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Un insegnamento dato con autorità (cfr. Mc 1,27)

GesuSinagoga

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di martedì 12 gennaio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Un insegnamento dato con autorità (cfr. Mc 1,27)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Il Vangelo di questa mattina ci presenta un testo molto importante, perché noi abbiamo in mente (forse troppo spesso, in modo anche errato, perché non è completo come modo di vedere) che il demonio si scaccia attraverso gli esorcismi o attraverso le preghiere di liberazione, che è vero, certo. L’esorcismo è il modo tradizionale, consueto, con il quale la Chiesa libera le persone possedute e c’è un grande fiorire di queste preghiere di liberazione, anche queste servono, ma questi sono casi straordinari. Nella via ordinaria, invece, qual è il modo con il quale noi teniamo lontano da noi il demonio, con il quale noi veniamo liberati dal demonio (perché tutti noi siamo un po’ schiavi del demonio, a causa dei peccati che compiamo)? Allora, qual è la via? In che maniera noi veniamo liberati, per esempio da questo spirito impuro, di cui parla il Vangelo? (E quanto lo spirito dell’impurità ci possiede, ci sta attorno, pervade la mente, i pensieri, i desideri, gli sguardi, le azioni, purtroppo!)

Questa via è l’insegnamento.

Gesù compie questo esorcismo a motivo del Suo insegnamento, tutto si concentra su questo, sull’insegnamento.

Gesù non insegnava come gli altri, come tutti gli altri, che insegnavano in un modo che non aveva rilevanza, un modo banale, un modo sciatto, un modo non convinto, un modo che non produceva nulla; il loro era un insegnamento che non arrivava a disturbare il diavolo, un insegnamento che non turbava il demonio presente nella vita delle persone, perché non serviva a niente.

Gesù compie questo esorcismo, lo dice il Vangelo di Marco dopo aver sottolineato che Lui insegnava come uno che ha autorità, libera quell’uomo da questo demonio dell’impurità e la gente si chiede: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo dato con autorità. Comanda agli spiriti impuri e gli obbediscono».

Trovano addirittura novità in quello che diceva Gesù, che è vero, perché Gesù ha insegnato anche cose nuove, ma ha anche insegnato quello che stava nella Legge di Mosè, l’obbedienza alla Legge e allo spirito della Legge di Mosè, ai Dieci Comandamenti.

Questa autorità viene dal fatto che Gesù credeva veramente in quello che diceva, Gesù viveva quello che diceva.

Leggendo questo brano del Vangelo, mi è venuto in mente un testo, tratto dal capitolo XVI, paragrafo VII, della Vita di Santa Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa, comunemente chiamata Santa Teresa d’Avila.

Lei, in questo testo, spiega molto bene, dà una lezione fantastica ai predicatori; poche parole che riguardano i predicatori, i sacerdoti che devono predicare la Parola di Dio, ma le possiamo applicare a tutti noi, perché tutti noi siamo chiamati a predicare la Parola di Dio, ovunque siamo, in modi diversi. Lei dice: “Gli stessi predicatori cercano di comporre i loro discorsi in modo da non dispiacere ad alcuno. L’intenzione certo sarà buona e sarà anche bene fare così, ma pochi intanto sono i frutti”.

Se noi abbiamo in testa di non disturbare nessuno, noi non insegniamo con autorità!

Se il nostro scopo è quello di insegnare usando il politicamente corretto, per tenere insieme capra e cavoli, noi non abbiamo autorità, perché non è questa la via di Gesù, Gesù non ha fatto così.

Lei scrive: “Perché pochi si allontanano dai pubblici vizi con le prediche che ascoltano?”

Perché pochi?

Sa che cosa ne penso?”, scrive lei, “Perché i predicatori hanno troppa umana prudenza, perché non bruciano di quel gran fuoco dell’amore di Dio, di cui bruciavano gli Apostoli, per questo la loro fiamma scalda poco. Non pretendo che siano così infuocati come gli Apostoli, ma solo un po’ più accesi di quanto li vedo. E vuol sapere cosa gioverebbe a questo scopo? Che avessero in disprezzo la vita e in nessuna stima l’onore. Quando gli Apostoli proclamavano la verità e la difendevano per la gloria di Dio, perdere o guadagnare era per loro la stessa cosa, come era pure per coloro che sono pronti a tutto sacrificare per amore di Dio”.

Questo è Gesù!

Questo è il Vangelo!

Questo ci insegna a fare il Signore!

Non a fare i calcoli, non a salvarci la vita, non a pensare all’uditorio che abbiamo davanti, a fare in modo di dire le parole che sono più consone alle persone che abbiamo qui, no!

Perché ciò che sta sotto a questo modo di fare non è l’amore per le persone, per le loro anime, ma è l’amore per noi stessi. È il fatto, come scrive Teresa, di avere la vita come Dio, salvare la propria vita, e poi l’onore, essere stimati dalle persone, avere il consenso, non suscitare fastidi nelle persone, dire secondo il modo comune che abbiamo di dire, ottenere il consenso.

Questo vuol dire tradire il Vangelo, questo vuol dire spegnere la fiamma della carità, della verità, che abbiamo dentro di noi e negli altri.

In uno che ci ascolta, me prete e voi laici, in uno che vi ascolta dovunque siete, nella scuola, nel lavoro, nella famiglia, se siete così, se siamo così, quali sono i frutti che produciamo? Nessuno. Quale fuoco accendiamo nelle anime delle persone? Nessuno.

Perché non l’abbiamo noi, perché non ci crediamo noi.

Allora dovremmo chiederci: «Ma noi bruciamo del fuoco dell’amore di Dio? Noi abbiamo dentro una fiamma?»

Lei dice: «Io non pretendo che siano tutti infiammati come gli Apostoli, ma almeno un po’ di più sì, però!»

Se no è inutile che continuiamo a dire: «I vizi, i vizi, i vizi…»

È inutile che continuiamo a condannare le cose, le situazioni e i peccati… lo sappiamo già tutti che sono brutti, ma c’è bisogno di un riscatto da queste cose, di capire il perché mi devo allontanare dal vizio, di capire qual è il significato profondo che mi chiama a una vita diversa.

Vedete, Santa Teresa ci insegna che, quando noi mettiamo insieme le parole che dobbiamo dire, quando noi sentiamo lo Spirito Santo che ci invita a parlare, dobbiamo stare attenti a non avere questa umana prudenza: «Non dire…, non fare…, non parlare, non guardare, non ti muovere, stai attento, no queste cose non si dicono, no queste cose no, no quella lì dopo disturba quello là, no dopo questo qui ferisce quello lì…»

Non possiamo fare contenti tutti!

Contenti saranno coloro che veramente amano Dio e che sentono il bisogno della verità, che sentono il bisogno di stare col Signore secondo la verità.

Ecco perché, da tutto il mondo, andavano ad Assisi da San Francesco!

Ecco perché, da tutto il mondo, andavano a San Giovanni Rotondo da San Pio da Pietrelcina!

Faceva contenti tutti? No. Tutti hanno stimato Padre Pio? Per l’amor del Cielo!

Gliene hanno fatte di tutti i colori, a partire da noi preti!

Di tutti i colori ne hanno fatte a quell’uomo, lo hanno crocifisso un’altra volta!

Perché, si sa, chi porta l’immagine di Cristo non piace, non piace se non a coloro che sono di Cristo, ma Padre Pio, come San Francesco, se ne sono ben guardati di cambiare una sola parola di quello che dovevano dire, per salvare la propria vita (Padre Pio l’ha proprio persa la sua vita per la verità) o per far contente le persone.

Non è questa la strada.

La strada è Gesù Cristo, la croce e il Calvario!

Questa è la strada!

Ed è difficile per tutti, per i Santi per primi, rispetto a noi.

Allora noi dobbiamo chiederci: «Questo insegnamento che ascoltiamo con autorità, vogliamo che ci cambi o no?»

Preghiamo il Signore che ci cambi la testa, come diceva quella Santa: «Signore, cambiami la testa, cambiami la testa! Cambiami le idee malate che ho dentro qui nella testa e rendimi un cuore umano, un cuore che sia profondamente innamorato di te!»

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Prima lettura

1Sam 1,9-20 – Il Signore si ricordò di Anna ed ella partorì Samuèle.

In quei giorni Anna si alzò, dopo aver mangiato e bevuto a Silo; in quel momento il sacerdote Eli stava seduto sul suo seggio davanti a uno stipite del tempio del Signore. Ella aveva l’animo amareggiato e si mise a pregare il Signore, piangendo dirottamente. Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo».
Mentre ella prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. Le disse Eli: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!». Anna rispose: «No, mio signore; io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore. Non considerare la tua schiava una donna perversa, poiché finora mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia angoscia».
Allora Eli le rispose: «Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che gli hai chiesto». Ella replicò: «Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi». Poi la donna se ne andò per la sua via, mangiò e il suo volto non fu più come prima.
Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al Signore, tornarono a casa a Rama. Elkanà si unì a sua moglie e il Signore si ricordò di lei. Così al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto».

Salmo responsoriale

1Sam 2,1.4-8

Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore.

Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.

L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.

Canto al Vangelo

1Ts 2,13

Alleluia, alleluia.
Accogliete la parola di Dio
non come parola di uomini,
ma, qual è veramente, come parola di Dio.
Alleluia.

Vangelo

Mc 1,21-28 – Gesù insegnava come uno che ha autorità

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

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