Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Solidali con l’umanità peccatrice pt.1 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.36
Mercoledì 11 settembre 2024 – Beata Maria Pierina De Micheli, Apostola del Santo Volto
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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PRIMA LETTURA (1 Cor 7, 25-31)
Fratelli, riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così com’è.
Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele.
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a mercoledì 11 settembre 2024. Oggi festeggiamo la beata madre Maria Pierina De Micheli, apostola del Volto Santo. Ho già parlato negli anni di questa beata e anche della devozione al Volto Santo di Gesù, della medaglia del Volto Santo di Gesù; quindi sul sito veritatemincaricate.com, chi lo desidera può andare a rileggere oppure ad ascoltare nuovamente quelle catechesi o meditazioni dedicate al Volto Santo.
Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, capitolo settimo, versetti 25-31. Molto bella questa espressione finale: “passa la figura di questo mondo”, molto bella; veramente tutto passa.
Continuiamo la nostra lettura del testo di don Divo, oggi iniziamo questo nuovo capitolo che non leggerò tutto perché alcune cose le abbiamo già viste, quindi non serve ripeterle. Il titolo del capitolo è:
SOLIDALI CON L’UMANITÀ PECCATRICE
Non vi è peccato del mondo che non sia anche il nostro. Il peccato dell’apostasia delle masse, il peccato dell’immoralità dilagante è il nostro peccato. Non possiamo gettare la croce addosso a nessuno: prima di tutto dobbiamo portarla noi. Non possiamo condannare nessuno senza prima condannare noi stessi. Non possiamo accusare nessuno, senza prima accusare noi.
Mi sembra molto attuale quanto abbiamo appena letto. Oggi si parla molto di apostasia, veramente tanto, e oggi si parla molto di immoralità. E, di solito, quando sentiamo parlare di queste due realtà, come di altre, come di altri peccati, è vero quello che dice don Divo: questa croce la buttiamo addosso agli altri; usiamo queste parole per condannare, per accusare gli altri. Quindi: gli altri sono apostati, gli altri sono immorali, gli altri sono ladri, eccetera. Ma don Divo dice: innanzitutto, prima, dobbiamo accusare e condannare noi stessi. E questo ci porterà all’obbligo della riparazione.
È un po’ il discorso fatto ieri. Quindi, quando io vedo un peccato, fuori di me, intorno a me, innanzitutto devo prendere quell’occasione non tanto per puntare il dito, non per giudicare le persone, perché solo Dio può giudicare un uomo, a livello della sua coscienza ovviamente, ma ci serve per prendere l’occasione (quando incontriamo il male dell’altro o degli altri) per guardare noi stessi, per accusare noi stessi, per condannare noi stessi. Se c’è qualcuno da condannare, sono io; se c’è qualcuno da accusare, sono io. E invece, troppo spesso, facciamo esattamente il contrario. E poi, chi fa così, cioè chi accusa e chi condanna, di solito non dedica altrettanto tempo per richiamare all’obbligo della riparazione e dell’espiazione; magari lo accenniamo, ma non tanto quanto. Se parliamo del male degli altri, noi ci stiamo su venti minuti — mezz’ora, se parliamo dell’obbligo di riparare e di espiare, due minuti.
E poi è difficile trovare qualcuno che sappia parlare con competenza della riparazione e dell’espiazione, è difficile che non riproponga aria fritta. Ecco perché io mi appoggio al testo di don Divo, per questa ragione; perché per parlare di riparazione, di espiazione, dobbiamo imparare tutti da chi per primo l’ha vissuta, perché per primo l’ha capita bene. Ecco, mi appoggio a lui per questo; non vi sto parlando di un mio libro, non vi leggo un mio libro, o non vi propongo una mia idea, mi sembrerebbe fuori luogo. Ma “uso” lui, “uso” don Divo perché, come avete visto, è veramente competente in materia.
Ecco, impariamo ad uscire da questa logica dell’accusa e della condanna, qualunque sia il peccato che abbiamo davanti, lo vediamo e diciamo: e io?
Prosegue don Divo:
Separarci dai peccatori non vuol dire essere noi dalla parte dei giusti, vuol dire metterci fuori da quella umanità peccatrice, la quale è anche salvata da Gesù, che si è fatto solidale con essa. Vuol dire, per noi, rifiutare la Redenzione che Gesù ha meritato per tutti.
