristo è vissuto in mezzo a gente a lui ostile. Alla fine fu abbandonato da tutti i discepoli. Sulla croce si ritrovò del tutto solo, circondato da malfattori e da schernitori. La sua venuta aveva lo scopo di portare la pace ai nemici di Dio. Quindi anche il posto del cristiano non è l’isolamento di una vita claustrale, ma lo stare in mezzo ai nemici. Lì si svolge il suo compito e il suo lavoro.

Forse noi abbiamo dato troppo per ovvio il nostro vivere in mezzo a cristiani e credo che sia giunto il tempo di cominciare a fermarci per guardarci attorno, guardare chi abbiamo accanto, con chi condividiamo la nostra fede. Poi vedremo… 

Ora lui cita un brano di Lutero: ascoltate che cosa scrive.

«Il Regno si compirà in mezzo ai tuoi nemici. E chi non vuol sopportare questo, non vuol appartenere al Regno di Cristo, ma preferisce restare in mezzo ad amici, fra rose e gigli, non vuol stare vicino ai malvagi, ma alla gente pia. Oh, bestemmiatori di Dio e traditori del Cristo! Se Cristo avesse fatto come voi, chi mai si sarebbe salvato?» (Lutero).

E io aggiungo: “Come dargli torto?”. Vedete, in questi anni di studio ho imparato ad andare oltre ogni pregiudizio, a non fermarmi sui nomi, neanche sulle scelte discutibili e sbagliate fatte da certi filosofi, da certi teologi; ci sono sparsi ovunque dei frammenti di verità, a volte grandi, a volte piccolini, però dobbiamo coglierli tutti come fossimo dei cercatori d’oro che vanno in cerca di pepite in mezzo al fango.

Questo che cosa ci vuole dire? Quello che vi ho detto tante volte: impariamo a stare dove siamo; impariamo a stare lì dove Dio ci ha messi, non cerchiamo l’isola-che-non-c’è, non cerchiamo la realtà che non c’è. 

Già altre volte sono tornato su questo argomento, anche qualche anno fa, se vi ricordate, in occasione di una certa situazione che ci ha tutti coinvolti e stravolti, che ha cambiato radicalmente le nostre vite. Già in quel periodo vi dissi: “Impariamo a stare dove siamo e a non forzare la realtà!”. È difficile, dura, pesante e anche ingiusta, però il Signore ci ha messo lì e a me questa riflessione di Lutero — che non è Santo, non è beato, non è dottore della Chiesa, non è un Padre della Chiesa… anzi! Tutti sappiamo le scelte che ha compiuto — ha fatto venire in mente tutte le situazioni familiari difficilissime che si vivono: mamme, papà, figli che devono subire persecuzioni terribili, proprio nella loro casa perché non sono capiti e amati, proprio a motivo di Gesù e avvertono una sorta di inimicizia proprio all’interno della loro famiglia! Beh, questa riflessione di Lutero può essere di aiuto: non ci dimentichiamo che Gesù non è stato in mezzo a gente amica, anzi! Persino i suoi discepoli lo hanno tradito e abbandonato e il resto della gente a cui aveva fatto tanto bene ha gridato il “Crocifiggilo!”. Pensate quanta ostilità ha dovuto subire Gesù dalla mattina alla sera! Terribile! 

“… ma preferisce restare in mezzo ad amici, fra rose e gigli, non vuol stare vicino ai malvagi, ma alla gente pia… Se Cristo avesse fatto come voi, chi mai si sarebbe salvato?”

Noi dobbiamo stare dove Dio ci ha messi: non dobbiamo andare a cercare chissà quali cose terribili, ma dobbiamo stare dove Dio ci ha messi e questo ci è di grande aiuto e conforto; Dio ci aiuterà perché lì si compie il Regno di Dio: in questa tua famiglia, in questo tuo lavoro, in questa tua società, nel mondo in cui vivi, lì, in mezzo a tutta quell’inimicizia, ostilità, malvagità che ti senti addosso, lì si sta compiendo il Regno di Dio grazie alla tua presenza, che è una presenza particolare dentro a quella malvagità. In questo momento tu sei esattamente come Gesù e stai soffrendo quella ostilità e quella inimicizia a motivo di Gesù, esattamente come Lui l’ha subita a motivo del suo essere Figlio di Dio, nell’appartenenza al Padre. 

