Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Gli atti della Misericordia di Dio
Martedì 4 luglio 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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PRIMA LETTURA (Gn 19, 15-29)
In quei giorni, quando apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città di Sòdoma». Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città.
Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli disse: «No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù – non è una piccola cosa? – e così la mia vita sarà salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar.
Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.
Così, quando distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 4 luglio 2023. Festeggiamo quest’oggi Sant’Elisabetta del Portogallo, regina.
Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal libro della Genesi, capitolo diciannove, versetti 15-29.
Quando si ascolta questo testo, si inizia tutta una serie di disquisizioni sulla distruzione di Sodoma e Gomorra. E colpisce anche la nostra immaginazione il pensare a questa distruzione così solenne, così eclatante: il fuoco, lo zolfo dal cielo… insomma, credo che chiunque, credente o non credente, se sente dire “Sodoma e Gomorra” sa già di cosa si sta parlando.
Ma in questo testo non si parla solo di fuoco, di zolfo, di fornace ardente, di distruzione, di morte; non si parla solo di questo, anzi. In questo testo, si parla innanzitutto della misericordia del Signore; della grande, grandissima bontà di Dio. E adesso andiamo a vedere questa bontà di Dio in cosa è consistita.
Prima cosa: gli angeli, inviati di Dio, fanno premura a Lot. Sono gli angeli che erano venuti prima — ricordate? Andate a leggere il testo —a visitare la città, a vedere lo stato in cui la città versa, uno stato assolutamente pietoso.
Primo atto di misericordia: “Prendi tua moglie, le tue figlie e fuggi”. Avere premura è il primo atto della misericordia. Noi dobbiamo imparare a saper vedere gli atti di carità degli altri verso di noi, perché così sapremo anche leggere gli atti della misericordia di Dio in questo atteggiamento così importante che è la premura. Questa cura che previene; l’amore è preventivo, sa prevenire, che cosa? Tutto! I bisogni, le sofferenze, le fatiche, i disagi, tutto. L’amore ha questa caratteristica, la carità ha questa caratteristica: avere premura per, essere premuroso.
Quando diciamo: “Quella persona è premurosa”, immediatamente avvertiamo anche un aspetto di urgenza, avere premura sa anche di urgenza. Ed è proprio una sollecitudine che si prova, che è sostenuta da interessi sentiti, provati, avvertiti, profondamente, intensamente, che sta molto a cuore. Cioè, è come se facessimo nostra quella situazione; non è nostra, non era degli angeli, era di Lot e della sua famiglia. Ma non fa niente, diventa una questione importante per Dio. Ecco che allora gli angeli hanno premura, si fanno premura per Lot. Assumono questa sollecitudine:
“Su!”
e danno il consiglio. La premura, innanzitutto, si manifesta come consiglio: “Su! Procedi, prendi tua moglie e vai”. Ma Lot indugiava. Lot non aveva capito l’urgenza, non aveva capito che da lì a breve sarebbe successa una catastrofe. E quindi indugia. Ecco, l’indugiare è proprio l’esatto contrario dell’avere premura. Se la premura è sollecitudine, l’indugiare è il suo contrario. Ecco perché la carità è premurosa. Perché di solito chi riceve la carità non ha la stessa premura, non ha la stessa sollecitudine per sé stesso e quindi indugia: “Sì vabbè, dopo; si vabbè, vediamo; sì vabbè, domani; si vabbè, ci pensiamo”.
Secondo aspetto della misericordia di Dio che ci regala la Scrittura, non lo stiamo inventando:
Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città.
Ve la vedete l’immagine? Ti prendono per mano; siccome questi indugiano, siccome: “Si, vabbè, ma dai, dopo” — “Cras cras”, come dice il corvo di Sant’Espedito, “Cras cras”, dopo, domani — allora intervengono. La premura alle volte vuol dire anche intervenire, essere premuroso, vuol dire anche intervenire: “Siccome con le parole non la capisci, allora ti prendo per mano”, è molto bella questa immagine.
Non l’hanno preso a spintoni o a strattonate. No, li prendono per mano e li fanno uscire e li conducono fuori. Capite? Una cura incredibile, questa è la misericordia di Dio! Questo aver premura e questo prendere per mano e condurre.
La misericordia di Dio ci prende per mano quando noi indugiamo e ci conduce fuori da tante situazioni brutte, da tanto male che spesse volte abita nella nostra vita, da tante paure, da tanti “indugiamenti” inutili, da tanti ritardi sciocchi. E la misericordia di Dio ci dice: “Forza, forza che non c’è tempo. Su, esci, esci dalle tue paure, esci dalla tua Sodoma e Gomorra, esci da questo luogo di morte!”
