Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il tema del cuore pt.1 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.48
Lunedì 23 settembre 2024 – San Pio da Pietrelcina
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 8, 16-18)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a lunedì 23 settembre 2024. Oggi festeggiamo, con grandissima gioia e riconoscenza, S. Pio da Pietrelcina, grande santo, primo sacerdote stigmatizzato nella storia della Chiesa. Tutti conosciamo la sua vicenda e la sua storia; quindi oggi preghiamolo, perché tutti ne abbiamo un grande bisogno.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’ottavo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 16-18.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di don Divo.
Prima di iniziare la meditazione del libro di don Divo, in cui tratteremo “Il tema del cuore”, che vedremo quanto è importante, vorrei permettermi di dire una parola.
Qualcuno, nei commenti, o anche di persona, mi dice: “Ma padre Giorgio, questa meditazione com’è disturbata, si sentono i rumori delle macchine, si sentono i rumori delle persone, si sente il sottofondo del vento!”. Pensavo che fosse abbastanza cosa nota, ma probabilmente non è così: è ovvio ed evidente che io non registro le meditazioni in piazza del Duomo o alla Fiera degli “Oh Bej! Oh Bej!” a Milano, o al mercato di Senigallia; ecco, no.
Cerco, il più possibile, di stare in un luogo che sia appartato, riservato e silenzioso; però io non vivo in un castello e se fuori ci sono quaranta gradi, non avendo io l’aria condizionata a pavimento, voi capite che se faccio una meditazione di mezz’ora con porte chiuse e finestre chiuse, alla fine al posto di padre Giorgio trovate il suo omogeneizzato. Questo a me sembra abbastanza evidente perché, se fuori ci sono quaranta gradi, è evidente che uno tenga le finestre aperte. E io, quindi, non posso chiedere alle persone che sono fuori di stare in silenzio mentre passano, mentre camminano, perché io devo registrare le meditazioni e a qualcuno dà fastidio sentire qualche rumore. Dato che io non vivo in un eremo a tremila metri di altezza insieme ai monaci tibetani, ecco, insomma, è evidente che qualche rumore ci sarà, soprattutto d’estate. Poi io non posso sapere prima chi farà il rumore e che rumore farà.
E poi voi capite, io sono un frate, ho fatto il voto di povertà. E, anche questa è una cosa che è molto interessante, perché si sta sempre a guardare quanto i sacerdoti e i frati siano poveri, e appena hanno un fazzoletto di un tessuto diverso da quello che dovrebbe essere, subito col dito puntato: “Ecco, vedi, quello lì è un prete, un frate che si fa i soldi, che è ricco, che è qui, che è là”; quando poi si vive di povertà, si vive di cose semplici, ecco che facciamo i lamentosi perché non siamo soddisfatti nei nostri capricci; perché questi sono capricci.
Io come faccio le registrazioni? Ah, beh, in modo molto semplice: ho il mio testo qui davanti, qua sulle gambe o sulla scrivania, dipende da come mi siedo, ma questo non incide sulle registrazioni, e poi uso il telefono per registrare. Basta, questo è quello che ho. Io non ho una stanza di registrazione, non ho chissà quale strumento, ho questi due strumenti, registro con questi.
Anziché fare i lamentosi: “Eh, perché si sente il rumore, perché si sente questo, perché si sente quello e perché si sente quell’altro, mi dà fastidio. E il vento e la pioggia e il sole”, ma dico, guardate, me lo dite e mi dite anche: “Padre Giorgio le facciamo un regalo, le regaliamo quei bellissimi microfoni che si portano appesi”. A me hanno fatto vedere proprio come sono fatti: è un quadratino che si appende, si attacca al maglioncino, alla camicia, quello che è, e questo quadratino permette una registrazione perfetta, e poi è anche dotato di un di un accessorio in più, che permette addirittura di registrare, di parlare con questo microfono e, anche se io sono in riva al mare a Venezia, o a Trieste con la Bora che mi passa addosso a 250 km di velocità, o sono in mezzo a un uragano, io potrò registrare queste meditazioni senza che voi sentiate nessun rumore. Perché questo microfono è fatto in modo tale, con questa protezione che, se anche tu sei in mezzo al tornado, lui registra solo la tua voce.
