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Catechesi “LA FEDE” – La catechesi di Satana (Gen 3) lezione 1

Catechesi La Fede 2017-18

Catechesi di lunedì 4 settembre 2017

Ciclo di catechesi “La Fede: dubbio o Abbandono? La Scelta di una vita

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

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Brano commentato durante la catechesi:
Genesi 3, 1-13

1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: “E` vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”.
2 Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,
3 ma del frutto dell`albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. 4 Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. 6 Allora la donna vide che l`albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch`egli ne mangiò.
7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l`uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
9 Ma il Signore Dio chiamò l`uomo e gli disse: “Dove sei?”. 10 Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”.
11 Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell`albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”.
12 Rispose l`uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell`albero e io ne ho mangiato”.
13 Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.

(Gn 3 1-13)

Testo della catechesi

Scarica il testo della catechesi in formato PDF

Iniziamo questo anno di catechesi sul tema della “Fede”, cercheremo di approfondirlo soprattutto attraverso la Sacra Scrittura, ma non solo, anche attraverso alcune riflessioni importanti. Ovviamente il tema della fede attraversa tutto il messaggio cristiano; “Fede” intesa proprio come adesione della volontà, dell’intelligenza, dell’affetto di tutta la persona a Dio, come atto di affidamento, come atto di abbandono in Dio. “Fede” non semplicemente come credo religioso, ma come scelta responsabile di uno che dice: “Io non vedo Dio, ma mi fido di Dio”.

Partiamo dall’inizio, partiamo dal libro della Genesi e partiamo da un inizio che, in realtà, è stata una fine cioè, dal capitolo 3 del libro della Genesi, dove la nostra felicità si è infranta e dove il cristallo purissimo dell’amicizia con Dio si è spaccato; e da lì sono nati tutti i nostri mali, da lì è entrata la morte, il dolore, la sofferenza e, soprattutto, questa fatica incredibile di mantenere l’amicizia con Dio.

In questo capitolo 3 noi vedremo che abbiamo in struttura tutto quello che sarà il corso di quest’anno, che si giocherà tutto qui, in questa dialettica tremenda tra il “dubbio” e la “fede”.

1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: “È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”. 2 Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,3 ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. 4 Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. 6 Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.9 Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. 10 Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”.

11 Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”.

12 Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. 13 Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.

Questa è la storia della nostra fine; questa è la storia che si ripresenta ogni giorno nella nostra vita. Su questa storia, su questa struttura, noi ci giochiamo l’eternità e il presente. La qualità della nostra vita dipende tutta da quello che è scritto qua. La qualità della nostra vita dipende da che posizioni noi prendiamo rispetto a tutto quello che qui è scritto; è già scritto tutto. Adesso vedrete, mentre ve lo commento, come per noi, oggi, questa parola di Dio si realizza in un modo verissimo.

Il serpente chi è? Il serpente è il demonio, è Satana, è Lucifero, cioè il più grande nemico di Dio, l’avversario per eccellenza, colui che si è ribellato totalmente a Dio, colui che ha scelto di diventare il nemico di Dio. Non è un’entità astratta, non è una figura allegorica, è un essere intelligentissimo, perché possiede un’intelligenza angelica; è purissimo spirito, ed è l’angelo che era più vicino a Dio, prima della caduta. Quindi, di tutte le creature certamente angeliche, lui è quello che ha una conoscenza di Dio che è la più possibile e la più chiara, proprio per la sua posizione di vicinanza.

Lucifero vuol dire “portatore di luce”, un nome bellissimo, in sé; purtroppo lui l’ha rovinato con il suo tradimento. Lucifero è astuto, sa il fatto suo, è tutta un’astuzia e un’intelligenza nel male; ma rimane pur sempre intelligenza, rimane pur sempre astuzia. Lui sa come ci si deve muovere per rovinare l’amicizia con Dio.

