Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 11 gennaio 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO
Eccoci giunti a lunedì 11 gennaio 2021, lunedì della prima settimana del tempo ordinario anno dispari, abbiamo appena ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal Vangelo di San Marco, cap. I, vv 14- 20.
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Questa è la prima cosa che dice Gesù nel momento in cui si rivela pubblicamente al mondo, nel momento in cui esce dai suoi trent’anni di silenzio di Nazareth. E’ un messaggio molto semplice e molto breve, e molto ricco.
Ci chiediamo cosa vuol dire questo “convertirsi e credere nel Vangelo”. Abbiamo visto ieri che, con il peccato originale, questo uomo è decaduto dall’altezza dell’amicizia con Dio, dal passeggiare assieme a Dio, dal colloquiare con Dio nel giardino dell’Eden. L’uomo decaduto dall’altezza di questa intimità, nella misura in cui non ha coscienza dello stato della sua malattia – perché il peccato di fatto è una malattia e produce malattia nell’anima e nel corpo, soprattutto nella testa – trascura di lasciarsi curare, non si lascia curare e dice di non aver bisogno di nessuna guarigione di quelle che gli si possono proporre. Questo è quello che abbiamo visto ieri quando abbiamo affrontato quella bellissima citazione di San Giovanni Crisostomo.
Sant’Isacco nei discorsi ascetici dice:
“Sono molti quelli incapaci di intuire le loro passioni e siccome non le avvertono, neppure si danno da fare per guarirle”
Il fatto che io non le avverta, questo non vuol dire che non ci siano, ma se io non le intuisco e non le avverto, ci dice S.Isacco, neppure mi dò da fare per guarire, questo è il problema.
Gesù viene a parlare di conversione.
“Ma da che cosa? Mi converto perché? Non ho bisogno di conversione, sto benissimo, non ho nessuna malattia spirituale.”
Noi siamo malati spiritualmente ma ci comportiamo come se fossimo sanissimi, ci sentiamo bravissimi, capacissimi, fortissimi e di fatto resistiamo alla medicina spirituale, che innanzitutto è il Sacramento della Confessione e innanzitutto è l’Eucarestia, questo farmaco di immortalità.
San Simeone nelle sue catechesi scrive:
“Come potrebbe accettare di venire curato chi non si lascia convincere che è malato o ferito”
E San Giovanni Crisostomo scrive:
“La peggiore malattia è quella che mina il paziente senza che egli la sospetti”
“Non conoscersi è la follia e frenesia peggiore che esista”
Capite perché è importante l’esame di coscienza, perché è importante la lettura interiore alla luce di Dio, alla luce della Presenza Eucaristica di Dio, alla luce della Parola di Dio. E’ giusto notare che non basta prendere coscienza in modo generico della nostra natura, del nostro stato di decadenza, di peccato, di malattia. Tutto questo non è sufficiente perché questa parte nascosta non sia più tale. Non basta. Neppure il cristiano che dallo Spirito Santo, dalla fede, dal rapporto con Gesù ha la possibilità di conoscersi, neppure lui di fatto riesce totalmente ad avere coscienza di queste passioni che vivono in lui. Perché questo accada ci vogliono tutta una serie di condizioni che è difficile trovare tutte insieme riunite. E anche a chi cerca di prendere coscienza nel modo più preciso possibile delle sue passioni, per liberarsene, accade che alcune di queste possano rimanere nascoste per lunghi periodi, o si mostrano solamente in parte. Per questo ci succede che, dopo un po’ di anni, leggendo un testo, meditando davanti al Signore, ci viene alla mente qualcosa che abita in noi e che non avevamo mai visto. Viene a galla qualcosa che non avevamo mai notato. Questo ci spaventa, ma invece è un bene, è la Presenza di Dio che rivela noi a noi stessi, è lo Spirito Santo che ci abita profondamente, che fa luce dentro di noi, che ci mostra la via.
San Macario nelle sue omelie spirituali ci dice che:
“L’attività del demonio opera nel più profondo del nostro cuore, per questo non appare. Il serpente, il tuo assassino si nasconde ben sotto lo spirito e più in profondo dei pensieri, in quelli che sono i recessi dell’anima. Il cuore in effetti è un abisso.”
Vi dico questi nomi di questi Santi, di questi Padri, voi andate a cercare le date, quando sono vissuti, resterete impressionati nel vedere quanto siano vissuti indietro nella storia, agli inizi del percorso della vita cristiana, eppure già tutto era così evidente, chiaro e lucido.
“Il demonio opera nel più profondo del nostro cuore. Questo assassino, colui che ha sedotto Eva, che ha prodotto, che ha suscitato il peccato originale”
Si nasconde ben sotto lo spirito, nei recessi dei nostri dell’anima. Fino a quando l’uomo non avrà adempiuto a tutti i comandi di Gesù, a tutti i Dieci Comandamenti, a tutte le richieste di Gesù nel Vangelo, queste passioni resteranno o totalmente o parzialmente non conosciute.
San Simeone scrive:
“Si mantiene un velo sul cuore, un velo che impedisce di vedersi totalmente. O noi ci fidiamo di Gesù e ci abbandoniamo a Lui e obbediamo a Lui, a quanto nella Scrittura ci è stato consegnato, oppure non potremmo vedere.”
