Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 1 ottobre 2020 – S. Teresa di Gesù Bambino
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO E IL REGNO DI DIO
Eccoci giunti a giovedì 1° ottobre 2020, per noi carmelitani è solennità di Santa Teresa di Gesù Bambino, Vergine e Dottore della Chiesa. Una grande festa, sappiamo tutti quanto ci è cara la figura di Santa Teresa di Gesù Bambino.
Nel Vangelo che abbiamo letto oggi, tratto dal cap. X di San Luca della Messa di questo giorno, ci parla ancora dell’importanza dell’annuncio del Regno di Dio, della necessità di questi operai, operai che devono lavorare nella vigna del Signore, operai che vengono mandati come agnelli in mezzo ai lupi, senza niente, avendo sempre e solo come unica priorità l’Annuncio del Regno di Dio.
Santa Teresina ha vissuto un pò così, ha messo tutta la sua vita al servizio del Regno di Dio, è stata un’operaia molto feconda, un’operaia che ha dato frutti in continuazione, che ha lavorato senza sosta per il Regno del Signore, che in monastero ha avuto uno zelo apostolico per la salvezza delle anime incredibile. Pensiamo a quello che lei fece per ottenere la conversione per il condannato a morte, lo zelo per i Sacerdoti, per i peccatori, quanto lei ha sofferto nell’ultima parte della sua vita con la sua malattia e quanto tutto questo è rimasto sotto silenzio, sotto nascondimento, nessuno accanto a lei si è accorto della santità meravigliosa di questa ragazza e di questa monaca, morta giovanissima.
Gesù in questo Vangelo ci dice:
“Augurate la pace”
“Pace a questa casa!”
“Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.”
Lo scopo non è mangiare, lo scopo è predicare, poi quello che ti danno ricevi, perché hai diritto alla tua ricompensa in questa terra, per il lavoro che fai. Se lavori per il Regno di Dio hai diritto a quella ricompensa che è l’offerta, l’offerta fatta in mille modi di coloro che ti accolgono. Già accogliere un inviato del Signore, già questo è l’atto più bello che noi possiamo fare.
Mi viene in mente un tempo quando ero giovane, quando ero piccolo, che i Sacerdoti passavano di casa in casa, per le benedizioni natalizie e pasquali, e si offriva sempre qualcosa. Dobbiamo forse recupererà un pò questa dimensione dell’accoglienza e della predicazione, questa predicazione fatta semplicemente a tutti. Ci sono quelli che non accolgono ma ci sono anche quelli che accolgono, quelli che sono generosi e quelli che si prendono cura. Mi è sempre rimasto impresso questo particolare di Padre Pio dei suoi figli spirituali più intimi, i più vicini, per le attenzioni che avevano verso di lui, lu amava un tipo di dolce, così come amava un liquore che gli portavano, ed era un modo che alcuni avevano per farsi presenti alla sua vita, di accoglierlo. L’accoglienza si faceva in questo modo verso di lui. Forse noi abbiamo bisogno di recuperare questa grande attenzione e dall’altra parte abbiamo bisogno anche di predicatori, di Sacerdoti, di persone che vadano ad annunciare il Regno di Dio, che parlino del Regno di Dio in modo competente, che sappiano parlarne bene, e la nostra premura dovrebbe essere quella di fare in modo che questi annunciatori siano curati, siano voluti bene, siano custoditi. Pensate la cura che aveva Santa Teresina per le anime a lei affidate, per i Sacerdoti, i missionari.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.
Quanto c’è bisogno di dire ai malati che è vicino il Regno di Dio. Quando si è nella malattia si rischia di dimenticarsi di questa cosa perché si viene risucchiati da questo buco nero che è la malattia fisica o psicologica, c’è anche la malattia spirituale, si corre questo rischio di essere ingoiati dentro questa entità così indefinibile, così strana. C’è bisogno di qualcuno che ci dica, ma non tanto con le parole quanto con la vicinanza, che il Regno di Dio è vicino.
Se noi stiamo vicini a chi soffre, noi gli stiamo dicendo che il Regno di Dio è vicino.
