Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’espiazione è un dovere – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.13
Lunedì 19 agosto 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 19, 16-22)
In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a lunedì 19 agosto 2024.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal diciannovesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 16-22.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di don Divo Barsotti.
Iniziamo un nuovo capitolo, dal titolo:
L’ESPIAZIONE È UN DOVERE
L’espiazione è semplicemente un nostro dovere. Nella misura in cui noi dobbiamo essere Cristo, non potremo non essere anche salvatori del mondo, sale della terra che impedisce la corruzione, luce sul moggio che illumina. Non possiamo rifiutare di essere i pochi che salvano i molti, non possiamo non sentirci veramente responsabili per tutti, perché non siamo ai margini della storia, non siamo al di fuori del mondo, in Cristo noi siamo il cuore del mondo, siamo il sostegno del mondo. «Il giusto è la colonna che regge l’universo». Io personalmente non sono giusto, ma sono nel Cristo che è «il Giusto», e Cristo continua in me il mistero della sua divina giustizia che è il mistero di una universale redenzione, che è il mistero di un’immensa carità. Possiamo sentirci davvero al centro del mondo — lo siamo; possiamo sentirci davvero il cuore dell’universo — lo siamo.
Quelli che salvano il mondo, quelli che veramente lo redimono, quelli che perciò compiono l’opera più alta, la più grande di tutte, non sono gli uomini di Stato, i geni, gli scienziati: sono i cristiani nella misura in cui sono cristiani e vivono in Cristo.
Fermiamoci qui.
Espiare è un dovere, ormai dovremmo essere arrivati a comprendere questa verità, e nella misura in cui dobbiamo essere in Gesù, dobbiamo essere anche i salvatori del mondo, dobbiamo essere il sale della terra, dovremmo essere la luce sul moggio che illumina.
E questo cosa vuol dire? Vuol dire che ci sono le tenebre, sennò a che cosa serve la luce sul moggio? A mezzogiorno del 20 di agosto, noi mettiamo fuori per strada la luce sul moggio? No, la mettiamo di notte. Quindi non c’è da stupirci. Il sale, dov’è che lo mettiamo? In una pasta salata? No, dove c’è mancanza di sale. Quindi, dove c’è assenza di Dio, il cristiano è colui che è chiamato a rendere presente Dio. Ecco il sale, ecco la luce.
Perciò non dobbiamo essere scandalizzati se nel mondo ci sono le tenebre, o se manca il sale, o se c’è la corruzione. L’importante è che ci sono i cristiani. Questo è quello che conta. E che non facciano i conigli; e che non dicano: “No, vabbè, ma io però…”. Che non preferiscano altro — qualunque cosa — a Gesù. È importante.
Non ho seguito nel dettaglio tutta quella questione delle Olimpiadi, perché non ho avuto tempo, però mi aveva colpito il caso di quel surfista che aveva l’immagine di Gesù sulla tavola da surf. Mi ha proprio colpito, questo ragazzo. Non so come sia finita, quindi non so dire, voi lo saprete meglio di me. Loro gli hanno detto: “Se tu ti presenterai con quella tavola, prima ancora di gareggiare sarai squalificato. Non lo so cosa abbia scelto questo ragazzo, però mi son detto: beh, sarebbe stato bello che lui, guardando la sua tavola, avesse detto: “Bah, su questa tavola non c’è niente di indecente, di osceno, di offensivo per nessuno, c’è solo un Gesù con le braccia aperte. Non mi sembra che sia offensivo per nessuno. Vabbè, quindi, che male fa? Non c’è neanche scritto niente” (non mi sembra che ci fossero delle scritte). Sarebbe stato bello che lui avesse detto: “Vabbè, io vado con la mia tavola, faccio la mia performance, mi squalificano; e vabbè, pazienza, il mondo saprà, tutti sapranno, ci si ricorderà sempre, che un ragazzo sportivo è stato squalificato, non per la sua mancanza di preparazione atletica, o per la sua incompetenza, ma è stato squalificato per un disegno”. Per un disegno!
È questa la cosa che fa riflettere: un disegno è stato sufficiente a squalificare un ragazzo che non aveva alcun atteggiamento offensivo; un disegno!
Quando, invece, nei confronti di Gesù è ammesso tutto, tutto il male possibile. Quindi, se fosse stato raffigurato qualcosa di offensivo per Gesù, sarebbe andato bene, ma siccome era raffigurato qualcosa di bello verso quel soggetto, allora no. “E vabbè — io avrei detto — se non può venire lui, non vengo neanch’io. Perché devo separarmi? Non so, perché? Se lui non può partecipare, non partecipo neanch’io”. Ci sarà una ragione, per cui questo ragazzo avrà messo Gesù sulla tavola da surf.
Mi ha colpito anche un altro episodio accaduto tempo fa, riguardante una donna — forse una principessa, se non erro, ma non ricordo i dettagli — durante un evento pubblico, probabilmente legato al mondo dello spettacolo o della moda. Mentre saliva una scalinata coperta di tappeto rosso, indossava un abito lungo con una coda. Quando ha aperto la coda, è apparso un bellissimo volto di Gesù sofferente, dipinto con grande maestria, con la corona di spine. Ciò che mi ha colpito è che le persone che la accompagnavano cercavano di coprire quel volto. Lei, infastidita, si è girata e con un gesto deciso ha fermato i loro tentativi, stendendo nuovamente la coda per mostrare il volto di Gesù.
Mah, sarà perché Gesù è vivo! Sì, perché nei confronti di qualcuno che è morto, non si ha tutta questa acredine. Ma sapete, queste forse sono le forme più eclatanti di affermazione che Gesù è vivo. E allora, di fronte a qualcuno che è vivo, le tenebre… eh, beh, le tenebre non vogliono la luce. Punto.
Quindi, ritornando al surfista uno dice: “Devo ricevere il premio dalle tenebre? Ma tienitelo il tuo premio, per l’amor del cielo”. È così bello fare sport e se anche le tenebre non ti premiano…, andiamo avanti lo stesso!
Noi non siamo ai margini della storia, noi non siamo al di fuori del mondo; anche se c’è un po’ la tendenza, per qualche cristiano, a vivere un po’ come se fosse fuori dal mondo, come se fosse ai margini della storia. C’è un po’ questa tendenza ed è un po’ un peccato, perché non è ciò che il Signore ci chiede. Ci chiede di essere assolutamente inseriti nel mondo; io penso a san Giuseppe Moscati, oppure al beato Piergiorgio Frassati — entrambi assolutamente inseriti nel loro contesto storico, come dice Don Divo. Perché “noi siamo il cuore del mondo in Gesù”, in Gesù noi siamo il cuore del mondo, noi siamo il sostegno del mondo, noi siamo coloro che salvano il mondo; in Gesù. Quindi, nella misura in cui i cristiani sono cristiani e vivono in Cristo — è questo il cristiano, colui che vive in Cristo — ecco, nella misura in cui siamo cristiani, viviamo in Cristo, noi salviamo il mondo. Molto bello. Quindi: impariamo davvero a riscoprire la nostra vocazione cristiana. È nostro dovere di espiare.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.