Egli disse alla donna…

Ecco che la sua astuzia comincia a rivelarsi. In questo testo, noi vedremo in cosa consiste l’astuzia del demonio e come lui la rivela, come lui la manifesta. Lui fa una domanda alla donna, e dice:

“È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”

Lui non va addosso alla donna con una tentazione immediata, non si smaschera, è il più astuto… Non rivela immediatamente il suo progetto, e avvicina la donna con una domanda, che non è semplicemente una domanda, è una domanda che porta già in sé una convinzione, una menzogna radicale. Ma lui la pone, la domanda, e la porrà sempre, e la pone sempre a tutti noi. Questa è una domanda che serve per pesare, per mettere alla prova lo spessore della tua relazione con Dio. È una domanda che va a cercare il più piccolo spiraglio di dubbio che tu puoi avere nei confronti di Dio.

Questa domanda, siccome viene dal padre della menzogna, è falsa. Non è vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di nessun albero del giardino”. È falsa! Dio non aveva detto questo, ha detto il contrario; Dio aveva detto che potevano mangiare di tutti i frutti degli alberi. E perché lui pone una domanda così assurda? Per creare un dialogo, per creare un confronto. Col demonio, con il maestro del dubbio, del sospetto, non c’è confronto, non ci può essere dialogo, mai! Nella misura in cui tu ami e tu ti fidi, non c’è dialogo con chi asserisce esattamente il contrario. Non c’è niente da dialogare, perché lui non ha niente da comunicarti, e tu non hai niente di cui convincerlo. Tu non puoi convincere un’altra persona (in questo caso il demonio) che porta in sé radicato un dubbio del genere. Perché lui la sua scelta l’ha già fatta, lui ha già scelto di opporsi a Dio. Ma il demonio la domanda la pone lo stesso e spera che si apra la porta del dialogo. «È vero che Dio ha detto: …» e poi, pone una domanda sulla verità di Dio: «Dio ha detto veramente queste cose?».

Rispose la donna al serpente:

Dalla risposta che da, noi capiamo già tutto quello che c’è nel cuore di Eva:

“Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”

Lei ha già peccato; il peccato originale si è già consumato, il demonio ha già vinto. Con questa risposta, lei ha rivelato il suo cuore. Un cuore che non è mai stato in amicizia di Dio; un cuore che non ha mai colto la grandezza, la bellezza, della compagnia di Dio; che non ha mai colto la straordinarietà dell’Eden; che non ha mai colto la grandezza della sua identità, quella di essere carne della carne, osso dell’osso, di Adamo. Eva non aveva colto niente. Perché dico questo? Perché è vero che degli alberi del giardino potevano mangiarne, è vero che «del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare…», ma è falso che: «Dio ha detto che non lo dovete toccare»; Dio non l’ha mai detto. Perché lei lo dice? Perché noi, siccome seguiamo Dio da schiavi e non da amici, esageriamo i comandamenti di Dio per renderli disumani, per renderli impossibili, impraticabili, invivibili e così ci autorizziamo a disobbedire. Eva aveva trovato la ragione, il motivo, per dubitare, per tradire, per non rispettare quell’amicizia.

Alla base di ogni peccato, c’è sempre una ragione di dubbio, una mancanza di fiducia. Alla base di ogni peccato, c’è sempre una mancanza di fede: io scelgo di credere a me, di credere al mondo, di credere al demonio, piuttosto che fidarmi di Dio, che dice: non mangiare. Ma Dio non esagera, dice: “non mangiare”; lo vuoi toccare? Toccalo. Ci vuoi giocare a palla? Giocaci. Lo vuoi usare come concime? Fallo. L’importante è che non lo mangi. Puoi mangiare tutto, solo quello ti chiedo di non fare.

Notate: il demonio va a mettere l’attenzione sull’unica piccola inutile cosa che non dovevano fare. Ad Adamo ed Eva non gli cambiava niente della vita non mangiando di quell’albero, perché avevano miliardi di altri alberi; e, se non gli fossero bastati, Dio gliene avrebbe creati ancora. Bastava che dicessero: “Ma noi siamo stufi di mangiare di questi trecento miliardi di frutti che abbiamo, ne vogliamo quattrocento miliardi!”; e Dio gliene avrebbe fatti ancora. Che problema c’è? Dio è creatore! Gli avrebbe creato ogni giorno un frutto diverso per colmarli della sua amicizia, perché Dio è generosità pura; Dio avrebbe esaudito qualunque desiderio di loro due. Ha creato Eva dalla carne di Adamo, figurati se non ha a cuore di saziare la tua fame con l’ennesimo frutto che tu in quel momento non hai mangiato ancora.

