Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Dare la vita per i fratelli pt.2 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.20
Lunedì 26 agosto 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 23, 13-22)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a lunedì 26 agosto 2024.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal ventitreesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 13-22.
Vedete come Gesù, in questo Vangelo, è estremamente logico, è estremamente realista. Fa una radiografia, una “spirituale-grafia”, a quello che accade; era sotto gli occhi di tutti quello che Gesù dice.
Non sta facendo una lettura misteriosa, ma una lettura realistica, questi veramente chiudevano il Regno dei cieli davanti alla gente. Non entravano loro e non lasciavano neanche entrare quelli che volevano.
E qui uno si chiede e dice: e allora perché li seguivano? Perché seguivano gli scribi e i farisei?
La lettura di Gesù è giusta: loro non entravano (nel regno dei cieli) perché, di fatto, avevano un’osservanza formale, puramente esteriore, della legge. Certo co vuole l’osservanza esteriore e formale della legge, ma ci vuole, innanzitutto, un’osservanza interiore della legge, cioè comprendere lo spirito della legge. Tu non sei a posto perché fai le cose esternamente e poi interiormente sei capace di essere un’ipocrita, un attore, per cui dentro di te sei esattamente al contrario.
Questi osservavano la legge esteriormente, ma poi, di fatto, chiudevano il regno dei cieli alla gente. Cioè, attraverso la loro dottrina, attraverso il loro insegnamento di precetti umani, che non avevano niente di divino, niente di soprannaturale, niente di spirituale, loro non entravano nel regno dei cieli e non permettevano ad altri di entrare. “Non glielo permettevano” non nel senso che usassero la violenza, non glielo permettevano perché le persone li ascoltavano, perché li seguivano, perché li interpellavano, perché si fidavano, perché li interrogavano, si lasciavano istruire e quant’altro. E perché lo facevano? Perché così fan tutti! Perché quello è quello che si è sempre fatto, perché loro erano gli esponenti religiosi del tempo e quindi andava bene.
Dico: ma scusa, hai un cervello, hai due occhi, usali! Solo Gesù vedeva che questi non entravano loro nel regno di Dio e non facevano entrare gli altri? Ma guardali! Guarda le persone! Questi percorrevano il mare e la terra — cioè, facevano qualunque sacrificio possibile e immaginabile — per un proselito. Poi, quando riuscivano ad ottenerne uno (di proselito), lo rendevano degno della Geenna, degno dell’inferno, due volte più di loro. Cioè, veniva fuori un uomo ancora più corrotto, a causa di questa loro ipocrisia — perché vedete è sempre l’ipocrisia: sono ciechi e ipocriti, il peggio del peggio possibile. E anche qui uno si guarda e dice: ma scusa, sono partito in un modo, vivevo in un certo modo, magari non ero super religioso, però, comunque, avevo una fede e da quando ho iniziato questo cammino — il proselitismo — da quando ho iniziato questo seguire questi scribi e farisei, adesso mi ritrovo ad essere quello che non sono mai stato, e una persona peggiore di prima, c’è qualcosa che non va.
E poi, commentiamo questo essere “guide cieche”. Questi si ritenevano proprio delle guide, dei maestri di vita da seguire ma Gesù smaschera i loro ragionamenti assurdi. Anche qua con un po’ di lucidità uno dice: ma che senso ha “se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”, ma cosa stai dicendo?
Eppure… eppure noi, esseri umani, siamo capaci di fidarci di scribi e farisei, ipocriti e ciechi, “guide cieche,” e non di Gesù; di persone assolutamente illogiche, assolutamente ipocrite, assolutamente cieche, e non di Gesù che ci viene a dire come stanno veramente le cose.
E allora andiamo avanti con don Divo Barsotti che, dobbiamo dire, non è stato né ipocrita, né una guida cieca, anzi mi verrebbe da dire quantomai attuale.
