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Peccato e giudizio

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Omelia sulle letture del giorno

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 8 novembre 2015 (S. Messa prefestiva)

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Approfondimenti

Il giudizio particolare

omelia di S. Giovanni Maria Vianney

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Abbiamo ascoltato in questa Lettera agli Ebrei, nella seconda lettura, un concetto che è una verità inerente la nostra fede, che forse non è più così tanto di moda e non è più così tanto predicato e meditato, e riguarda Gesù.

La Lettera agli Ebrei dice: “Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, Gesù è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di sé stesso, si è offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la salvezza”.

Primo punto: Gesù è morto offrendosi in sacrificio di espiazione e di riparazione, parole tipicamente cristiane cattoliche, parole che sanno di una tradizione di duemila anni della fede, quanto mai attuali e quanto mai care a tutti i santi.

Gesù, attraverso il sacrificio di sé, offre a noi la possibilità di essere redenti, liberati, salvati dal peccato, perché, se è vero che il peccato non esiste, esiste il peccatore.

Voi avete mai visto andare in giro per la strada una bugia che cammina, no? Avete mai visto il furto che cammina? Non c’è! Potete vedere, però, un ladro che cammina, potete vedere un bugiardo che cammina…

Quindi, questa realtà seria, che è il peccato accolto, fa diventare l’uomo peccatore, fa diventare l’uomo come colui che si oppone radicalmente a Dio (questo è il peccatore!) e, una volta che l’uomo fa entrare dentro alle sue membra, nell’anima e nel sangue, il peccato, si esclude dalla sua realizzazione come uomo e come figlio di Dio.

Benedetto XVI, in una bellissima riflessione che ha fatto sul peccato, diceva: «È sbagliatissimo dire che è umano peccare».

Quante volte si sente questa espressione: «Peccare è umano».

«No», scriveva il Papa, «il peccato è la cosa più disumana che ci sia. Quando io pecco io compio un atto di disumanità, non di umanità!»

È umano essere santi!

È umano essere secondo Dio, perché è a questo che noi siamo stati chiamati!

È questo che è scritto nel DNA della nostra vita corporale e spirituale!

Noi non dobbiamo darci questa scusa, perché è una scusa quando diciamo: «Eh, sono umano… Eh, sono fragile… Eh, ma io non sono Gesù! Eh, ma io non sono santo!»

Bravo! Vuol dire che stai fallendo la tua vocazione! Perché la nostra vocazione è diventare santi!

Il che non vuol dire andare sull’altare con l’aureola in testa, ma vuol dire corrispondere alla chiamata di Dio, vuol dire vivere in pace con Dio, vuol dire vivere in grazia di Dio, vuol dire osservare i Dieci Comandamenti, vuol dire condurre una vita morale.

Il peccato è una cosa seria, tanto seria che per questa cosa Gesù è morto.

Gesù non è morto perché non sapeva cosa fare, Gesù non è morto per un incidente diplomatico, Gesù non è morto perché è esploso.

Gesù è morto a causa del peccato!

Questa è la causa della morte di Cristo, e noi con quanta leggerezza trattiamo il nostro essere peccatori!

Quante auto giustificazioni ci diamo, quante volte ci assolviamo da soli davanti a Dio!

«Ah, ma io quando faccio i peccati guardo il crocefisso, dico un Gesù d’amore acceso, unMiserere mei, e sono a posto».

Ma tu sei un pagano!

Questo vuol dire non aver capito niente del Vangelo!

Gesù nel Vangelo parla chiaro: “Alitò su di loro e disse: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi».

Allora, che religione segui? In che Dio Credi?

Tu devi andare a chiedere perdono a Dio in ginocchio davanti al sacerdote, che, in quel momento, è in persona Christi, è Gesù, è Lui, che in quel momento ti sta ascoltando e ti sta assolvendo.

Il peccato è una cosa seria, non è una roba che risolvi tra te e Dio così! Tu hai bisogno del Sangue di Cristo per essere rimesso in grazia!

