In un video fatto circolare su Instagram, Mons. Bruno Forte riprende alcuni fedeli per non aver voluto ricevere l’Ostia consacrata sulle mani.
https://www.instagram.com/reel/DIrkYCfo89B/?igsh=MWw0d3ZiZHR6a216eQ==
Parole di Mons. Bruno Forte:
«Permettete che chiarisca un punto. Ci sono state tre persone che non hanno voluto la comunione in mano. Allora, prima di tutto, nel Nuovo Testamento Gesù dice, labete, il verbo lambano in greco significa prendere in mano.
Per secoli sempre la Chiesa ha preso in mano la comunione. Solo, in alcuni secoli oscuri, temendo la mancanza di igiene, si è sostituito questo gesto con quello del prenderla in bocca. Ma grazie a Dio oggi siamo tutti cresciuti, le mani ce le laviamo.
Per cui la comunione si prende in mano, col gesto umile di stendere la mano e di accoglierla. Chi non lo fa, fa un atto di orgoglio, si crede più saggio e più esperto del Papa e dei Vescovi che hanno deciso che la comunione si prende in mano. Per piacere, siate umili e obbedienti alla Chiesa, almeno nel momento in cui fate la comunione e ricevete Gesù facendo la sua volontà che è quella espressa nella Chiesa dal Papa e dai Vescovi».
Mons. Forte porta qui tre ragioni per non ricevere la Comunione in bocca ma tutte e tre sono infondate. Vediamole una ad una.
Prima affermazione:
«nel Nuovo Testamento Gesù dice, labete, il verbo lambano in greco significa prendere in mano.»
Mons. Forte fa riferimento al racconto dell’Ultima Cena, in Mt 26, 26:
“Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo»”
«Prendete e mangiate» questa è la traduzione italiana.
Andiamo a vedere l’originale greco: Λάβετε φάγετε
Analisi del verbo greco λαμβάνω (lambano)
- L’espressione verbale greca “Λάβετε” è l’imperativo del verbo λαμβάνω.
- Il verbo λαμβάνω ha un significato molto più ampio e profondo rispetto al semplice “prendere in mano”.
- Esso comprende una serie articolata di accezioni:
- prendere, afferrare, assumere, contenere, ottenere, accettare, ricevere, accogliere.
- In contesti religiosi, λαμβάνω significa ricevere da Dio o da Cristo, come nel passo:
- Gv 20,22: λάβετε Πνεῦμα ἅγιον → in latino Accipite Spiritum Sanctum → Ricevete lo Spirito Santo.
Distinzione tra sumere e accipere nella traduzione di San Girolamo
Verifichiamo come San Girolamo nella sua famosa traduzione in latino, la cosiddetta Vulgata, sceglie di tradurre il passo dell’Ultima Cena che stiamo analizzando.
Il brano descrive due azioni distinte di Gesù:
- Egli prende il pane: Sumpsit panem (Mt 26,26 – latino).
Qui si usa sumere, che indica un atto materiale, prendere con le mani.
- Egli poi offre il Suo Corpo: Accipite, comedite.
Qui S. Girolamo cambia verbo e usa accipere, cioè ricevere, atto di accoglienza, non di iniziativa autonoma.
La distinzione è essenziale e la traduzione di S. Girolamo la rende bene: Gesù non dice di “prendere in mano” il Suo Corpo, ma di riceverlo.
Altre fonti autorevoli ci confermano che la traduzione corretta per “Accipite” non è “prendete” nel senso di “afferrate” o “prendete in mano”, ma “ricevete”.
Sant’Alfonso Maria de Liguori, nel suo scritto Pratica di Amar Gesù Cristo traduce “Accipite” come “ricevete”.
Una simile traduzione si trova nel testo Antidoto con il quale siamo liberati dai peccati veniali, preservati dai peccatidell’Abate Paolo Gerolamo Franzoni 1708-1778 e così pure nelle Istruzioni morali sopra la Dottrina Cristiana del 1773 di Idelfonso da Bressanvido.
Siamo in buona compagnia. Autori illustri e santi sostengono questa traduzione, traducono “accipite” con “ricevete”.
Adesso andiamo a vedere il dizionario:
Il verbo latino: “Accipio” ha i seguenti significati:
- Ricevere, prendere, accettare, riferito ad una cosa, arma, o armi, usato nel linguaggio militare, ricevere armi e ostaggi, ricevere un’eredità, prendere con la bocca o per la bocca.
- Ricevere, accogliere una persona, ricevere uno in casa, prendere moglie, accogliere un amico, un ospite.
- Ricevere e trattare uno bene o male, trovare una buona accoglienza, accogliere qualcuno con clemenza, affabilità.
- Ricevere una cosa con i sensi, con la mente, sentire, capire, ascoltare, apprendere, imparare, venire a sapere.
- Ricevere una cosa in un certo modo, intendere, interpretare.
- Ricevere una giustificazione, una proposta, accettare, accontentarsi di.
- Ricevere una carica, assumere un onore, farsi carico di una causa e di un giudizio.
