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Essere nel mondo pt.1 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.9

Mistica della riparazione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Essere nel mondo pt.1 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.9
Giovedì 15 agosto 2024 – Maria SS.ma Assunta in cielo

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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PRIMA LETTURA (Ap 11,19;12,1-6.10)

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 15 agosto 2024. Oggi festeggiamo Maria Santissima Assunta in cielo. Quindi, innanzitutto, auguri a tutte coloro che portano il nome di Assunta, e poi oggi, come dicevamo ieri, è la festa della Vergine Maria. Possiamo proprio definire questa festa: “La Pasqua della Vergine Maria”, l’Assunzione in corpo e anima della Vergine Maria in cielo; quindi, è proprio una grandissima solennità e va vissuta come bisogna vivere una solennità, quindi con la preghiera, con la Santa Messa e anche, perché no, con momenti di sana, equilibrata, rispettosa e gioiosa festa, anche insieme ad altre persone che, come noi, condividono il nostro amore, la nostra fede verso Dio e la nostra grandissima devozione verso la Vergine Maria.

Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo undicesimo del libro dell’Apocalisse, versetti 19 e seguenti.

Continuiamo la nostra lettura del libro di don Divo Barsotti, La mistica della riparazione; il titolo del nuovo capitolo è:

ESSERE NEL MONDO

Sentir questo, vivere questo implica tutto un atteggiamento interiore, fondamentale. La vita dell’anima si dilata, l’anima sente che nulla le è più estraneo. L’anima non vorrà conoscere il male del mondo per curiosità; oppure per affermazione di orgoglio: «Io non sono come gli altri». Quante sono le persone che se leggono il giornale vanno a cercar subito la cronaca nera, i processi! Questa curiosità malsana non indica affatto da parte di chi legge una partecipazione agli avvenimenti, un’assunzione del peso del delitto, della responsabilità del peccato; molto spesso anzi essa si allea all’orgoglio farisaico, è compiacenza di vedere il brutto, il male; è gioia maligna di sentirsi innocente per poter dire: «Io non sono come gli altri». — che attualità hanno queste parole! — Certo, non dobbiamo separarci dal mondo. Viviamo nel mondo, siamo nel mondo, come Cristo. Dio ha voluto che noi vivessimo in contatto permanente con la miseria umana. Quanti tra di noi vivono a contatto con delle anime lontane da Dio! Quanti sono coloro che vivono in un ambiente dove si sentono come soffocati dal male! E quanti sono coloro che, pur essendo preservati da Dio dal vivere in contatto immediato col male, non potrebbero però non vederlo: se non l’hanno in casa, lo incontrano per via nella città. Che cos’è una grande città come Venezia, Firenze? che cosa può essere una città grande come Roma, New York? La bruttura, la corruzione, il male che dilaga da ogni parte dobbiamo sentirlo vicino, dobbiamo sperimentarne l’orrore, non per ritrarcene offesi, affermando la nostra innocenza; dobbiamo invece discendere in quell’abisso, in quel male, non per affondare noi stessi nel male, non per divenire responsabili delle stesse brutture, ma perché ce ne vogliamo addossare tutta la colpa, il castigo, facendoci veramente fratelli agli ultimi pezzenti, sentendoci veramente una sola cosa, una sola anima, un solo cuore con gli ultimi abbrutiti dal vizio.

Poi commenteremo tutte queste parole, adesso non mi fermo, perché dovrei fermarmi ad ogni riga. Don Divo sta dicendo una cosa che oggi non dice nessuno; nessuno! Nessuno dice queste cose oggi! Sono parole che, se accolte, se capite, se ascoltate bene, cambiano radicalmente la nostra vita umana e cristiana. Oggi trovate di tutto, tranne che queste riflessioni; queste riflessioni oggi non esistono più. Infatti, credo che voi, sentendo queste parole, siate lì con gli occhi sgranati, come lo sono io, dicendo: “Ma cos’è questa cosa? Cosa sta dicendo don Divo?” Sta dicendo delle grandissime verità. 

Proseguo:

Gli altri possono dividersi da noi come si sono divisi da Cristo, ma Cristo non si è diviso da alcuno. Proprio l’atto supremo della sua morte fu l’atto con cui egli compì l’unità con gli stessi suoi carnefici: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». I crocifissori gli potevan dare la morte: Egli si offriva e si faceva garante per loro, ottenendone il perdono e la vita. Così deve fare il cristiano.

