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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 4° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 4 giugno 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 4° parte

Eccoci giunti a venerdì 4 giugno 2021, primo venerdì del mese di giugno, manca una settimana alla Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e ci prepariamo con questo primo venerdì del mese di giugno, chiedendo al Sacro Cuore la grazia di vivere santamente sia la solennità che ci attende, sia questo mese così particolare, così bello. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XII di San Marco, versetti 35-37.

Gesù insegna, Gesù fa il vero teologo, il vero esegeta, lo fa di se stesso e ci mostra come sia importante insegnare e come sia importante insegnare bene e quando si insegna bene la gente, la folla numerosa, ascolta volentieri. Magari non è sempre facile capire, però la folla ascolta, perché sente che ha da imparare e a tutti noi piace imparare cose nuove, cose che riguardano Dio.

Una nota tecnica: avrete sentito che all’inizio delle meditazioni si sente questa colonna musicale che metto dell’Ave Maria Guaranì, suonata dall’orchestra Filarmonica di Londra. Chi l’ascolta su YouTube non la può sentire. Chi la vuole sentire in questi due primi minuti di introduzione prima che io inizi la lettura del Vangelo, la può sentire sul sito www.veritatemincaritate.com oppure sul Canale Telegram. Bisogna un po’ avere di elasticità, così è. Se facessi direttamente il video questo problema non ci sarebbe ma il video non lo faccio, non mi piace. Queste meditazioni, queste omelie che faccio ormai anni e anni sono nate solo vocali, solo voce, è un po’ il loro taglio e voglio mantenerlo, sicuramente se le facessi anche video, sarebbero più complete, più belle, perché su YouTube sarebbe meglio, tutto verissimo, ma a me non interessa l’audience, né i numeri, non mi sentirete mai dire: “Stiamo per raggiungere la soglia di… Stiamo arrivando a… Siamo a tot persone…”. Non mi interessano queste cose. A chi interessano sicuramente andrà benissimo, sarà giustissimo, ma a me non interessano e per adesso va bene così, quindi andiamo avanti così. 

 

Stiamo facendo il libro di Fulton Sheen “Il Sacerdote non si appartiene”, oggi sarà una meditazione un pochino più breve, dedicheremo più tempo alla meditazione del primo venerdì del mese, avremo più tempo per la pratica dei primi nove venerdì.

Stiamo vedendo il perché è necessario fare l’Ora di Adorazione, siamo arrivati al 15° motivo. Scrive il Vescovo:

“15. Infine, perché l’Ora di Adorazione è necessaria alla Chiesa. Nessuno può leggere l’Antico Testamento senza diventare consapevole della presenza di Dio nella storia. Quanto spesso Dio usò altre nazioni per punire Israele dei suoi peccati! Fece dell’Assiria la «verga del suo furore», il «bastone del suo sdegno» (Is 10, 5). Dal momento dell’Incarnazione, la storia del mondo è la Via della Croce. Il sorgere e il tramontare delle nazioni rimangono legati al Regno di Dio. Noi non possiamo comprendere il mistero del governo di Dio, perché è chiuso nel «libro dei sette sigilli» dell’Apocalisse (Ap 5,1.3). Giovanni pianse quando lo vide (Ap 5,4). Non poteva capire quell’alternarsi di un momento di prosperità con un’ora di avversità.”

E poi scrive una cosa che a noi suonerà assurda ma io ve la leggo lo stesso: 

“Ciò che spesso dimentichiamo è che tutti i castighi di Dio cominciano con la Chiesa, come già cominciarono con Israele. Non la politica, bensì la teologia è la chiave del mondo. Deprechiamo la malvagità degli uomini, ma pensiamo forse che il Signore, continuativamente, guarda alle nostre mancanze? Il castigo di Dio comincia da noi”

Qui cita Ezechiele 9, 4-6:

“«Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono». Agli altri disse, in modo che io sentissi: «Seguitelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il tau in fronte; cominciate dal mio santuario!». Incominciarono dagli anziani che erano davanti al tempio (Ez 9, 4-6)

La stessa lezione fu data da Amos, il quale ribadì il concetto che quanto meno meritati sono i favori, tanto più grande sarà la punizione:

«Soltanto voi ho eletto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre iniquità» (Am 3,2)

Parlando per bocca di Geremia, Dio dice che la punizione comincia dalla città santa, in civitate mea.