Ma questo non era sufficiente, perché loro avevano in mente quell’unico frutto che non potevano mangiare. Questo delirio assoluto di onnipotenza e di morbosa pretesa e di egoismo; questa “non fede”, che stava alle porte dell’Eden, loro l’hanno fatta entrare, l’hanno messa nel loro cuore, con questa frase, attribuendo a Dio una falsità. In questa maniera diventava impossibile, pesante e, quindi, avevano “il perché” per tradirlo.

E notate che, in tutto questo, Dio sta zitto; Dio poteva intervenire e dire: “Cosa stai dicendo! Perché dici così?”. Dio avrebbe potuto dire: “No, no, non voglio che cadano. No, no, intervengo subito, taglio la testa al serpente”. Oppure, avrebbe potuto dire: “Eva, guarda che non è vero! Io non ho mai detto che non lo potete toccare, ho detto che non lo dovete mangiare, ma se lo volete toccare, toccatelo. Perché dici questa cosa?”.

Non si può, perché noi siamo liberi, e Dio vuole che noi ci giochiamo totalmente la nostra libertà. Se vuoi fidarti di Dio, lo devi fare totalmente con la tua volontà. Tu devi scegliere totalmente di fidarti di Dio, e ci devi mettere tutta la tua volontà, la tua libertà, in questa fede. E la misura tu ce l’hai quando sei messo alla prova. Alla prova in che senso? Alla prova della “non fede”, di colui (il demonio) che ha scelto di non fidarsi di Dio. È lì che si vede su tu ti fidi veramente.

E allora, il serpente si avvia alla conclusione del suo pasto, del suo morso; da qui in avanti, tutto quello che verrà è la vittoria, proprio trecento a zero, è la vittoria assoluta sull’uomo, da qui in avanti è il fallimento, è la morte di un’amicizia. Noi non abbiamo mai forse riflettuto su quello che “ha vissuto” Dio nell’assistere a questa scena, sulla tristezza, la tristezza di dire: ma perché? Perché mi scambi per un frutto? Perché tradisci tutto questo per un frutto? Perché rinunci a tutto questo? Per che cosa?

Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto!

Tradotto: “Non è vero; Dio mente. Dio vi ha mentito”

Ora il serpente si sostituisce a Dio; copre, con la sua ombra, la luce di Dio. Il serpente, ora, diventa l’immagine impressa negli occhi di Eva; non c’è più Dio, c’è lui. Anzi, non è sufficiente dire che Dio è un bugiardo; non è sufficiente dire che colui che vi ha creati, in realtà, è malvagio e vi ha ingannati; non è sufficiente dire che colui che vi ha dato tutto questo è falso. E il bello è che Eva gli crede; lei che ha la pancia piena, ha il cuore pieno, ha gli occhi pieni, ha il cuore pieno di Adamo, lei che respira l’aria dell’Eden, del giardino bellissimo. Tutto intorno a Eva le grida la verità, l’onestà, la giustizia e la bontà di Dio, tutto grida questo. Non è sufficiente… non è sufficiente dire che tutto questo è menzogna, che l’autore di tutto questo è bugiardo; infatti, prosegue il serpente:

Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male.

Terribile! Il serpente proprio sfregia, distorce l’immagine di Dio.

Quindi il messaggio che dà il serpente è: “Il vostro creatore è un bugiardo, vi ha ingannati, vi inganna; ma non solo: è geloso! È un’antagonista vostro, lui è invidioso”. Capite che in questa frase il demonio sta dicendo chi è lui. Questa, potremmo chiamarla: “la confessione pubblica di Satana”; Satana, il maestro del sospetto, del dubbio, qui rivela il suo cuore. Lui è il maestro dell’inganno, lui è il padre dell’inganno e della menzogna, lui è il geloso e invidioso per eccellenza, ecco perché lo proietta su Dio. Ma la domanda è: ma che prove aveva da portare questo serpente? Adamo ed Eva avevano miliardi di prove che dicevano il contrario, ma lui che prove aveva? Nessuna! In questo discorso non fornisce una prova, perché il dubbio e il sospetto non hanno mai prove, non hanno mai una briciola di prova; si fondano solo sul tuo cuore sporco, nient’altro, prove non ce ne sono. Il serpente non può dire niente.

