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Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

SS Arcangeli

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 29 settembre 2021 – Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Eccoci giunti a mercoledì 29 settembre 2021. Festeggiamo quest’oggi i Santi Michele, Gabriele e Raffaele, quindi come prima cosa tanti auguri a tutti coloro che portano il nome di Michele, Gabriele e Raffaele, questi santi Arcangeli che giorno e notte servono Dio, contemplano il suo Volto e lo glorificano incessantemente, sono tra i sette Angeli che stanno sempre davanti al trono di Dio.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo I di San Giovanni, versetti 47-51.

Festeggiare i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele vuol dire imparare a mettersi sotto la loro protezione, vuol dire donarsi a Dio chiedendo a questi Santi Arcangeli di aiutarci in questo cammino della vita, perché le insidie sono molte. 

Se uno mi chiedesse: “Padre, qual è secondo lei l’insidia più grande per la quale abbiamo bisogno di pregare i Santi Arcangeli?” Io risponderei che l’insidia più grande è l’imprudenza. Se la prudenza è la corretta scelta dei mezzi per il raggiungimento del fine, l’imprudenza è avere chiaro il fine e sbagliare i mezzi per raggiungerlo. Se io voglio andare a sciare, e vado in montagna in costume, muoio. Se io voglio nuotare al mare e mi metto su gli scarponi da sci, affogo, l’intenzione era buona, peccato che ho sbagliato i mezzi.

A me sembra di vedere che c’è tanta imprudenza, tanta stupidità, tanti mezzi sbagliati per fini giusti, ma mezzi sbagliati, per questo noi abbiamo bisogno dei Santi Arcangeli. 

La classica imprudenza che noi sperimentiamo è quella del pensare che noi dobbiamo salvare tutti, che noi siamo i “salvatori del mondo 2.0”, prima c’è Gesù, che però non c’è riuscito molto, allora ci siamo noi, che invece riusciremo molto bene. 

“Non c’è riuscito molto in che senso?”, direte voi.

Nel senso che sotto la Croce non è che fossero centinaia di migliaia di persone che hanno detto: “Signore, Signore, guarda abbiamo capito, salvaci! Ti crediamo, ti vogliamo bene…”. No, a dire il vero sono scappati tutti tranne cinque, sei persone forse. Umanamente, basta sentire i discorsi dei discepoli di Emmaus, è stato un fallimento, umanamente. E noi non è che lo accettiamo, non è che diciamo: “Voglio imparare da questo apparente fallimento”, ma pur sempre di fallimento stiamo parlando, apparente, perché a livello soprannaturale e spirituale è stata una vittoria meravigliosa, ma visivamente non è stato così, Gesù muore in Croce nel modo più terribile possibile, tutti i suoi Discepoli se ne vanno tranne uno, e sotto la Croce rimane qualche donna, tra cui sua madre. Capite? Visto umanamente non è proprio un grande successo.

Ma noi non ci stiamo dentro a questo apparente fallimento, noi vogliamo essere vittoriosi, perché noi vogliamo convertire tutti, e quindi ci mettiamo a fare i Don Chisciotte del momento, noi combattiamo le nostre battaglie che fanno ridere, come Don Chisciotte faceva ridere con i suoi mulini; anche noi abbiamo i nostri mulini, quindi ci mettiamo a fare grandi discorsi, ci facciamo prendere in giro, ci facciamo beffeggiare, schernire, ci facciamo trattare per stupidi, perché forse un po’ lo siamo.

Vi faccio una domanda: ma tu con un cinese ti metteresti mai a parlare in napoletano? No, perché non lo capisce, è inutile. E se un cinese va a Napoli e si mette a parlare in cinese, non lo capiscono.

“Ma io ho tante cose belle da dire”. Sì, ma la lingua è sbagliata. Quindi è inutile mettersi a fare i grandi discorsi di metafisica e teologia con chi la pensa in un modo completamente diverso dal tuo, che senso ha? A che cosa ti porta? A niente, alla polemica.

“Mi dia gli elementi per poter convincere che…” Ma guardate che noi non convinciamo nessuno! Noi riusciamo a fare grandi discussioni ma non convinciamo nessuno, state tranquilli, non c’è niente da convincere. Se una persona è chiusa rispetto a certe prospettive, non è che l’apriamo noi attraverso i nostri ragionamenti o portando la Bibbia in mano. Ma stiamo scherzando? Andate a vedere l’esperienza della vita di Gesù, che era il Figlio di Dio, che è il figlio di Dio, e poi vediamo. Quanti centinaia di migliaia di scribi e farisei ha convertito Gesù? Ditemi. Eppure era Figlio di Dio, eppure è il Figlio di Dio.

Dobbiamo chiedere ai Santi Arcangeli la grazia della prudenza.

Quando io sono entrato in convento, il 9 marzo del 1995, come postulante — me lo ricorderò sempre — appena sono entrato in convento il mio maestro di Postulandato, che si chiamava Padre Placido — adesso è morto, un carissimo Padre al quale devo tanto è ho imparato tanto — mi ricordo che tre minuti dopo che ero in convento mi chiamò e mi disse: “Ma tu, quando parli, devi sempre urlare in questo modo? Qui non siamo sordi. Perché urli quando parli?”

