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Ostie gloriose – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.65

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Ostie gloriose – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.65
Venerdì 24 maggio 2024 – Beata Vergine Maria Ausiliatrice

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 10, 1-12)

In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 24 maggio 2024. Oggi festeggiamo la memoria di Maria Ausiliatrice, alla quale era tanto devoto san Giovanni Bosco. Vi invito ad andare bene a leggere e a meditare la storia di questo titolo con il quale è stata invocata la Vergine Maria.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 1-12. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo a pagina 130.

Il modo della refezione sacramentale

Ho detto in precedenza che Nostro Signore si è compiaciuto di compiere tutte le sue opere a modo di semina. Egli si è riservato di svolgere in prima persona unicamente quello che non poteva comunicare ad altri, ovvero la creazione della vita dal seme; però per lo sviluppo, la crescita, la lotta, la fecondità del seme si è degnato di fare a metà con le cause seconde. La comunione, più che una semina, è una manducazione, una digestione e un’assimilazione di Gesù vivo da parte dell’uomo; a quale scopo? Senza dubbio per preparare gradualmente e ottenere, quando verrà il Suo giorno (nel Giudizio universale), un’abbondante mietitura di uomini Gesù, che similmente al loro Modello, Gesù in cielo, Uomo-Dio sacrificato e glorioso, saranno come ostie gloriose del Cielo. E non si tratta di un’affermazione scaturita dall’audacia della fantasia o della retorica. È la parola infallibile di Gesù stesso che l’autorizza. Egli ha detto: «Sono venuto perché abbiano la vita, la più ricca e abbondante di tutte le vite». «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (o divina)» e non ha riservato altra via né modo per ottenere questa vita: «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo non avrete la vita in voi». Ma la vita che verrà a noi attraverso la manducazione del suo Corpo sarà la sua stessa vita intera, la sua vita non solo di Uomo, ma di Figlio di Dio e la sua vita di Ostia in cielo? Non c’è dubbio. “Chi mangia la mia carne… dimora in me e Io in lui. Come il Padre mio che mi ha inviato vive e Io vivo per il Padre, così chi mangia me vivrà per me” (San Giovanni, VI). Attraverso la Comunione di Cristo Sacramentato e solo attraverso di essa l’uomo entra in comunione e comunicazione con la sua Vita divina e giunge a diventare un altro Cristo.

Sottolineerei almeno due espressioni, che mi sembrano veramente belle:

un’abbondante mietitura di uomini Gesù

cioè, questa Comunione, questa manducazione, questa digestione e assimilazione di Gesù vivo, produce questi uomini Gesù, forma uomini Gesù, che:

saranno come ostie gloriose del Cielo

Bello! “Ostie gloriose del cielo”, trasformarci in piccole ostie, insieme all’Ostia Magna. Ostie gloriose che, per diventare tali, sono state prima grano che è finito nel mortaio, che è stato pestato, pestato e pestato e pestato e pestato, per ridurlo in farina e così trasformarlo in ostia. Le ostie gloriose devono prima essere state ostie dolorose; eh sì, altrimenti non diventeranno mai ostie gloriose. Dolorose vuol dire: dolorose! E noi abbiamo paura del dolore, c’è poco da fare. Il dolore fisico, il dolore spirituale, fa paura; ed è giusto che faccia paura, perché destabilizza, perché fa male; fa veramente tanto male il dolore. Ma noi non dobbiamo spaventarci, cioè: percepire il fatto che il dolore faccia paura (e lo sentiamo) però, non dobbiamo permettere al dolore di bloccarci. Questo è importante: non facciamoci bloccare dal dolore. Sapete, la paura del dolore ci può paralizzare, si può morire di spavento, anche per una notizia che ci può far presagire un dolore terribile; si può morire. Quindi il nostro corpo fatica a reggere questa paura terrorizzante.

Ecco: siccome sappiamo di esser chiamati a diventare ostie gloriose, dobbiamo vivere il nostro essere ostie dolorose insieme a Gesù, che ha saputo soffrire affidandosi al Padre.

Mi ha sempre colpito quando san Giovanni Bosco sogna san Domenico Savio, ormai morto, che gli appare, e tra le diverse cose, gli dice anche che avrebbe potuto fare ancora più bene e salvare più ragazzi, se solo avesse avuto più confidenza in Dio. Mi ha colpito questa cosa; san Giovanni Bosco… solo Dio sa quello che ha passato quell’uomo, che tormenti, che persecuzione ha vissuto, che sofferenze, e quanta fede ha avuto in Dio; eppure, san Domenico Savio dice: “Se solo tu avessi creduto di più. Se solo tu avessi avuto più confidenza in Dio, avresti avuto più giovani” Ecco, se questo è il rimprovero, allora cerchiamo di avere questa grande confidenza.

È interessante la nota due a pagina 131:

2 II Damasceno (Defide orth. 4, 13) — come riporta S. Tommaso nella Summa (tertia pars, quaestio 79, articulus 8) — scrive: «Il fuoco del nostro desiderio accendendosi alla fiamma del sacramento (eucaristico) brucerà i nostri peccati e illuminerà i nostri cuori; perché partecipando del fuoco divino ardiamo e ci divinizziamo» (nde).

Guardate che è molto bella, questa cosa. Bellissima! Dobbiamo dirle queste cose, perché oggi, forse si sono un po’ perse; non so, mi sembra; forse non le sentiamo più, forse neanche le conosciamo. Non si sentono più perché non si conoscono, non si studiano. “Il fuoco del nostro desiderio accendendosi alla fiamma del sacramento eucaristico, brucia i peccati, illumina i cuori; perché ci divinizziamo, perché ardiamo di questo fuoco divino”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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