Perché uno avrebbe detto: “Qual è la prova che Dio ci ha ingannati? E qual è la prova che è geloso ed invidioso? Portaci una prova! Noi siamo qui che viviamo, grazie a lui, non mi sembra questo un atto di invidia. Noi siamo qui che mangiamo e respiriamo grazie a lui; è un atto di inganno? E qual è la prova di tutto questo?” — Non c’è — “E poi, se è così invidioso, ingannatore, malvagio e quant’altro, come mai tu esisti? Come mai permette a te, che sei suo nemico, di esistere? Non dovrebbe permetterlo”.

Il serpente dice: “Diventerete come Dio e si apriranno i vostri occhi”, quindi vuol dire che Dio, fino ad oggi, li ha resi ciechi. Cioè, Dio è contento di aver creato due esseri ciechi, e gli va bene che siano ciechi. Qui non sentite già tutto quello che dice il mondo quando parla dei cristiani, dei credenti? Le stesse identiche medesime accuse, frasi e quant’altro, uguale tutto. Punto: il demonio ha parlato. Dopo queste parole:

Allora la donna vide … 

Perché prima non vedeva; improvvisamente vede. E vide che cosa?

che l’albero era buono da mangiare…

Ma come si fa a vedere che una cosa è buona da mangiare? Anche la Amanita phalloides è bellissima, sì, ma se la mangi muori. Ci sono delle bacche colorate rosse, bellissime sì, ma se le mangi muori. Cosa vuol dire:

vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza…

Improvvisamente ha visto tutto, questa donna; improvvisamente ha cominciato a vedere, si è resa conto di ciò che fino ad allora non vedeva.

Quante volte si sente dire: “Adesso che mi sono allontanato da Dio, ora sì che capisco come gira il mondo! Adesso sì che vedo come stanno le cose”.

Questo vedere è un vedere nell’ombra, è un vedere nel buio. In realtà, nel buio non si vede niente; si crede di vedere, ma non si vede niente. Anzi, accade sempre di vedere tutto nel suo contrario: le cose dritte appaiono al rovescio e viceversa.

Questo frutto diventa stupendo, diventa l’unica ragione d’essere, di vivere, di pensare, di desiderare; non esiste più niente. È come se nella vista tutto si accorciasse, si restringesse tutto e tu vedi un punto solo, quel frutto; ora vuoi solo quello, niente altro…

prese del suo frutto e ne mangiò…

Ma il dubbio di fede, il sospetto, non resta mai in un cuore solo. Il dubbio e il sospetto non rimangono mai solamente dentro di me, prima o poi vengono condivisi, vengono scambiati con qualcuno; e, solitamente, sempre con chi ho più vicino, con chi dico di amare di più che è il primo che contagio. E allora:

poi ne diede anche al marito… 

il quale si fida più di Eva che di Dio. Vedete: stiamo attenti alle relazioni, stiamo attenti a chi abbiamo accanto; e non dimentichiamoci mai che prima di chi ho accanto, che prima di tutto e di tutti, ci sta Dio. Io lo dico sempre, lo ripeto sempre: “Chi abbandona Dio per l’uomo perde Dio e l’uomo”. È sempre così. Quando tu abbandoni Dio per la creatura tu li perdi tutti e due, è proprio una legge ed è come accade qui, come è scritto qui. Adamo si fida di Eva, non si fida di Dio, crede a Eva, crede al dubbio, crede alla disobbedienza, e lo mangia.