Evagrio Pontico nelle sue “Centurie Gnostiche” parla di passioni nascoste nell’anima. Giovanni il Solitario nel “Dialogo sull’anima e le passioni degli uomini”, parla di moti della nostra natura nascosta, di mali segreti, di cose nascoste nella profondità dell’anima. San Giovanni Climaco nel suo testo “La Scala del Paradiso” parla di invisibili oscurità interiori. San Gregorio il Grande nel “Commento morale a Giobbe”, parla di passioni nascoste nelle pieghe più segrete del cuore. Ed Evagrio Pontico nelle “Centurie Gnostiche” dice che:
“Molte passioni ci sono nelle nostre anime, passioni che ci sfuggono”
Tutti questi Santi, questi Padri, che cosa ci dicono? Quali richieste ricchezze incredibili abbiamo nelle fonti della nostra vita cristiana, nella Tradizione! Altri Santi come San Massimo il Confessore nelle sue “Centurie sulla Carità” scrive:
“Nelle nostre anime sono nascoste molte passioni”
San Talassio scrive nelle sue “Centurie”:
“Nelle nostre anime sono nascoste le peggiori passioni”
Sant’ Esichio di Batos nei suoi “Capitoli sulla Vigilanza” scrive:
“Numerose passioni si nascondono nelle nostre anime”
Vedete quanti dicono le medesime cose. San Marco il Monaco nel suo testo “La legge spirituale”, osserva che nell’anima esistono delle passioni che sono come quei serpenti che si aqquattano nelle case, parla di impulsi nascosti che agiscono nel fondo dell’uomo, parla di cattivi pensieri nascosti in noi. Nel suo testo “Le controversie con un avvocato”:
“Di pensieri nascosti che ci nascondono a noi. Di semi delle passioni nascoste nel nostro interno”
Nella “Lettera al monaco Nicola” scrive:
“La trascuratezza, la negligenza e l’ignoranza sono i vizi più funesti degli altri di cui la maggior parte degli uomini non sa niente, non sa neanche che esistono.”
Guardiamo la nostra vita, quanto respira trascuratezza. Quanto invece sono importanti l’ordine, il rigore, la serietà, il non perdere tempo, il vivere al meglio tutto. Badiamo alla trascuratezza nella Santa Messa, nella celebrazione, nella partecipazione alla Santa Messa, nel modo di cantare, di ricevere l’Eucarestia, nel modo di celebrare la Messa. Quanta trascuratezza si respira nel modo di celebrare la Messa, nel vedere come viene toccato il Corpo di Cristo, il Calice, come lo si alza, come lo si adagia sulla patena, nel modo in cui si spezza l’Eucarestia. Facciamoci un esame di coscienza, anche noi Sacerdoti, e battiamoci seriamente il petto e convertiamoci, cambiamo stile, cambiamo modo e diventiamo dei veri innamorati del Signore, buttiamo la trascuratezza fuori dalla finestra. Alcuni aprono il corporale come se fosse il tovagliolo della tavola. Ma lì si appoggia il Corpo di Cristo, il Sangue di Cristo! Trattato senza nessun decoro. L’ignoranza è colpevole.
Una ricetta per svegliarsi presto al mattino:
Puntare la sveglia mezz’ora prima rispetto all’orario deciso, appena suona buttarsi giù dal letto, in ginocchio per terra, offrendo ogni palpito del nostro cuore come atto di Amore e di Riparazione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, e poi immediatamente recitare la preghiera insegnata dall’Angelo a Fatima ai pastorelli:
“Mio Dio io credo, adoro, spero e vi amo, e vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano..”
Con la fronte sul pavimento come ha fatto l’Angelo con i pastorelli, e come diceva Don Tomaselli, baciando il pavimento come atto di umiltà. A quel punto spegni balzi in piedi, immediatamente di dai una bella lavata di faccia con l’acqua ghiacciata per svegliarti bene e inizi le tue preghiere nel luogo deputato alla preghiera: l’Ufficio Divino, le Lodi, l’Ora di Terza se non puoi dirla più tardi. Poi fai la tua meditazione, reciti il S. Rosario e finalmente ora sei pronto per andare a Messa. Tutto questo è tenuto insieme dal Santo Timore di Dio, che vuol dire un amore innamoratissimo per Gesù e la Vergine Maria. E tutto questo è possibile se tu il giorno prima hai fatto il tuo atto di ascesi di andare a letto molto presto.
Con queste bellissime riflessioni, con questa bellissima espressione della lettera al monaco Nicola del nostro carissimo San Marco il monaco, chiedo al Signore la grazia per me e per voi di vincere questi vizi funesti della trascuratezza, della negligenza e dell’ignoranza. Viviamo esattamente il loro contrario.
E per intercessione di San Marco il Monaco, di San Massimo il Confessore, di San Talassio, di S. Esichio di Batos, di San Giovanni Climaco, di San Gregorio il Grande, di San Giovanni Cassiano e di tutti i Santi, la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.
Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
VANGELO (Mc 1,14-20)
Convertitevi e credete nel Vangelo.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.