Prosegue:

È grazia di Dio il costituirsi visibile di una comunità in questo mondo intorno alla Parola di Dio e al sacramento. Non tutti i cristiani partecipano di questa grazia. I carcerati, gli ammalati, coloro che sono isolati e privi di ogni legame, i predicatori del vangelo in terra pagana si trovano soli. Sanno che è grazia una comunione visibile … Ma ora sono soli, seme disperso in paesi remoti, secondo la volontà di Dio. Ciò però che è loro negato nell’esperienza sensibile, essi afferrano tanto più appassionatamente nella fede. 

Avere una comunità, far parte di una comunità, avere delle persone amiche credenti che condividono la nostra fede, è grazia di Dio! Io credo che non ne siamo abbastanza coscienti: ha ragione Bonhoeffer! Pensate a quanta gente in questi ultimi anni è morta sola: quando ci penso, mi si crepa il cuore! Senza l’affetto delle persone a loro care … 

Qualche mese fa mi è capitato (non ve l’ho detto, se no vi preoccupavate, ma ve lo dico adesso) di essere ricoverato per qualche giorno in ospedale — niente di grave, state tranquilli: dovevo fare degli esami e mi hanno ricoverato — e da Dio ho avuto la grazia che nessun altro fosse ricoverato nella mia cameretta, era una cameretta a due letti ma ero io da solo. Ho potuto stare proprio molto raccolto. 

Mi ha colpito molto il fatto che non si potessero avere visite — e mi è capitato qualche mese fa, non due anni fa — e, quando era possibile, poteva entrare una persona solo per cinque minuti e andare via subito. Io stavo bene, non avevo particolari bisogni e mi dicevo: “Pensa a quelli che stanno male! A quelli che sono allettati, che non possono muoversi, che avrebbero bisogno di avere accanto una persona cara che li consoli, che li aiuti a cambiarsi, a pulirsi, che porti loro qualcosa… con la quale sentirsi a proprio agio” Niente! E pensate a coloro che sono morti soli, senza neanche avere il contatto di una mano in carne, ma solo rivestita di plastica! Guardate che sono situazioni tremende che noi non possiamo neppure immaginare … 

E lui scrive bene: “sono isolati e privi di ogni legame”, così come i predicatori mandati in terre lontane. E sanno bene che avere una comunità è una grazia; sanno bene che avere accanto delle persone che condividono la propria fede è una grazia inestimabile! 

Noi, invece, trattiamo questa cosa come se fosse una cosa scontata “ma sì, se non è oggi, è domani”; “se non vengo oggi, vengo domani”; “ma no, io devo dormire, devo andare a fare le mie cose, devo andare a fare i miei comodi!”.

Avere una comunità, avere delle persone amiche è una grazia inestimabile! Noi dovremmo cadere in ginocchio e ringraziare dalla mattina alla sera per questo dono di Dio che oggi c’è e domani ci potrebbe essere tolto! Altro che pensare ai nostri affari, capricci, diritti, alle nostre cose… tutte stupidaggini: già ve l’ho detto e oggi ve lo ripeto. Questa che credo sia una tentazione diabolica che poi diventa peccato: questo modo brutto di gestire le proprie case come spazi chiusi, come fossero delle bare chiuse, pulite (le bare sono pulite), chiuse, sigillate e guai a invitare qualcuno perché: “dopo ho da fare, da preparare, da pulire, fare da mangiare, fare, brigare, … ; quando arrivano devo far vedere che tutto è bello e tutto in ordine”. 

C’è una tale quantità di egoismo e di ingratitudine verso Dio che — ha detto bene Lutero e lo ripeto perché è vero — “bestemmiatori di Dio e traditori del Cristo!” Verissimo! Sapete che Lutero era un conoscitore incredibile della Parola di Dio, era un sacerdote agostiniano e aveva una cultura incredibile, conosceva la Scrittura quasi a memoria. È vero: quando noi ci chiudiamo alla carità, quando noi chiudiamo il nostro cuore alla grazia di Dio che si rivela a noi grazie alla presenza di persone, fratelli e sorelle nella fede, diventando gretti, noi diventiamo “bestemmiatori di Dio e traditori di Cristo”. Vero, verissimo! 