Allora si aprirono gli occhi di tutti e due…

E cosa vedono? Di tutta quella meraviglia che il demonio gli aveva prospettato, cosa vedono? Una cosa sola: di essere nudi, ecco cosa vedono! Sono sempre stati nudi, ma questo non ha mai dato problema. Da quando hanno creduto al demonio, l’essere nudi è diventato il problema. Essere nudi che, tradotto, vuol dire: scoprono la loro fragilità, scoprono l’essere creatura, scoprono la loro finitezza, scoprono la loro piccolezza, che Dio non gli aveva mai fatto pesare; che Dio non gli aveva mai rinfacciato, che Dio non aveva mai messo come problema.

intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Dio non aveva mai detto di far cinture con le foglie di fico. Bel modo di coprirsi! Niente di più friabile, di più inconsistente, che sta in piedi per miracolo. Proprio la foglia del fico, che è solo grossa ma, tolto quello…

A questo punto arriva Dio. Quando tu hai consumato tutta la tua scelta, e quando tu hai scelto fino in fondo quello che vuoi, arriva Dio.

Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno…

Quindi è possibile che tutto questo sia avvenuto di notte

e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.

Come mai? Perché scelgono di nascondersi? Questa è la cartina tornasole che ti fa capire che la loro coscienza è sporca. Quando tu non sai più reggere lo sguardo dell’altro è perché tu hai scelto di credere al male e quindi non sei più all’altezza della tua umanità. Non sai più guardare in faccia la persona, o Dio. Chi si nasconde è solo colui che ha scelto una strada diversa da quella della fede; chi ha fede non ha motivo di nascondersi. Ecco perché i martiri muoiono davanti a tutti, perché non è una vergogna. Non si può aver vergogna di ciò che si è, quando si è nella verità.

“Si nascosero” … ma ci si può nascondere da Dio? Come può l’uomo pensare di nascondersi da colui che l’ha creato? Questo ci fa capire quanto si diventa stupidi nel momento in cui si pecca; nel momento in cui non ci si fida di Dio; quando si cede alla “non fede”, si diventa stupidi. Ma come puoi pensare che Dio, che ti ha fatto, non ti veda ovunque? Ti puoi nascondere da colui che ti ha creato? Ma se ti ha tratto dal nulla! Come fai a nasconderti? Dove vai? E la risposta che da Dio, ci dice proprio la finezza di Dio, come Dio è veramente padre.

Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”

Adamo, dove sei finito? Dove sei finito? Dio sapeva benissimo dov’era Adamo, ma quel “Dove sei?” deve essere echeggiato con un rimbombo pazzesco in tutto l’Eden: “Dove sei, Adamo? Ma dove sei andato? Dove ti sei perso? Cosa hai fatto?”.

Dio non incontra l’uomo sbugiardandolo, non incontra l’uomo rivelandogli il suo peccato, glielo fa confessare a lui. Non è Dio che confessa il peccato all’uomo, non è che glielo rinfaccia, glielo fa dire a lui; la stessa cosa che farà anche con il re Davide. L’uomo riconosce da solo il suo peccato; lui lo deve vedere fino in fondo. Dio pone delle domande; delle domande che pesano come non so cosa. E nella risposta che da Adamo, vediamo che cadono sempre più giù. Al male non c’è limite, e infatti, loro ci rivelano che non c’è limite.

Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”.

Il passo di Dio l’ha sempre udito! Innanzitutto, non risponde alla domanda  “Dove sei?” che gli ha posto Dio, ripete solo che si è nascosto. Ma lo sappiamo che ti sei nascosto, non sai fare altro che nasconderti come un coniglio! È evidente che ti nascondi, tutto il creato sta vedendo che ti nascondi! Tu che sei il signore, il padrone, perché Dio ha messo tutto sotto di te, è evidente che ti stai nascondendo!

«Ho avuto paura perché sono nudo»; vedete, quando si cade nel male, in questa entità di male, eh sì, viene la paura, certo, perché si misura lo spessore del proprio vuoto, si misura lo spessore di quanto siamo niente, e sentiamo tutto il gusto amaro di una vita che si è persa completamente dietro al nulla; che ha creduto a colui a cui avrebbe dovuto tagliare la testa, invece. E quindi ha paura, e quindi si nasconde. Sente Dio, ma non riesce più a reggere questa amicizia; certo, perché lui ha deciso di non essere più amico, ha deciso di dubitare di quell’amicizia, di credere a colui che gli metteva il dubbio, il sospetto su quell’amicizia.

Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo?

Vedete, il demonio rinfaccia sempre a noi la nostra pochezza; il demonio rinfaccia sempre a noi i nostri limiti, i nostri fallimenti, le nostre incapacità e, purtroppo, non solo il demonio. Dio no, a Dio non fa problema che tu sei nudo, che tu sei niente; per lui sei bello così. Perché la bellezza stava in che cosa? Nel fatto che tu, che sei la semplice creatura, passeggiavi nel giardino con Dio. È incredibile! A lui andava bene. Tanto c’era Dio, tu eri in compagnia con Dio e questo era più che sufficiente. Dio non cercava altro che quello: la tua amicizia, la tua compagnia, stare con te, passeggiare con te. Il demonio no. Il demonio, la prima cosa che fa è far vedere all’uomo quanto è niente. Così lo umilia, lo avvilisce e lo porta alla disperazione.

Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?

Tutte queste cose Dio le sa già, sa già tutto ma, vedete, continua a fare domande: “Per caso hai fatto questo?”. Ed ecco qua, adesso abbiamo la conferma di quello che vi ho detto prima: “Chi tradisce Dio per una creatura, perde Dio e perde la creatura”. E infatti ecco cosa fa Adamo:

Rispose l’uomo: “La donna…

e ora raggiungiamo proprio la vetta del male:

che tu…

capite: la colpa è di Dio! La colpa del tradimento, nella testa di Adamo, è di Dio. Neanche del serpente, neanche della donna: “è tua, tu me l’hai messa accanto; se tu non me l’avessi messa accanto, non ci sarebbero stati problemi (ma tu, Adamo, non eri solo? Non cercavi qualcuno che fosse…) La colpa è tua, tu mi hai messo accanto questa donna!

”La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”.

Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.

Avete notato? La colpa non è loro! Per Adamo la colpa è di Eva, e per Eva la colpa è del serpente. Al serpente chi è che gli ha permesso di camminare dentro un giardino? Dio; quindi, la colpa è di Dio.

Che amore che c’era tra Adamo ed Eva! Era proprio carne della sua carne! Aveva tanto bisogno di compagnia ed era tanto felice con questa Eva, che appena arriva il momento di tirare i conti ecco gli scaricabarili. Perché, vedete, il peccato fa sempre così. Quando uno cede alla logica del sospetto, del dubbio e della mancanza di fede, perde la sua capacità di essere uomo e donna. Non è più capace di dire: io ho fatto questo peccato; io ti ho tradito; io ho scelto di mangiare dell’albero, l’ho fatto io, non l’ha fatto lui. Chi me l’ha dato non ha importanza, io ho scelto di prenderlo, nessuno mi ha ingozzato. Io ho scelto liberamente di fare questo passo.

Ecco, in questo capitolo 3, che rappresenta l’inizio della nostra catechesi, noi abbiamo la narrazione del peccato originale. Non a caso il peccato originale è esattamente un peccato di mancanza di fede, di mancanza di fiducia, di mancanza di abbandono. E questo ciclo di catechesi ci servirà per vedere come per Dio, da adesso — da questo momento, quando loro saranno scacciati fuori dall’Eden — basta: “Tu hai tradito questa amicizia, fine; adesso vai fuori. Adesso andrai a vedere cosa vuol dire non avere la compagnia di Dio. Adesso ti assumerai tutta la responsabilità delle tue scelte, fino in fondo. Hai scelto così? Bene, adesso vai a vedere quanto la terra è bassa. Adesso vai a vedere quanto tu sei onnipotente e quanto tu sei bravo nel conoscere il bene e il male e quanto tu sai essere Dio. Prego, esci, e adesso vedrai quanta fatica farai a portare a casa una cipolla cruda. E quanti dolori avrai per mettere al mondo un figlio!”. E via di seguito.