Guardate, va benissimo: voi me lo regalate e io lo ricevo. Ah, sono felicissimo! Così, invece di continuare a scrivere: perché, e come mai, e le macchine, e le formiche, e gli acari, e i rumori, e le foglie che cadono; visto che siete così sensibili, regalatemi questo microfono, così siamo a posto. Io la cifra da spendere per comprare questo microfono non ce l’ho. È un peccato mortale? No, non ce l’ho. Quindi regalatemelo. Mi scrivete e mi dite: “Padre Giorgio, ho deciso di farle un regalo, mi dica il modello che le serve, mi dica la marca che le serve, le cose che le servono (e io ve lo dico subito, vi mando immediatamente l’e-mail con tutte le indicazioni del caso) e io glielo compro e glielo faccio arrivare dove lei desidera”. Benissimo, voi me lo fate arrivare e io in capo qualche giorno, lo prendo, lo uso e voi non sentirete più nient’altro che la mia voce.
Adesso voglio vedere se mi arrivano le e-mail.
Questo modo di fare da “leoni da tastiera”, che dietro la tastiera mi è permesso di dire tutto, perché poi tanto il mio nome che appare è H1N1PPP22#5794, che è il nome di un alieno, quindi nessuno saprà mai chi sei. Perché poi le persone non si firmano, sotto questo H1N1PC1NNOPQ#7492 non scrivono sotto: mi chiamo Tal dei Tali, vivo a… no, non si firmano. E allora mettono solamente il loro commento capriccioso: “Eh, ma, però…”.
Così come la questione della pubblicità! Ah, questa è un’altra bella cosa; io non so, ogni tanto mi chiedo se viviamo qui o se viviamo sulla luna. “Eh, padre Giorgio, però queste pubblicità all’interno delle meditazioni sono fastidiose”; no, ma scusate, pensate che sia io a farle? E io cosa ci posso fare? Regalatemi un canale privato; oh, per l’amor del cielo! Fatemi un canale radio, create un canale televisivo, create un canale radio; lo create voi, lo pagate voi, lo sostenete voi e non ci sarà nessuna pubblicità. Pagherete tutto voi, farete tutto voi e così, in questa maniera, io sono a posto: quando faccio le mie meditazioni, non ci sono pubblicità.
Ma scusate, dove vivete? Fatemi capire dove vivete: nel mondo di Bianca e Bernie? Non so, a me ogni tanto viene da pensare che probabilmente io faccio queste meditazioni per gli abitanti di “Frutta Candita” che vivono completamente dissociati dalla realtà.
Tutte le trasmissioni, tutti gli audio e i video che voi vedete su YouTube, tutti hanno dentro delle pubblicità, per forza. Perché tu non paghi niente, io non pago niente, nessuno paga niente per avere un canale su YouTube; nessuno paga niente per mettere un video, un audio su YouTube però YouTube ti dice: bene, io ci metto dentro le mie pubblicità. Funziona così! La stessa cosa accade in televisione: se tu vai su qualunque canale della televisione, qualunque trasmissione, a un certo punto ci sono le pubblicità; “No, padre Giorgio non deve avere pubblicità, perché a me dà fastidio. Perché a me, principino o contessina, dà fastidio fare clic click col dito se voglio portarlo avanti” — a parte che la pubblicità non puoi portarle avanti, perché se le porti avanti non va, quindi te le devi ascoltare.
Eh, figli miei: di necessità virtù. Pensate alle persone che vivono in Bangladesh, che muoiono di fame, ai cristiani della Cina, della Corea del Nord, pensate a quelli lì, che non hanno neanche le Bibbie su cui pregare e che per andare a Messa rischiano la vita e che per partecipare a una Messa stanno con le gambe nel fango fino al ginocchio. Pensate a loro, prima di dire certe sciocchezze.