Questo perché noi dimostriamo di non apprezzare questo dono di Dio che non tutti hanno. Quanti mi hanno scritto per Natale dicendo: “Padre, io non ho nessuno con cui andare a dire il Vespro! Mi piacerebbe tanto avere qualcuno”. L’ho visto anche sui messaggi di Telegram dove qualcuno scriveva: “Di dove sei? Dove abiti?”, per capire se, magari, fosse possibile incontrarsi. E quanti hanno scritto: “Padre, avrei voluto, ma non ho potuto, perché non ho nessuno, perché sono solo, perché vivo la mia vita di fede da solo!”… quanti! quanti! 

E quelli che hanno questa grazia si comportano come se fosse una cosa accessoria: “Sì, se c’è, va bene; che cosa mi interessa, tanto vivo bene anche da solo la mia vita di fede! Ho le mie cose, faccio le mie cose, ho le mie devozioni. Ho la Messa? Ho i Sacramenti? Posso fare la Comunione, posso fare le mie preghiere? Che cosa mi interessa degli altri? Che cosa mi interessa avere altre persone accanto? I fratelli e le sorelle nella fede che cosa sono per me? Sono un intralcio!” 

Diciamoci la verità! Per molti di noi, i fratelli e le sorelle nella fede sono un peso, sono un intralcio, sono una fatica, un rallentamento, un’invadenza, un peso… e glielo facciamo anche sentire ben bene, fino in fondo: “Devo farti sentire che sei un peso nella mia vita; ti sopporto perché sono falso e ipocrita, sono talmente un bestemmiatore di Dio e un traditore del Cristo che ti devo sopportare perché, se no, magari mi succede qualche disgrazia, perché il Signore mi castiga, poi magari non voglio fare troppi peccati, Gesù se la prende con me, quindi si sa che devo fare un po’ di carità, un po’ di carità va fatta, però te la devo far pesare fino in fondo!” Ci sono molti modi per far capire a una persona che è “di troppo”, che è “di peso” … 

Ma questa è una vita cristiana seria? Questa è una ipocrisia! Bestemmiatori di Dio e traditori del Cristo! Ci sono persone sole come cani. Poi siamo noi quelli che si lamentano: “Ecco, sono da solo; ecco non ho gli amici!” Come mai? Guardati! Prendi uno specchi e guardati: non è che tu, magari, sei uno che disprezza i doni di Dio? A un certo punto il Signore te li toglie! Non è che uno dice: “Io continuo a darteli e tu me li butti in faccia!”. 

Tu, da solo, che cosa fai per coltivare questa grazia? Che cosa hai fatto fino a oggi per coltivare questa grazia di Dio, questa amicizia in Cristo, questa comunione in Cristo? Che cosa hai fatto fino ad oggi per far sentire a queste sorelle e a questi fratelli in Cristo che per te sono preziosi, per te sono fondamentali, come vedremo leggendo? Eh, ma noi siamo tutti “psichici” e non “pneumatici”… vedremo queste differenze!

La vicinanza fisica di altri cristiani è fonte d’incomparabile gioia e ristoro per il credente. 

Se la vicinanza fisica (fisica e non spirituale) di altri cristiani, per te non è “fonte d’incomparabile gioia e ristoro“, tu non sei credente in Cristo! Verissimo! Quello che scrive Bonhoeffer è verissimo e io lo sottolineo e sottoscrivo in pieno! Se la vicinanza fisica, ancor prima di quella spirituale, di altri cristiani non è fonte di incomparabile gioia e di ristoro; se non ti dà gioia e riposo, tu non sei credente, al di là di tutte le tue preghiere e di tutte le tue devozioni!

L’apostolo Paolo in carcere ha grande desiderio che venga da lui Timoteo, «suo diletto figlio nella fede»; lo chiama, nei suoi ultimi giorni di vita lo vuol rivedere e avere vicino.

Le lacrime che Timoteo aveva versato al momento dell’ultima separazione, non sono state dimenticate da Paolo (2Tm 1,4). Pensando alla comunità di Tessalonica, Paolo prega «giorno e notte, con maggior ardore, perché mi conceda di poter rivedere la vostra faccia» (1Ts 3,10) e il vegliardo Giovanni sa che la sua gioia sarà piena solo quando potrà recarsi di persona dai suoi e parlare a voce con loro, anziché per mezzo di lettere e inchiostro (2Gv 12). 