Questo testo ci accompagnerà per tutto l’anno e ci sarà sempre di sfondo e ricordatevi che la nostra vita eterna si gioca tutta qui. E il nostro presente si gioca qui! Perché, se io faccio oggi le scelte come hanno fatto e Adamo ed Eva, io già oggi mi distruggo la mia vita da solo; non c’è bisogno di aspettare l’eternità. Io già oggi sperimento la cacciata dall’Eden; io già oggi sperimento cosa vuol dire fidarmi del demonio e non di Dio.

Avete notato? Una volta che il serpente ha avuto quello che voleva, dov’è? Non c’è più. Il serpente, quando ha ottenuto il suo tradimento, lascia l’uomo solo a sé stesso. Proprio una scelta intelligente fidarsi del serpente e non di Dio…

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Domande. 

D): Eva ha fatto il peccato e ha cercato di coinvolgere anche Adamo; se Adamo avesse rifiutato, cosa sarebbe successo?

R): Eva usciva e Adamo rimaneva dentro, semplice! Ciascuno risponde di sé. Avrebbe dovuto fare così, Adamo, e dire: “Eva, ma cosa hai fatto? Perché? Ma Dio non ci aveva detto che non dovevamo mangiarli? Perché li hai mangiati?”

D) E Adamo cosa avrebbe fatto, se Eva fosse uscita?

R): Ci avrebbe pensato Dio. Probabilmente è ben per questo che Adamo ha ceduto. Questo ragionamento, che è emerso da questa domanda, è il ragionamento di fondo orrendo che sta alla base di tantissime scelte contro Dio che noi facciamo, cioè: pur di non rimanere soli, noi siamo disposti a barattare Dio (per un pomo). E siamo disposti a rinnegare l’amicizia con Dio, pur di non perdere l’amicizia degli uomini. Bel baratto! E infatti si vede perché, quando poi arriva il momento dei conti, gli uomini a cui hai scelto di rimanere fedele, perdendo l’amicizia di Dio, ti scaricano a te stesso e ti dicono: “Cosa vuoi da me; tu l’hai scelto!” E quindi, chi ha fatto ciò, si assume la sua responsabilità. Mai barattare Dio per l’uomo.

D): Il peccato originale viene inteso in senso universale o peccato originale dell’uomo?

R): Il peccato originale è dell’uomo, ma questo peccato originale dell’uomo, ovviamente, va a riverberarsi su tutto. Cioè, la rottura — proprio perché è all’apice — di quell’amicizia (questa è un’altra caratteristica della mancanza di fede) va a cascata su tutto ciò che sta sotto all’altezza di dove io sono. Quindi il peccato — cioè, la mancanza di fede, o la perdita o l’intiepidimento della fede — di un papà o di una mamma o di entrambi ricade sul figlio o sui i figli. I figli, senza colpa e senza sapere, respirano la tua scelta e crescono con quella scelta. E quindi i figli, vedendo ad esempio che il papà o la mamma non vanno più in chiesa, non pregano più o li prendono in giro se pregano, possono dire: e io perché devo pregare? Perché è chiaro che uno da piccolino mitizza il papà e la mamma, il papà e la mamma per un bambino sono Dio, giustamente. Quindi un bambino, se non può fidarsi di loro, di chi si deve fidare? È ovvio che al mio papà e alla mia mamma devo dare fiducia totale. Se la mia mamma e il mio papà non vanno più in chiesa, o se il mio papà non va in chiesa, non prega, allora vuol dire che non è importante pregare. Allora, il figlio può arrivare a dire: non serve che io vada in chiesa, non serve che io preghi; non lo fa neanche il mio papà, non lo fa neanche la mia mamma, io cosa lo faccio fare?

Il male del genitore può ricadere sul figlio, quantomeno pone in scacco la sua vita, la sua scelta; gli pone una domanda gravissima, che non è giusto che egli si ponga. Perché la normalità quale sarebbe? La normalità sarebbe che il suo papà e la sua mamma dovrebbero mantenere fede alla terza promessa che hanno fatto quando si sono sposati in chiesa davanti a Dio e della quale dovranno rendere conto. La terza promessa dice che io, davanti a Dio e alla comunità, mi assumo la responsabilità di educare cristianamente i miei figli. Nel momento in cui tu non lo fai, innanzitutto stai tradendo la terza promessa che tu liberamente hai fatto quel giorno (perché nessuno ti ha costretto), primo; secondo: tu scarichi su tuo figlio un qualcosa che lui non è in grado, in quel momento, di gestire. Perché dovrebbe dire: io devo dubitare di mio padre; devo dubitare di mia mamma.