Queste cose, ve lo dico con sincerità, mi danno veramente fastidio, perché sono cose assolutamente ingiustificate, sono atti di capriccio di persone che non hanno il benché minimo rispetto delle situazioni.
Mi metto anche a fare le questioni di lana caprina, nonostante quello che ricevo tutti i giorni gratuitamente, senza muovermi da casa, comodamente seduto al caldo o al fresco. Perché poi voi avete l’aria condizionata, capite. Voi fate questi ragionamenti perché in casa vostra avete l’aria condizionata, e io o altri dobbiamo crepare, morire, con le finestre chiuse, le porte chiuse con quaranta gradi perché voi non dovete avere il disturbo delle macchine.
A leggere queste cose, vien proprio voglia di dire: basta, adesso non lo faccio più, perché mi sono stufato. Guardate che costa fatica, eh! Uno pensa che delle persone adulte ci arrivino da sole a capire queste cose. Costa fatica ogni giorno, trecentosessantacinque giorni all’anno, ogni santo giorno, mettersi qui a fare delle meditazioni. Non sono proprio tanti quelli che le fanno! Almeno abbiate quella decenza di non fare questi commenti così sciocchi. Perché sono veramente fuori luogo e danno fastidio.
Adesso — e vi terrò informati — dopo questa meditazione, voglio vedere quante e-mail ricevo di persone che mi dicono: “Padre, adesso le regaliamo il microfono come lei ha detto nell’omelia, ci mandi gli estremi, che paghiamo tutto noi”, voglio vedere. Do tempo sette giorni, dieci giorni massimo, e poi vi informerò, vi dirò: di tutti i capricciosi che hanno scritto, il numero di coloro che hanno mandato l’e-mail per dire: “Padre, io le regalo questa cosa” è tot. Voglio vedere, voglio proprio vedere, vi informerò. Perché io ho un’idea di quanti mi scriveranno per fare questa cosa. Perché poi capite cosa succede: quelli che hanno fatto questi commenti, state tranquilli, che non manderanno mai l’e-mail, anzi si sentiranno risentiti, punti nel vivo, e diranno — come fa qualcuno — “Ecco, io mi sono trovato male e allora adesso mi disiscrivo dal canale, adesso non seguo più le meditazioni”; fate vobis! Come dice santamente la mia mamma: “La porta di casa è aperta per entrare, è aperta per uscire; se non ti sta bene, vai”. Oh, per l’amor del cielo, pensate che io mi flagelli, muoia e non mangi più la pastasciutta? Ne mangio il doppio, state tranquilli.
Questi qui sicuramente non lo faranno. Se si faranno vivi, lo faranno gli altri, quelli che, poverini, non c’entrano niente. È sempre così nella storia. Perché poi, quelli lì, si guardano bene dal mettersi lì a dire: mi assumo la responsabilità di quello che ho scritto e di quello che ho detto e allora adesso, bene: agisco. Eh no, no, no. Quelli sono capaci invece di mettersi lì a fare i bronci. Eh sì, certo.
Quando io da bambino piangevo, facevo qualche capriccio, sapete la mia mamma cosa mi diceva? Si avvicinava e mi diceva: “Giorgio, urla più forte, piangi più forte, che ti si allargano i polmoni; tutta salute”. Io diventavo una iena! Avevo le mie crisi isteriche, urlavo ancora di più, ma lei proprio non mi guardava, passava vicino, mi sorrideva e io, dopo cinque secondi, mi stufavo e la piantavo; il capriccio era finito.
Bisogna imparare a essere un po’ agili, un po’ liberi e un po’ snelli; perché qui, se stiamo ai capricci di Tizio, Caio e Sempronia, non andiamo a casa più. Però queste cose le dico, perché proprio in questi giorni le ho lette e ho detto: eh, beh, no, eh no, questo no! Perché questo non va proprio bene.
Bene, ecco, oggi parliamo proprio di questo cuore: questo cuore che scrive certe sciocchezze, o che dice certe sciocchezze, o che ha certe pretese.
