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Sacrosanctum Concilium – Capitolo I, § 23, 24 “tradizione e Sacra Scrittura”

Concilio Vaticano II - Sacrosanctum Concilium

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sacrosanctum Concilium – Capitolo I, § 23, 24 “tradizione e Sacra Scrittura”
Venerdì 18 ottobre 2024 – San Luca, Evangelista

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 10, 1-9)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 18 ottobre 2024. Oggi festeggiamo S. Luca Evangelista, quindi auguri a tutti coloro che portano questo bellissimo nome.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal decimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 1-9.

Andiamo avanti con la lettura della Sacrosanctum Concilium, siamo arrivati al numero 23.

Sana tradizione e legittimo progresso

23. Per conservare la sana tradizione e aprire nondimeno la via ad un legittimo progresso, — quindi non a un progresso sfrenato, legittimo — la revisione delle singole parti della liturgia deve essere sempre preceduta da un’accurata investigazione teologica, storica e pastorale. Inoltre devono essere prese in considerazione sia le leggi generali della struttura e dello spirito della liturgia, sia l’esperienza derivante dalle più recenti riforme liturgiche e dagli indulti qua e là concessi. Infine — attenti bene — non si introducano innovazioni se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della Chiesa, e con l’avvertenza che le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche maniera, da quelle già esistenti. Si evitino anche, per quanto è possibile, notevoli differenze di riti tra regioni confinanti.

A me sembra molto chiaro, comunque lo spiego. Allora: non si devono introdurre innovazioni — cioè, non bisogna cambiare nulla, perché “non introdurre innovazioni” vuol dire che non bisogna mettere nulla di nuovo — se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della Chiesa. Quindi: coloro che hanno operato dopo il Concilio, anche a livello liturgico, lo hanno fatto per una vera e accertata utilità della Chiesa? Ecco, questo bisogna chiederlo a loro. Chi ha operato dopo, non i padri conciliari, non il Concilio, ma coloro che son venuti dopo, e che si sono mossi — evidentemente non sempre e non tutti — secondo questo dettame, a loro bisogna chiedere perché l’hanno fatto, non al Concilio. Perché il Concilio dice che le innovazioni devono essere fatte solo per una vera e accertata utilità della Chiesa; quindi, quando c’è un’innovazione, qualunque essa sia, che voi vedete, uno deve chiedere: “Ma questa è stata fatta per una vera e accertata utilità della Chiesa? Sì o no? “Ni”. E allora non doveva essere fatta, perché lo dice il Concilio. Il Concilio è contrario, si è espresso in modo contrario a delle innovazioni che non fossero motivate da una vera e accertata utilità della Chiesa. Il Concilio sta difendendo in modo categorico la liturgia da quelle innovazioni che non sono strettamente necessarie e utili alla Chiesa. E poi, queste nuove forme devono scaturire da quelle già esistenti in modo organico.

Uno dice: “Eh, ma, sotto certi aspetti, non mi sembra che questo sia accaduto; come mai? Colpa del Concilio?”. No, perché il Concilio ha detto esattamente il contrario. Guardate, non c’è niente di più bello che difendere un innocente; veramente, non c’è niente di più bello. Sono felicissimo che il Signore mi abbia dato questa possibilità di difendere un innocente, e l’innocente, in questo caso, è il Concilio. Perché, come vedete, nella Sacrosanctum Concilium, niente avvalora la tesi del “tutto quello che è venuto dopo, è colpa del Concilio”; niente, non c’è niente, fino adesso, non c’è niente. Anzi, tutto il contrario, lo abbiamo visto anche ieri; il Concilio ti dice esattamente: “Attenzione che le innovazioni devono essere mosse da una vera e accertata utilità della Chiesa e devono scaturire in modo organico da quelle già esistenti”. Quindi, è inutile che noi andiamo a incolpare il Concilio e a cercare nel Concilio il colpevole. No, andate a cercarlo in coloro che dopo hanno agito — ci sono nomi e cognomi, eh — ed è lì che dovete andare a porre la domanda, ed è lì che dovete andare a porre l’attenzione.

