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La sofferenza è strumento di redenzione pt.2 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.39

Mistica della riparazione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La sofferenza è strumento di redenzione pt.2 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.39
Sabato 14 settembre 2024 – Esaltazione della Santa Croce

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 3, 13-17)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 14 settembre 2024. Oggi festeggiamo l’Esaltazione della Santa Croce.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal terzo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 13-17.

Oggi è proprio il giorno nel quale stare davanti al Crocifisso, meditare un po’ sul Crocifisso, su tutto quello che di brutto viene fatto contro il Crocifisso, su questo fastidio che oggi c’è nei confronti della Croce, del Crocifisso. Magari è anche il giorno in cui possiamo chiedere perdono a Dio Padre di tutte le volte che abbiamo avuto vergogna di fare il segno della Croce, il segno della nostra salvezza, il segno della morte di suo figlio per amore nostro, per obbedienza al Padre, per salvarci dal peccato. Abbiamo avuto vergogna di fare un segno di croce davanti a questo mondo incredulo, davanti a questo mondo che accetta tutto, accetta tutti, tranne che Gesù. Non bisogna insultare nessuno, non bisogna mancare di rispetto verso nessuno, bisogna essere inclusivi con tutti, tranne che con Gesù.

Interessante questa cosa, contro Gesù è permessa ogni cosa: parole, azioni, programmi, manifestazioni; tutto! Contro Gesù, e contro Gesù in Croce, si può fare qualunque cosa e nessuno dice niente, a partire da noi cristiani cattolici; mentre nei confronti di tutti gli altri, fosse anche nei confronti della foca monaca dell’Antartide, ecco, no, lì ci vuole sommo rispetto, perché sennò l’Associazione Tal dei Tali si alza a protestare, i rappresentanti Tal dei Tali si alzano a presentare, il comitato per “…” ti denuncia; ma, quando si tratta di Gesù, va bene tutto e quindi nei confronti della Croce e del Crocifisso ne hanno fatte di tutti i colori. Addirittura, qualcuno è arrivato a immergere il Crocifisso nell’urina — son cose gravissime! — certo, in questo caso, “in nome dell’arte” e nessuno ha detto niente, anzi, anzi, anzi…

Quindi oggi è forse il giorno in cui siamo chiamati a riparare tutto questo ed essere noi i primi che ci impegniamo a portare avanti quest’amore e questa riconoscenza per la morte in croce di Gesù.

Proseguiamo la lettura del testo di don Divo.

Dio non avrebbe potuto eliminare il dolore che impedendo all’uomo il peccato. 

Abbiamo visto ieri che il dolore non viene da Dio, ma dal peccato dell’uomo. Attenzione a dare a Dio colpe che non ha, perché sono stati l’uomo e la donna in Genesi 3 a scegliere di non fidarsi di Dio (che li aveva creati, amati, sostenuti, messi in un giardino di delizie) e dare retta a un serpente dalla lingua biforcuta che, di certo, non li aveva creati. 

Anche solo per una questione di logica, avrebbero dovuto dire: mi ha messo al mondo il serpente? No. Allora perché devo credere di più a lui, che non a chi mi ha creato, al mio creatore? 

Pensate oggi quanto poco si parla della creazione di Dio; la terra come opera della creazione di Dio. Oggi si parla della terra, ma è raro sentire parlare del creato, come invece faceva san Francesco d’Assisi, che parlava del creato, delle creature (il Cantico delle creature). Perché al centro ci sta Dio, non l’uomo, non la terra che, ovviamente, non è arrivata dal Big Bang. È un po’ come quelli che dicono che noi veniamo dalle scimmie. Che beh, magari uno dice: sì, forse qualcuno sì! Forse qualcuno viene proprio dalle scimmie, non solo per il portamento, ma anche per l’intelletto…

