Scroll Top

Amore e dolore pt.1 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.25

Mistica della riparazione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Amore e dolore pt.1 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.25
Sabato 31 agosto 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

PRIMA LETTURA (1 Cor 1, 26-31)

Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 31 agosto 2024. 

Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla Prima Lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, versetti 26-31.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di don Divo Barsotti. Oggi il titolo del capitolo è:

AMORE E DOLORE

Perché Dio, se ci ama, permette tanto dolore? la sofferenza, a morte? Dovremmo dire: Dio ci ama perché permette il dolore. Ci ama e per questo ci chiede di voler soffrire con lui. Ci ama e per questo, non perché ci respinge, ma perché ci unisce strettamente a sé, ci unisce alla Croce. Quando si parla di amore non si parla forse di quel sentimento che dà all’anima la più sovrana dolcezza? non è l’amore la più pura sorgente della gioia? Anche in Dio l’amore personale del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre non è la loro beatitudine unica e infinita? Che rapporto vi è tra l’amore e il dolore? Comunemente si distingue l’amore divino dall’amore umano: un amore divino che è pura agape, dono infinito di sé, da un amore umano che è eros, desiderio, aspirazione infinita; ma la distinzione fra l’eros e l’agape non può soddisfare del tutto, perché non sempre, nel desiderio, l’uomo che ama aspira ad una maggiore pienezza; non si desidera sempre quel che ci colma; non necessariamente l’oggetto della nostra brama è qualcosa che ci arricchisce, e non è neppure vero che il dono di noi stessi debba essere la morte. Non ci sembra debba esservi necessariamente opposizione fra eros e agape: l’amore è insieme eros e agape, perché trascende ogni concezione parziale che ci si potrebbe formare fermandoci solo ad un aspetto di questa vita, che è la vita stessa di Dio e dell’uomo. 

Ci fermiamo, perché mi sembra già abbastanza denso. 

Questa è la domanda tipica: perché Dio, se ci ama, permette tanto dolore? 

Questa domanda voi la sentirete sempre, ovunque, e la sentirete, purtroppo, soprattutto sulle labbra di coloro che si dicono credenti e praticanti; la sentirete soprattutto in coloro che pensano di essere discepoli di Gesù; la sentirete soprattutto in quelli che potremmo definire, o che amano definirsi, “cristiani impegnati”. 

In realtà, questa domanda è un problema, perché è sbagliata, nel senso che don Divo ci dice che noi non dovremmo dire: “Perché Dio, se ci ama, permette tanto dolore?”, ma noi dovremmo dire: “Dio ci ama perché permette il dolore”; non come punto di domanda, ma come affermazione. 

E lui poi lo spiega: «Ci ama e per questo ci chiede di voler soffrire con lui. Ci ama e per questo, non perché ci respinge, ma perché ci unisce strettamente a sé, ci unisce alla Croce». 

È esattamente tutto al contrario, e dobbiamo prenderne atto. La nostra vita di fede, o è impostata su questo sistema, oppure non è cristiana. Non è che ognuno la pensa come vuole, no, non è così, perché il Vangelo è uno. La vita, l’esperienza di Gesù, è una, il messaggio di Gesù è uno, non è che ognuno se lo fa come vuole lui; è quello. Non è che quello che vi sto leggendo di don Divo uno può dire: “Sì, va bene, era un po’ un’idea di don Divo…”, no! Perché, se voi andate a prendere san Francesco, se voi andate a prendere tutti i santi, dicono esattamente le stesse cose; solo che, se io vi prendo santa Teresa di Gesù o san Giovanni della Croce, siamo nel 1500, se voglio prendervi qualcuno di un po’ più vicino, vi prendo don Divo Barsotti, che non dice cose diverse.

Ve l’ho già detto: “Aut pati aut mori”; questo motto carmelitano è lì, è scritto sotto le statue, tutti i carmelitani lo sanno “O patire o morire”. Abbiamo già letto ampiamente gli scritti di S. Teresa, abbiamo letto il Cammino di perfezione, per esempio, e cosa dice S. Teresa nel Cammino di perfezione? Lo sapete benissimo. Poi abbiamo fatto delle meditazioni su S. Teresa di Gesù bambino; e che vita ha vissuto questa santa? Quanto ha sofferto questa santa così giovane e pure così eroica? E che esperienza ci ha lasciato circa il dolore?

