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Fare Verità dentro di sé

Apparizioni della Madonna di Guadalupe

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di venerdì 11 dicembre 2015.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

Le apparizioni della Madonna di Guadalupe

Con gli oltre venti milioni di pellegrini che lo visitano ogni anno, il santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico, e’ il più frequentato e amato di tutto il Centro e Sud America. Sono pellegrini di ogni razza e d’ogni condizione – uomini, donne, bambini, giovani e anziani – che vi giungono dalle zone limitrofe alla capitale o dai centri più lontani, a piedi o in bicicletta, dopo ore o, più spesso, giorni di cammino e di preghiera.
L’apparizione, nel XVI secolo, della “Virgen Morena” all’indio Juan Diego e’ un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. La basilica ove attualmente si conserva l’immagine miracolosa e’ stata inaugurata nel 1976. Tre anni dopo e’ stata visitata dal papa Giovanni Paolo II, che dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d’oro le parole della Madonna a Juan Diego: “No estoy yo aqui que soy tu Madre?”, ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, nel 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che e’ stato infine dichiarato santo nel 2002.
Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI in Messico? Con lo sbarco degli spagnoli nelle terre del continente latino-americano aveva avuto inizio la lunga agonia di un popolo che aveva raggiunto un altissimo grado di progresso sociale e religioso. Il 13 agosto 1521 aveva segnato il tramonto di questa civiltà, quando Tenochtitlan, la superba capitale del mondo atzeco, fu saccheggiata e distrutta. L’immane tragedia che ha accompagnato la conquista del Messico da parte degli spagnoli, sancisce per un verso la completa caduta del regno degli aztechi e per l’altro l’affacciarsi di una nuova cultura e civiltà originata dalla mescolanza tra vincitori e vinti. E’ in questo contesto che, dieci anni dopo, va collocata l’apparizione della Madonna a un povero indio di nome Juan Diego, nei pressi di Città del Messico. La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la citta’, l’indio e’ attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere “la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio” e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto.
Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l’indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non puo’ tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide percio’ di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è la’, davanti a lui, e gli domanda il perche’ di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio e’ gia’ guarito, e lo invita a salire sulla sommita’ del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi “fiori di Castiglia”: è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e né la stagione nè il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale pero’ gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verita’ delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifesto’ sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L’attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non e’ una pittura, nè un disegno, nè e’ fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
La scoperta piu’ sconvolgente al riguardo e’ quella fatta, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, da una commissione di scienziati, che ha evidenziato la presenza di un gruppo di 13 persone riflesse nelle pupille della S. Vergine: sarebbero lo stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno al prodigioso evento in casa del presule. Un vero rompicapo per gli studiosi, un fenomeno scientificamente inspiegabile, che rivela l’origine miracolosa dell’immagine e comunica al mondo intero un grande messaggio di speranza. Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che e’ nostra madre spirituale, ma lo invita – come invita ciascuno di noi – ad aprire il proprio cuore all’opera di Cristo che ci ama e ci salva. Meditare oggi sull’evento guadalupano, un caso di “inculturazione” miracolosa, significa porsi alla scuola di Maria, maestra di umanita’ e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l’immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha recentemente proclamato santo.

Fonte: www.santiebeati.it

Autore: Maria Di Lorenzo

Testo della meditazione

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Fare Verità dentro di sé

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Tra il 9 e il 12 dicembre del 1531, in Messico, a Guadalupe, appariva la Madonna.

È una delle apparizioni più importanti: Papa Benedetto XIV disse che nessuna nazione ottenne un favore così grande da Dio, come il Messico, con questa apparizione della Madonna, un evento così strepitoso e prodigioso.

L’apparizione in sé stessa è molto semplice, perché Lei appare ad un pastore, Juan Diego, e nella prima apparizione gli chiede di costruire una chiesa.

Lei voleva essere venerata lì, da questo popolo, e si complimenta con Lui (almeno la Madonna lo fa), perché stava andando a Messa ed era una Messa in onore della Beata Vergine (in cielo credono a queste cose, a differenza di qualcuno di noi) e la Madonna si complimenta perché dice: «Mi piace molto la tua devozione» (quindi è importante essere devoti).

Poi la Madonna riappare, perché ovviamente il Vescovo non crede a questo povero contadino ignorante e quindi lui le dice: «La Madonna ne scelga un altro, perché io non posso essere ascoltato, non ho le credenziali per essere ascoltato».

La Madonna dice: «No, io ho scelto te», quindi lo manda sul monte a dicembre a raccogliere le rose (a dicembre non ci sono le rose, ma Lei gliele fa fiorire), gliele fa mettere nel suo mantello da pastore e gli dice: «Porta questo mantello chiuso al Vescovo, non aprirlo davanti a nessuno che non sia lui».