Però l’uomo non viene dalle scimmie, questo è importante che ce lo diciamo, ogni tanto, perché non so, mi sembra che non si dica più. Perché su tutti i libri c’è scritto che veniamo dalle scimmie, dell’evoluzionismo, e fanno vedere le immagini della scimmia più scimmia, della scimmia un po’ meno scimmia, poi della scimmia, poi della scimmietta, poi ad un certo punto non si capisce bene cos’è successo, è venuto un ibrido, questa scimmia a metà, metà scimmia e metà umanoide — non saprei neanche come si può pensare una cosa del genere. Poi, a un certo punto, la coda si è accorciata — evidentemente, perché nessuno di noi visibilmente ha la coda oggi — e quindi si è accorciata sempre di più e questo ibrido umanoide-scimmioide avrà avuto un po’ di complessi perché, a un certo punto, avrà visto che questa coda (che per le scimmie è fondamentale) non ci stava più. Poi, da dalla posizione in quadrupedia, ha cominciato a drizzarsi sempre di più, probabilmente ci sono stati degli uomini che, se prima andavano in giro a novanta gradi, poi avranno cominciato ad aprire l’angolo, quindi avremmo avuto uomini che stavano in piedi con la schiena che formava un piano inclinato, perché non è che l’evoluzione è venuta tutto di un botto, avviene progressivamente. Mi viene in mente quel film che c’era quando eravamo ragazzi, Manimal, di questo uomo che si trasformava nell’animale: una volta diventava un’aquila, un’altra volta diventava un leone, gli spuntavano i baffi. Evidentemente questa evoluzione deve essere stato qualcosa del genere, questa idea fantasiosa… E poi la schiena si sarà addirizzata sempre di più, le braccia si saranno sempre più accorciate rispetto alle gambe, i peli saranno un po’ caduti — magari non a tutti sono caduti tutti i peli — e poi, a un certo punto, questo qua si è girato e non ha trovato più la coda. Sarà stato anche un problema psicologico, sicuramente. Saranno andati dello “scimmioide” a farsi curare, perché uno si gira e non trova più la coda e dice: che è successo alla mia coda? Quindi, crisi di depressione e poi, a un certo punto, “puff”, come il coniglio dal cilindro, è venuto fuori questo essere umano che ha perso progressivamente, in questo processo ibrido, ibridizzante, tutta questa identità scimmiesca, fino ad arrivare a uomo.

Che uno dice: in principio Dio creò l’uomo e la donna, non la scimmia! Non c’è scritto nella Genesi che Dio, in principio, creò la scimmia!

E poi, appunto, tutto questo si sposa con la teoria del brodo primordiale, che a me questa fa ridere, perché mi viene in mente il brodo Star. Immaginiamoci questi brodi, mettiamo insieme tutti i brodi del mondo e poi diciamo: adesso sto lì a vedere da questa brodaglia se viene fuori un albero, una cellula o da questa brodaglia come si fa a formare un occhio. Perché, capite, da qualche parte sarà venuto questo occhio; com’è che si è formato un occhio? O il fegato, oppure la complessità del cuore. Poi qualcuno mi spiegherà da questa brodaglia primordiale come ha fatto a venir fuori un cervello umano, che voglio dire, i nostri scienziati super mega meravigliosi sono riusciti a fare il trapianto di tutto, ma non si fa il trapianto del cervello. Fino lì non sono arrivati. Quindi?

Allora, nel 2024 non si può fare il trapianto del cervello, però nell’anno “zero”, da una brodaglia primordiale, è saltato fuori un cervello vivo, un cuore pulsante. E tutti questi organi chi è che li ha messi insieme? E chi è che ha messo le ossa, i nervi al posto giusto? Il brodo. Che uno dice: senti dammi questo brodo perché, voglio dire… dammene un pochino, che magari sai mi faccio una minestra di quelle spaziali, che poi la mangio, esplodo e divento Superman. Perché, se questo brodo ha fatto venire fuori la complessità del mondo, dell’uomo e degli uccellini e di tutte le meraviglie che ci sono a questo mondo, uno dice: senti dammi una goccia di questo brodo, che evidentemente vivrò per altri tremila anni!

Vedete l’idiozia? Vedete l’idiozia che sta dietro a queste teorie? Ma sono veramente folli, folli proprio. E così si prende e si mette Dio fuori, cioè, lui che ha creato, va fuori, deve stare fuori. Quindi non si parla più di creazione. Ditemi l’ultima volta che avete sentito parlare di creazione o l’ultima volta che avete sentito parlare di creato. Certo, perché, se noi parliamo di creazione, parliamo di creato, dobbiamo parlare del Creatore. Ma se noi togliamo la creazione, togliamo il creato, e ci mettiamo al posto la terra, allora non c’è più bisogno del Creatore; capite?

Quindi: questo dolore entra, ma non per opera di Dio, ma per opera dell’uomo, che sceglie liberamente di non fidarsi di Dio, di stare lontano da Dio, di dire no a Dio, di opporsi a Dio, di rigettare Dio.

