Scroll Top

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 24

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 25 giugno 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 24

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 25 giugno 2022.

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VIII di San Matteo, versetti 5-17.

Oggi comincia il secondo ciclo dei quindici sabati del Rosario che si fanno in onore della Madonna di Pompei, quindi, io vi consiglio caldamente di fare questa bellissima pratica; forse, può essere un po’ lunghina, ma è molto bella e ci prepara alla festa che ci sarà poi ad ottobre, e magari potete mettere una bella intenzione… una bella intenzione… sì.

Padre Pio da Pietrelcina amava far recitare la Novena alla Madonna di Pompei, ne era molto devoto, e la faceva recitare per sé, chiedeva alle figlie spirituali di recitare questa Novena, questa preghiera, per sé; mi sembra che questa pratica dei “Quindici sabati del Santo Rosario” sia proprio bella, perché, ogni mese da qui ad ottobre, ogni sabato, può essere veramente un modo per farci accompagnare dalla meditazione dei Misteri del Rosario e da queste bellissime riflessioni del Beato Bartolo Longo, stupende. Io ve la consiglio.

Bene. Allora, continuiamo questi nostri Esercizi Spirituali; stiamo affrontando il tema del peccato veniale e stiamo vedendo quanto è seria la questione.

Scrive San Pietro Giuliano Eymard:

“Il peccato veniale è il rifiuto opposto alla grazia che sollecita; esso ne annulla l’azione”.

Ripete ancora questo concetto, che ha già detto più di una volta, ma è così importante che va ripetuto.

“Dio non potendo forzare la porta del cuore, si ritira; Egli non violenta, ma solo domanda di entrare”.

Quante volte abbiamo già detto questi concetti!

Quante volte li abbiamo ripetuti!

Ecco perché è fondamentale confessarsi frequentemente, e dovremmo imparare da Dio in questo: a non fare mai polemiche, né discussioni, né litigi, né…

Lui domanda di entrare, bussa; se noi opponiamo un rifiuto, se la porta è chiusa e non si apre, che cosa fa Dio?

Prima vediamo cosa faremmo noi: noi cosa facciamo?

Semplice: noi la sfondiamo; se la porta non si apre noi la sfondiamo, perché la porta si deve aprire. Quindi, tradotto, tu devi capire quello che io ti voglio dire, io ti voglio convincere, anche tu devi fare come faccio io, anche tu devi venire a Messa, anche tu devi pregare, anche tu devi avere la mia fede, anche tu devi credere nel modo in cui credo io, ma non è questa la strada, perché Dio non fa così, i Santi non hanno fatto così.

Padre Pio in una lettera diceva: «Ciò che conta è che tu  abbia capito l’importanza di questi aspetti (che lui stava spiegando), che tu li abbia chiari, detto questo, il modo con il quale tu poi ci mediterai sopra, ci ritornerai, questo non ha importanza, perché nelle vie di Dio bisogna essere liberi».

Quindi, tu vuoi rileggere quel testo tre volte al giorno, una volta al giorno, ti vuoi fare un disegno, ti vuoi mettere un promemoria, vuoi fare un fiocco al fazzoletto, il modo sceglilo tu, ciò che conta è che quel contenuto sia tenuto in considerazione.

Il Signore ama la libertà e il Signore ci insegna ad essere liberi. Noi non siamo delle fotocopie, non siamo cloni di nessuno. Certo, siamo chiamati all’imitazione, va bene, verissimo, però non siamo cloni e, quando il Signore trova una porta chiusa, se ne va; anche noi dobbiamo imparare ad andarcene.

La porta chiusa è la porta della mente, per esempio, la porta dell’intelligenza, la porta di chi ascolta, le orecchie sono una porta. Le cose le diciamo una volta, forse, magari anche mezza potrebbe non far male, perché ciò che conta, poi, è l’esempio. Se dall’altra parte la porta resta chiusa, non si ascolta, non si vuol capire, si comincia a difendersi, ad opporsi, basta, basta! Via! Porta chiusa, uno se ne va. Chi di noi sta fuori da una porta a guardare una porta chiusa? Nessuno, se è sano di mente.

