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Un cardiologo visita Gesù di Franco Serafini, parte 10

Cardiologo visita Gesù

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni sul libro: “Un cardiologo visita Gesù” di lunedì 19 settembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 8, 16-18)

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Un cardiologo visita Gesù di Franco Serafini, parte 10

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 19 settembre 2022.

Oggi ricordiamo san Gennaro, vescovo e martire.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ottavo del Vangelo di san Luca, versetti 16-18.

 Continuiamo la nostra lettura del libro del dott. Serafini, Un cardiologo visita Gesù. Oggi affrontiamo un nuovo miracolo eucaristico, il miracolo di Sokólka. 

Vediamo i fatti. 

Sokólka è un piccolo e tranquillo paese di circa 20.000 abitanti nella Polonia nord-orientale, a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia… È la terra di origine di padre Jerzy Popiełuszko (beato, di cui è in corso il processo di canonizzazione)…

Su padre Jerzy Popiełuszko c’è un bel film che vi consiglio di vedere …

… e di Stanislaw Suchowolec, due sacerdoti amatissimi, vittime entrambi della repressione comunista negli anni ottanta.

Il 12 ottobre 2008, a Sokólka, nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova, era una domenica come tante altre. La Messa delle 8:30 del mattino è celebrata dal giovane sacerdote don Filip Zdrodowski; alla distribuzione della comunione è aiutato dall’assistente don Jacek Ingielewicz, e molto probabilmente è a lui che, in quel momento, senza volere, cade una particola consacrata. Curiosa e commovente la sequenza dei fatti, testimoniata con grande precisione: una fedele è inginocchiata alla balaustra per ricevere la comunione, come ancora si vede fare in Italia nelle Messe secondo il rito tridentino. 

Aggiungiamo noi che, magari in altre situazioni, anche nelle Messe in Novus Ordo ci sono fedeli che chiedono la Comunione in ginocchio e in bocca, come è previsto dalla Redemptionis Sacramentum, come prevede la legge della Chiesa.

Questa signora senza dire una parola, tocca la gamba di don Jacek e con lo sguardo gli mostra il primo gradino dell’altare. Il sacerdote raccoglie la particola; è sporca e decide di non consumarla ma di immergerla nell’acqua del vasculum, un recipiente argenteo usato per purificare le mani, che si trova già sull’altare. Inizia cioè la procedura canonica che abbiamo già visto applicare due volte a Buenos Aires.

Ecco, non lasciamoci prendere dall’idea dello ‘sporco’: una particola appena presa in mano che cade sul primo scalino dell’altare non può essere davvero sporca a meno che il gradino fosse pieno fango, cosa che mi pare abbastanza improbabile essendo un gradino d’altare!

Noi abbiamo questa abitudine che le nostre nonne non avevano: siamo in casa, cade per terra del pane, una caramella, un grissino, un chicco d’uva e reagiamo come se fosse diventato radioattivo… “Buttalo via! È caduto per terra…” ma noi non camminiamo in una terra di coltura di vaiolo” Non siamo in laboratori dove preparano armi biochimiche da terrorismo! Questo modo di vivere ‘salutista’ nel senso peggiore del termine è davvero fuori luogo. Le nostre nonne se qualcosa cadeva in casa – non nella terra o nel fango – soffiavano sopra e ce lo davano per dire ‘non è successo niente’. 

Al termine della Messa, don Jacek depone il vasculum contenente la particola nel tabernacolo.

Lo stesso giorno il parroco, mons. Stanislaw Gniedziejko, viene informato o comunque nota il recipiente di acqua che si trova, insolitamente, nel tabernacolo. Chiede allora a suor Julia Dubowska, che è un po’ il sacrestano della parrocchia e si occupa del buon ordine degli arredi, dei vasi sacri e delle candele, di travasare il contenuto del vasculum in un vaso di vetro più grande, aggiungere acqua e sistemare il vaso nella cassaforte della sagrestia di cui solo lui e suor Julia hanno la chiave. La suora esegue diligentemente quanto richiesto ma è incuriosita dall’insolito evento e tutti i giorni, nella settimana seguente, andrà a dare un’occhiata al vaso contenuto nella cassetta di sicurezza. La domenica seguente, 19 ottobre, alle ore 8, suor Julia apre la cassaforte e sente un profumo di pane: pensa significhi la completa dissoluzione dell’ostia nell’acqua, ma non è così.

Anche perché un’ostia dissolta in acqua non produce profumo di pane… non profuma di niente.

Più tardi racconterà di essersi sentita, in quel momento, come Mosè davanti al roveto ardente. 

Noi dovremmo sentirci così non solo davanti a miracoli eucaristici! Dovremmo sentirci così tutte le volte che entriamo in chiesa e siamo davanti al Tabernacolo, davanti alla Eucarestia: è lì che noi dovremmo sentirci come Mosè davanti al roveto ardente, anzi, molto di più… 

Intanto vi anticipo che, per quando avremo terminato la lettura del libro del dott. Serafini, sto preparando un ciclo di catechesi eucaristiche su un argomento bellissimo: credo che tutti toccheremo il Cielo con un dito… già il titolo è stupendo! Vi rivelerò il titolo il giorno prima, ma non ve lo spiego, così potrete fare il toto-titolo… sto ultimando le ultime ricerche perché l’argomento è veramente molto denso e articolato e sono sicuro che vi piacerà tantissimo!