E noi facciamo passare mesi, per non dire anni, senza confessarci…

«Perché non ho tempo…»

Tutte storie!

«Perché sono impegnato…»

Tutte storie!

«Perché devo curare i nipoti…»

E allora? Cosa vuol dire “devo curare i nipoti”?

Son tutte storie, tutte bugie che noi diciamo alla nostra coscienza!

«Perché devo andare a fare la spesa…»

Vai un altro giorno!

Santa pazienza, ci sono tante di quelle chiese aperte, tanti di quei preti disponibili, scegli il giorno per andare a confessarti!

E preparala bene quella confessione!

La confessione non si prepara camminando per la strada con la borsa della spesa o mettendosi a posto i bigodini sulla testa! La confessione si prepara pregando, meditando la Parola di Dio, meditando un testo scritto da un santo!

Volete prepararvi bene a una confessione? Andate a casa e cercate su internet questa omelia: l’omelia del santo Curato d’Ars sul tema “Il Giudizio particolare”. Provate a leggerla e vedete se riuscite ad arrivare fino in fondo senza scappare subito in una chiesa a confessarvi.

Un santo è una parte infinitamente piccola del pensiero di Dio, è un’immagine vaga di quello che pensa veramente Dio, perché un santo non è Dio, Dio è cento volte di più, infinitamente di più.

Voi provate a leggere quella omelia del santo Curato d’Ars, che trovate su internet, leggetela e vedete se non vi viene un attacco di cuore, un cardiopalmo, e dite: «Oh mamma… e io dove sono adesso?»

Tu, rispetto al crocefisso, dove sei?

C’era una mistica, Adrienne von Speyr, che diceva questa cosa: «Quando noi ci confessiamo, noi non dovremmo confessare il peccato come se fosse un atto ignominioso, un atto brutto, nel quale siamo caduti e per il quale chiediamo perdono; noi dovremmo confessare il peccato come un atto concluso, finito».

Cioè, io ho fatto questo peccato, basta! Basta! Non lo voglio fare più! Io l’ho fatto e vengo a chiedere perdono a Dio perché io ho preso coscienza di questa cosa, e voglio essere una persona nuova!

Se io non sono pentito, non devo confessarmi. Torna a casa, se non sei pentito! Dobbiamo essere pentiti! Il pentimento è la condizione essenziale per essere assolti.

Io devo veramente essere addolorato, devo veramente sentire nel mio cuore che ho mancato verso Dio, non che ho sbagliato, non che ho preso una scivolata, ma che ho offeso il Signore.

E uno dice: «Ma come faccio io a sapere se sono veramente pentito?»

Io già le sento queste domande nelle orecchie…

Come faccio io a sapere se sono veramente pentito?

Qual è la cartina da tornasole da immergere nel mio cuore, per sapere se sono veramente pentito?

Innanzi tutto, per essere veramente pentiti, bisogna essere schietti.

Uno dei test per sapere se tu sei veramente pentito è: sei schietto e trasparente? Quando ti confessi, dici le cose chiare, chiamandole con il loro nome, o il sacerdote deve fare il Mago Houdini per riuscire a capire, nei funamboli cerebrali che tu hai, che cosa vuoi intendere e che cosa vuoi dire?

Ma chiamiamo le cose con il loro nome! Non siamo mica all’Asilo Mariuccia a giocare con i Mini Pony! Chiamiamo le cose con il loro nome: «Io ho fatto questo peccato!» Nome e cognome del peccato, e quante volte l’ho fatto… una volta o cento volte? Diciamolo!

Perché dobbiamo costringere quel povero uomo a chissà quali acrobazie mentali?

Tu sei veramente pentito? Vuoi sapere se sei veramente pentito?

Ecco, quando ti vai a confessare, chiediti: «Io le cose le ho dette chiare? Sono stato trasparente? Sono stato sincero fino in fondo? L’ho detta bene? Il Sacerdote ha capito bene, da come io parlavo, quello che ho fatto?»

Abbiamo tanta libertà e serenità d’animo a fare i peccati davanti a Dio, poi abbiamo tanta vergogna a dire i peccati davanti ad un uomo… strana questa cosa!