Come il caso di quelli che si lamentavano perché mi soffiavo il naso o tossivo; eh, figli miei, io respiro, non sono un umanoide, non sono un robot, che non ha esigenze corporali; come ce le avete voi, ce le ho anch’io. Ho un cuore di carne, ho un corpo di carne, come il vostro; provate voi a parlare per trenta minuti! “Eh, no, perché sa, padre, si sente che lei beve”, e quindi? Non son mica in chiesa, o non sto mica dicendo la Messa! Sto facendo una meditazione, posso bere? No, neanche quello: né bere, né soffiarsi il naso, né tossire; no, mi ingozzo, muoio. Uno dice: “È morto!” — “Come mai?” — “Eh, perché non ha potuto tossire, durante le registrazioni; perché ci sono le contesse che sennò si lamentano”. Ma per piacere, per piacere, per piacere…
Scrive don Divo (che si dedica a cose serie, non a queste sciocchezze da viziati):
IL TEMA DEL CUORE
Perché la Parola divina richiama con tanta continuità il tema del cuore? E che cosa significa questo tema? Naturalmente nell’Antico Testamento non si parla direttamente del Cuore di Cristo, si parla del cuore; si parla di una legge che deve essere scritta nel cuore, di una legge che può essere adempiuta soltanto dal cuore, della necessità della creazione di un nuovo cuore. Si parla di un dono che l’uomo deve fare del proprio cuore a Dio.
Don Divo ci dice che, nell’Antico Testamento, non si parla del Cuore di Cristo, perché Gesù è nel Nuovo Testamento, ma si parla del cuore. Il cuore è fondamentale. Una vita di fede, senza il cuore, non è una vita di fede, è semplicemente una forma religiosa, ma non c’entra niente con Dio. L’osservanza dei dieci comandamenti che non parte dal cuore, è legalismo, è moralismo, produce acidità, nevrosi, non serve; deve essere scritta lì. Come quando si fan le domande: “Ma devo proprio farlo?”, no, nessuno ti obbliga.
Come le domande tipiche che si ricevono tutti gli anni, sempre; io a queste domande non rispondo, quindi è inutile che me le facciate: “Ma il giorno di Natale, se io sono andato alla Messa della mezzanotte che però è stata anticipata alle 22:00 ed è finita alle 23:59 (perché l’ho guardato), io poi, il giorno di Natale, dato che questa è la Messa di mezzanotte della Vigilia — cioè, che non è di mezzanotte, perché è iniziata prima ed è finita alle 23:59, che non è ancora mezzanotte e quindi non siamo nel giorno nuovo — ma io, il giorno di Natale, devo andare alla Messa, per assolvere il precetto?”.
A me viene la morte nel cuore, a sentire queste domande, mi viene addosso la morte, proprio. Guarda, non andare proprio più a Messa! Perché vuol dire che lo fai esattamente come una bestia da soma. Non c’entrano niente la fede, Gesù Cristo, Dio, il Natale. Ma tu, il giorno di Natale, mi vieni a fare una domanda del genere? Ma il giorno di Natale cosa devi fare di così importante e urgente? Se vai anche ad un’altra Messa, se hai il dubbio che quella è una seconda Messa dello stesso giorno, cosa succede, casca il mondo? Cioè, tu il giorno di Natale cosa fai: ti svegli al mattino alle 8:00 per cominciare a cucinare e a preparare da mangiare fino a morire, fino alle due del pomeriggio? Ma cosa devi fare, il giorno di Natale, se non andare alla Santa Messa? “Eh, ma son stato anche la Vigilia?”, e allora? E quindi?
“Ma se vado alla Messa alla Veglia di Pasqua, il Sabato Santo, ma quella vale (perché questa è la domanda, come per la Messa di mezzanotte) per il giorno dopo?”. Eh… devi chiamare il centro antiveleni, per sapere se è scaduta o se diventa non più commestibile. Perché, se non vale, o se vale e tu la fai due volte, cosa succede? È come le pastiglie, che se ne prendi due in un colpo quando ne dovevi prendere una è un bel problema. “E se non vale e non ci vado?”. Eh, commetti peccato grave. “E allora aspetta, che chiamo padre Giorgio e gli chiedo se vale o non vale”.