“La S. Scrittura lo mostra spesso presentarsi all’anima come un amico che domanda di entrarvi con le sue grazie, supplicando Israele di ascoltarlo. Anche Gesù Nostro Signore, durante la sua vita, domandava che si volesse riceverlo. Non lo si vuole; è ben obbligato di ritirarsi”.

Non mi vuoi? Me ne vado, basta… ma senza neanche dirlo, questione di un secondo.

Ripeto, ci sono molti modi di non volere eh… Quando facciamo i muli (sapete che i muli si piccano sulla loro posizione, non li smuovi neanche a morire), basta, non bisogna mica star lì a prendere il bastone e a tirare frustate, a urlare, ad arrabbiarci.

Certo, c’è la tentazione di fare così, però è sbagliato, anche perché non risolviamo niente a fare così, anzi, perdiamo la carità, perdiamo il tempo.

“Parlo sempre soltanto del peccato veniale, il quale, pur non distruggendo lo stato di grazia, ne paralizza l’azione; esso non è opposto all’abito della carità, ma alla sua efficacia e a’ suoi atti.

Il peccato veniale si oppone alla grazia attuale, così necessaria per agire soprannaturalmente che senza di essa noi non possiamo assolutamente nulla in ordine alla salvezza”.

Adesso vi spiega.

Queste cose non credo che le abbiate mai sentite, e quindi ci fa molto bene sentirle.

Uno dice: «Ma che cos’è questa grazia attuale?»

“La grazia attuale è una luce, un’ispirazione; è l’azione di Gesù Cristo e del suo Spirito in noi”.

Questa è la grazia attuale eh… è fondamentale!

Noi non abbiamo minimamente in mente di riflettere sulla grazia attuale, ma senza la grazia attuale noi siamo paralizzati.

È la grazia di questo momento, di questo istante, quindi è una luce, un’ispirazione, è l’azione di Gesù e dello Spirito Santo in noi.

Il peccato veniale, che cosa fa?

“Ora il peccato veniale ne distrugge o impedisce gli effetti: oscura l’anima, ne circoscrive lo sguardo, l’avvolge di tenebre”.

Capite che è fondamentale eh… questa cosa è fondamentale!

Uno almeno lo sa.

Se ti dicono: «Perché ti vai a confessare così spesso?»

Rispondi: «Perché io non voglio avere l’anima oscurata, non voglio avere il paraocchi sugli occhi, non voglio essere avvolto nelle tenebre».

“La luce della grazia si presenta bene spesso per illuminare la nostra intelligenza, mostrarle i motivi soprannaturali, il bene divino: ma se noi chiudiamo tutte le nostre entrate, essa non vi penetrerà; questo sole d’amore illuminerà la pietra della nostra tomba, e noi vi resteremo sepolti nelle tenebre”.

A chi di noi, dopo aver ascoltato queste cose, non viene il desiderio di andarsi a confessare subito?

Prosegue, eh…:

“Il peccato veniale corrisponde in questo ad un secreto istinto della nostra natura caduta. L’uomo paventa più la luce di Dio che la stessa sua bontà. La luce rimane, si ferma. I Giudei non volevano neppur sentire Gesù Cristo, e lo lapidavano appena voleva loro dire la verità. Così noi malvolentieri sentiamo un povero esporci le sue miserie: gli diamo subito qualche cosa per non vedere questo spettacolo che potrebbe troppo commuoverci. Così ancora non amiamo vederci, o veder Dio e la sua volontà, e ciò che domanda. Ma la luce che rigettiamo ci accusa, e tanto più quanto più è grande. Che sarà di noi che viviamo nelle tenebre del peccato, sotto i raggi di questa splendida luce dell’Eucaristia? Dobbiamo ben dire che noi pecchiamo nella luce: i nostri peccati ne sono dunque più gravi, noi ne saremo puniti più severamente”.

Capito? Noi possiamo anche fuggire dalla luce della verità, dalla luce di Dio, ma tanto, anche se la rigettiamo, questa ci accusa; anzi, ci accusa di più quanto più è grande il dono di questa luce.

Sapete che ieri sera (mi è venuto in mente adesso) ho avuto un insegnamento dal libro delle creature di Dio? Ah, ve lo devo proprio dire: dunque, ieri sera, prima di andare a riposo, ho visto che la rosellina era sfiorita.