Ma se il dolore è frutto naturale del peccato, non è necessariamente il mezzo di una sua riparazione. Dio poteva riparare altrimenti. Sono infiniti i modi che Dio ha per compiere qualsiasi disegno egli stabilisca di compiere; se egli tuttavia ha scelto questo mezzo, non lo ha scelto senza motivo. Non dico sia il mezzo migliore, perché ciò vorrebbe dire che io conosco tutti i modi che si offrono a Dio e li giudico: ma posso dire che lo strumento che ha scelto veramente manifesta la sua sapienza, la sua onnipotenza, il suo amore infinito. — Don Divo è un uomo di fede; abbiamo bisogno di questi sacerdoti che credono — Dove l’uomo semina la morte Dio raccoglie una vita più grande; dall’abisso del male egli trae una gloria più pura. L’uomo non riesce a frapporre una muraglia fra sé e Dio che Dio non possa convertire in mezzo di grazia. È veramente cosa mirabile che la morte, in cui l’uomo precipita per il peccato, divenga rivelazione d’amore di Dio, divenga nell’uomo un vuoto, capace di accogliere il dono di una misericordia infinita. — Benissimo perché, infatti, abbiamo Gesù in Croce — Se Dio ha voluto convertire il castigo in strumento di redenzione lo ha fatto per darci una prova più grande dì una sua infinita fiducia in noi. È meraviglioso! Non si riesce a meditare questo mistero senza rimanere sgomenti dall’infinito splendore che ne promana. Perché dunque alla riparazione è stata necessaria, secondo il volere divino — perciò di una necessità in qualche modo contingente. se è permesso usare i due termini — la Morte sulla Croce? E perché la riparazione di coloro che dovranno e vorranno continuare e applicare la riparazione del Cristo, comporterà anche per essi la sofferenza, l’angoscia, la morte? La riparazione, dicevo, implica prima di tutto la solidarietà; si ripara soltanto nella misura in cui siamo una sola cosa con colui che ha commesso il peccato. — Quindi, sentire questa solidarietà; “sentirci seduti alla tavola dei peccatori, a mangiare il pane duro dell’incredulità”, diceva santa Teresina — Questo è stato prima di tutto quello che Dio ha voluto; Dio poteva perdonare, ma non ha voluto perdonare che facendosi uomo, che facendosi egli stesso solidale col peccatore; ha voluto però che il peccatore stesso dovesse versare il prezzo della propria redenzione. Gesù non ha peccato, certo, ma si fa uomo per essere nostro fratello; è un Dio che si fa uomo per sentirsi ed essere solidale con noi nel patire la responsabilità del nostro peccato, per poter versare il prezzo di una redenzione per noi. Ecco la prima esigenza alla riparazione, secondo il volere divino: una volontà libera e gratuita di esser solidali col peccatore. Come noi possiamo essere solidali gratuitamente col peccatore, essendo noi stessi peccatori? Ma nella misura in cui noi siamo naturalmente solidali coi peccatori perché peccatori, non ripariamo ancora. Siamo peccatori tutti, non tutti siamo per questo corredentori con Cristo. Per essere riparatori del peccato, bisogna essere solidali coi peccatori, ma in quanto peccatori non ripariamo ancora; siamo piuttosto condannati con gli altri, con gli altri facciamo parte di un’umanità condannata. Siamo tutti come una massa dannata che precipita di male in male — dice S. Agostino — finché la nostra solidarietà con gli altri è una solidarietà nel peccato.

Bisogna che noi vogliamo, come Gesù, uniti con lui in un medesimo atto di amore, accettare il castigo che è dovuto al peccato, bisogna che noi vogliamo liberamente assumere il peso del peccato con la sua pena. — Quello che noi abbiamo visto in tanti santi, ad esempio, padre Pio — Non salva la morte di per sé, ma la morte come atto di amore.

Capite, oggi guardando Gesù in croce, non dobbiamo pensare che ciò che ci ha salvato è la morte in Croce di Gesù in quanto tale, ma è l’amore con il quale Gesù è morto in Croce! Il Crocifisso cosa ci ricorda? Ci ricorda la morte in Croce di Gesù fatta con l’amore di un Dio. È il Cuore trafitto di Gesù il motore, la ragione, che rende salvifico tutto l’evento della sua Passione. È questo che ci salva, non è il cadavere di Gesù che ci salva. Ciò che ci salva è l’atto di amore con il quale Gesù compie tutto questo, in obbedienza al volere del Padre, capite? E stessa cosa vale per noi: non è il dolore che ci salva, ma è l’accettazione con amore del dolore per espiare il peccato dell’uomo.

E tuttavia non basta l’amore senza la morte, perché l’amore ci unisce a Cristo nel mistero della sua Redenzione, se partecipiamo alla sua Morte, che è la pena di tutto il peccato. — Gesù muore in croce a causa del peccato. La morte in croce di Gesù arriva a causa del peccato dell’uomo — Non possiamo rifiutare, allontanare da noi questa pena. Come Gesù si volle gravare di tutto il peso del peccato umano, di tutto il castigo che al peccato è dovuto, così tu pure devi voler questo peso. Anche il dannato sopporta il peso ed il castigo del peccato per tutta l’eternità, ma non lo accetta liberamente, non l’abbraccia per atto d’amore. Così il suo castigo non distrugge il peccato, la sua sofferenza non lo redime.

Vedete: anche il dannato soffre per tutta l’eternità. Quella sofferenza redime? No. Ha un valore di redenzione? No; perché «non lo accetta liberamente, non lo abbraccia per atto d’amore». Questa è la differenza: che non lo prende con amore, non lo accetta, ma si ribella, odia, bestemmia Dio. Vedete?

Bravissimo don Divo, ragionamenti puliti, semplici e chiari. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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