Qualche tempo fa ho chiesto a una persona: “Ha letto questo documento della Chiesa?”. Risposta: “Ma io non sono una teologa”. Cosa vuol dire? Ho detto: “No, è sbagliata questa risposta”. I documenti della Chiesa non sono per i teologi, sono per tutti i cristiani, poi i teologi li approfondiscono e li spiegano, ma questo è un altro discorso. Noi dobbiamo leggere i documenti della Chiesa e soprattutto gli ultimi. Perché dobbiamo capire quale messaggio sta passando; stiamo attenti, è fondamentale conoscerli. E ci sono documenti, che sono molto importanti — che sono usciti già da mesi — che non sono stati letti, alcuni neanche li conoscono. Ma sono documenti che stanno normando la vita della Chiesa, quindi attenzione, sono molto importanti. Li abbiamo letti? Li abbiamo approfonditi? Non so, chiedo. Per esempio, avete letto attentamente la dichiarazione Fiducia supplicans? L’avete conosciuta o sentita? Io spero di sì, che l’abbiate sentita. Ecco, l’avete letta? Se non l’avete letta, questo è un problema, perché va letta. Non è un documento per i teologi, no, no, assolutamente; è un documento che riguarda tutta la Chiesa, che è molto autorevole. La formula “dichiarazione” erano ventiquattro anni che non c’era da parte della Chiesa; l’ultima è la Dominus Jesus, ventiquattro anni fa (anche quella va letta, è molto importante).

Fiducia supplicans, è una dichiarazione fatta sul senso pastorale delle benedizioni; non è per niente lunga. È datata 18 dicembre 2023, ed è una dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, firmata dal prefetto, con la firma poi di Francesco. Dal 18 dicembre 2023, quindi, l’avete letta? Dovete leggerla, ma non basta, perché poi, successivamente, il 4 gennaio 2024, quindi poco dopo, è stato sempre il Dicastero per la Dottrina della Fede che ha emanato un comunicato stampa per la ricezione di Fiducia supplicans. Quindi, prima c’è stata la dichiarazione, poi c’è stato un comunicato stampa, sempre in relazione alla dichiarazione Fiducia supplicans. L’avete letto? Leggete, non è lunghissimo, è abbastanza breve. Ma lo dovete leggere, perché riguarda cose molto importanti. E voi dovete averle sotto gli occhi.

Credetelo: è finito il tempo nel quale si va avanti per sentito dire e, per la pigrizia — perché questa è pigrizia — e poi per il disinteresse, perché a noi, tutto sommato, non ci interessa granché. Cioè, è come se la Chiesa e la gerarchia emanano documenti, ma noi andiamo avanti per la nostra strada. E non va bene questa cosa, non è ecclesiale questo modo di fare. Noi dobbiamo essere costantemente ricettivi verso i documenti, soprattutto quelli importantissimi che vengono emanati. Una dichiarazione è importantissima, ha proprio un’autorevolezza molto molto alta, tanto più che erano ventiquattro anni che non veniva fatta. Quindi vuol dire che è una cosa molto importante. Bene, allora l’avete letta? Ecco, io vi rispondo, vi dico: “No!”. Io sono sicuro che tantissimi di voi — spero non tutti, ma tantissimi di voi — non sanno neanche di cosa sto parlando, e comunque non l’hanno mai letta. Questo è un problema. Però poi si va a fare i maestrini e ad accusare il Concilio Vaticano II, quindi io sono felicissimo di difendere un innocente.

Qualcuno addirittura mi ha chiesto io che traduzione uso; che traduzione volete che usi? Mica uso quella degli alieni, non l’ho presa mica da Marte; non è venuto ET a darmi la traduzione, prendo quella del Vaticano, che traduzione devo usare? Non so, a volte leggo di quelle cose che sono veramente simpatiche; perché io le leggo le vostre cose, leggo quello che scrivete, anche se non rispondo a tutto, però le leggo. Sono importanti, da leggere. Così come qualcun altro che scriveva — io non faccio i nomi, perché, sapete, non mi piace fare i nomi — che bisognerebbe approfondire la questione degli abbandoni della vita consacrata a partire dal periodo post conciliare e protratti, con costanza, nel tempo. Esatto: post-conciliare, esatto. Post-conciliare non vuol dire che la colpa è del Concilio. Cioè, è chiaro che tutto ciò che avviene dopo il Concilio è post conciliare, ma quindi, tutto ciò che viene dopo il Concilio, poiché c’è stato il Concilio, è colpa del Concilio? Ma vi sembra logico? Come vi ho già detto (ma “detto” perché vi sto leggendo le fonti), un conto è il Concilio, e un conto è la ricezione del Concilio, un conto è quello che è avvenuto dopo il Concilio, ma non a causa del Concilio.

Credo che non basterà una vita per ripetere queste cose, perché questo proprio ve l’hanno fatto entrare dentro, quasi nel DNA, senza che ve ne siate accorti; è terribile questa cosa, è terribile.