Per questo viviamo nel mondo: perché in noi continui a vivere Gesù nella sua Passione, perché in noi continui a vivere l’amore infinito di un Dio che si fa solidale con tutti i peccatori del mondo per salvarli. Per questo viviamo, per questo vivendo con la nostra fede cristiana non siamo chiamati a fuggir nel deserto. Fugge nel deserto colui che inizia il proprio cammino. Se Dio vi ha lasciati in una città è perché vi stimava più degli eremiti; se Dio vi ha lasciati in una città è perché voi dovevate essere più santi degli altri; gli altri si purificano, voi dovete purificare; gli altri cercano la propria salvezza fuggendo il male, e non possono mai fuggirlo perché il male si trova ovunque; voi invece affondate come Gesù nell’abisso, scendete come Cristo nell’abisso per portare il peso di tutto il peccato sopra di voi.

Ecco il nostro impegno, ecco quello che noi dobbiamo vivere vivendo la nostra vita cristiana. Siamo in Cristo e Cristo (per mezzo nostro) continua il suo stesso mistero. Nella nostra riparazione Gesù vuol continuare la sua Passione. Dobbiamo riparare perché in noi deve vivere il Cristo. Non tanto ripariamo i peccati commessi contro di lui quanto piuttosto lasciamo che Cristo in noi redima il peccato, ripari egli stesso per il peccato. E Cristo il Redentore e con lui e in lui lo siamo anche noi. Per questo dobbiamo implorare di poter cooperare con lui alla salvezza del mondo.

Tuttavia, quale pretesa! Non solo possiamo domandarci «Chi di noi è senza peccato?», ma anche dobbiamo chiederci se il peccato del mondo è veramente più grande del nostro. Non siamo stati prevenuti da Dio con tanti aiuti soprannaturali, con tanti doni di luce e di grazia? Non siamo stati inseriti nel Cristo? Più grave del peccato degli uomini è la nostra infedeltà, la nostra grettezza e lentezza nel rispondere a Dio. Ancor maggiore è la violenza che abbiamo fatto noi all’amore di Dio.

Quanto dovremmo piangere su noi stessi! La nostra vita non dovrebbe essere che un lungo pianto che implora pietà. Ma il dovere dell’espiazione non esclude che prima di tutto, si debba espiare per noi; anzi, esige che ci rendiamo conto che tutti dobbiamo presentarci davanti a Dio e che non dobbiamo caricarci dei peccati degli altri senza prima avere espiato i nostri. Dobbiamo avvertire la nostra responsabilità.

Quante grazie riceviamo ogni giorno! E dopo tanti anni di vita di pietà, di vita religiosa, come ancora siamo estranei a Dio! Davanti a Gesù, nel Sacramento, possiamo sentire qualche impeto d’amore, ma appena lasciata la chiesa ci assalgono pensieri estranei, preoccupazioni frivole che ci impediscono di rimanere umilmente alla presenza di Dio. Se ci ricordiamo di Dio è perché egli ci serva, più che per servirlo noi con purezza d’amore! Vogliamo ricavare un utile da quel che facciamo. E facessimo veramente qualcosa! Invece, quanti sono i nostri peccati! E come facilmente ce ne dimentichiamo, e come non ne pesiamo la gravità!

Presentiamoci al Signore, viviamo davanti a lui nel sentimento di una nostra miseria profonda, imploriamo pietà, espiamo i nostri peccati con una vita più pura, con una generosità più pronta, con una fedeltà più umile e viva. Ripariamo con un abbandono totale di noi stessi a Dio, alla sua giustizia, alla sua santità, al suo amore misericordioso. Che questo amore ci bruci, ci consumi, e così distrugga i nostri peccati.

Certo, siamo tenuti ad espiare per tutti, ma come osare farlo se non cerchiamo prima di essere come il Signore ci vuole, veramente puri da ogni peccato, mondi da ogni egoismo? Se la nostra vita cristiana ci impone di espiare per i fratelli, tanto più ci impone di realizzare una santità che ci renda propizio il Signore, una santità che ci faccia simili a Cristo, che ci ha uniti a sé sì da renderci un solo corpo con lui. Che cosa varrebbe la nostra preghiera se venisse da un cuore sozzo di peccato, se fosse pronunziata da labbra contaminate dal male? Non farebbe che rendere più grave la giustizia divina.

Non finirò in una meditazione tutte queste riflessioni, perché è impossibile, e non voglio perderne nessuna, quindi, abbiate pazienza, ma ci vorranno più volte. Guardate, mi fermo qui, anche perché, vi confesso, non ho la forza di commentare adesso. Sono parole che mi hanno talmente toccato nel profondo, che ho bisogno un attimo anch’io di riprendermi. Non le commento adesso perché porterebbe via troppo tempo e credo veramente di non essere in grado adesso di farlo. E mi scuso, ma sono anch’io un essere umano e quindi, alle volte, bisogna saper dire: mi devo fermare.

Ecco, magari oggi riascoltate semplicemente questo testo, ve l’ho proprio letto di seguito, riascoltatelo così da preparare il cuore per domani e per i giorni successivi; innanzitutto penso al mio cuore, userò questo tempo proprio per prepararlo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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