Suor Julia chiama subito il parroco don Stanislaw e gli altri sacerdoti che accorrono e, sorpresi e stupiti, decidono per il momento di mantenere uno stretto riserbo su quanto sta accadendo. Quel giorno suor Julia fotografa il recipiente e il suo contenuto; la fotografia è disponibile in rete.

Lo stesso giorno, don Stanislaw informa la Curia, a Bialystok, dello strano evento e pochi giorni dopo l’arcivescovo Edward Ozorowski e il cancelliere Andrzej Kakareko vengono di persona nella parrocchia di Sant’Antonio a verificare i fatti. Il vescovo chiede di continuare a custodire con reverenza l’ostia, e infatti il 29 ottobre il vaso viene spostato dalla cassetta di sicurezza al tabernacolo di una piccola cappella dedicata alla Divina Misericordia che si trova nella canonica dove risiedono i sacerdoti della parrocchia, a breve distanza dalla chiesa di Sant’Antonio. Su indicazione dell’arcivescovo poi, il 30 ottobre, il parroco, con un cucchiaino, separa dall’acqua tutta la parte solida, costituita da quello che restava del pane azzimo e dal misterioso coagulo rosso, e la deposita su di un piccolo corporale, cioè una tovaglietta quadrata di lino, di quelle che si usano sull’altare durante la Messa. Al centro del corporale è ricamata una croce di colore rosso, ben evidente. Il “coagulo” viene a coprire parzialmente due dei quattro bracci della croce ricamata. Il corporale viene quindi inserito in un ostensorio trasparente e mantenuto nel tabernacolo.

Viene descritto che, verso la metà di gennaio 2009, il materiale “misterioso” si è ormai completamente seccato e aderisce intimamente al tessuto di lino su cui era stato poggiato. Sono trascorsi ormai alcuni anni e la “reliquia” di Sokólka mantiene lo stesso aspetto. Da lontano il colore rosso della macchia si confonde con il rosso dei due bracci visibili della croce ricamata, con i quali si fonde in un originale e riconoscibile disegno.

Le indagini

L’arcivescovo di Bialystok decide di procedere con indagini scientifiche per chiarire la natura del materiale misterioso. La curia chiede massima serietà, urgenza e segretezza totale e si affida a due esperti dell’Università di Bialystok: sono il prof. Stanislaw Sulkowski e la prof.ssa Maria Elzbieta Sobaniec-Lotowska.

Vedremo che il curriculum dei due professori è veramente ‘spaziale’…

Entrambi anatomo-patologi, lavorano nella stessa università, pur se in dipartimenti diversi, e hanno curriculum scientifici di tutto rispetto. Il 7 gennaio, a Sokólka, viene aperto il tabernacolo e la prof.ssa Sobaniec-Lotowska può eseguire un piccolo prelievo di materiale da quello che a lei, a prima vista, sembra un coagulo di sangue. Nel prelievo è presente anche parte dell’ostia bianca, non separabile. Il materiale viene diviso con il prof. Sulkowski, che quel giorno non è presente e che è all’oscuro dell’origine del campione. Nelle settimane successive il materiale viene preparato e studiato al microscopio ottico e al microscopio elettronico a trasmissione. Questi, in sintesi, i risultati che i due studiosi ottengono, separatamente.

1) Si tratta di tessuto miocardico; nella relazione conclusiva i due professori così si esprimono: «E tessuto miocardico, o almeno, tra tutti i tessuti di un organismo vivente, è il miocardio quello più somigliante». Le fibre, infatti, presentano nuclei in posizione centrale e, al microscopio elettronico, si riconoscono abbozzi dei dischi intercalari, come pure fasci di delicate microfibrille.

2) Il materiale analizzato è omogeneamente costituito da tale tessuto muscolare miocardico nella sua interezza.

3) Sono presenti, nelle fibre, segni di sofferenza come segmentazione e frammentazione. La segmentazione è il distacco delle fibre muscolari dalla stria intercalare a cui dovrebbero connettersi; si tratta di un fenomeno dovuto ai rapidi spasmi a cui vanno incontro le fibre stesse, ancora viventi, in prossimità della morte. E utile ribadire che non si tratta di una degenerazione successiva alla morte: la segmentazione può avvenire solo in una cellula vivente, anche se agonizzante e prossima alla morte. Analogo significato presenta il fenomeno della frammentazione, cioè la presenza di fibre spezzate in modo netto, a prescindere dall’intersezione con la stria intercalare.