Io l’ho guardato e ho detto: “Io urlo? Ma io non urlo”.

“No, tu urli. Tu non parli, gridi, hai una voce altissima, perché urli in quel modo lì?”

Guardate, vi dico che non sono mai stato uno che si metteva ad urlare quando parlava, probabilmente parlavo con un tono un po’ alto, il tono che ho sempre usato fuori. Ebbene, per diversi mesi lui è andato avanti a richiamarmi su questo, e io che continuavo a impazzire a cercare di controllare il tono della mia voce. Adesso che sono passati 25 anni devo dire che aveva ragione, e anche a me adesso dà un fastidio incredibile sentire la gente che quando parla urla, che ha questo tono altissimo della voce.

Dove sbagliavo?

Nella mancanza di controllo e di conoscenza, neanche conoscevo il tono della mia voce, e neanche me ne rendevo conto.

“Padre, alzi la voce perché non si sente”. No, impara a calibrare meglio il tuo udito, perché siamo talmente abituati agli urli, alle grida, al chiasso e al rumore, che se una cosa non fa rumore, non è altissima, noi neanche la sentiamo. Non torno più indietro, è tanto bello avere imparato a parlare in un certo modo, a mantenere un certo tono della voce. 

Infatti, un giorno mi trovai a parlare con una persona, eravamo sul marciapiede e poco più in là c’era un portinaio fuori da un condominio che fumava. Io a questa persona dissi: “Abbassi la voce, urla troppo. Abbassi la voce. Abbassi la voce”. Secondo voi mi ha ascoltato? Assolutamente no. Alla fine della conversazione, che è stata veramente molto breve, alla fine del dialogo è intervenuto il portinaio. Imbarazzante. Alla fine del dialogo è intervenuto il portinaio a fare i suoi commenti su quello che era stato detto e fatto. Aveva sentito tutto. Io poi mandai un messaggio a questa persona: “Ha visto? Ha visto, quando dico di abbassare la voce? Quello ha sentito tutto”.

Risposta: “Ma noi non abbiamo fatto niente di male”.

Mia contro risposta: “Ma il male lo mettono gli altri”.

Non c’è bisogno di fare qualcosa di male. Quante vite sono state spezzate, non per il male che hanno fatto, ma per il male che gli altri hanno messo. 

Da piccolino guardavo sempre Portobello alla televisione, mi piaceva il pappagallo che doveva parlare e non parlava mai, Portobello, appunto. Vi ricordate la storia di Enzo Tortora? Andate a rileggerla. Io mi ricordo, ce l’ho proprio in mente, mi ricordo lui in una trasmissione, simpaticissimo e me lo ricordo dopo, quando lo hanno arrestato: quest’uomo spezzato dall’infamia, dalla calunnia, per poi scoprire che era innocente una volta morto. 

E come lui quanti altri? Quanti altri? Quanti innocenti sono stati condannati a morte? E si è scoperto che erano innocenti dopo. 

La prudenza! La prudenza! Imparare a stare zitti. Imparare a parlare quando siamo interpellati, imparare a non avere sempre qualcosa da dover dire a tutti. 

“Ma io devo parlare di Gesù”

No tu non devi parlare di Gesù, tu devi vivere Gesù!

Ci piace metterci in mostra facendo vedere che noi andiamo contro corrente, che noi siamo diversi… ma noi dobbiamo amare il nascondimento, noi dobbiamo amare il silenzio, dobbiamo amare il metterci da parte, il vivere una vita nascosta come Gesù Nascosto. La prudenza, il saper tenere la bocca chiusa, il saper conservare i segreti, il non aver sempre da dire tutto a tutti, lo stare zitti, invece prima parliamo e poi colleghiamo la testa alla bocca. Quanto male facciamo con la nostra lingua! Quanto male causiamo agli altri per i mancati silenzi.

Fate questo esperimento: provate, da oggi per sette giorni a parlare solo se interpellati. Guardate quante parole in meno direte. Se non sono interpellato faccio silenzio, quindi non chiamo nessuno, non mi metto a chiacchierare con nessuno dentro la Chiesa e fuori dalla Chiesa, non faccio telefonate di due ore, non sto al telefono a mandare 1.500 messaggi, e via di seguito.

Uno potrebbe dire: “Ma cosa c’entra questo con San Michele, Gabriele e Raffaele?”

Andate a vedere quanto San Raffaele, nel Libro di Tobia, ha condotto Tobia attraverso consigli super saggi, andate a vedere quanto San Raffaele è stato capace di indicare a Tobia il modo giusto, la strada giusta, la persona giusta e quanto Tobia si è fidato senza dire: “Ma perché? Ma per come? Ma fino a quando? Ma in che senso? Aspetta che controllo, aspetta che verifico,  aspetta che vado a vedere.”

Si è fidato, è andato e ha trovato l’amore della sua vita in Sara, e l’ha salvata e liberata dal demonio e poi ha guarito anche suo padre che era diventato cieco.