Quindi lui arriva, cerca di entrare, però fa un po’ fatica, gli aprono un po’ il mantello ed esce un odore profumatissimo di rose, molto intenso che riempie tutta la stanza; quindi, avvisano il Vescovo di quello che sta accadendo, e il vescovo lo riceve. Diego apre il mantello e ai piedi del Vescovo cascano queste rose grossissime, bellissime, profumatissime. Il Vescovo rimane stupito per l’accaduto e, stupore dello stupore, sul mantello di questo pastore appare dipinta la Madonna di Guadalupe.

Questo mantello ha subito tantissime inchieste, tantissime verifiche, di tantissimi esperti e, ancora oggi (siamo nel 2015 e dal 1531 è passato qualche anno), il mantello mantiene ancora il dipinto, come se fosse stato fatto oggi, freschissimo, non ha mai subito danni, poi c’è tutta una ricerca su quello che si vede nell’occhio della Vergine Maria, le immagini che appaiono, insomma una cosa prodigiosissima, veramente grandissima.

Lo stesso santuario costruito è stato poi quello nel quale si è gridato, per la prima volta: “Viva Cristo Re!”, e dove nasce la solennità di Cristo Re, è lì che nasce. È grazie a questo, che i Vescovi chiedono al Papa di poter coronare il Sacro Cuore di Gesù con la corona del Re, e lì comincia la solennità di Cristo Re dell’universo.

Ieri era la Madonna di Loreto, oggi è la Madonna di Guadalupe… perché è importante fare memoria di queste apparizioni?

Perché la Madonna è, come sempre, un grande modello, un grande modello umano e cristiano. La Madonna è stata esattamente il contrario di quello che abbiamo letto adesso nel Vangelo, proprio esattamente il contrario.

È incredibile notare come questa generazione, di cui parla Gesù (e possiamo metterci dentro anche noi), rimanga insensibile e stupida difronte a due persone grandissime, una più dell’altra ovviamente.

Viene San Giovanni Battista, l’uomo dell’ascesi, l’uomo totalmente di Dio, il Profeta Elia ritornato sulla terra… «Quel Profeta che voi state aspettando è Giovanni», dice Gesù…

Ecco, quest’uomo totalmente dedicato a Dio, quest’uomo che perde la sua vita poi per la verità, perché va a dire ad Erode che non è lecito tenere Erodiade, diventa il protomartire dei nostri tempi, di tutti quei Cristiani, che oggi difendono la sacralità e l’indissolubilità del matrimonio.

Lui è il protomartire ed è lì a dire: «Se voi difendete questo Sacramento finirete tutti con la testa mozzata», come di fatto oggi succede: chi si permette di dire queste cose finisce con la testa mozzata. San Giovanni Battista le dice lo stesso, perché la verità, capite, non ha paura di morire, perché la verità non muore, muoiono i testimoni della verità ma la verità non muore.

La Madonna, vi dicevo, è esattamente il contrario, perché?

Giovanni viene come asceta e lo definiscono un indemoniato… incredibile, no?!

Questo uomo dell’essenzialità, il precursore, ancora più grande di San Francesco di Assisi, poverissimo, umilissimo, contemplativo, di preghiera, viveva nel deserto, silenziosissimo, tutti modelli che oggi vanno molto di moda (noi che vogliamo la Chiesa povera, il distacco dal mondo…), poverissimo… e come lo chiamano? Un indemoniato…

Gesù, un pochino di più di San Giovanni Battista, Figlio di Dio, invece, mangia e beve… e come Lo chiamano? Mangione, beone, amico dei pubblicani e dei peccatori…

Chi non si vuole convertire, che tradotto è: chi non vuole fare verità su sé stesso, avrà sempre una scusa per non farla, troverà sempre una ragione ad extra per non cambiare mai.

Davanti a due persone, Giovanni Battista (un grandissimo Santo) e Gesù (che è perfetto perché è Dio), davanti a queste due persone così incredibili, gli uomini sono riusciti a trovare dei difetti, che non c’erano, ma gli uomini li hanno trovati, inventandoli, per giustificarsi in modo tale da non cambiare.

E Gesù dice proprio questo: «Questa generazione sono come quei bambini, che gli suoni il flauto e non ballano, gli canti un lamento e non piangono», cioè, comunque tu la proponi, non va mai bene.

La Madonna ovviamente non è stata così e la Madonna non insegna ad essere così.

La Madonna è stata esattamente il contrario: ha colto l’evento, l’accadimento del momento, l’ora (questa espressione così cara all’Evangelista Giovanni: “È giunta la mia ora”); la Madonna coglie l’ora, è Colei che sa cogliere il Cristo che passa (Sant’Agostino dice: “Timeo Christum transeuntem”, temo il Cristo passante, parafrasando il Cantico dei cantici, quando arriva lo sposo e la sposa non gli apre).

Noi non siamo abituati alla preziosità dell’accadimento, per noi oggi è uguale a domani, se non è adesso, è dopo, se non sei tu, è un altro, cosa interessa?

Siamo un po’ tutti narcotizzati con l’occhio da triglia, andiamo avanti a camminare, per noi è importante magnà e beve, poi lavorare (la sacralità del Dio lavoro) e i soldi (guai se mancano). Tolto questo, e un po’ di divertimenti, la nostra vita poi, che cos’è?