Ma chiedere ad un bambino di fare una cosa del genere, che atto di cattiveria è? Perché ognuno ha il diritto di poter crescere nell’amicizia con Dio; e, del resto, Dio che male ti ha fatto? Perché tu ti comporti così? Perché tu non fai quello che hai detto di voler fare? Quindi, il peccato, la mia scelta di male, più io sono in alto, più ho una responsabilità, più ho qualcuno sotto di me, più ricade e copre tutti.

Quindi, quella di Adamo ed Eva, che erano i progenitori, è una responsabilità immensa e cade su tutti. E infatti, quando Dio fa venire il diluvio, Noè pesca le coppie, proprio come se fosse una seconda creazione. Pesca una coppia di ciascuno, salva lo stretto necessario, tutto il resto viene azzerato. Il male era talmente ormai diffuso, era marcito talmente tutto, che l’unico rimedio che vedeva Dio era il diluvio; cioè lo sterminio. Ha distrutto tutto, perché non c’era più niente, ha salvato solo Noè, che era l’unico che si è messo a costruire un’arca in mezzo al deserto; che poteva sembrare impazzito ma, in realtà, è l’unico che si è fidato di Dio. E siamo sempre lì! Lo vedremo quando affronteremo il sacrificio di Abramo, che è una delle vette incredibili, stupende, meravigliose, di chi si è fidato di Dio. Lo vedremo lì, cosa vuol dire oggi fidarsi di Dio e cosa Dio chiede a chi si fida di lui. E, di fatto, la salvezza poi riguarda queste persone che Dio porta nell’Arca, il resto sta fuori. 

D): Il fatto che questi primi capitoli non siano un fatto storico ma allegorico, come poi si può parlarne in giro con le altre persone?

R: Innanzitutto io non sono assolutamente convinto e non penso assolutamente che siano un fatto allegorico, questa è la prima cosa che dico. Qualcuno insegna così, io no. Non penso assolutamente che siano un fatto allegorico, perché non abbiamo bisogno di un libro di fiabe per venire a fondare la nostra fede. E quando io ne parlo, parlo di queste cose come di cose reali, che mi investono concretamente. E infatti non insegno l’evoluzionismo ai bambini: io non vengo da una scimmia, io vengo da Dio! E vengo da Dio, perché fondo questa cosa sulla creazione: io sono stato creato, non sono evoluto da un brodo primordiale. Quindi, alle persone, parlo di questo testo come ne ho parlato con voi, cioè che c’è il serpente, che c’è Adamo, che c’è Eva, che c’è Caino, che c’è Abele; perché sennò, seguendo quella linea lì, poi ti verranno anche a dire che il re Davide non è mai esistito, che Salomone non è mai esistito, che Mosè non è mai esistito, e arriviamo fino in fondo a dire che forse Gesù Cristo neanche lui è esistito, perché anche quello è un’allegoria. E certamente ti diranno che il demonio non è mai esistito, perché è una figura allegorica. Allora io prendo l’abito lo attacco al chiodo e vado a casa mia, perché non sto qui a perdere la vita per il niente, e soprattutto qualcuno poi mi dovrà spiegare perché Gesù Cristo si è incarnato ed è morto in croce, se tanto il demonio non esiste. Si chiama “il Salvatore” perché mi salva da che cosa? Da niente, perché tanto il demonio non c’è, il peccato non esiste, è tutta un’allegoria; quindi, Gesù Cristo poteva anche non fare quello che ha fatto.

Stiamo attenti, quando ascoltiamo le cose, a capirne bene il fondamento teologico; so che vengono insegnate queste cose, ma non è quello che voi sentirete qui da me. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Informazioni

Padre Giorgio Maria Faré ha tenuto queste catechesi tutti i lunedì alle ore 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza.

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