Ma, guardate, adesso non mi metto qui a ripetere le stesse cose, perché sennò ogni meditazione diventa semplicemente la ripetizione della precedente. Non voglio convincere qualcuno; chi non vuol capire, non capisce, “non c’è sordo più sordo di chi non vuol sentire”. Sono cose assolutamente chiare; purtroppo, noi le abbiamo perse, è questo il problema, però è da sempre stato così: «Ci ama e per questo ci chiede di voler soffrire con lui»; il problema è che noi non vogliamo soffrire, né con lui, né con nessuno, è questo il punto. Noi non vogliamo soffrire, fine della discussione; noi non vogliamo problemi di nessun genere, di nessun tipo. Noi vogliamo una vita tranquilla, S. Teresa direbbe: noi vogliamo andare in cielo in carrozza. Noi non vogliamo la Croce, non vogliamo le sofferenze, non vogliamo il dolore fisico, non vogliamo il dolore spirituale, non vogliamo i problemi, non vogliamo le angustie, non vogliamo i tormenti, non vogliamo niente. Noi vogliamo portare i nostri bei crocifissi, portare la nostra bella Medaglia Miracolosa, recitare il nostro Santo Rosario, andare alla Santa Messa e avere una vita tranquilla. Ma questa non è una vita cristiana, questa è una prigione fatta con le sbarre d’oro.

Ho in mente un bellissimo film di cui adesso non ricordo il titolo, fatto da una casa cinematografica protestante. Sapete, i protestanti fanno dei film veramente molto, molto belli; già ve ne ho parlato in passato e vi ho già consigliato alcuni titoli come: Courageous o Fede come patate. C’è anche film che racconta la storia vera di quel bambino della Chiesa Metodista, che muore, va in paradiso e poi ritorna, e racconta cos’è stato il paradiso. Questo bambino ha incontrato la sorellina che è morta prima di nascere, lui non sapeva neanche di avere una sorellina, e Gesù gliela presenta; insomma, un bellissimo film, anche quello molto, molto bello, così come altri film che loro fanno.

Il film che vi dicevo prima è quello in cui questo uomo va a trovare la mamma con l’Alzheimer, e le fa tutto un discorso su Dio. La mamma sembra persa, però, a un certo punto, è come se si riprendesse e gli dice delle parole fortissime, verissime, bellissime e tremende. Adesso non ricordo le parole precise, ma comunque il concetto era: “Stai attento che tu sei dentro una gabbia dorata, una prigione dorata, e quando arriverà l’ultimo momento, il demonio semplicemente chiuderà la porta, e tu lì, finalmente, capirai che hai vissuto la tua vita dentro una gabbia dorata, ma pur sempre una gabbia è”. E noi dobbiamo stare attenti a queste cose, dobbiamo stare attenti a non farci una falsa vita cristiana, del tipo: “No, ma io non voglio problemi, non voglio questioni, io voglio stare tranquillo, non voglio più soffrire, non voglio più patire”, e quindi? E quindi entriamo nella logica del compromesso.

Proprio oggi, prima di mettermi a fare queste letture, non so dirvi come mai, ma mi è venuta sotto gli occhi l’apparizione della Vergine Maria di Akita, che, a dir la verità, non conoscevo molto bene. L’ho sentita, però non ho mai approfondito il messaggio di questa apparizione. Peraltro, è un’apparizione assolutamente riconosciuta dalla Chiesa; anche il card. Ratzinger espresse un giudizio molto positivo, dicendo che era il compimento, la prosecuzione, di Fatima; il vescovo l’approvò assolutamente, quindi è molto riconosciuta. E, in questa apparizione del 1973, ci sono alcune cose interessanti, che adesso non ho qui il tempo di toccare, però mi ha colpito, quando a suor Agnese appare il suo angelo custode, che le dice:

«Non avere paura, ma prega per i tuoi peccati, ma non solo, anche in riparazione per tutti gli uomini…

è quello che stiamo dicendo adesso con don Divo, tutto il tema della riparazione e cosa vuol dire fare la riparazione.

