Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Rapporto tra riparazione e Sacro Cuore – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.52
Venerdì 27 settembre 2024
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 9, 18-22)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a venerdì 27 settembre 2024. Oggi ricordiamo e festeggiamo S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote.
Ricordo oggi, alle 17:30, la supplica alla Madonna della Medaglia Miracolosa, e ricordo che oggi è il secondo dei quindici venerdì del Sacro Cuore, scritti da don Giuseppe Tomaselli; in questo secondo venerdì, siamo chiamati a riparare l’abuso del sacramento della confessione.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal nono capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 18-22.
Continuiamo la nostra lettura del libro di don Divo. Oggi vediamo questo capitolo che si intitola:
RAPPORTO TRA RIPARAZIONE E S. CUORE
Ci si domandava che rapporto vi è tra la riparazione e la devozione al Sacro Cuore, dal momento che l’oggetto specifico di questa devozione sembra essere precisamente la riparazione. Non soltanto Gesù, apparendo a S. Margherita Maria, la chiamava a questo impegno, ma anche la liturgia della Chiesa nella festa del Sacro Cuore, attraverso i tempi, si è andata sempre più fissando in questo aspetto, che rimane l’aspetto specifico di questa devozione. Che rapporto vi è dunque fra la riparazione e il Sacro Cuore? Per capirlo bisogna considerare il posto che occupa la festa del Sacro Cuore nell’anno liturgico. — vedete l’importanza della liturgia — Anche questo può illuminarci riguardo al contenuto teologico della festa, tanto più poi che il posto che occupa è Gesù medesimo che lo ha voluto. Egli stesso ha chiesto che venisse consacrato al suo Cuore il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini. Gesù stabiliva praticamente (volendo la festa del suo Cuore divino nel venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini) che questa festa fosse sigillo a tutte le feste che celebrano il mistero cristiano. Forse le chiude perché le riassume? No, perché la solennità che riassume tutti i misteri del Cristo è la Settimana Santa, è la Pasqua cristiana, tanto che nei primi secoli la Chiesa celebrava soltanto la Pasqua. — forse non lo sappiamo, ma è così — Non esistevano altre feste, non esisteva nemmeno il Natale, ma la Pasqua era la celebrazione di tutto il Mistero cristiano.
Ma allora qual è l’oggetto specifico della devozione al Sacro Cuore e perché nell’anno liturgico viene celebrato per ultimo? Perché è precisamente la festa che aggancia, si direbbe, la prima alla seconda parte dell’anno.
State attenti perché, vedete, lui fa anche una lezione di liturgia ed è importante, perché poi succede che ognuno, nella liturgia, fa quello che vuole e questo non va bene.
La questione non è: “Ma faccio peccato veniale, faccio un irriverenza, faccio una disobbedienza, faccio un peccato mortale, se non rispetto le norme liturgiche?”.
Perché poi vengono queste domande. Io voglio fare di testa mia (e ognuno ha la sua fantasia, la sua abitudine, il suo stile, i suoi motivi) le norme liturgiche mi dicono un’altra cosa; se io faccio diversamente dalle norme liturgiche, faccio qualche mancanza? Oppure, semplicemente, faccio una cosa che non dovrei fare?
Ecco, questa domanda è una domanda mal posta, perché non si ragiona così. Nella liturgia siamo chiamati a fare tutti secondo le norme liturgiche. Non c’entra “se non lo faccio, che peccato commetto” o “se non lo faccio, cosa succede”. Succede che non rispettiamo ciò che la Chiesa ha pensato migliore e necessario, per tutti noi, affinché la liturgia fosse espressa nel modo migliore, venisse vissuta nel modo migliore.
“Eh, però io vedo che gli altri fanno in un altro modo, fanno come vogliono”. Ma a noi cosa interessa? Noi dobbiamo rendere conto a Dio di noi stessi, non degli altri.
Noi dobbiamo fare le cose fatte bene, secondo le norme.