La prudenza! La prudenza! Imparare a fare il passo giusto al momento giusto, a dire la cosa giusta alla persona gusta e al momento giusto e nel modo giusto, se no stare zitti. La prudenza vuol anche dire di non continuare a pensare al futuro:

“Cosa succederà, cosa accadrà,  dove finirò, cosa sarà…”

L’altro giorno ho detto:

“Vado a fare due passi”

Non pensavo fossero veramente due. Uno, due, e sono scappato subito su in camera.

Mi ero detto: “Andiamo a fare due passi” 

Era un giorno come tanti altri, un giorno fotocopia, non avevo sentito parlare di altro… Ormai si parla solo di quello, è un’ossessione, del “succo di more” e del “bue che mangia fieno”. Vi ricordate il vitello che mangia fieno degli Israeliti quando si mettono a scambiare la gloria del Dio vivente con la figura del bue che mangia fieno, il vitellone d’oro, l’idolo? Anche noi ce l’abbiamo, se voi ragionate sulla parola (che non posso dire) che fa riferimento al “succo di more”, dentro a quella parola ci sta esattamente la parola del bue che mangia fieno, è la stessa, quindi da adesso parlerò del “succo di more” e del “vitellone d’oro”, il nuovo dio.

Faccio due passi, passo accanto a due persone, ero uscito per poter respirare un po’, per riprendermi un po’ la testa assieme ai miei cocoriti, almeno i cocoriti non parlano né di “succo di more”, né del “vitellone d’oro” — finirò per ascoltare sempre i cocoriti perché almeno sto un po’ in silenzio anche io — voi non ci crederete, passo accanto a queste due persone, nella frazione di due secondi, di cosa stavano parlando? Del “succo di more” e del “bue che mangia fieno”. Ho preso e sono tornato indietro! Mi sono detto: “Non ce la posso fare!” Ho avuto questa reazione e sono scappato via.

Non se ne può più. È un’ossessione! Anzi mi viene da dire che è una possessione! Siamo posseduti! Ci ha posseduto la testa, l’anima, il corpo, tutto! Ci svegliamo al mattino, andiamo a letto alla sera, mangiamo a mezzogiorno e alla sera, e siamo dentro a quel maledetto coso, sempre solamente dentro a quel maledetto coso. Non sappiamo più vivere, non sappiamo più parlare di altro che di quello. Non c’è più niente, niente altro, solo quello. E noi siamo i primi! 

Chiediamo ai Santi Michele, Gabriele e Raffaele la grazia di farci vedere che esiste un cielo sopra la testa, che c’è una bellissima luna, ieri sera, stanotte c’era una luna bellissima, che c’è un cielo stupendo, che ci sono gli alberi, i cocoriti, le piante, i fiori, le foglie d’autunno che cadono bellissime, coloratissime, profumatissime, che ci sono i profumi dell’uva, chi ha questa grazia sente i profumi dell’uva adesso, ci sono i colori del melograno.. .Tutto azzerato!

E adesso non c’è solamente il bue che mangia fieno, il vitellone d’oro, non c’è solo questo, non basta, non c’è solamente il succo di more, non basta, adesso c’è una terza categoria, la categoria dei vampiri, la logica dei vampiri, questa me l’ha detta una persona che mi ha chiamato, è stata bella questa riflessione, mi è piaciuta, allora la uso, non è mia questa, mi dice:

“Padre ma si rende conto? Adesso, è la stessa logica, come la logica dei vampiri, che quando vieni morso devi mordere anche tu, perché anche gli altri devono essere dei vampiri! Prima tutti buoni, dolci e carini, dopo essersi prostrati davanti al vitellone d’oro, dopo aver bevuto il succo di more passi dall’altra parte, per cui diventi anche tu un vampiro e devi anche tu attaccare gli altri e morsicarli perché tutti devono essere così”.

È proprio vero. Qualcun altro proprio ieri mi diceva:

“Ma quanta cattiveria!”

Sì vero, ha ragione. Su questa cosa c’è veramente tanta cattiveria, non si guarda in faccia niente e nessuno, terribile. Solo per questo a me viene da dire che è diabolico, solo per questo, questo mi basta. Dove c’è divisione, dove c’è cattiveria, chiusura, disumanità non ci può essere Gesù.

Chiediamo a questi Santi Arcangeli, almeno per oggi, almeno all’interno di questa bella Novena delle Rose di Santa Teresina, almeno dentro la Novena che ci prepara alla Madonna del Rosario, almeno dentro a tutte queste belle date, chiediamo al Signore, per intercessione dei Santi Arcangeli, la grazia di vedere che c’è una vita, che c’è altro da vivere, di non morire dentro per un dio che non esiste che è il vitellone d’oro, per un succo di more fatto di sangue, chiediamo al Signore questa grazia e di essere prudenti in tutto, in ogni cosa, prudenti in tutto, di parlare solo quando è necessario e siamo interpellati, se no stiamo in silenzio e conserviamo la Presenza di Dio dentro di noi.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Gv 1, 47-51)

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

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