Eh… il telefono di padre Giorgio fa: tu-tu, tu-tu, gli scatta la segreteria, padre Giorgio non c’è, per queste domande, assente. Non fatemele, perché tanto non vi rispondo, è un problema che proprio non mi tange, non mi tocca; la mia mente ha un rigetto, a queste domande. A Messa si va, punto. Il giorno di Natale si va a Messa? Certo. E si va anche la Vigilia? Sì. E si fa anche la veglia della notte del Sabato Santo? Sì. E il giorno dopo, a Pasqua? Si, sì, certo, è Pasqua, è Natale, c’è la Messa della Vigilia, si fa e l’una e l’altra; punto, perché non c’è un’altra cosa più importante da fare. Fine della discussione. E non venitemi a chiedere: “Ma è peccato?”; no, no, no, no, no, non entro neanche in questa questione, queste sono questioni per scribi e farisei ipocriti.
Qui il tema è il cuore. Don Divo parla «della necessità della creazione di un nuovo cuore»; noi dobbiamo pregare Iddio per avere un cuore nuovo, per questo dobbiamo pregare. Aveva ragione padre Pio, quando diceva: “Tutti vengono qua per chiedere un miracolo, ma nessuno viene qui per domandarmi la grazia, l’aiuto, di saper portare la croce”. Eh, siamo furbi noi, certo che siamo furbi: Rosario in mano, a sgranare preghiere, andare alle Messe, fare le confessioni, fare le meditazioni, e poi, e poi… “No, io la Croce, no”; “No, io, che sofferenza”; “No, io questa cosa non la voglio portare”; “No, ma come è pesante”; “Ah, no, come è difficile”; “Ah, ma non ce la faccio”. Ma siamo cristiani o siamo pagliacci? Cos’è che siamo? Chiediamo a Dio un cuore nuovo. “Ah, ma io non ce la faccio”; hai chiesto a Dio un cuore nuovo? Ti stai impegnando per avere un cuore nuovo?
«Si parla di un dono che l’uomo deve fare del proprio cuore a Dio» Eh, appunto, e noi cosa doniamo a Dio? Noi siamo come i pizzicagnoli, che vanno a donare a Dio le ossa. Questo andiamo a donare a Dio! Prima, al mondo, diamo la carne, e a Dio diamo le ossa. Eh, siamo furbi; cari miei, se siamo furbi: al Signore, diamo gli avanzi. “Eh sì, io la preghiera la faccio la sera”; ah, sì? E come la fai? In ginocchio, con le mani sotto le ginocchia, come faceva S. Gemma Galgani? La fai così? Va bene, se tu la fai così. Santa Gemma Galgani pregava con le mani sotto le ginocchia, provate voi a farlo! Sì, sì, se la fai così, va benissimo. “Ah, no, io dico le preghiere alla sera, dopo aver guardato la televisione — intanto vedete i miei occhi che si stanno iniettando di sangue, mentre ascolto queste cose — vado a letto, mi metto sotto le coperte e dico le preghiere. No, scusa, un momento, e questo a che ora accade? “Eh, verso le 23:00, 23:30, perché c’è la cena, poi devo sparecchiare, poi c’è il Tg, poi c’è la tele, poi ci sono i films”.
Ma io alle 23:00, 23:30, se vado nel letto, mi metto sotto le coperte, a dicembre, io praticamente credo che nello spazio di un Ave Maria, anzi mezza Ave Maria, sono già addormentato. Ma come faccio a dire le preghiere nel letto, sotto le coperte, alle ventitré di sera! Ma siamo onesti, non diciamole!