… Il mondo attuale ferisce il Santissimo Cuore di Gesù con la sua ingratitudine ed i suoi oltraggi …». 

Ma noi di queste cose non ne parliamo più, o quasi! L’apparizione è del 1973, praticamente un anno dopo la mia nascita, non stiamo parlando del 1100, non lo so… 

Poi la Vergine Maria dice a suor Agnese:

Figlia mia, novizia mia, tu sei stata molto coerente nella fede che hai mostrato…

Vedete come è importante la coerenza nella fede? Noi oggi diciamo: “No, vabbè…”. 

L’orecchio malato è per te qualcosa di molto doloroso — lei era diventata sorda — ma ti verrà guarito. Sii paziente. Sacrificati ed espia per i peccati del mondo.

Guardate: sono tutte le cose che sta dicendo don Divo. 

Tutte le meditazioni che abbiamo fatto fino ad oggi, non parlano proprio di questo: sacrificati ed espia per i peccati del mondo? 

Ma lo fa qualcuno? 

Sì. Sapete perché dico sì, sicuramente lo fa qualcuno, e più di uno? Perché sennò saremmo già tutti periti, già tutti morti, estinti. Noi siamo in vita, noi siamo vivi — io di questo sono convintissimo — per due ragioni sole.

La prima è la presenza delle anime vittime. 

Se un giorno il Signore permetterà che abbia a conoscere un’anima vittima, io avrei da dirgli solo questo: “Grazie, grazie, perché, se siamo tutti vivi, se il cielo è così bello, se ci sono il mare, il mondo, i monti, il sole, la terra, i bambini, le famiglie, se c’è ancora tanta bellezza a questo mondo, è grazie al suo essere anima vittima, è grazie a tutte le sofferenze fisiche e spirituali che lei sta vivendo per noi”.

Non c’è un’altra ragione; io non credo assolutamente che le ragioni siano nei potenti, nei sapienti, nelle predicazioni, no, no, guardate, io credo che stia solo ed unicamente nella presenza delle anime vittime, sono loro. Basta leggere l’esperienza di padre Pio nei colloqui tra lui e Gesù, e si capisce tutto questo quanto è vero. 

Mi ricordo che in uno dei colloqui o delle lettere che padre Pio ha scritto riportando i colloqui con Gesù, Gesù disse a padre Pio che fu solo grazie al suo essersi offerto vittima, al suo essere vittima, che in Italia non scoppiò una guerra civile in quegli anni. Fu risparmiata questa tragedia al popolo italiano grazie a padre Pio. Mi ha sempre colpito questa cosa. Non chiedetemi la fonte, perché non mi ricordo più. È una cosa che ho letto tanti, tanti anni fa, quindi non me lo ricordo più, però mi rimase impressa questa espressione. E le anime vittime ci sono ancora. 

Quindi, la prima ragione che ci tiene tutti in vita e in piedi, è la presenza delle anime vittime, e la seconda sono tutti coloro che si sono incamminati su quella via. Non sono ancora anime vittime, però — ricordate quando vi parlavo delle anime ostia di don Tomaselli — comunque, sono incamminate su quella strada, quindi offrono al Signore i sacrifici, le sofferenze, imparano a sopportare con pazienza, come dice la Vergine, si sacrificano ed espiano per i peccati del mondo. Ecco, queste sono le anime che si stanno incamminando su questa via. 

Poi la Madonna prosegue:

… prega per il Papa, i vescovi e la Chiesa.

C’è un altro messaggio che volevo leggervi ancora. Ecco, sono cose veramente terribili che la Vergine Maria dice:

”L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, e vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli […], chiese e altari saccheggiati. La Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi e il demonio spingerà molti sacerdoti e anime consacrate a lasciare il servizio del Signore. Il demonio sarà implacabile specialmente contro le anime consacrate a Dio. Il pensiero della perdita di tante anime è la causa della mia tristezza. Se i peccati aumenteranno in numero e gravità, non ci sarà perdono per loro […]. Prega molto la preghiera del Rosario. Solo io posso ancora salvarvi dalle calamità che si approssimano. Coloro che avranno fiducia in me saranno salvati”.