Proseguiamo:
Diciamo dunque così: «Signore, tutto per la tua gloria. In cambio di tutti i peccati, di tutte le bestemmie, di tutte le offese che ti recano gli uomini prendi me: ti offro tutto me stesso. Pesi su di me tutto il peccato umano, ma sii tu glorificato nella mia morte, come lo fosti nel sacrificio del tuo Figlio». La Morte sulla Croce è la rivelazione suprema dell’amore di Cristo al Padre, l’atto per cui ogni giustizia si compie e Dio vien glorificato. Così io debbo dare il mio corpo, la mia anima, tutto me stesso, perché nella mia morte sia glorificato il Signore.
Mi fermo. Bellissima questa preghiera. Trovo queste parole di don Divo veramente molto belle, molto belle perché molto vere, sempre attuali. Mi sembra proprio che lui faccia una sintesi teologica perfetta e ci dice cose che forse oggi non siamo proprio più così tanto abituati ad ascoltare, e quindi ci fa bene. Cose vere trecento anni fa, cose vere cinquecento anni fa, cose vere ieri, cose vere oggi, cose vere anche tra altri cinquecento anni, perché è la storia di Gesù, il fondamento, e quindi quella non si può cambiare. Non dobbiamo fare come gli scribi e i farisei: ipocriti e ciechi! No, noi non vogliamo fare queste cose. Quindi noi stiamo ancorati al Vangelo, noi siamo ancorati alla Sacra Scrittura, alla parola di Dio e a tutta la testimonianza dei padri, dei santi, dei martiri, a tutto il magistero della Chiesa, che ci ha sempre accompagnato.
Pensiamo ad un malato, non dobbiamo pensare per forza ad un malato terminale — lì ancora di più — pensiamo proprio a una persona ammalata, pensiamo a una persona sofferente. E non dobbiamo per forza pensare a una persona sofferente nel corpo, no, anche una persona sofferente nello spirito, perché ci sono tante sofferenze spirituali. E questa persona sofferente a vari livelli, a vari gradi — ripeto, non dobbiamo pensare per forza a una situazione tragica e irrimediabile, ma a qualunque livello di sofferenza questa persona sia, spirituale e corporale, che sia livello uno o che sia livello dieci, su una scala da uno a dieci, adesso non conta — è una persona che sta soffrendo e merita ogni rispetto. Dunque, don Divo dice: «Signore, tutto per la tua gloria».
Pensate se questa persona che soffre potesse avere avuto accanto don divo Barsotti, o qualche cristiano che vive secondo questa linea puramente cristiana, puramente evangelica, uno che si mette lì e gli dice: guarda, io ti consiglio di fare questo, lo faccio con te, facciamolo insieme. Invece di arrabbiarci, ribellarci, innervosirci, imprecare, arrabbiarci con Dio, arrabbiarci col mondo, diciamo: “Signore, tutto per la tua gloria”. Che bello!
Tutto quello che vivo in questo momento, tutto il dolore, tutto il patire, tutto il soffrire: “Signore, tutto per la tua gloria”, sempre. Ci pungiamo il dito con uno spillo: “Signore tutto per la tua gloria”, perché in questa puntura di spillo c’è dentro tutto, non devo per forza vedermi amputare un arto, no, una puntura di spillo. C’è tutto. Ci dev’essere dentro tutto il tuo amore, tutta la tua volontà, tutta la tua intelligenza, tutto: “Signore, tutto per la tua gloria”. Bello!
A me, guardate, da tanta speranza — e credo che la dia anche a voi — tanto calore, tanta, tanta voglia di vivere, tanta luce, questa espressione:
In cambio di tutti i peccati, di tutte le bestemmie, di tutte le offese che ti recano gli uomini prendi me…
Ma ditemi una preghiera più cristiana di questa! Ditemi una preghiera più evangelica di questa! “Prendi questo mio ditino, punto con lo spillo”, che uno dice “Eh vabbè, ma cosa vuoi che sia, rispetto al male del mondo?”, ma perché, secondo voi Gesù sta a guardare con le bilance? Secondo me Gesù sta a guardare quanto amore, quanta volontà, quanta dedizione noi mettiamo nel fare le cose. Una puntura di spillo offerta in questo modo può valere più di chissà quale flagellazione o chissà quale cosa strana. “Signore, in cambio di tutti i peccati, in cambio di tutte le bestemmie, di tutte le offese, di tutti i sacrilegi, di tutto il male, di tutto questo: “Signore, prendi me, prendi tutto per la tua gloria, Signore, prendi me. Prendi questo mio dolore”.