Altro commento: “D’altra parte, un cambiamento così importante nella liturgia…”; quale cambiamento? Siamo arrivati al numero 23 della Sacrosanctum Concilium, e già emergono commenti come se fosse stata letta integralmente. Fino adesso, a me sembra di vedere che tutto ‘sto cambiamento non c’è: almeno per quanto riguarda la volontà dei padri conciliari. Un altro conto è quello che è accaduto dopo, ma questo è da riconoscere come responsabilità ad altri, non al Concilio. Vedete che il Concilio è molto preciso: «non si introducano innovazioni se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della Chiesa, e con l’avvertenza che le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche maniera, da quelle già esistenti».

Se un genitore educa i figli in modo esemplare, devoti e rispettosi, e questi da adulti prendono una strada criminale, spacciando droga o rapinando, è forse colpa del genitore? Siccome vengono da te, arrestiamo i genitori? Scusate, ma il figlio ha una libertà sua? Certo, è lui responsabile delle sue azioni, non vengo ad arrestare i genitori che, poverini, hanno dato la vita per questo figlio; stessa cosa. Questi che hanno abbandonato la vocazione se ne sono andati dopo, nel tempo post-conciliare? Bene e chiediamoci perché. È colpa del Concilio? No, forse queste vocazioni non erano proprio così stabilite in Gesù Cristo; perché io qui non vedo motivi per impazzire o per andarsene o per chissà che cosa. Io vedo una grande fedeltà alla tradizione, in quel testo che stiamo leggendo adesso. Quindi, testi nuovi, lingua italiana, ma dov’è che ne parla? L’abbiamo finito di leggere, il documento? E queste cose che sono citate in questo messaggio, sono presenti nel Concilio? No. Vedete? Non facciamo i maestri, quando non lo siamo. Già detto.

E poi, qualcun altro che cita alcuni padri — che non sto qui a citare, perché alcuni sono vivi, alcuni sono morti, e quindi non mi sembra il caso — e dice: “C’è una giusta critica sulla problematica dei documenti stessi del Concilio Vaticano II”; e qual è? Sentiamo. Vedete, nei messaggi, questo non viene scritto. Che senso ha, mettere un messaggio del genere, io mi domando? Citare dei nomi — “non credo che”, e cita i nomi, “siano da annoverare tra chi propaga il Concilio fantasma”. Ma cosa c’entra? Ma questo cosa c’entra? Sono due cose completamente diverse: e infatti ho parlato di mass-media, in quel caso, e qui cosa c’entra? Vedete, è proprio il fraintendere le cose per portare avanti delle idee sbagliate. “C’è una giusta critica sulla problematicità dei documenti stessi” allora, innanzitutto chi afferma queste cose, deve evidenziare quali sono queste problematicità — primo — e quali sono i documenti interessati — secondo — terzo: qual è la giusta critica. E qui non c’è. Frasi ad effetto buttate lì, critiche, giudizi, senza dire le fonti; senza dire: questo è il documento che è problematico, questa è la critica che è stata fatta, e per questo motivo è giusta; niente, silenzio. Uno che lo legge dice: “Vabbè, a cosa fa riferimento?”. Non si sa: seminiamo dubbi, seminiamo malessere, seminiamo indeterminatezza, seminiamo fumo, che così, almeno, gli altri non capiscono cosa stiamo dicendo, però capiscono che non va bene, che c’è qualcosa che non va bene, invece non è vero. Io apposta ho voluto leggere il documento, ma lo sapevo: infatti qualcuno — tra l’altro è una signora che conosco — mi ha detto: “Padre, sì, sì, tutto bene, tutto bene, tutto chiaro. Però si prepari, eh, perché verrà bombardato!”; ma sì, lo so, certo, lo so; da chi? Da quelli che vanno contro il Concilio. Peggio per loro. Io sono assolutamente nella pace, perché ho accanto a me sommi pontefici, come Giovanni XXIII, come Paolo VI, come Giovanni Paolo I, come Giovanni Paolo II, che addirittura ha definito il Concilio “il faro del suo pontificato”, come Papa Benedetto XVI; io mi sento in pace. E nessuno di questi papi, nessuno, nessuno di loro — che avrebbe tranquillamente potuto dire, leggendo i documenti del Concilio: “No, questo non va bene, non lo firmo, non lo approvo” — ha bocciato qualcosa, né durante, né dopo. Io quindi me ne sto in pace, poi che ci siano in giro persone che si sentono di voler fare critiche, va bene, le facciano. Le vorrei leggere bene, vorrei vedere bene queste critiche, vorrei vedere bene le fonti, vorrei vedere bene a cosa si riferiscono, e poi capire; vediamo. No, perché le cose fatte in questo modo non funzionano. Ubi Petrus, ibi Ecclesia.