Un po’ di televisione, le ciabatte parallele sotto al letto (quelle sono fondamentali), la casa bella pulita, il bon ton davanti agli altri, ma poi la vita è vuota, non accade mai nulla, nella nostra vita non accade mai nulla… È la ripetizione snervante delle stesse medesime cose, non c’è niente di nuovo, niente di speciale, niente per cui valga la pena di vivere. Uno si sveglia al mattino e dice: «Oggi perché è importante per me vivere?»

Questo, perché non accade nulla… e perché non accade nulla?

Perché a noi non interessa.

Noi non siamo come le vedette che stanno sul monte, che stanno sul castello, che arrendono l’aurora, non c’è attesa, cosa attendiamo noi? Chi attendiamo?

Abbiamo una attesa profonda nel cuore?

Una attesa di verità? Una attesa di giustizia?

Una attesa di relazione autentica e vera?

Perché, se l’abbiamo, per queste realtà dobbiamo essere disposti a perdere tutto, a partire dalla vita, e invece ci circondiamo troppo spesso di cose false, mascherate, truccate, di cose non vere, di cose che non portano a niente, se non ad acquietarci la coscienza e ad uniformarci su quello che sono gli altri… “così fan tutti”, questo motivo che ritorna, non solo nel teatro ma anche nella vita.

“Così fan tutti”, così facciamo anche noi.

Allora è importante che, quando c’è da ballare, si balli, e quando c’è da piangere, si pianga.

È importante stare al ritmo di Dio, del soffio di Dio, al ritmo dello Spirito Santo, al ritmo della Divina Provvidenza, che provvede ad ogni uomo, che parla ad ognuno di noi, nei singoli eventi che capitano, nelle singole espressioni che riceviamo.

È importante che noi sappiamo, come diceva Santa Teresa d’Avila… — scusate, ho sbagliato a parlare, non sopporto questa cosa e invece ogni tanto mi scappa: non va bene dire “Santa Teresa d’Avila”, è molto brutto, perché lei si chiama Santa Teresa di Gesù, non è d’Avila; Avila, non vuol dir niente, è una città, non c’è niente di che, Gesù è Gesù, quindi Santa Teresa di Gesù, anche se ogni tanto mi sfugge e dico Santa Teresa d’Avila — quindi, Santa Teresa di Gesù dice che è fondamentale questo conoscersi dentro, questa introspezione, questo esame di coscienza; ma se noi guardiamo la frequenza con la quale ci confessiamo, dobbiamo riconoscere che non facciamo l’esame di coscienza, perché, se noi facessimo l’esame di coscienza tutti i giorni, non ci confesseremmo due volte all’anno… capite?

E non diremmo, quando ci andiamo a confessare: «Mah… Padre, peccati, io non ne ho».

— «E da quanto tempo è che non si confessa?»

—«Da un annetto».

—«Non ha fatto peccati in un anno?»

—«No. Ammazzare non ammazzo, rubare non rubo, bestemmiare non bestemmio, che peccati ho?»

E io dico sempre: «Signore, ti ringrazio che mi fai conoscere tante Madonne, ho la grazia di conoscere tante Sante Vergini, che camminano davanti a me».

San Carlo Borromeo si confessava una volta al giorno, mangiava cinque lupini e non dormiva mai… Che peccati faceva San Borromeo? Noi, ci confessiamo una volta all’anno…

Capite che Santa Teresa di Gesù si rivolta nella tomba, perché dice: «Ma il tuo esame di coscienza, il tuo conoscerti, il guardarti dentro, dove si colloca? A che livello è? Che spessore ha?»

E non possiamo dire: «Tanto c’è la Misericordia di Dio», perché quando tu ami il Signore, un’offesa anche piccola che hai fatto al Signore, ti pesa, pesa.

Se ti è mai capitato di innamorarti di qualcuno, se tu hai solo la percezione lontana di avere offeso la persona amata anche poco, ti si spacca il cuore nel petto, ti viene subito il desiderio di andare a chiedere scusa e di andare a rimediare.

Allora chiediamo alla Vergine di Guadalupe la grazia di questa profonda devozione e di questa grande verità dentro di noi e attorno a noi.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Venerdì della II settimana di Avvento

Prima lettura

Is 48,17-19 – Se tu avessi prestato attenzione ai miei comandi!

Così dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele:
“Io sono il Signore tuo Dio
che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare.
Se avessi prestato attenzione ai miei comandi,
il tuo benessere sarebbe come un fiume,
la tua giustizia come le onde del mare.
La tua discendenza sarebbe come la sabbia
e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena;
non sarebbe mai radiato né cancellato
il suo nome davanti a me”.

Salmo responsoriale

Sal 1

Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia.
Il Signore viene, andiamogli incontro:
egli è il principe della pace.
Alleluia.

Vangelo

Mt 11,16-19 – Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

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