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Soffrire con Gesù – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.37

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Soffrire con Gesù – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.37
Giovedì 7 dicembre  2023 – S. Ambrogio Vescovo e Dottore della Chiesa

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 7, 21.24-27)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 7 dicembre 2023. 

Oggi festeggiamo Sant’Ambrogio, vescovo e Dottore della Chiesa. Quindi, tanti auguri a tutti coloro che si chiamano Ambrogio, tanti auguri a tutti coloro che fanno parte della Diocesi Ambrosiana; oggi è grande festa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 21 e seguenti.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo tredicesimo.

CAPITOLO 13

Ancora della mortificazione, e dice che per arrivare alla vera sapienza bisogna fuggire i puntigli e le massime del mondo.

1 — Ve l’ho già detto varie volte, sorelle, e ora ve lo voglio lasciar scritto, affinché non lo dimentichiate mai: le religiose di questo monastero, non meno di chiunque vuol essere perfetto, devono fuggire le mille miglia da espressioni come queste: “Avevo ragione; mi han fatto torto; non c’era motivo di trattarmi così”. Dio ci liberi da così cattive ragioni! Vi par forse ragionevole che il nostro buon Gesù soffrisse tanto, fosse ricolmo di tanti oltraggi e di così innumerevoli ingiustizie? Chi non vuole altre croci fuori di quelle che sente di meritare, non so proprio perché sia venuta in monastero. Ritorni pure nel mondo! Ma anche là le sue ragioni non varranno, perché nulla vi potrà soffrire di così grave che ancora di più non si meriti. Perché allora lamentarsi? Veramente non ne vedo il motivo.

2 — Quando ci fanno qualche onore o ci trattano con distinzione e delicatezza, allora sì bisogna tirar fuori queste ragioni, essendo appunto contro ogni ragione che così ci trattino in questa vita; ma quanto ai torti che ci fanno, e che così noi chiamiamo benché tali non siano, non vedo perché dobbiamo lamentarci. O siamo spose di quel gran Re o non lo siamo. Se lo siamo, è forse di una donna onorata non condividere gli oltraggi fatti al suo sposo per la ripugnanza che ne sente? Non è forse tutto in comune tra loro due, l’onore e il disonore? E se vogliamo dividerci e godere il regno del nostro Sposo, non è forse follia rifiutarci di prender parte ai suoi oltraggi e alle sue sofferenze?

3 — Non permetta Iddio che nutriamo simili pretese! Quella tra voi che si vede meno stimata, si consideri la più felice, ché tale è veramente, perché, credetemi, sopportando tutto con pazienza, avrà onore in questa e nell’altra vita. — Che pretesa è la mia nel dirvi di credere a me quando fu così affermato dalla stessa infinita Sapienza!… Sforziamoci, figliuole mie, d’imitare, almeno in qualche cosa, la profonda umiltà della santissima Vergine, di cui portiamo l’abito. Mi sento confondere quando penso che ci chiamiamo sue monache! Per quanto ci paia di umiliarci, saremo sempre assai lontane da ciò che esige il nostro titolo di figlie di tal Madre e spose di tale Sposo. Se non ci mettiamo con diligenza a sradicare le imperfezioni che ho detto, quello che oggi ci sembra un nulla, domani forse sarà un peccato veniale, e tanto pericoloso da divenire, una volta trascurato, causa di molti altri. E questo, per un Ordine, è un vero disastro.

Credo che a tutti sia capitato di dire: “Avevo ragione io”, oppure: “Mi hanno fatto un torto. Mi hanno mancato di rispetto. Mi hanno fatto del male”. Oppure: “Non c’era motivo di trattarmi così. Che cosa ho fatto di male per meritare questo? Perché mi trattano così?”. Ecco, queste espressioni verbali, che sono il riflesso di una posizione spirituale interiore, dice Santa Teresa che vanno fuggite mille miglia. 

Queste sono cattive ragioni, perché? Perché il paragone è Gesù, Santa Teresa dice: è forse ragionevole che Gesù soffrisse tanto, fosse così oltraggiato e ricevette così tante ingiustizie? Se non siamo in grado di ricevere croci o, meglio, se non siamo in grado di volere addirittura altre croci all’infuori di quelle che crediamo di meritare, Santa Teresa dice:

…non so proprio perché sia venuta in monastero. — Cosa siamo cristiani a fare? — Ritorni pure nel mondo!

Quindi è una cosa seria. E poi lei dice: “il problema è quando ci fanno qualche onore, oppure ci trattano con distinzione e delicatezza, è lì che bisogna tirar fuori le ragioni, perché? Perché appare contro ogni ragione, che così ci trattino in questa vita. Ma quando ci fanno dei torti, non dobbiamo lamentarci. 

O siamo spose di questo re crocifisso, o non lo siamo. Se siamo spose, di questo re crocifisso, noi dobbiamo condividere gli oltraggi fatti allo sposo, perché è tutto in comune: l’onore e il disonore. Quindi è follia, dice lei, rifiutarci di prendere parte ai suoi oltraggi e alle sue sofferenze. Vedete che posizione assolutamente logica e rigorosa? E allora lei dice che è proprio chi si vede meno stimato che dev’essere più felice, perché così lo è sia in questa vita che in quella futura. Quindi, lei dice poi che dobbiamo sforzarci di imitare l’umiltà della Santissima Vergine. Per cui dobbiamo sradicare le imperfezioni, quelle che abbiamo appena letto, onde evitare di cadere in qualcosa di peggiore.

Quindi, riflettiamo molto bene su questi tre paragrafi e impariamo ad avere come punto di riferimento Gesù sofferente. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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