- Ricevere una gioia, un dolore, provare.
- Ricevere un’arte, apprendere.
- Ricevere garanzia.
L’accezione di “accipio” come si ricava chiaramente dal suo significato, non si riferisce in modo assoluto all’atto comune di prendere qualcosa e di prendere qualcosa con le mani. I significati elencati appartengono tutti alla sfera semantica di “ricevere”, “accogliere”.
In sintesi, il verbo italiano che traspone in maniera più fedele il significato di Λάβετε e Accipite , è solo ricevete.
La struttura paratattica: Λάβετε φάγετε
C’è un altro interessante elemento da notare: in greco l’espressione completa, Λάβετε φάγετε è una struttura paratattica:
- Due verbi accostati senza congiunzione, per indicare contemporaneità e unità.
- Non si tratta di due azioni separate: prima prendi, poi mangi.
- Ma di un unico atto sacro: ricevere e nutrirsi sono fusi in una sola realtà sacramentale.
Le traduzioni italiane che inseriscono la congiunzione (prendete e mangiate) sembrano suggerire una sequenza: prima prendi e poi mangi. Esse introducono una separazione che non esiste nel testo greco né in quello latino di San Girolamo (Accipite, comedite).
Considerazioni teologiche
L’Eucaristia è dono gratuito di Cristo, non oggetto di possesso umano. “Ricevere” implica una disposizione di fede, umiltà, apertura al dono; “prendere” potrebbe suggerire un atto di autonomia, non conforme alla natura sacra del Sacramento.
L’immagine proposta dal testo è chiara: Gesù imbocca gli Apostoli come una madre amorevole, che nutre il figlio con tenerezza. Il gesto non è ordinario, ma unico, esclusivo, solenne.
Dire che λαμβάνω significa semplicemente prendere in mano è linguisticamente impreciso e teologicamente scorretto. Il verbo esprime l’atto sacro di ricezione, proprio della liturgia eucaristica.
Seconda affermazione:
«Per secoli sempre la Chiesa ha preso in mano la comunione. Solo, in alcuni secoli oscuri, temendo la mancanza di igiene, si è sostituito questo gesto con quello del prenderla in bocca»
A questo proposito una fonte preziosissima è la tesi di dottorato di Don Federico Bortoli «La distribuzione della Comunione sulla mano». Don Federico ha fatto uno studio storico rigoroso per ricostruire la storia della modalità di ricezione della Comunione.
Ecco gli elementi tratti dal suo libro che smentiscono l’affermazione di mons. Forte:
- Evoluzione della prassi: sviluppo progressivo e non regressivo
- La distribuzione dell’Eucaristia in bocca e in ginocchio non è un’involuzione per motivi igienici, ma l’apice di un’evoluzione durata secoli, motivata da una crescente consapevolezza dottrinale e dalla necessità di proteggere il Santissimo da profanazioni e mancanze di rispetto[1].
- La prassi della Comunione in bocca si è radicata per circa un millennio, non in “alcuni secoli oscuri”, ma in un lungo sviluppo di fede e devozione.
- Motivazioni storiche: non fu questione di igiene
- Il passaggio alla Comunione in bocca è avvenuto per evitare profanazioni e la perdita di frammenti, non per motivi igienici. Il Sinodo di Rouen (649-653) obbligò a porre l’Ostia direttamente in bocca. Il cambiamento fu motivato dalla constatazione che la prassi della Comunione sulla mano causava profanazioni[2].
- Don Bortoli cita Mons. Schneider quando afferma che la diffusione della Comunione in bocca fu una risposta naturale della Chiesa quando non si poteva più garantire il rispetto richiesto al Sacramento, e fu adottata in modo universale già dalla fine dell’età patristica[3].
- Continuità e universalità della prassi in bocca
- Alla fine del IX secolo la Comunione in bocca era già una prassi universale accettata sia in Occidente che in Oriente, a conferma che non si trattò di una deviazione temporanea per motivi igienici, ma di un cambiamento stabile e condiviso[4].
- Anche Benedetto XVI spiegò che la sua decisione di distribuire la Comunione in ginocchio e in bocca era per sottolineare la Presenza reale e per evitare abusi e banalizzazione della Comunione, come il portarla via come un “souvenir”[5].
Conclusione
La prassi della Comunione in bocca è storicamente radicata nella Chiesa da secoli per motivi di rispetto, adorazione e tutela del Sacramento, non per timori igienici.
Terza affermazione:
«si crede più saggio e più esperto del Papa e dei Vescovi che hanno deciso che la comunione si prende in mano»
Andiamo a verificare cosa dicono il Papa e i Vescovi in merito alle modalità di ricezione della Comunione.
Cosa dicono i Papi?
L’ultimo documento ufficiale promulgato in materia per la Chiesa Universale (suppongo che così si possa interpretare l’espressione “deciso dal Papa”) è Redemptionis Sacramentum, che dice:
«[92.] Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli»[6].