C’è anche una forma del corpo, per pregare. Quando io mi stendo nel letto, lo faccio per dormire o per riposare, non per pregare, a meno che non sia malato di cancro in fase terminale; ma è un altro discorso. Altrimenti sto fuori dal letto; altrimenti mi metto in ginocchio, o sto seduto davanti al Crocifisso, in un luogo dedicato alla preghiera. Ma non nel letto. Questo vuol dire avere un cuore nuovo? Questo vuol dire dare il cuore a Dio? No, questo vuol dire dare gli avanzi; che, di norma, si danno al cane e al gatto. Noi, gli avanzi della nostra vita li diamo, a Dio. Fai tu una roba così con la tua fidanzata, vediamo cosa succede; prova, fallo, fai così, dai gli avanzi del tuo tempo, della tua vita, alla tua fidanzata. Quando ti viene a trovare, tu sai cosa fai? Le dici: “Eh, guarda, tesoro, adesso mi metto a letto” — “Ti metti a letto!” — “Sì, tu stai qui al mio fianco, io mi metto a letto, ma ti ascolto, eh, tranquilla che ti ascolto”. Vedi quanto dura quel fidanzamento! Vedi se inizia, quel fidanzamento! Al posto di portarla fuori a cena, al posto di portarla al cinema, al posto di portarla a fare una passeggiata: “No, io mi metto a letto e tu stai qui accanto a me, seduta a guardarmi. Ma io ti amo tanto, amore mio”. Questa ti dice: “Sì, guarda, tu stai lì tranquillo, nel tuo letto, che adesso arrivo subito”; non la trovi più!
Ma con Dio invece va bene.
No, con Dio non va bene. Non va bene per niente. “L’uomo deve fare del proprio cuore un dono a Dio”. Scrive don Divo:
La circoncisione esterna deve essere il segno di quella interiore
Sapete che don Divo — adesso ho sentito che non è più così, non so se qualcuno mi smentisce, ma da quello che ho sentito io, non è più così — innanzitutto, aveva proibito l’uso della televisione nelle sue comunità. Sarebbe interessante sapere se questo è ancora in auge, ed è interessante sapere se coloro che fanno parte della Comunità dei Figli di Dio stanno lontani dalla televisione, primo.
La televisione dovrebbe essere espunta, estirpata, scavata fuori dalle nostre case, per l’amor del cielo. E dopo abbiamo i nostri figli che vanno in giro con mille tic che sono isterici e non sanno stare fermi cinque minuti. Eh, certo, li piazziamo lì davanti a vedere cose obe che fanno venire l’angoscia solamente quando partono i titoli, ti immagini come fanno a essere tranquilli e sani!
E poi dopo ci lamentiamo: “Io vado a confessarmi perché ho visto le cose impure alla televisione, però non lo volevo”. Scusami un momento, chi ti ha detto di andare a vedere la televisione? C’è scritto nella prescrizione del dottore di vedere la televisione? E dalla televisione cosa vuoi che venga fuori? È chiaro che purtroppo, prima o poi… E poi i programmi che trasmette sono validi? Sono programmi educativi? Fanno crescere? Ti fanno essere un uomo o una donna migliore? Bah!
Primo: la televisione.
Secondo: don Divo voleva che anche i laici — attenzione — che facevano parte della Comunità dei Figli di Dio, recitassero tutto il breviario, tutti i giorni. Che vuol dire: lodi, ufficio, ora media (prima, terza, sesta, nona, una delle tre), vespro e compieta; come i sacerdoti. Da quello che ho saputo, da quello che ho ascoltato (era una cosa che veniva detta in una conferenza), hanno poi cambiato questa cosa. Però, ripeto, col beneficio del dubbio — perché non ne ho certezza e quindi magari invece mi dite che non è così — l’hanno cambiata e non l’hanno più reso obbligatorio, perché era troppo esigente, troppo dura, questa richiesta di don Divo di recitare tutti i giorni l’ufficio.