Se io comincio a castigare proprio la città che porta il mio nome, pretendete voi di rimanere impuniti? No, impuniti non resterete, perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra (Ger 25, 29).

Affinché non corriamo il pericolo di credere di non dover condividere la responsabilità per ciò che accade nel mondo, lasciamo che Pietro, nel Nuovo Testamento, ripeta l’ammonimento:

È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al Vangelo di Dio? (1Pt 4,17)

La mano di Dio colpirà prima la Chiesa e poi il mondo. Noi, che siamo le sentinelle poste sulle mura, siamo i primi a essere giudicati. Gerusalemme fu distrutta solo dopo che Nostro Signore ebbe epurato il Tempio. La casa di Giacobbe soffrì la carestia prima degli Egiziani. Gli Ebrei furono trascinati in cattività prima che gli Assiri cedessero di fronte ai Medi e ai Persiani.

Allora, se avvengono cose orrende: a sanctuario meo inci­pite, non dovremo, noi Sacerdoti, espiare le colpe del mondo, mantenere santo il nostro Sacerdozio per amore del nostro Paese e del mondo, conservarci degni di fiducia?”

A noi queste cose non ci piaceranno, però va detto, questo ragionamento non fa una grinza.

 “Così, se il giudizio inizia dal santuario, altrettanto farà la misericordia ed è così che il mondo può essere salvato.”

Ascoltate bene:

“Quale contributo potrebbero dare alla pace del mondo…”

Noi parliamo sempre della pace del mondo, facciamo tante cose in nome della pace del mondo.

“Quale contributo potrebbero dare alla pace del mondo i 55.000 (a quell’ora erano 55.000) Sacerdoti degli Stati Uniti se ciascuno di essi facesse un’Ora di Adorazione almeno settimanale!”

Prima stava dicendo che è importante che sia quotidiana, e adesso abbassa un po’ il tiro:

“Se almeno la facesse una volta alla settimana”

Che cosa ci dice questo testo? Lui non lo dice in modo diretto, ma da queste affermazioni lo deduciamo. Lui che era un Vescovo Americano abbastanza famoso ci sta dicendo che purtroppo, di questi 55.000 Sacerdoti degli Stati Uniti d’America, molto pochi facevano Adorazione Eucaristica almeno una volta alla settimana, altrimenti non l’avrebbe scritto, se fosse stata una pratica abituale non l’avrebbe scritto, invece, poiché non lo fanno, lui scrive:

 “Se ciascuno di essi facesse un’Ora di Adorazione almeno settimanale! E come benedetto sarebbe per ciascuno il momento della morte: Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro (Le 12, 43).”

Non fa una grinza questo ragionamento. E qual è il nostro lavoro? Adorare, amare, servire Dio, questo è il nostro dovere.

Quindi la Misericordia è frutto dell’Adorazione Eucaristica. Nel momento in cui staremo veramente davanti a Gesù Eucarestia, sperimenteremo la Misericordia. Del resto Gesù l’ha detto a Santa Faustina, come vi ho già detto migliaia di volte: “I troni della Misericordia sono due: il Tabernacolo e il Confessionale”

“Nel terminare l’Ora di Adorazione il Sacerdote dirà, con Giovanni il Battista…”

Sentite che bella frase:

“… Egli deve crescere e io invece diminuire (Gv 3, 30).”

Se tutte le volte che noi finiremo l’Adorazione Eucaristica diremo: “Egli deve crescere e io invece diminuire”. E adesso fa un affondo, allacciamo le cinture di sicurezza, perché adesso prende in mano il Pastorale, come si suol dire:

“La pretesa superiorità dell’essere «in Curia»”

Del lavorare in Curia, perché dà lustro il proprio nome.

 “O il senso di inferiorità per essere «soltanto un cappellano» si dissolvono davanti al tabernacolo. In definitiva, che differenza fa se si è scavalcati per una «buona», cioè ricca parrocchia o se, nella Diocesi, un Sacerdote di secondo piano è fatto «officialis di Curia»? Alla presenza del tabernacolo, l’affermazione di se stesso cede il posto all’affermazione del Cristo. Il Sacerdote che ogni mattina nella Santa Messa e ogni settimana nell’Ora di Adorazione fa del Signore l’universo intero non può sentirsi seriamente ferito se, con uno sgambetto episcopale, viene data a un altro la promozione che logicamente gli spettava. La «piccolezza» del Signore nell’Eucaristia rende assurda la «grandezza» nel Sacerdote. Il Sacerdote che sa adorare si avvicina ogni giorno di più a quel punto in cui non cercherà altra amicizia che quella di Colui «che li assiste e l’ascolta» (Gv 3, 29).”