E uno dice: “Ma io non so come si fa, allora aspetta che chiamo il Catebox”, no! La strada non è: chiamo il Catebox, la strada è: “Aspetta un momento, che mi vado io ad informare”. Come faccio ad informarmi, ad esempio, delle norme liturgiche per la Messa? Andate su Internet e cercate le pagine di un Messale; andate su Internet e vi informate. Perché dobbiamo imparare, ciascuno, a renderci ragione del perché facciamo le cose, come e quando le facciamo. La via non è: chiamo il Catebox, perché magari potrebbe sbagliarsi. E poi perché anche il Catebox non è lui, la norma. Non c’è niente di segreto e neanche di difficile da capire, sulle pagine del messale. Le norme sono scritte in rosso in ogni sezione; ad esempio, per la recita del Padre Nostro o nel “Mistero della fede”, c’è scritto in rosso cosa deve fare il sacerdote, cosa deve fare il popolo di Dio, è scritto tutto! E lo andate a leggere. “Quando mi devo mettere in ginocchio? (a parte che l’ho già detto), quando mi devo alzare durante la Messa?”. Vai e leggi le norme che sono scritte sul messale.
Noi dobbiamo imparare a conoscere la liturgia, dobbiamo imparare ad approfondire le norme liturgiche. Quindi vedete come don Divo è preciso! E ricordiamoci, il ragionamento non è: “Ma se io faccio diverso, allora…” no, io non devo fare diverso, punto. Al di là del “allora cosa succede”; non devo fare diverso. Le norme sono scritte in rosso per dire che dobbiamo tutti fare quello che c’è scritto, né più e né meno. Quello è quello si fa.
“Ma la mia devozione personale?”, quella la vivi fuori dalla liturgia, quando il momento liturgico è finito, quando la Messa è finita, quando la liturgia delle ore è finita. Quello lo vivi fuori, durante la liturgia vivi quel momento lì, in quel modo lì, punto.
Nella prima parte noi consideriamo Gesù come Colui che è autore e consumatore della nostra fede; come Colui per il quale e nel quale si compiono i disegni divini. Tutto per lui fu fatto e, in vista di lui, fu creato: lui, fondamento di tutto l’ordine cosmico; lui, ultimo fine a cui l’ordine cosmico si ordina: Cristo Gesù. La seconda parte dell’anno liturgico ci dice che Cristo non è soltanto l’uomo nato dalla Vergine, ma è tutta l’umanità, che egli riassume in sé: Cristo e la Chiesa. Non si può pensare a Cristo senza pensare alla Chiesa.
Ora, se nella prima parte dell’anno liturgico noi contempliamo soprattutto il mistero cristiano in quanto si è compiuto in Gesù di Nazareth, autore e consumatore della nostra fede, nella seconda parte dell’anno liturgico noi vediamo come questo mistero viene partecipato alle sue membra che si identificano con la Chiesa, continuazione del Cristo, anzi suo mistico Corpo.
Qual è il mistero che indica esattamente questo passaggio del mistero dal Cristo all’umanità? L’umanità vive questo mistero nella misura in cui entra a far parte del Cristo. Qual è l’atto che dimostra che l’umanità ora vive il mistero di Gesù? Nella festa del Corpus Christi si celebra il mistero dell’Eucarestia: si celebra il mistero del Cristo in quanto mistero di comunicazione divina agli uomini. Nell’Eucarestia egli si dona, comunica sé stesso nei suoi stati, nei suoi misteri, agli uomini. E nella festa del Sacro Cuore noi vediamo precisamente gli uomini e Cristo vivere il medesimo mistero. Non Gesù che si comunica e gli uomini che ricevono, ma gli uomini e Cristo che vivono un medesimo mistero: il mistero della riparazione del Cristo, cui gli uomini vengono già in atto associati. Cristo e gli uomini vivono un medesimo mistero: il mistero della Redenzione. Per questo l’oggetto della devozione al Sacro Cuore è la nostra riparazione.
Vedete, quindi noi siamo chiamati a riparare per queste ragioni.
Questa festa dimostra precisamente il nostro entrare nel Cristo per vivere noi stessi quello che egli vive, per far presente in noi stessi il mistero della sua Redenzione, non semplicemente in quanto veniamo a beneficiarne, ma in quanto, associati a Cristo in questo stesso mistero, diveniamo in luì, noi stessi, riparatori e salvatori del mondo.
Ecco, oggi abbiamo capito, in modo molto preciso, quale rapporto c’è tra riparazione e Sacro Cuore di Gesù. E qual è il senso della festa del Sacro Cuore. Quindi adesso sappiamo perché la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù è posta proprio lì, perché è lì, perché è messa lì, qual è la ragione. E questo è molto importante.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.