Poi, ripeto, io Giovanni XXIII non l’ho conosciuto, Paolo VI neanche, Giovanni Paolo I neppure, io ho conosciuto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e di loro veramente mi fido ciecamente. Vi invito a fidarvi di loro, poiché sono stati due papi eccezionali. E poi Benedetto XVI, “il papa teologo”, cioè, ha partecipato al Concilio, voglio dire… Ho letto di quelle accuse, che io non ripeto, perché sono talmente infamanti, talmente false e talmente motivate dall’ignoranza e dalla cattiveria, delle accuse — anche teologiche — contro Benedetto XVI, che sono indegne di un cristiano. Io non so come si possa arrivare ad affermare certe cose così infondate. Ne ho lette alcune che — guardate, magari un giorno le riprenderò, non lo so — sono veramente di una cattiveria… Ma poi proprio false, false, nei confronti di un uomo con una preparazione teologica come pochi l’hanno avuta e come pochi ce l’hanno oggi; di un rigore, di una precisione, di un’onestà intellettuale, di un procedere proprio bello.

Comunque, questa è la mia posizione, perché è la posizione della Chiesa, lo leggiamo qua, io non sto leggendo altro che i testi. E se mi chiedete anche che traduzione ho io, ecco, non so se va bene quella della Santa Sede, non so, datemene un’altra; devo leggervelo in latino? Se volete ve lo leggo tutto in latino, proprio non c’è problema. Poi: la predicazione la posso fare in italiano o devo anche predicare in latino? Così siamo sicuri. Se ve lo devo leggere in latino, lo leggiamo tutto in latino. Se poi non vi fidate della traduzione che faccio io, chiamiamo una professoressa di latino e, mentre io la leggo in latino, chiamo la professoressa e le chiedo di tradurlo letteralmente, per essere sicuri che… non lo so, veramente, alle volte sono…basito. Tutto ciò ci riporta ancora una volta allo stesso concetto: il Concilio Vaticano II ha sempre invitato a…

Vediamo adesso il numero 24.

Bibbia e liturgia

24. Nella celebrazione liturgica la sacra Scrittura ha una importanza estrema. Da essa infatti si attingono le letture che vengono poi spiegate nell’omelia e i salmi che si cantano; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preghiere, le orazioni e i carmi liturgici; da essa infine prendono significato le azioni e i simboli liturgici. Perciò, per promuovere la riforma, il progresso e l’adattamento della sacra liturgia, è necessario che venga favorito quel gusto saporoso e vivo della sacra Scrittura, che è attestato dalla venerabile tradizione dei riti sia orientali che occidentali. 

C’è qualcosa di strano, qualcosa di diverso, qualcosa di brutto, di non vero? No, mi sembra di no. Ci sta dicendo che la sacra Scrittura ha un’importanza estrema, poi fa niente se i cristiani oggi vanno in chiesa, partecipano alla Santa Messa, escono dalla Chiesa, tu gli dici: “Cos’è che diceva oggi il Vangelo?” — “Ehmm” — “E la prima lettura?” — “Ehmm”. Domanda: il Vangelo di domenica che avete ascoltato, cos’è che diceva? Non vi chiedo la citazione, cosa diceva a grandi linee, ricordate? Vedete, non vivete il Concilio! Semplice. E la prima lettura e la seconda lettura cosa dicevano, nella Messa di domenica? La Messa della domenica dovrebbe essere la Messa che poi permea tutta la settimana. Ma per chi è andato a Messa oggi: cosa diceva il Vangelo di oggi? Vedete? Il Concilio dice la centralità, l’importanza estrema della sacra Scrittura e noi facciamo quello che vogliamo. Noi invece diciamo: “Sì, sì, va bene”, ma lo mettiamo in pratica? No, però poi lo critichiamo, vedete?

”Dovrebbe essere favorito quel gusto saporoso e vivo della sacra Scrittura”: noi abbiamo questo gusto saporoso della sacra Scrittura? No? Quindi noi non stiamo ancora vivendo il Concilio. Noi non stiamo vivendo il Concilio e, prima di criticare qualcosa, dobbiamo leggerlo, prima studiarlo in tutte le sue parti. E ricordate, quando avete un testo, dovete leggere il testo e le note del testo, tutte e due, e alle volte le note sono quasi più importanti del testo stesso. Quindi: testo e note del testo. Solo quando l’avete letto — testo e note del testo — e l’avete capito bene, allora siete autorizzati a fare critiche, diversamente: silenzio. Questo vale per qualunque testo. Perché il chiacchiericcio da bar non funziona con la teologia; a dire il vero non funziona con nessuna scienza, ma non funziona soprattutto con la teologia. Quindi, mettere al centro la sacra Scrittura, per cui impariamo: quando andiamo alla Santa Messa, invece di pensare ai fatti nostri, ascoltiamo bene la sacra Scrittura: prima lettura, salmo responsoriale, seconda lettura e Vangelo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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