Davanti alla piccolezza e all’umiliazione di Gesù nell’Eucarestia, di cosa stiamo parlando? Ma che pensieri hai nella testa? Guarda Gesù, dov’è? E tu stai lì a pensare se quello è più avanti di te, se quello è più in alto di te, se è promosso più di te, se ha fatto più carriera di te. 

E il Sacerdote che sa adorare ad un certo punto non avrà voglia di altre amicizie che quella di Gesù. Non sarà di colpo ma, progressivamente, tutte le altre amicizie cominceranno ad interessarlo molto molto meno.

 “Invece di essere «testimoni» alle nozze tra Cristo e la sua Chiesa, a volte ci comportiamo come se cercassimo di essere lo sposo: e questa è una funzione alla quale il Signore non rinuncia. Durante l’Ora di Adorazione, il Sacerdote impara a occuparsi esclusivamente d’aumentare la bellezza della Sposa, che è la Chiesa, onde possa essere presentata «senza macchia o ruga» (Ef 5, 27) nel giorno nuziale dell’Agnello. Come Paolo ai Corinzi, diciamo alla nostra parrocchia: «…avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo» (2Cor 11, 2).

L’influenza del Sacerdote sugli altri è governata da una legge inflessibile: più egli si gonfia, meno gloria vien data al Signore e alla sua Chiesa. La meditazione sull’annientamento del Salvatore nell’Eucaristia lo manterrà sempre consapevole di essere come la luna che riceve la sua luce dal sole.”

Bellissimo. Il Sacerdote sarà influente santamente sugli altri, tanto quanto sarà umile e pensare all’annientamento di Gesù nell’Eucarestia ci fa riflettere sul fatto che noi siamo come la luna, che riceve la luce dal sole.

“Nessun Vescovo eucaristico..”

C’è il Sacerdote Eucaristico e il Vescovo Eucaristico.

 “Nessun Vescovo eucaristico dirà mai, e nemmeno penserà: «Ho costruito venti e più scuole superiori, quarantatré nuove parrocchie e sei collegi in diciannove anni». Sa fin troppo bene chi gli fornì il denaro: la gente! Sa fin troppo bene chi gliene diede l’autorità: la Chiesa! Sa fin troppo bene chi lo aiutò: i suoi Sacerdoti! Quotidianamente sentirà pervenire dal tabernacolo la voce del Signore che gli mormora:

Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto? (1Cor 4, 7)”

Adesso qui dice una verità che non so quanti di noi la riflettono e la meditano, quindi non vantiamoci delle cose che facciamo perché sono tutte dono di Dio.

“Se il Signore non ci avesse dato la vocazione, che cosa saremmo?”

Questa è una domanda che dobbiamo farci, tutti, sempre. Se il Signore non ci avesse raccolto da dove noi eravamo, al di là della vocazione — con la vocazione ancora di più — ma se il Signore non ci fosse venuto a prendere, che cosa saremmo noi oggi? Dove saremmo? Lui scrive:

“Impiegati delle assicurazioni, conducenti di auto­ carri, maestri di scuola, medici, contadini, camerieri. Nessuno di noi è stato scelto dal Signore perché il migliore. Egli sceglie «vasi fragili» e mentre ci raduniamo attorno all’Eucaristia e ci guardiamo l’un l’altro, riconosciamo nel nostro cuore la verità delle parole di Paolo:

Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili (1Cor 1, 26).”

Mi fermo qui. Credo che oggi davanti a Gesù, abbiamo veramente molte cose, ma veramente tante, da meditare, soprattuto noi Sacerdoti, ma non solamente noi Sacerdoti, le cose che abbiamo detto sono proprio tanto dense.  

Tema di oggi: il Cuore umiliato

Fioretto: offrite ogni azione al Cuore Eucaristico per riparare il cinismo di coloro che vivono dimenticandosi di Lui.

Ossequio: dopo una buona confessione accostatevi con fervore alla Santa Comunione perché si compia il vostro dono a Gesù per tutta la vita.

Giaculatoria: Cuore Eucaristico ti cerco un dono, degno tu rendimi del tuo perdono.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga 

Venerdì della IX settimana del Tempo Ordinari

VANGELO (Mc 12,35-37)
Come mai dicono che il Cristo è figlio di David?

In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.

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