Quanti luoghi di morte, quanti luoghi disumani, quanti luoghi di peccato ci portiamo nella nostra vita? A quanti luoghi di fatto noi apparteniamo? Quanti luoghi abitiamo? Dio viene, e per un atto della sua grande misericordia, perché ha premura di noi, ci prende per mano e ci conduce fuori. Conduce fuori noi e i nostri cari. In qualche modo, spesse volte Dio interviene anche verso di loro, e questo è veramente un grande atto della misericordia.
Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita.
Vedete come è forte il tema della fuga, come ritorna questo tema del fuggire, dell’essere portati fuori:
non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!».
Quando noi accettiamo di prendere la mano di Dio, dobbiamo fuggire da questi luoghi di morte. E questi luoghi possono essere dei luoghi fisici, possono essere delle relazioni, possono essere dei volti, possono essere delle persone, possono essere delle situazioni. Fuggi, fuggi via. Per la tua vita. Per il tuo bene. Fuggi, lascia quella realtà di morte.
Oggi il Signore, in questa parola della Scrittura, dice a ciascuno di noi, dentro alle situazioni di Sodoma e Gomorra che tutti ci portiamo nell’anima: “Fuggi, esci, per un atto della misericordia di Dio, ti prendo per mano e ti porto fuori”. Quella è Sodoma e Gomorra, tu non appartieni a quel luogo, vai via. Abbi il coraggio di lasciarti condurre, non guardare indietro.
Sapete, il cane, quando vomita, prima vomita, poi torna indietro e lecca il suo vomito: una scena terribile! Che uno dice: “Ma hai appena vomitato, ma cosa vai a mangiare, il tuo vomito?” Sì, il cane fa così. Il cane lecca il suo vomito; e ve la voglio rendere in tutta la sua macabra, realistica, realtà e immagine; proprio è una scena che persino la parola nel raccontarla ti fa venire il voltastomaco. Ma è giusto che sia così, perché noi ci comportiamo spesse volte come il cane. Il cane torna al suo vomito fisico, noi torniamo al nostro vomito spirituale, al nostro vomito intellettuale, al nostro vomito interiore. Noi torniamo a quel male che da poco abbiamo abbandonato. Questo voltarsi indietro, è questo! Io sono fuggito, però quella cosa mi interessa ancora.
Quando ci andiamo a confessare, noi dovremmo chiederci: “Ma queste cose di cui vado a chiedere perdono a Dio, veramente sono per me Sodoma e Gomorra, che io devo abbandonare, non devo più guardare, che devono essere bruciate? O una sbirciatina piccolina, pochino, pochino, ogni tanto me la do?”
Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
Lei divenne di sale, una statua di sale. Finisce lì la storia della moglie di Lot: nei pressi di Sodoma e Gomorra; lei non viene bruciata, ma viene salificata. Muore nel modo più brutto, diventando una statua di sale, cioè perde completamente la vita, diventa sale. Se c’è qualcosa che è contro la vita, è proprio il sale, dove metti il sale non cresce più niente. E divenne di sale. “Non ti voltare”, “Non fermarti”, “Fuggi, vai via”.
Ma Lot gli disse:
Vedete, noi uomini non diciamo: “Sì”. Questa è la cosa incredibile. Non è che Dio ci dice: “Fuggi” e io prendo e fuggo. No! “Aspetta, vediamo, aspetta che finisco di cucinare le pere, le mele e le albicocche. No, aspetta, devo fare…”. Ma t’ho detto di fuggire! Se ti dico fuggi, vuol dire che devi fuggire! Non è che puoi stare lì a farti i bigodini, devi fuggire, santa pace! Lo porta fuori, lo conduce per mano, gli dice: “Vai là sul monte” — “Eh no, io non ce la faccio, non ce la faccio, no, non ce la faccio…”.
«No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita
e te sei anche reso conto, va bene
ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia.
Ma se te l’ha detto lui, perché non devi riuscire? Se te l’ha detto l’angelo di Dio, certo che non ti dà un incarico, una missione, un compito impossibile, certo che puoi fuggire là! No, ma lui, sapete: “Eh, non ce la faccio, non ce la faccio, troppo lontano, non ci riesco”, come noi! Come noi!
Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù — non è una piccola cosa? — e così la mia vita sarà salva»
Cioè, vi rendete conto quanto Dio ha condotto questa famiglia? Noi diciamo “il grande Lot”: sì, va bene, però ha fatto la sua parte di resistenza, la sua grande parte di resistenza. Veramente ha messo a tutta prova la pazienza e la bontà di Dio.
Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo
Perché doveva distruggere anche Soar. Perché era tutto nelle vicinanze, quindi vuol dire che anche lì il male era arrivato. Ma, dice: “Va bene. Vai lì, guarda, vai lì”.
Noi avremmo detto: “Che piaga! Sei veramente una piaga!”, Dio perché è Dio, ed è Padre, ed è buono è della bontà e non lo dice, ma noi lo possiamo dire, ce lo possiamo dire: “Che piaghe!”.
Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato».
Ma siccome non è abbastanza essere salvati, noi ci voltiamo indietro. Guardate, nella nostra vita troppo spesso ci voltiamo indietro.
Ecco, io non voglio commentare altro, non voglio mettermi a commentare la distruzione di Sodoma e Gomorra, il fuoco dal cielo e perché e per come e per quando. Non mi interessa, non mi interessa oggi, perché giustamente uno dice: “Sì, vabbè, ma io non vivo a Sodoma e Gomorra. A me cosa interessa questa parola del Signore? Non sono Lot e domani il Signore arriva con l’angelo e mi dice: «Fuggi da Milano, fuggi da Roma, perché adesso io le distruggo». Evidentemente no, quindi cosa mi interessa?” Eh no! Non ti interessa Sodoma e Gomorra perché tu non vivi in questa situazione e domani mattina non è che tu devi fuggire da Roma a Verona perché il Signore domani brucerà Roma, o Milano o Torino o Napoli o non so che cosa, è evidente che non è questo. Ma invece tutto ciò che sta attorno, che sta prima di questo avvenimento, questo ci interessa molto, perché come avete visto è uno spaccato è una radiografia perfetta di quello che ogni giorno siamo chiamati a fare, ogni giorno. Un esodo continuo dalla nostra Sodoma e Gomorra, dal nostro Egitto, dai quali il Signore, conducendoci per mano, ci vuol portar fuori.
Però stiamo attenti: usciamo obbedienti, abbandonati e soprattutto non voltiamoci indietro. Non torniamo al nostro vomito. Lasciamolo lì, andiamo via, dedichiamo la nostra vita alle cose belle. Impariamo proprio ad abbandonare il male, tutto ciò che c’è di male, e a vivere proprio della gloria del Dio vivente. È così bella la vita quando la impieghiamo per il Signore. È veramente bella, non ci si pente mai di aver donato la vita per il Signore. Non ci si pente mai di aver dato gli anni migliori per il Signore. Sono una grande consolazione nella vecchiaia. Più si va avanti negli anni più si dice: “Mamma Gesù, che bello! Che bella che è stata la nostra vita, tu e io, ma quante cose belle abbiamo fatto insieme! Ma quante avventure abbiamo superato insieme? Ma quanti capitomboli ho fatto e quante volte sei sempre venuto a prendermi… Quante volte ho pianto, quante volte mi sono fermato, quante volte ho tentato di fuggire, eppure tu sei sempre venuto a prendermi, sei sempre rimasto lì, ad aspettarmi… Una storia d’amore! La nostra vita deve essere una storia d’amore! È questo che il Signore ci chiede. Poi dentro questa storia d’amore ci sono quei momenti dove noi, insomma, un po’ci perdiamo, un po’ ci distraiamo, un po’ pasticciamo, un po’ diciamo no, un po’ facciamo i capricci, però è sempre dentro una storia d’amore. È sempre dentro a questa storia. E più passano gli anni e più guardando indietro ciascuno di noi può dire: “Mamma, quando avevo dieci anni, quando avevo quindici anni, quando avevo vent’anni, quando avevo venticinque anni, quando avevo trent’anni, guarda come il Signore mi ha educato passo passo per portarmi fin qui. Guarda quelle cose che mi sembravano dei problemi enormi, enormi, enormi, enormi, impossibili, come il Signore mi ha condotto, come il Signore mi ha portato”.
Beh, in tutto questo non posso non citare la Vergine Maria, perché Lei ci è veramente madre in questo esodo, in questo raggiungimento della terra promessa, in questo abbandono dell’Egitto, in questo cammino di purificazione, che è un cammino di fidanzamento. Perché Lei poi ci vuole presentare nella Gerusalemme celeste per le nozze eterne col nostro Dio. Quindi agganciamoci a Gesù e lasciamoci condurre, perché è bello. E abbandoniamo le nostre Sodoma e Gomorra, lasciamole dove sono, abbandoniamole, che il Signore distrugga col fuoco della sua carità tutto ciò che nella nostra vita non è carità, tutto ciò che nella nostra vita non sa di Dio, questo fuoco incandescente del Cuore Eucaristico di Gesù lo bruci. Questa lava bruciante, che è il suo Sangue — che in questo mese contempliamo — porti via, spazi via, purifichi, santifichi tutto ciò che nella nostra vita è Sodoma e Gomorra e diventi un nuovo inizio.
A noi non interessa più voltarci indietro, poi non c’è più. Quando ci andiamo a confessare, quando chiediamo perdono a Dio profondamente, sinceramente, ecco che il Suo Cuore incandescente divora tutto e ci rende bellissimi.
Ecco, vi auguro di cuore quest’oggi, questo martedì tutto dedicato al Santo Volto di Gesù, vi auguro di cuore di realizzare presto nella nostra vita questa Parola del Signore!
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.