La formulazione della frase è molto precisa, fa capire benissimo che la regola è la Comunione in bocca e quella sulla mano è un’eccezione, frutto di un permesso speciale, e non viceversa.
In ogni caso qui è detto chiaramente che ogni fedele ha il diritto di ricevere la Comunione in bocca.
Si veda inoltre un responso del 1999 della Congregazione per il Culto Divino, che chiarisce come, anche nei luoghi in cui è stato concesso l’indulto per la Comunione sulla mano, non sia lecito obbligare i fedeli a riceverla in tale modo:
«Responso – Se nelle diocesi in cui è permesso distribuire la Comunione nella mano dei fedeli sia lecito al Sacerdote ovvero ai ministri straordinari della Comunione obbligare i comunicandi a ricevere l’ostia esclusivamente in mano, e non sulla lingua.
“Risulta per certo dagli stessi documenti della Santa sede che nelle diocesi ove il pane eucaristico è posto nella mano dei fedeli, resta intatto il loro diritto di riceverlo sulla lingua.
Pertanto agiscono in violazione delle norme sia coloro che obbligano i comunicandi a ricevere la Comunione esclusivamente in mano sia coloro che rifiutano ai fedeli la Comunione in mano nelle diocesi che godono di questo indulto”»[7]
Forse Mons. Forte si riferisce a cambiamenti introdotti successivamente da Francesco? In realtà, non risulta che egli abbia sostenuto posizioni diverse; al contrario, nell’udienza del 21 marzo 2018, all’interno di un ciclo di catechesi sulla Santa Messa, ha affrontato il tema della Comunione, ribadendo:
«Secondo la prassi ecclesiale, il fedele si accosta normalmente all’Eucaristia in forma processionale, come abbiamo detto, e si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza Episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano, come preferisce»[8].
Cosa dicono i Vescovi Italiani?
La risposta si trova nell’ultima edizione italiana del Messale Romano, nel capitolo delle PRECISAZIONI redatte dalla CEI, al punto 13 «Distribuzione della comunione e comunione sotto le due specie»:
«Il comunicando riceve il pane eucaristico in bocca o sulla mano, come preferisce»[9].
Qui si fa riferimento al punto 161 dell’Ordinamento Generale del Messale Romano (valido per la Chiesa Universale, cioè di tutto il mondo), che prescrive:
«ı6ı. Se la comunione si fa sotto la sola specie del pane, il sacerdote eleva alquanto l’ostia e la presenta a ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e riceve il Sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce. Il comunicando, appena ha ricevuto l’ostia sacra, la consuma totalmente»[10].
Conclusione
Anche la terza affermazione di Mons. Forte è del tutto arbitraria. Non ci sono documenti Magisteriali, di Papi o Vescovi che si siano espressi per condannare la Comunione in bocca. È piuttosto vero il contrario.
[1] Federico Bortoli, La distribuzione della Comunione sulla mano, Cantagalli, Roma 2017, pagg. 73-74.
[2] Ivi, pagg. 40-41.
[3] Ivi, pag. 41.
[4] Ivi, pag. 41.
[5] Ivi, pag. 224.
[6] Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istruzione Redemptionis Sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia, 25 marzo 2004, in Acta Apostolicae Sedis 96 (2004), pp. 549-601, n. 91.
[7] «Utrum in dioecesibus, ubi valet communionem distribui in manibus fidelium, liceat sacerdoti sive extraordinariis sacrae communionis ministris obligatione adstringere communicantes, ut hostiam tantummodo in manibus accipiant, non autem super linguam. R. Certo patet ex ipsis documentis Sanctae Sedis ut in dioecesibus, ubi panis eucharisticus ponitur in manibus fidelium, integrum tamen eis manet ius super linguam eum recipiendi. Contra normas ideo agunt sive qui communicantes obligatione adstringunt ad sacram communionem tantummodo in manibus recipiendam, sive qui renuunt christifidelibus Communionem in manu recipiendi in dioecesibus, quae hoc indulto gaudent. Attentis normis de sacra communione distribuenda, peculiari modo curent ministri ordinarii et extraordinarii, ut statim hostia a christifidelibus sumatur, ita ut nemo discedat cum speciebus eucharisticis in manu. Meminerint tamen omnes saecularem traditionem esse hostiam super linguam accipere. Sacerdos celebrans, si adsit sacrilegii periculum, communionem in manu fidelibus non tradat, et certiores faciat eos de fundamento huius procedendi modi.» (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Responsum ad dubium, in Notitiae, 392-393, vol. 35 (1999), pp. 160-161).
[8] Francesco, Udienza Generale «La Santa Messa – 14. Liturgia eucaristica. IV. La Comunione», 21 marzo 2018.
[9] Ordinamento Generale del Messale Romano, Conferenza Episcopale Italiana – Precisazioni, in Messale Romano, Terza edizione, LEV, Roma 2020, pag. LIII.
[10] Ordinamento Generale del Messale Romano, in Messale Romano, Terza edizione, LEV, Roma 2020, pag. XXXIV.