Quindi, se io mi separo dai peccatori, di fatto mi sto separando dall’umanità peccatrice, quell’umanità che Gesù ha salvato, quell’umanità con la quale lui si è fatto solidale. E quindi io cosa sono? Se io mi separo da questa umanità peccatrice che Gesù ha salvato e con la quale Gesù si è fatto solidale e mi metto fuori, mi separo, io cosa sono? Quindi, non sono più salvato! Vedete: il fariseo e il pubblicano! Cosa dice Gesù? Dice che quello uscì giustificato, l’altro no. Perché l’altro si è separato dai peccatori, dall’umanità peccatrice e quindi non è giustificato, non è salvato, perché Gesù è venuto a salvare l’umanità peccatrice.
Non so se mi spiego, a me sembra molto chiaro il ragionamento che fa don Divo. Noi non siamo parte dell’umanità peccatrice, noi siamo l’umanità peccatrice, perché non esiste un’altra umanità. Stiamo attenti alla follia! Non esiste un’altra umanità! Avete in mente la parabola del fariseo e del pubblicano? È come se il fariseo dicesse: “Io sono la vera umanità, il peccatore è la falsa umanità”; sbagliato! Perché il ragionamento del fariseo è: io non faccio il peccato, lui sì; il pubblicano è pieno di peccati, quindi io mi separo, non sono come lui.
Ma tutti abbiamo il peccato originale, non esiste una umanità “altra” da quella che noi conosciamo, che è segnata dal peccato originale. Solo la Vergine Maria è senza peccato originale, ma è solo lei, è l’unica, tutti gli altri hanno la ferita del peccato originale. Quindi, tolta la Vergine Maria, che è un caso unico, è proprio un unicum nella storia dell’umanità — ma è un unico in funzione del fatto che lei doveva poi dare al mondo il Verbo di Dio — tolto questo caso unicum, tutti gli altri fanno tutti parte dell’umanità peccatrice. Quindi dire, come direbbe il fariseo, “c’è una vera umanità, che sono io, perché non sono come quel pubblicano che… io invece faccio questo, questo e quest’altro”, è sbagliato, perché il pubblicano non è una “falsa umanità” poiché è peccatore. No, il pubblicano è l’umanità peccatrice. Del resto, anche il fariseo fa parte dell’umanità peccatrice, ma poiché lui si separa da questa umanità peccatrice, lui si separa dall’essere salvato e giustificato da Gesù; è qui che si gioca tutto (attenzione, perché sono discorsi molto importanti). Ecco perché Gesù, quando nel Vangelo di Giovanni c’è la guarigione del cieco nato, dice ai farisei: “Poiché voi dite: siamo senza peccato, il vostro peccato rimane”.
Invece noi siamo peccatori; tutti! Ecco perché ieri vi dicevo che è importante leggere le ragioni, le motivazioni, per guardare noi stessi. Tra l’altro, ieri mi sono dimenticato di dirvi che, nel caso del ragazzo minorenne di Paderno, c’è anche un’altra frase che lui dice. Lui dice: “L’ho fatto pensando che facendo questo gesto io mi liberasse, mi potesse liberare da questa solitudine, da questo vuoto, da quello che portavo dentro — adesso non mi ricordo bene le parole, comunque — poi quando l’ho fatto mi sono reso conto che invece non era così”.
Noi non dobbiamo fuggire mai da niente, mai fuggire! Innanzitutto, da noi stessi; innanzitutto, dal nostro peccato, dal nostro essere peccatori. Noi non dobbiamo fuggire, dobbiamo convertirci, questo sì, ma non fuggire! Altrimenti noi rifiutiamo la redenzione che Gesù ha meritato per tutti i peccatori. Ma se io mi separo dai peccatori… eh, basta.
Non dimentichiamolo mai, eh! Non esiste un’umanità dei santi, dei puri, e un’umanità dei peccatori; esiste l’umanità peccatrice. Dire “umanità” non è sufficiente, dobbiamo sempre dire “umanità peccatrice” perché, se noi diciamo “umanità” e basta, allora qualcuno potrebbe dire: “Ah sì, quindi c’è una vera umanità e una falsa umanità, e quindi un’umanità di coloro che sono santi e un’umanità di coloro che sono peccatori”; no! C’è una sola umanità: “l’umanità peccatrice”, quell’umanità che Gesù è venuto a salvare. Se io mi separo giudicando i peccatori, sentendomi giusto, io mi escludo dall’essere salvato, dall’essere giustificato, perché Gesù si è fatto solidale con l’umanità peccatrice, perché un’altra umanità non esiste, non c’è.
Bene, mi fermo qui, domani andiamo avanti perché è un capitolo molto, molto, molto importante. Vedrete quanto è denso questo capitolo e quanto ci è utile in questo tempo.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.