Sentite cosa scrive dopo, che abbiamo già visto:
ti offro tutto me stesso
Che bello! In questo ditino, punto dallo spillo, io ti offro tutto me stesso; in questa pietanza che è arrivata senza sale, io ti offro tutto me stesso, tutto per la tua gloria, invece di arrabbiarmi, di sgridare la mia mamma, faccio un sorriso: “Tutto per la tua gloria, prendi me, ti offro tutto me stesso”:
Pesi su di me tutto il peccato umano, ma sii tu glorificato nella mia morte, come lo fosti nel sacrificio del tuo Figlio…
Ci sono dei momenti nella nostra vita, nei quali ci sentiamo proprio schiacciati da questa sofferenza, da questo dolore; ci sono dei momenti, nella nostra vita, in cui uno dice: non ce la faccio più. Proprio non ce la faccio più. Mi sembra di essere arrivato al culmine, vedo solo buio, vedo solo tenebra, vedo solo non-senso, vedo solo dolore, vedo solo sofferenza. Allora: «Pesi su di me tutto il peccato umano, ma sii tu glorificato nella mia morte, come lo fosti nel sacrificio del tuo Figlio…»; certo, perché Gesù, sulla Croce, si è sacrificato, Gesù non si è suicidato. Questo è bene ripetercelo: Gesù si è sacrificato — sacrum facere — ha proprio compiuto il fare sacro per eccellenza, ha dato tutto sé stesso per noi.
Ora don Divo scrive in questa bellissima preghiera:
La Morte sulla Croce è la rivelazione suprema dell’amore di Cristo al Padre…
Non c’è rivelazione più grande, questa è la rivelazione per eccellenza. E anche per noi è così. Quando noi viviamo il nostro dolore, viverlo come Gesù in croce diventa rivelazione suprema del nostro amore per il Padre. “Io mi fido, non nutro dubbi, non mi ribello. Mi ha chiesto di percorrere questa strada, io la percorro. Questa sarà la rivelazione suprema del mio amore per lui” e sarà:
l’atto per cui ogni giustizia si compie e Dio vien glorificato
in me, nella mia persona, nel mio corpo, nella mia anima, in questa grande sofferenza. E, prosegue:
Così io debbo dare il mio corpo, la mia anima, tutto me stesso, perché nella mia morte sia glorificato il Signore.
Noi abbiamo il dovere di curarci, abbiamo il dovere di cercare il benessere, di stare bene, certo, e di volerci bene, certo, ma poi arrivano dei momenti nella vita dove tu puoi fare tutto quello che vuoi, ma più di quello non si può fare. Mettete anche solo la vecchiaia: è chiaro che tu a novant’anni non puoi fare quello che facevi quando ne avevi dieci, allora: “Signore, ti do il mio corpo, ti do la mia anima, ti do tutto me stesso perché, in questo mio morire, o in questo mio avviarmi alla morte, sia glorificato il Signore”.
Credo che queste bellissime parole che sono state vita e verità nell’esperienza di don Divo, che veramente ha vissuto dei lunghi periodi di grandi sofferenze nella sua vita, possano essere davvero oggi per noi di grande consolazione. Poi non ha importanza se gli altri non capiscono, se gli altri ci criticano, se gli altri ci giudicano, se gli altri ci prendono in giro, non ha importanza.
Tutti dovremo morire, sapete? Tutti ci presenteremo davanti al Padre. Ecco, è bello che noi, in quel giorno, potremo dire: “Padre mio, nella mia vita, tutte quelle occasioni che mi hai date, o almeno molte di queste occasioni che mi hai dato, di provarti il mio amore attraverso il vivere la croce, io le ho proprio fatte per la tua gloria, in cambio di tutti i peccati, io ti ho offerto me stesso perché tu fossi glorificato”. Ecco tutto questo diventi per noi, anche per noi, vita e pensiero.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.