4) Le fibre miocardiche e la struttura del pane dell’ostia sono unite tra loro in modo inspiegabile…

Questa è la transustanziazione…

… Il contatto reciproco tra i due tessuti avviene ad un livello microscopico tale che, ad oggi, nessuno strumento, nessuna metodica umana potrebbe riprodurre una compenetrazione così profonda. Per la prof.ssa Sobaniec-Lotowska è un dato sconvolgente, che esclude la possibilità di un artefatto umano.

È la scienza che lo dice… si tratta di una compenetrazione profondissima e non riproducibile dall’uomo!

5) Infine, come già in altri miracoli eucaristici, è inspiegabile la persistenza del tessuto miocardico, come pure del pane azzimo che costituisce l’ostia: ancora integri, senza segni di corruzione o di degradazione, dopo tutto il tempo trascorso prima in acqua e poi all’aria, per mesi (e ora, per chi va in pellegrinaggio a Sokólka, per anni) e senza nessun conservante.

La conclusione

In considerazione dei risultati delle indagini istologiche, la diocesi di Bialystok ha istituito, il 30 marzo 2009, una speciale commissione ecclesiastica per investigare sui fatti e sui testimoni di quanto avvenuto a Sokólka, ripercorrendo minuziosamente la cronologia degli eventi. La conclusione, circa l’aspetto squisita- mente umano dei fatti, è che l’ostia analizzata è la stessa di cui si è occupata suor Julia dal giorno 12 ottobre 2008 e che non è possibile l’intervento o la manomissione di terzi.

Il 14 ottobre 2009, un anno dopo i fatti, il Rettore dell’arcivesco- vado di Bialystok, Andrzej Kakareko, può dichiarare che l’evento di Sokólka non si oppone, ma anzi conferma, la fede della Chiesa e riconosce ai fedeli la possibilità di venerare la reliquia.

Il 2 ottobre 2011, alla presenza di 35.000 fedeli, l’ostensorio con- tenente il corporale ricoperto di frammenti di ostia e di sacro tessuto viene trasferito solennemente nella cappella della Madonna del Rosario della chiesa parrocchiale, dove viene esposto per l’adorazione quotidiana, insieme ad un ostensorio con il SS. Sacramento.

Bellissimo! Ecco, vi dicevo che avrei voluto leggervi il curriculum vitae dei due professori.

Stanislaw Sulkowski è un brillante professore del dipartimento di Pato-morfologia generale; è un esperto di immunoistochimica dei tessuti neoplastici. Ha al suo attivo 273 pubblicazioni riconosciuti a livello internazionale segnalate sul portale pubmed.

La professoressa Maria Lotowska lavora nel vicino Dipartimento di Pato-morfologia medica; si è occupata soprattutto di epatologia e gastroenterologia pediatriche; su pubmed si contano 104 pubblicazioni (dato aggiornato al luglio 2016).

Entrambi sono all’apice della carriera e sono, da un punto di vista professionale, rispettati e stimati in patria e all’estero.

Pensate – qui vi faccio una sintesi e il resto lo trovate nel libro – che tutti e due sono stati formalmente richiamati dal loro Direttore dell’Università, accusati di aver condotto indagini in modo “sleale e illegale” pensate un po’… continuo con la lettura dal testo del dott. Serafini. 

Interessante, a questo proposito, una riflessione del prof. Sulkowski sui doveri dello scienziato nei confronti della comunità in cui vive: «Sono dell’opinione che se si presenta una nuova importante questione sociale, che richiede il coinvolgimento di uno scienziato, se c’è bisogno delle sue conoscenze, egli non solo ha il diritto ma piuttosto il dovere di venire coinvolto. Lo vedo come una specie di servizio alla società che finanzia le nostre attività scientifiche. Come un medico non può rifiutarsi di curare un malato, così noi abbiamo il dovere di investigare ogni problema scientifico, secondo le linee guida dell’Accademia Polacca delle Scienze.

Più pragmatica la prof.ssa Sobaniec-Lotowska, che ricorda al superiore di avere lavorato su precisa richiesta, formale e scritta, della curia di Bialystok. Non trattiene, la professoressa, una nota di sarcasmo, ricordando che purtroppo non ha compilato alcuni moduli perché non è riuscita a trovare il numero di tessera sanitària della persona a cui apparteneva il miocardio studiato…

Certo! È Gesù… anche questo è un problema… volevano la tessera sanitaria di Gesù…

Il direttore dell’Università accusa i suoi collaboratori, con i quali pure condivide parecchi lavori scientifici pubblicati, di non riuscire a separare l’aspetto “emotivo” della loro fede cattolica dalla razionalità del lavoro di laboratorio. Non ammette che colleghi, pure stimatissimi e con trentennale esperienza, possano “vedere” quello che la Scienza non può ammettere e non sa spiegare.

Vedete fin dove si arriva? È così…

 Mi fermo qui perché mi pare che anche questo miracolo ci abbia detto qualcosa di molto importante! Le foto sono davvero impressionanti!

Domani vedremo il miracolo di Lègnica [si pronuncia Lègniza] che è avvenuto nel 2013, sempre in Polonia. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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