Penso che dovremmo un po’ riflettere su queste parole. Voi sapete che io non sono uno che ama le cose apocalittiche o a cui piace fare paura, no, non è questo, perché la paura non serve a nessuno. Ma non si può sentire la sofferenza di questa Madre, sentire tutte queste cose e rimanere indifferenti, come se non ci toccassero o come se non fossero vere… sapete che poi la statua ha pianto 101 volte, poi ha lacrimato il sangue, insomma, tante cose.

Però, voi sapete quello che la Madonna aveva preannunciato a Fatima: “Se il mondo non si convertirà e non la smetterà di offendere Dio, verrà una guerra peggiore”; ed è venuta.

Quest’opera del diavolo di cui parla la Vergine Maria il 13 ottobre, insomma… non lo so, tutti abbiamo gli occhi, tutti abbiamo le orecchie, tutti abbiamo un’anima, tutti abbiamo la capacità del giudizio; ciascuno saprà leggere la verità e la concretezza di queste parole. Parole molto gravi, vuol dire che c’è l’opera del diavolo in atto, si sta muovendo, si muove. Perché non credo di dire cose segrete, basta guardare un telegiornale, basta leggere un giornale, basta guardare un articolo e basta aprire YouTube!

E poi io mi dico: se la Madonna parla di castighi, avrà il suo senso! 

Come ti ho detto, se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno sé stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una grande parte dell’umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti. Le sole armi che vi restano sono il Rosario e il Segno lasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno la preghiera del Rosario. Con il Rosario pregate per il Papa, i vescovi e i preti”.

Ecco, questo qui è il messaggio del castigo. Uno potrebbe dire: “Eh, ma queste cose mi fanno paura!” Ma io non penso che la Madonna ci dica queste cose perché ci deve far paura. 

La tua mamma ti dice delle cose brutte che possono accadere per farti paura? Ma io non credo; non credo che ci siano delle mamme così stupide. Ma chi non sa che la paura non serve a niente? La paura non è di aiuto a nessuno. Io credo che una mamma ti dica queste cose per farti capire la gravità delle azioni, è diverso. 

“Se non cambi strada, finirai in prigione”. Non te lo dice per farti paura, te lo dice per dirti la gravità della vita che stai vivendo. 

“Se non cambi modo di studiare, verrai bocciato” — “Oh mamma, che paura”; no! Il problema non è la paura, il problema è che, se tu non ti impegni, non ti metti a studiare, tu verrai bocciato. Il problema è lo studio, non la bocciatura. È la vita che stai facendo adesso, non il futuro. 

A me sembra una cosa molto chiara. 

Ecco, e poi c’è questa parte dell’apparizione del 3 agosto, in cui la Madonna annunciò:

”il Padre Celeste si sta preparando a infliggere un grande castigo su tutta l’umanità. Con Mio Figlio sono intervenuta tante volte per placare l’ira del Padre…

Abbiamo detto grazie alla Vergine Maria, abbiamo detto un Rosario per dirle grazie, offerto un fiore, un sacrificio?

Ho impedito l’arrivo di calamità offrendogli le sofferenze del Figlio sulla Croce, il Suo prezioso sangue e le anime dilette che Lo consolano formando una schiera di anime vittime”.

Avete visto? Ritorna il tema delle anime vittime, di cui sta parlando anche don Divo. Quindi: in che modo lei ha impedito l’arrivo delle calamità? Offrendo le sofferenze del figlio sulla Croce. 

Impariamo anche noi a offrire le sofferenze di Gesù in Croce, impariamo anche noi a offrire il suo sangue preziosissimo, con le litanie, con l’atto di consacrazione. E poi le anime dilette, che sono le anime vittime: una schiera! Non sono una, non sono due, son tante.

Poi, tutto il resto, lo potete andare a leggere voi, in Internet trovate tanto materiale. Il messaggio è quello che ci ha detto oggi don Divo, e cioè imparare a unirci strettamente a Gesù, ai dolori di Gesù in Croce, a offrirli, come dice la Madonna, a offrire questi dolori, offrire queste sofferenze, a offrire il suo sangue versato.

E non diciamo più: “Perché Dio permette tanto dolore?” ma: “Dio ci ama perché permette tanto dolore, perché permette il dolore”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati