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Fare tesoro del Sangue di Cristo

PreziosissimoSangue

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia della Domenica delle Palme.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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NOVITA’: I file audio delle omelie da oggi sono più piccoli e possono essere facilmente condivisi con WhatsApp!

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Fare tesoro del Sangue di Cristo

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Oggi inizia la Settimana Santa, che è la settimana più importante di tutto l’anno, più importante del Natale.

Non c’è giorno più importante dei giorni del Triduo Santo, che tra breve affronteremo, da giovedì fino a sabato, dove poi sabato sera avremo la solenne Veglia di Pasqua, che è la Messa più importante, la celebrazione più importante di tutto l’anno, perché si celebra la Risurrezione di Cristo; nel Triduo Santo, invece si celebra la Passione e la Morte in croce di Gesù.

Cosa dirvi in questi pochissimi minuti dell’omelia?

Vorrei dirvi solo un pensiero: diamo un senso a questa morte, che Gesù non sia morto invano!

Purtroppo, per molti, per primo Giuda, la morte di Gesù fu vana; quel Sangue cadde invano, Gesù morì vanamente, perché Giuda e tutti gli altri hanno rifiutato, hanno detto “no!” alla porta aperta nel Paradiso, aperta grazie alla morte in croce di Gesù.

L’Angelo, il Cherubino dalla spada infuocata che vegliava alle Porte del Cielo, è stato rimosso dal Sangue di Cristo, perché il Suo Sacrificio ha reso giustizia al peccato originale.

Sta a noi decidere se per noi questo sacrifico è vano o è invano, se vogliamo sprecare questo Sangue oppure no, e quindi, in concreto, cosa vuole dire?

Vuol dire usare questi giorni della Settimana Santa per confessarci, per andare a chiedere perdono a Dio, ma non per la solita, classica, rituale, tradizionale confessione di Pasqua, perché bisogna farla ed è un anno che non mi confesso, allora mi vado a confessare perché si deve.

No, questo non vuol dire fare tesoro del Sangue di Cristo.

La confessione serve per convertirsi, serve per cambiare vita, serve per tagliare con il male, con il peccato, serve per deciderci per Gesù, per questo io mi vado a confessare, non perché io devo farlo perché è Pasqua, ma perché capisco che la mia vita è troppo dissonante dalla vita di Cristo, dalla croce di Gesù, come vedremo in questi giorni.

Allora abbiamo davanti Lunedì, Martedì e Mercoledì Santi, che potrebbero essere i giorni dedicati a questo. Non riduciamoci, per favore al Giovedì Santo, al Venerdì Santo e al Sabato Santo, alla sera, alle 20.45, ad arrivare a bussare al Sacerdote e dire: «Scusi, mi può confessare?»

«No, non posso, non si può, perché non si fa così, non è il modo. Gesù non è la coda della tua vita!»

Allora usiamo questi giorni per fare una confessione sincera.

Io vi consiglio di prepararvi per questa confessione meditando su due testi bellissimi, che sono due omelie scritte dal Santo Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney, patrono dei Sacerdoti e di tutti i Parroci, che nell’anno sacerdotale fu posto a modello di tutti i Sacerdoti. Lui scrisse due omelie, una sul Giudizio particolare e una sul Giudizio universale, due testi splendidi, meravigliosi.

Fui colpito quando, proprio predicando su questi due testi, prima sono stato accolto con molta gioia da queste persone da cui ero andato: «Padre, venga, lei predica bene, venga a predicarci su quello che vuole».

Io ho portato i testi di San Giovanni Maria Vianney e ho usato proprio i suoi testi, ho seguito proprio i suoi testi, li ho letti e li ho chiosati, perché, capite, è come paragonare il canto di un usignolo al raglio di un somaro; il mio parlare è quello di un somaro rispetto all’usignolo che è San Giovanni Maria Vianney. Quindi, io leggevo e facevo cantare lui.

Sapete alla fine cosa mi ha detto una persona?

Tutti devoti eh… tutti che dicono il Rosario, che vanno a Messa tutti i giorni, che amano la Madonna, che si consacrano al Cuore Immacolato di Maria, una cosa meravigliosa…

Alla fine di tutta questa cosa qui, questa persona mi dice: «Ma questo è terrorismo, qui non si salva nessuno, ma lei non può leggere queste cose ai fedeli! Ci fa cadere nella disperazione».

«Io?! Ma, veramente, le ha scritte San Giovanni Maria Vianney…

Lui è Santo, lei no, io neanche».

Non giudichiamo i Santi, per favore!

Non diciamo: «È troppo, che esagerazione!»

Come che esagerazione?! Ma stiamo scherzando?!

E noi su che cosa andiamo a fare l’esame di coscienza, sulla fiaba di Bianca e Bernie?

Cosa guardiamo quando andiamo a fare l’esame di coscienza, i Mini Pony che volano?

Cosa guardiamo, la terra del Bengodi?

Cosa guardiamo quando facciamo l’esame di coscienza?

Il nostro cuore?

Ma se non ci capiamo niente!

Cosa stiamo lì a fare, quando facciamo l’esame di coscienza, a pensare se ho fatto il bene o no al poveretto, che chiedeva l’elemosina qui fuori dalla chiesa?

Ma per favore!

Facciamo una confessione santa per questa Pasqua!

Accostiamoci al Sacramento della Confessione in modo degno!

San Giovanni Maria Vianney facendo l’omelia sul Giudizio particolare e sul Giudizio universale fa una riflessione molto lunga e scrive delle parole bellissime!

Uno le giudica terrorismo psicologico solo se nel suo cuore è sporco come un vaso di fango, solo se ha tanta roba dentro brutta, solo se il suo cuore dice “no” a Dio, allora sì che in queste parole vede del terrorismo, perché, se quelle parole le avesse lette San Luigi Gonzaga, o le avesse lette Santa Maria Goretti, o le avesse lette Santa Teresa di Gesù, sarebbero andati in visibilio, avrebbero avuto una visione mistica, se avessero letto quelle parole!

Avrebbero detto: «Che cose meravigliose…»

Certo, perché, chi ama Dio veramente, vuole togliere tutto ciò che lo separa da Dio!

Perché è importante questa confessione?

È importante, perché altrimenti, quando alla Domenica in Albis, alla domenica successiva alla Pasqua, noi dovremo festeggiare la Divina Misericordia, a cosa serve la Misericordia di Cristo, se noi non siamo coscienti e pentiti dei nostri peccati?

La Misericordia di Dio non va oltre la presa di consapevolezza del mio peccato e il pentimento del mio peccato. Dio non perdona chi non si pente!

Quindi è importante che noi in questi giorni decidiamo che cosa fare di questa Pasqua.

Ci sono persone che fanno Pasque, Natali e Divina Misericordia, senza confessarsi.

Ma cosa le fai a fare allora?

Che senso ha?

Dovremo arrivare ad un dunque, no?

Come possiamo rimanere in questa situazione di stand by?

Dobbiamo arrivare ad un dunque rispetto a Cristo e, come tante volte le persone dicono: «ma la mia vita ha senso?», così dobbiamo vedere questo Gesù che muore (come avete sentito in questa Passio) e che ci dice: «ma la mia morte ha senso per te? Per te il mio sangue sparso ha senso? Tu ti preoccupi di star lì a pensare se ha senso fare quel lavoro o quell’altro lavoro, io devo stare qui a vedere se ha senso la mia morte. Sono morto per qualcosa o per qualcuno? Qualcuno si accorge della mia morte? Qualcuno viene a dirmi “grazie” che sono morto per lui? Qualcuno viene a dirmi “grazie” che non mi sono ribellato, che non ho ceduto al diavolo, che non ho salvato me stesso, che ho dato tutta la mia vita per te? Qualcuno si accorge di questo?»

Allora sarebbe bello che in questi giorni, soprattutto nel Triduo Santo fossimo presenti alle celebrazioni.

«Ma devo lavorare, devo fare…»

Sì, però a Ferragosto non devi lavorare, però il 10 di agosto non devi lavorare, però quando devi fare le tue ferie le fai, perché il Triduo Santo non deve essere curato bene (che poi è un giorno, il venerdì, perché al giovedì la celebrazione è alle 18.00)?

Perché non curare bene questi giorni, arrivando col cuore pulito, dicendo: «Io mi sono messo in pace con Dio»?

Facciamo bene questa confessione, dicendo bene i peccati, facendo bene la differenza specifica e numerica, che non è stata abolita dalla Chiesa, è ancora presente!

Che peccati hai fatto?

Quante volte lo hai fatto?

Dirli bene questi peccati, lasciarli venire fuori, lasciarsi riconciliare!

Anche Papa Francesco l’ha scritto nel suo libro: «Se io non sono pentito la Misericordia di Dio non mi serve».

Certo! Come faccio io a perdonare uno che non è pentito?

Io mi auguro tanto e vi auguro che questi giorni siano veramente un tempo di conversione.

Non c’è bisogno di andare a Lourdes o a Medjugorje o non so dove per fare una conversione. Abbiamo il tabernacolo, è qua. Qui c’è tutto, non c’è bisogno di andare a fare chilometri e chilometri, qui c’è tutto.

Usiamo bene questa settimana, prepariamola bene, usiamo il tempo per la preghiera, mettiamo da parte la televisione, la radio, le chiacchiere inutili, il parlare e stiamo con Gesù, questi sette giorni stiamo con Gesù, per poter dire: «sì, ho vissuto una Pasqua degna, ho fatto tutto quello che potevo».

Dovremmo arrivare tra sette giorni, domenica prossima, a dire, a Pasqua: «sì, Gesù è risorto e io ne ho bisogno».

Vedremo in questi giorni, quando celebreremo i vari momenti, quanto è grave il silenzio di Dio, quanto sarebbe grave se Gesù non ci fosse nell’Eucarestia.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

DOMENICA DELLE PALME (ANNO C)

Prima lettura

Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso. (Terzo canto del Servo del Signore)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo responsoriale

Sal 21

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Seconda lettura

Fil 2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Canto al Vangelo (Fil 2,8-9)

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo

Lc 22,14-23,56
La passione del Signore.

Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».

Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Approfondimenti

Il giudizio particolare

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