Noi crediamo che bisogna parlare tanto, e invece bisogna solo esserci in quei momenti con una carezza, una mano tenuta. Sapete che quando si è malati abbastanza seriamente, spesse volte per il dolore cadono le lacrime dall’occhio, è uno dei segni della morte, quando una persona muore gli scende una lacrima, e questo accade molto frequentemente. E’ un passaggio duro il passaggio della morte, molto complesso, molto articolato, e anche quando uno soffre, gli scende qualche lacrima, è una reazione del corpo, e asciugare quella lacrima, che magari il malato non può fare, è molto importante, mettere un pò di rosolio sulle labbra, che si rompono, che si spaccano, riarse dalla respirazione affannosa, è un sollievo incredibile, detergere le labbra col rosolio, ungerle con questa soluzione dolce, che ammorbidisce molto le labbra tagliate, secche quando si è malati è un grande sollievo; spesse volte si ha la bocca riarsa, la gola secchissima, le labbra che si spaccano, questa è una cosa alla quale non ci pensiamo, o ci pensano in pochissimi. Sono pochissime persone che vedi accanto al letto di un moribondo, di un malato grave che si preoccupano delle sue labbra. Le labbra sono importanti, tutti sappiamo quando abbiamo le labbra rotte che male fanno, così come tenere la mano di un sofferente, scaldargli la mano fredda, scaldare i piedi di un malato che spesse volte sono freddi perché non si può muovere, girarlo, cambiargli posizione, cambiargli la maglietta, pettinarlo, lavargli il volto con un pò di panno umido, profumarlo con un pò di acqua di colonia, sono grandi atti d’amore che dicono che è vicino a loro il Regno di Dio.
Quante occasioni abbiamo per dire ai malati:
“Il Regno di Dio è vicino”
E a chi soffre essere presenti, ma senza mai scoprire la nudità del malato.
Cosa vuol dire che non devi scoprire la nudità del malato?
Vuol dire che non dobbiamo andare lì a fare i maestri, i profeti, i lettori, la scrutatio cordis. Magari un malato ci accoglie con un sorriso e gli costa una fatica incredibile, cerca di distrarre l’attenzione e noi magari gli diciamo:
“Ma oggi ti vedo giù di morale, ti vedo depresso, triste. Oggi hai la voce un pò soffusa. Oggi mi sembra che sei un pò sofferente. Oggi mi sembra che la croce ti pesi addosso un pò troppo”
Ma non si dicono queste cose!
Perché dobbiamo fare gli intuitori, i maghi, quelli che sono più intelligenti, che vedono oltre l’apparenza?
Ma se un malato, un sofferente non te lo vuole dire, non te lo vuole mostrare, fosse anche vero, ma spesso prendiamo delle cantonate incredibili, ma fosse anche tu lo devi andare a mettere in imbarazzo? Che cosa hai guadagnato?
“Mi sembri dimagrito dall’ultima volte che ti ho visto. Mi sembra che non stai molto bene”
Se aveva un briciolo di speranza accesa, gliela abbiamo spenta noi. Se il sofferente si vuole “nascondere”, non vuole mostrarci che sta male, per le sue ragioni, magari per offrire un sacrificio al Signore, magari perché non vuole aggravarci, magari perché non vuole dircelo, noi dobbiamo stare al gioco. Il nostro compito è stare accanto e annunciare il Regno di Dio con la vita non con le parole, far vedere che il Signore è vicino con gesti di attenzioni, un fiore, una carezza, un bacio, senza metterci a fare i professori, i maestri, i profeti, i veggenti, gli intuitori, quelli che leggono nel cuore e quelli che si mettono a dare le indicazioni. Un malato, un sofferente ha bisogno di avere accanto a se una persona come Santa Veronica, che come dice quel testo bellissimo di Mons. Novarese:
“Santa Veronica non risolve il dramma del condannato (Gesù), ma lo toglie dall’isolamento”
Questo è il nostro compito: annunciare il Regno di Dio ai malati, alle persone, a coloro che soffrono, vuol dire toglierli dall’isolamento, essere presenti per toglierli dall’isolamento.
In questo giorno dedicato a Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo chiediamo in questo primo giorno di ottobre tutto dedicato alla Vergine Maria, 1° Giovedì del mese, quindi l’attenzione alla prima Comunione riparatrice come chiede Gesù alla Beata Alexandrina Maria da Costa, questa pratica dei primi 6 giovedì del mese per riparare a tutti gli oltraggi, sacrilegi, indifferenze contro l’Eucarestia. In questo mese tutto dedicato alla Vergine Maria, con date bellissime, tutte mariane, chiediamo a Santa Teresina la Grazia di saper essere la presenza della vicinanza del Regno di Dio ad ogni uomo.
E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.
S. Teresa di Gesù Bambino
VANGELO (Lc 10,1-12)
La vostra pace scenderà su di lui.
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».