Secondo test: posso anche essere schietto e sincero, ma questo non è sufficiente per un vero pentimento, per un vero pentimento ci vuole un proposito. Io ho fatto dei peccati, qual è il proposito che io faccio adesso per non commettere più questi peccati? Su cosa mi impegnerò? Tanto quanto il proposito sarà puntuale, preciso, specifico, tanto quanto il proposito sarà concreto, tanto quanto sarà vero il tuo pentimento! Tanto quanto il proposito sarà vago, generico: «Mi impegnerò di più ad essere sincero», tanto meno tu sei pentito.

Non dimentichiamoci cosa fece l’Innominato quando si andò a convertire, piangente, tra le braccia del Cardinal Federigo! Non dimentichiamoci l’Innominato cosa fece!

Quando venne assolto, quando venne perdonato, piangendo le sue calde lacrime sull’omero del Cardinale che lo abbracciava, scrive il Manzoni, lui disse: «Io ho un debito aperto, devo andare a liberare Lucia!» Questo è un vero pentimento: ecco il proposito!

Terzo test, quello definitivo: il proposito deve produrre un atto di riparazione, cioè io devo rimettere le cose al loro posto, non posso risolvere un adulterio con tre Ave Maria, non si può! Io non posso risolvere un furto dicendo un Pater, Ave, Gloria!

Questo va bene se ho detto una bugia, se ho mangiato la marmellata, se mi sono preso cinque chili di Nutella al posto di un cucchiaio!

Vabbè… dì tre Ave Maria, chiedendo alla Madonna la grazia di un maggior dominio di te stesso!

Ma se hai rubato, se hai tradito tua moglie o tuo marito, risolviamo tutto con tre Pater, Ave, Gloria? Ma quella è una persona! Di mezzo c’è un giuramento! Di mezzo c’è qualcosa di serio! Di mezzo c’è una famiglia!

Alle volte, tornando in convento alla sera, arrivando dall’Autostrada, in un punto (non so perché proprio lì), davanti al benzinaio, c’è sempre uno stuolo abbastanza fornito di prostitute.

C’è stata una sera che, tornando a casa, sono passato con la macchina… Io non guardo mai, perché ho sempre in mente quella cosa della scrittura che dice che l’uomo giusto non guarda mai il male, quindi, quando le vedo da lontano, giro la testa un po’ dall’altra parte e dico una preghiera per loro. Quella sera mi ha colto un po’ all’improvviso, non ero preparato, quindi sono passato e sono stato catturato dal fatto che avevo paura che fosse successo un incidente, perché ho visto una macchina parcheggiata male e ho detto: «Mamma mia! Sarà successo qualcosa!»

Siccome un sacerdote deve fermarsi, ho rallentato, ho guardato e ho visto quest’uomo che si avvicinava a questa ragazza… che brutta immagine!

Credo che non la dimenticherò mai più nella mia vita!

Non vi dico i dettagli…

Mi sono detto dentro di me: «Magari questa persona è sposata, magari quest’uomo è fidanzato… Quest’uomo avrà una mamma e un papà? Magari avrà dei figli… E va bene così? Cosa starà consumando nella sua anima in questo momento? Quale offesa a Dio e all’uomo sta mettendo in atto e per che cosa? E se stanotte muore? Cosa dirà a Dio?»

Noi a queste cose dobbiamo pensare! Se io sono veramente pentito, devo riparare, devo riparare i miei peccati. Non basta dire “ho sbagliato”, il peccato non è uno sbaglio!

San Giovanni Maria Vianney scrive che, quando noi saremo davanti al Tribunale di Dio, il Signore ci dirà i giorni, gli anni, i mesi, le ore e i minuti, nei quali Lui ci ha tenuti in vita mentre noi eravamo nel peccato, e di quelli dovremo rendere conto. I minuti!

E lui scrive: «Io ho più paura delle grazie che Dio mi ha fatto e che io non ho messo a fruttare, che non dei peccati che ho commesso».