A me piace raccogliere un bocciolo di rosa da mettere, poi, qui, davanti al mio Crocifisso, e quindi prendo, nel nostro bellissimo giardino, un bocciolo di rosa, poi lo metto in un piccolo contenitore, vabbè, non vi dico di che genere… comunque, la povertà, in fin dei conti, è anche questo.

Allora ho preso questo piccolo contenitore, perché non ne avevo un altro a disposizione; è piccolino, perché non ho grande spazio, e ci metto dentro il bocciolo di rosa.

Ieri sera scendo a prendere il bocciolo, perché quello che avevo era sfiorito; mi è piaciuto, perché si è aperto tutto e non ha perso neanche un petalo, incredibile, sembrava come cristallizzato, però ho detto: «Adesso basta, perché proprio è tutto fiorito e tra poco…»

Allora sono sceso e ne ho preso un altro. Nel prenderne un altro, ho visto una pianta di margherite arancioni, e ne ho prese due che ho qui adesso davanti a me, ho preso due boccioli, anzi, non erano due boccioli, erano già fiorite… ma belle eh, belle, due belle margherite arancioni.

Le ho raccolte, sono salito, e ho fatto questo piccolo vasetto, chiamiamolo così, da mettere davanti al mio bellissimo Crocifisso che ho qui in camera. Le metto nell’acqua e tutto quanto.

Quando ho raccolto le margherite, il fiore era tutto bello aperto, spalancato, ma dopo  un po’, mentre mi stavo preparando per andare a dormire, riguardo i fiori, i miei tre fiorellini, e le margherite avevano quasi totalmente chiuso la loro corolla e avevano anche un po’ reclinato il capo. Io ho detto: «Ma pensa un po’… loro stanno già dormendo e io sono ancora in piedi».

Poi, stamattina, mi metto qui per fare la meditazione, e loro si sono già tirate in piedi, e ho detto: «Vedi, Giorgio, ti hanno preceduto nella sveglia. Si sono già tirate in piedi e adesso stanno aprendo la corolla. Ma pensa te… persino il creato, persino le creature di Dio ci dicono che c’è un tempo per aprire i nostri petali, il nostro fiore al sole, e quando arriva la sera, anche il creato si prepara a dormire. I miei pappagalli spariscono, vanno tutti nei loro nidi a riposare, non si sente più nessuno dei loro canti, e adesso anche le margherite arancioni».

Sono più sagge loro di noi, certo… ci precedono nella lode a Dio e ci dicono: «Adesso è ora di dormire, adesso è ora di dare il giusto riposo». Che ordine! E tutte e due insieme eh… non una sì e l’altra no. No, no, no, insieme: insieme le ho messe aperte nell’acqua, insieme erano lì tutte belle e bellissime, insieme si sono reclinate, e insieme si sono chiuse. Bellissimo… veramente bello. Vedete l’ordine? Vedete quanto il creato ci insegna l’ordine?

“La grazia è pure un calore vivificante…”

Che bello, che bella espressione! È vero eh…

“… con cui Dio vuol toccare la nostra volontà, commuoverla dolcemente per inclinarla a ciò che ci domanda; …”

Che bello… la grazia è un calore vivificante… bellissima questa espressione.

È quando noi sentiamo interiormente questo calore con il quale Dio tocca la volontà e la muove dolcemente, soavemente, fortemente… la commuove, la muove e la commuove. Dio, attraverso la commozione, muove la volontà e la inclina verso di Lui. Questa è l’azione della grazia. Bellissima…

“… ma il peccato è il freddo, il ghiaccio stesso della tomba. Impedisce il calore divino di penetrare fino ai nostri cuori, per tema che non siamo svegliati dal nostro torpore. Ed è pur tuttavia così potente, dolce, benefico il calore che emana dal SS. Sacramento! Là è il focolare del Cuore vivo di Gesù Cristo”.

Guardate che è vero eh…

Santa Gemma Galgani, quando entrava in chiesa, doveva stare nell’ultimo posto, io ho visto la sedia sulla quale lei si metteva. Doveva stare in fondo, all’ultimo posto, perché le bruciava il viso, si sentiva incendiare il volto.

Guardate che è vero, l’Eucarestia abbaglia, perché è una luce fortissima, e brucia; brucia nel senso che emana un calore, come il sole, che non puoi fissare, non ci puoi stare troppo sotto, perché ti brucia. Questa è l’Eucarestia!

