Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 5 novembre 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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I figli di questo mondo, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce
Eccoci giunti a venerdì 5 novembre 2021.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XVI di San Luca, versetti 01-08.
Ovviamente in questo Vangelo non viene lodata la disonestà, ma, da parte di Gesù, viene lodata la scaltrezza, potremmo dire la santa furbizia. Gesù dice che i figli di questo mondo sono più scaltri, più furbi dei figli della luce, questa la dobbiamo prendere così com’è, nel senso che è così, lo vediamo benissimo anche noi che è così, ma Gesù ci dice che dovremmo impegnarci per cercare almeno — non dico di correggere o di invertire questa tendenza, perché probabilmente è impossibile — ma quanto meno a limitarla, a limitarne i danni, perché se io in certe occasioni non mi comporto in modo santamente scaltro rischio di fare pasticci. Dico “scaltro”, non dico furbo perché “furbo” ha un’accezione un po’ troppo negativa, vuol dire uno che proprio vuole fare qualcosa di non giusto e di non pulito. Lo scaltro è invece colui che è un po’ come quando si va a sciare, sa fare bene lo slalom. Lo scaltro è colui che è sveglio, è capace, intelligente, riesce a individuare quella cosa che manca. Noi alle volte non lo sappiamo fare, non riusciamo ad essere scaltri, non riusciamo a vivere questa santa furbizia e prendiamo grosse, terribili delusioni, oppure rischiamo di fare dei pasticci o qualcosa di peggio che trascendono le nostre intenzioni.
Quando pochi giorni fa vi dissi: “Non ha senso, non è da scaltri se all’interno della mia famiglia, piuttosto che sul posto di lavoro, io vedo che c’è un’avversione profonda a tutto ciò che è Dio, non ha senso che io mi metta lì davanti a tutti a dire il Rosario, per esempio, o a mettere su una radio religiosa, per esempio”.
Già mi immagino qualcuno che può dire: “Ma allora Padre questo vuol dire non riconoscere Dio davanti agli uomini”.
In realtà non è così, perché io sono chiamato a riconoscere Dio davanti agli uomini quando c’è l’occasione per farlo, dove sono chiamato a farlo, quindi non devo misconoscere la mia fede, e questo è un discorso, ma io non sono chiamato ad andare in giro con una bandiera con su scritta tutta la mia fede, non sono chiamato a dover prendere la mia fede e metterla proprio in faccia alle altre persone, perché non è prudente, non ottiene l’effetto sperato o desiderato.
Lo scaltro è colui che ha imparato questo modo giusto di comportarsi, certo è che se noi veniamo da un passato dove abbiamo usato male la furbizia risulta ancora più difficile, perché uno nel momento in cui la vive può dire: “Ecco, questo mi riporta a quello che ero”. Purtroppo c’è anche questo che va considerato, ma se voi prendete un Santo come San Giovanni Bosco era più che scaltro, San Filippo Neri era super scaltro, anche Santa Teresa d’Avila, per fare alcuni nomi, sapeva muoversi molto bene.
Studiando Santa Teresa mi è sempre rimasta impressa questa cosa: lei quando fondava i suoi monasteri, andava a scegliere i posti che erano anche collocati in una zona frequentata, in una zona di commercio, quindi nei pressi, più o meno per intenderci, dei porti, dei luoghi di scambio. Non è andata a prendere e a costruire i monasteri sul cocuzzolo della montagna. Perché? Non perché Santa Teresa non avesse fede nella provvidenza di Dio, ma perché il detto dice: “Aiutati che Dio ti aiuta”. Cominciamo a costruire dove c’è gente, cominciamo a mettere il monastero in mezzo alle persone, poi il Signore ci penserà anche Lui ad aiutarci e a farci arrivare la provvidenza, ma se io vivo sul pinnacolo di un monte o in mezzo al deserto, o vengono gli angeli a portarmi tutti i giorni da mangiare, oppure la vedo un po’ dura.
L’essere scaltro di cui parla Gesù, credo che non sia altro che l’essere realisti, che è esattamente l’avere capito il mistero dell’Incarnazione, “Il Verbo si fece Carne”, e assume tutta questa realtà, non in parte, ma proprio tutta, e dall’interno di una nostra realtà umana diventa un fermento.
Chiediamola al Signore questa grazia, questo dono della scaltrezza, del non essere ingenuotti, del misurare le forze, del muoverci al momento opportuno, del saper dire le cose giuste al momento opportuno e nel modo giusto, e via di seguito. È importante, credetelo, è importante. Se noi avessimo questa grazia della scaltrezza credo che eviteremmo, a noi e agli altri, tantissima sofferenza che non è dovuta all’appartenenza a Gesù, ma è dovuta alla mancanza di scaltrezza.
Mi raccomando, oggi è il primo venerdì del mese, quindi ricordate l’offerta della Comunione Sacramentale o Spirituale della giornata per riparare le offese contro il Sacratissimo Cuore di Gesù.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
VANGELO (Lc 16, 1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».