Certo, del tempo che Dio ti sta dando oggi, per convertirti, per ritornate a Lui, per chiederGli perdono, tu cosa ne stai facendo? Come lo stai usando?

Tu stai veramente coltivando nel cuore questo desiderio di conversione, di ritorno a Dio? Ti stai impegnando davvero per tagliare con il male, per tagliare con i peccati?

Stai mettendo in pratica delle furbizie, delle fantasie intelligenti, per evitare le occasioni di peccato, tue e degli altri, per non essere tu nel peccato e per non far cadere gli altri nel peccato?

Spesse volte noi, con la nostra vita, facciamo cadere le altre persone nel male, perché non siamo veri testimoni o perché creiamo delle condizioni di scivolamento per gli altri.

Voi genitori dovreste badare molto alla televisione, che tenete così stupidamente accesa, magari mentre mangiate, o mentre siete lì con i vostri bambini, o i vostri ragazzi, alle otto di sera. Dite: «Oh… ma tanto non c’è niente di male». Ah sì?

Fatevi questa domanda: «Se Gesù Cristo fosse presente in casa vostra in quel momento, guarderebbe quelle cose? Vi approverebbe in quel gesto che state facendo?»

Forse può non esserci niente di male nei vostri occhi, che oramai sono pieni di malizia, perché oramai siamo talmente abituati al male che non riusciamo neanche più a riconoscerlo, ma negli occhi di un fanciullo, quelle immagini, quelle cose che vengono trasmesse, che seme gli vanno a mettere dentro? La malizia che passa addirittura nelle pubblicità, che seme va a mettere nell’anima di un innocente?

Dopo ci stupiamo perché i nostri ragazzi scelgono il male! Certo, ma il male non spunta come un fungo dal nulla, così, nella foresta! Il male viene fuori da un tessuto che si è inebriato di quelle cose.

Forse magari potremmo usare di più la nostra famiglia per stare con le persone, non per sbatterle davanti alla televisione, non per avere una televisione in cucina, una televisione in sala, una televisione in camera da letto e forse anche una televisione in bagno, in modo tale che, ovunque ci muoviamo, c’è sempre qualcuno che ci parla e che ci riempie la testa di tante stupidaggini o di tanti peccati.

I vostri figli vi guardano innanzi tutto come esempio. Di che cosa? Noi siamo esempio di santità? Noi siamo esempio di persone che dicono: «No! Io questa cosa non la faccio e non la voglio, perché fa del male. Voglio andare a letto alla sera in pace con Dio e sapere che le persone che mi stanno accanto, anche loro, sono in pace con Dio e non che a causa mia gli altri cadono».

Dobbiamo chiedere al Signore che il Suo Sacrificio per la mia vita, per ciascuno di noi, non sia stato vano, perché se noi non ci salveremo, il Sacrificio di Cristo è vano.

Non mi dimenticherò mai — e concludo con questa cosa — due carcerati. Non mi dimenticherò mai la scena che vidi… Un carcerato disse ad un altro (erano in cella ed io ero lì fuori che li ascoltavo): «Stai attento perché, se tu non chiedi perdono a Dio di tutto il male che hai fatto, tu andrai all’Inferno». L’altro lo ha guardato e si è messo a ridere — guardate, quello che vi dico adesso per me è valso dieci anni di teologia — gli ha riso in faccia e ha detto: «Uff… l’Inferno…». Il primo che aveva parlato lo ha guardato fisso negli occhi e gli ha detto: «Sai perché hai riso? Perché tu sai che quello è il posto nel quale andrai se non cambierai, per questo hai riso».

Che la Madonna ci conceda la grazia di una vera conversione!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Prima lettura

1Re 17,10-16 – La vedova fece con la sua farina una piccola focaccia e la portò a Elia.

In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”».
Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.

Salmo responsoriale

Sal 145

Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

Seconda lettura

Eb 9,24-28 – Cristo si è offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti.

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

Canto al Vangelo

Mt 5,3

Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

Vangelo

Mc 12,38-44 – Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva.

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

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