“Ma il peccato ce lo fa fuggire: se noi ci accorgiamo che Nostro Signore ci presenta il suo Cuore per guadagnarci con la tenerezza, noi scappiamo; abbiamo paura che ci dica: «Io ti amo!». Perché saremmo costretti di rispondere: «Ed io pure!» Ci sfugge, sì; ma a fior di labbra; non vorremmo essere presi in parola. Quando un nemico si lascia abbracciare, è disarmato, diviene amico. Ci avverrebbe lo stesso, ma paventiamo i doveri dell’amicizia”.

Che tristezza, mamma mia… Che tristezza… che tristezza… che tristezza questo egoismo. Noi viviamo nella logica delle sanguisughe, del “Dammi dammi”, “Fammi fammi”, “Fammi fammi”, “Dammi dammi”.

Dovrei fare una canzone, intitolata “Dammi dammi, fammi fammi”.

Quando poi c’è semplicemente da amare, da amare… da vivere questo sentimento di amicizia, noi ci diamo per dispersi.

Ieri sera, mentre scendevo a raccogliere i fiori, ho visto due miei confratelli giocare a Ping-pong, li ho visti dalla finestra. Abbiamo una sala dove c’è un tavolo da Ping-pong e, dopo cena, qualcuno, così, per distendersi, va a giocare a Ping-pong.

Io li guardavo dalla finestra, mentre passavo, e dicevo: «Guarda come sono sorridenti, guarda come sono spensierati, gioiosi… guarda come uno rimanda all’altro…», poi ho pensato: «E tu, caro Padre Giorgio, tratti almeno così Gesù?». Non bisogna essere amici del cuore per giocare a Ping-pong, eppure, quanta sincronia c’era, quanta attenzione, quanta concentrazione c’era, uno verso l’altro.

E io, tratto così il Signore, almeno così?

Lo tratto da amico?

Mi intrattengo con Lui?

Gioco col Signore?

Uno dice: «Oh… gioco?!»

Sì, gioco! Non solo gioco, faccio tutto col Signore, o no?

O Lo escludo, o neanche ci penso?

Non so se avete notato, ma, parlare del peccato, vuol dire per forza parlare anche della grazia… vedete i Santi come sono equilibrati? Noi oggi abbiamo smesso di parlare del peccato, e così abbiamo smesso di parlare della grazia di Dio, visto?

Che conquista intelligente!

“La grazia è ancora l’azione dello Spirito Santo, mercè la quale Egli rinnova e continua in noi la vita di Gesù Cristo. Egli ci dice: «Prendi la mia grazia, — lo Spirito Santo ce lo dice — e fa questa buona azione, questo sacrificio; lavoriamo insieme, io darò il fondo e i mezzi, tu avrai il merito e il frutto. Ma il peccato — vedete? Vanno sempre insieme — c’impedisce di accettare questa proposta d’amore, la rigetta; questo contratto di società diviene impossibile; perché Nostro Signore non può unire la sua azione al peccato, che gli è opposto. Così il peccato veniale è la rovina della grazia attuale; ne impedisce l’azione, la distrugge; lega Gesù Cristo alla porta dell’anima; poco a poco diviene la rovina della grazia santificante; noi diveniamo come l’acqua stagnante che non è alimentata da nessuna sorgente viva, né purificata da alcun movimento”.

Nel momento in cui noi perdiamo la grazia santificante, siamo nel peccato mortale, siamo morti.

Ecco perché bisogna stare molto attenti a perdere la grazia attuale, ecco perché dobbiamo confessarci spesso, per essere dei torrenti, non stagni pieni di rospi, di serpenti, di bisce, di zanzare e di puzza.

Noi dobbiamo essere dei torrenti di acqua fresca sempre in movimento, e questo avviene attraverso la Confessione.

Sentite:

“Il peccato veniale distrugge la gloria che noi dovremmo rendere a Dio con le nostre azioni”.

Uno dice: «No, vabbè, ma cosa ti vai a confessare a fare? Oh… per quei quattro peccati che hai fatto!»

Il peccato veniale distrugge la gloria che noi dovremmo rendere a Dio con le nostre azioni”… questo insegnano i Santi!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Mt 8, 5-17)

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
“Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.

Post Correlati