Il desiderio di guardare direttamente in viso altri cristiani non è per il credente motivo di vergogna, come se fosse ancora troppo legato alla carne. 

Capite? 

L’uomo è stato creato come corpo, nel corpo si è mostrato il Figlio di Dio sulla terra per amor nostro, nel corpo è stato risuscitato, nel corpo il credente riceve Cristo Signore nel sacramento — quello che sta scrivendo è un luterano! Capite? Sembra che abbia più fede lui che non noi! Andiamo avanti! —  e la risurrezione dei morti attuerà la perfetta comunione delle creature di Dio, anime e corpi. 

Quindi capite l’importanza del guardare direttamente in viso gli altri cristiani! 

Il carcerato, il malato, il cristiano nella diaspora ritrovano nella prossimità del fratello cristiano un segno corporale, dato dalla grazia della presenza del Dio trinitario.

Ma noi, quando mai abbiamo pensato che la presenza del fratello e della sorella cristiani sia un “un segno corporale, dato dalla grazia della presenza del Dio trinitario“? Quando abbiamo pensato queste cose noi? “Sì, ciao, ciao, stai bene, buona giornata! Ciao, ciao…” Che tristezza!

Chi visita e chi riceve la visita sono, nella solitudine, reciproca testimonianza del Cristo che è presente fisicamente, si accolgono e s’incontrano come s’incontra il Signore, nel rispetto, nell’umiltà e nella gioia. Accolgono la reciproca benedizione come benedizione del Signore Gesù Cristo. Se dunque un solo incontro del fratello con il fratello procura tanti motivi di gioia cristiana, quale inesauribile ricchezza sarà messa a disposizione di coloro che per volontà di Dio son ritenuti degni di vivere in comunione quotidiana di vita con altri cristiani! 

È una grazia immensa, è una grazia immensa: abbiamo Gesù presente: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome, Io sarò con loro“, dice Gesù!

Indubbiamente può capitare che il destinatario di questa grazia quotidiana sottovaluti e calpesti ciò che a chi si trova solo appare una grazia indicibile. Si dimentica facilmente che la comunione dei fratelli cristiani è un dono di grazia del Regno di Dio, un dono che ci può sempre esser tolto, e che forse tra breve ci ritroveremo nella più profonda solitudine. Chi dunque finora ha potuto vivere una vita cristiana comune con altri cristiani, celebri la grazia divina dal profondo del cuore, ringrazi Dio in ginocchio e riconosca: è solo per grazia che oggi ci è ancora consentito vivere nella comunione di fratelli cristiani.

 Capito? Spero che abbiamo capito queste parole! 

Ringrazi Dio in ginocchio“: ditemi quando è stata l’ultima volta che ci siamo messi in ginocchio davanti a Dio e l’abbiamo ringraziato di cuore, sinceramente e veramente per il dono di avere una comunità, di avere amici, di avere fratelli in Cristo? Quando abbiamo ritenuto questo una grazia tanto inestimabile da chiedere al Signore di non togliercela mai? Quando è stata l’ultima volta? Un dono che ci può essere tolto sempre: domani potremmo trovarci nella più profonda solitudine!

Mi fermo qui perché sono già passati, incredibilmente, 33 minuti.

Io lo trovo un testo utilissimo e veramente bello! Siamo solo all’inizio e non sono ancora arrivato al “cuore” di quello che devo dirvi; questa è solo l’introduzione. È più avanti il “cuore” del tema che voglio trattare. Questo per farci “assaggiare” l’antipasto, bello e denso: chi vorrà continuare a seguire, seguirà; chi, invece, dice: “Ah, no, no…”, pazienza! Non seguirà… Io vado avanti lo stesso: se anche ci fosse una sola persona che seguirà, farò la meditazione per quella sola persona; e se anche non ci fosse nessuno, non ha importanza, la faccio per me, farò queste meditazioni a voce alta per me, perché il primo destinatario di queste parole sono io, perché mi rendo conto di quanto sia importante una riflessione del genere sulla comunione, sulla fraternità, sulla comunità in Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato. 

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