I casi sono due (e questo vale per tutti gli ordini religiosi, non è che ce l’ho su con la Comunità dei Figli di Dio, niente contro di loro, né contro quelli che sono venuti dopo, assolutamente; questo vale per tutti gli ordini religiosi, per tutti coloro che vivono in una congregazione): o sbagliava il fondatore, o sbagliano quelli che sono venuti dopo, punto. Perché poi dicono: “No, ma sa, perché dobbiamo adattarlo ai tempi che passano”. No, non c’entra niente, perché don Divo non è vissuto nel milleduecento, quindi… E anche considerando quelli che sono vissuti nel milleduecento, tante cose che hanno detto i fondatori sono state abbandonate, non perché sono fuori dal tempo, ma perché siamo pigri, perché siamo accidiosi, perché siamo freddi, perché siamo mediocri, perché non abbiamo dentro il fuoco dello Spirito Santo. Per questo abbandoniamo le indicazioni dei fondatori. Dopo ci lamentiamo che le nostre congregazioni non vanno bene, non arrivano le vocazioni, non c’è la comunità che ci dovrebbe essere, non c’è la fraternità che ci dovrebbe essere, non è più come agli inizi… eh, certo! Lo spirito, il carisma del fondatore, piano piano si va perdendo. Andate a vedere S. Francesco e andate a vedere i Francescani oggi. È uguale, eh? Andate a vedere S. Giovanni della Croce, S. Teresa d’Avila, andate a vedere i Carmelitani oggi; andate a vedere S. Domenico, andate a vedere i Domenicani; andate a vedere S. Ignazio di Loyola, andate a vedere i Gesuiti; e via di seguito. Per tutti è così. Indicazioni date all’inizio, poi con “la scusa di”… — perché è una scusa — e allora tu ti chiedi: “Dov’è qui il carisma e il messaggio del fondatore?”. Perché poi noi siamo abili a girare, a dire: “No, ma veramente, lui l’ha detto, ma intendeva…”; ma, se l’ha detto, l’ha detto. Se io dico mela, non intendo pera, intendo mela, quello intendo.
«La circoncisione esterna deve essere il segno di quella interiore». Figli miei, la circoncisione è dolorosa, molto dolorosa, dolorosissima. Per cui, invece di insegnare a portare la Croce — quindi a fare la preghiera che dovremmo fare, a fare le penitenze che dovremmo fare, a fare la vita ascetica che dovremmo fare, ad avere una vita che si distingue dal mondo — noi diciamo: “No, vabbè, poverino, vieni qui, poverino, poverino, dai, vieni qui, sì, dai, va bene, allora abbassiamo un po’”.
Adesso mi viene in mente questa cosa di padre Pio che vi voglio dire: poco prima di morire un padre generale, probabilmente un vicario generale, di cui adesso non ricordo il nome, era andato a trovare padre Pio e gli aveva chiesto appunto di pregare per le vocazioni, di dargli qualche indicazione. E padre Pio si era accorto che i giovani nuovi avevano una vita diversa, conducevano una vita diversa, non più la vita da cappuccino come l’aveva condotta lui, ma una vita molto più agiata: non avevano più questa cosa da fare, non avevano quelle altre penitenze, non avevano più quell’altra cosa da vivere… E padre Pio dice: “Come mai?” — E il vicario generale gli risponde e dice: “Eh, sa, padre, i tempi son cambiati, questi giovani non possono più vivere queste cose. Non ce la fanno assolutamente”. Sapete lui cosa ha risposto? “Allora mandateli via tutti” — così ha risposto! — “perché non sono loro che fanno un piacere a S. Francesco a stare qui, è S. Francesco che fa un piacere a loro. E san Francesco non vi riconosce più, a vivere così”.
Guardate che, da parte di padre Pio, queste parole sono feroci, eh! Ma ripeto, questo non vale solo per i Cappuccini, questo vale per tutti. E se noi prendiamo il Vangelo e andiamo a vedere cosa scrivono i Vangeli, andiamo a vedere la vita di Gesù, e guardiamo la nostra vita… Quanto siamo distanti dalla parola di Dio! Con mille scuse, eh!
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.