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La Vergine Maria: l’Albero dal Frutto squisito

Monogramma di Maria

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 12 settembre 2020 – Festa del Santissimo Nome di Maria

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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LA VERGINE MARIA:

L’ALBERO DAL FRUTTO SQUISITO

Eccoci giunti a sabato 12 settembre, giorno tutto dedicato alla Vergine Maria, non solo perché è sabato ma perchè oggi festeggiamo il suo Santissimo Nome, il Nome di Maria. Ricordiamo in modo particolare tutti coloro che portano il Nome della Vergine Maria, questo Nome bellissimo, glorioso, che lo portano come primo nome, come secondo nome, coloro che lo portano come nome di Battesimo, raccomando anche me alla vostra preghiera perché mi chiamo Padre Giorgio Maria, porto il nome della Vergine Maria nel mio nome religioso e nel mio nome di Battesimo. La Vergine Maria, della quale oggi facciamo festa, la festa del suo onomastico, è veramente questo Albero buono, è l’Albero buono. Questo brano del cap. VI di San Luca ci richiama all’importanza di essere buono, di questo albero fruttuoso. Com’è bello durante l’estate avvicinarsi agli alberi carichi di frutta, ciascuno secondo la sua specie, che bello vedere questi alberi di ciliegi, di pesche, di albicocche, di gelsi, se avete mai avuto l’occasione di vedere questi alberi di gelsi come sono pieni di questi frutti succosissimi, saporosi. E’ bello vedere un albero buono, un albero sano, un albero che produce i frutti per cui è stato creato, ed è gustoso; sotto gli alberi ci si incontra, ci si trova, si gustano insieme i frutti, si raccolgono insieme, si fa la marmellata, piuttosto che fare un cesto di frutta da mangiare insieme, bella fresca. Un albero buono è fonte di consolazione, del corpo e dello spirito, perché si gusta e si gusta insieme. La Madonna è questo albero buono, ci ha dato il suo Frutto per eccellenza che è Gesù. Gesù è il Frutto più gustoso, più buono, più santo, più bello, più prezioso che qualcuno potesse mai darci e a noi arriva attraverso la Vergine Maria. La Madonna ci dona Gesù come il Frutto e con Gesù ci dona tantissimi altri frutti, perché l’Albero della Vergine Maria non si secca mai, e produce frutti sempre, non conosce le stagioni, quindi abbiamo i frutti dell’umiltà, della carità, della pace, della benevolenza, della mitezza. Questo Albero meraviglioso che è la Vergine Maria continua a saziare i suoi figli e più noi ne prendiamo di questi frutti e più lei li produce in continuazione, è veramente un’Ape Regina che costantemente produce e che costantemente organizza.

“Ogni albero si riconosce dal suo frutto”

E noi riconosciamo da Gesù la bontà e la bellezza della Vergine Maria, da Lui riconosciamo la preziosità, perché dalla Vergine Maria non si possono raccogliere né spini, né rovi, né frutti bacati, dalla Vergine Maria c’è solo frescura, solo la bontà dei frutti, la sanità dell’albero.

“L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene”

La radice è sempre quella, è il cuore, è da lì che noi prendiamo quello che siamo e quello che facciamo, quello che noi siamo nella relazione con gli altri, quello che noi siamo col Signore, quello che noi siamo da soli, tutto questo trae la sua origine, la sua identità e peculiarità dal nostro cuore. Se il nostro cuore è buono allora viene fuori la bontà. Quante persone fanno tanto bene, ma non lo fanno come un dovere, come una filantropia, ma perché hanno un cuore buono, un cuore inserito nella bontà paterna di Dio, lì trovano la loro origine. La manifestazione di questa bontà non è solo nelle cose che facciamo, nelle relazioni che instauriamo.

“La sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.”

Ci sono persone che è bello ascoltare sempre, persone che non ti stancano mai, che le senti in pace, gioiose, felici, persone che hanno sempre qualcosa da raccontare. Ci sono persone che quando ti raccontano come sono andate a fare la spesa, ti incantano, c’è sempre qualcosa di particolare, sanno sempre trovare qualcosa di speciale in quello che fanno, anche se è la cosa più ordinaria del mondo, la cosa più apparentemente banale, ti sanno fare innamorare di cucire una calza, di lavorare a maglia, di cucinare, di lavare i pavimenti, perché sono persone che sono straordinarie in tutto ciò che loro fanno, perché il loro cuore dà un senso a tutto, sono talmente piene di sapori, di frutti, talmente in Dio, che qualunque cosa ti raccontano ti viene voglia di farla, riescono a fare diventare facile tutto. Quando una persona è con il suo cuore, con la sua mente, lì in quello che fa, tu lo vedi ed è la cosa più facile, più spontanea e più semplice che si possa fare, perché è fatta con tutta se stessa, ha dentro un senso, un sacrificio, un perché. Forse abbiamo perso un pochino questa arte che nasce proprio dall’essere innamorati di quello che facciamo, perché lo facciamo col cuore, e poi il saperlo insegnare e testimoniare. E tutto quello che fai lo fai per gli altri, per dare agli altri il senso dell’essere figli di un Re, e quindi prepari tutto bene,  non rimandi, non posticipi, ,ma fai tutto lì in quel momento.

Hic et nunc

Hodie come diceva la croce che teneva in mano S.Espedito

Non cras cras come grida invece il corvo che lui schiaccia col piede, che vuol dire: dopo, domani, in un altro momento.

Anche noi insegniamo ai nostri ragazzi la bellezza di studiare.

  • Studiare perché?

Proprio ad un giovane, un pò di tempo fa dissi una cosa, parlavamo dell’università e parlavamo di quanto per alcuni sia difficile, perché vanno fuori corso, perché danno due esami all’anno, perché non hanno voglia, ragionavamo insieme cercando di capire quale potesse essere la via di soluzione, e parlando insieme siamo arrivati un pò a questa conclusione:

Quando c’è un nido, quando c’è un’appartenenza, una casa, un volto, “oltre il muro di folla”, come dice il bellissimo film “L’uomo senza volto” di Mel Gibson, quando c’è un volto oltre il muro di folla, tutto quello che fai ha un senso, hai voglia di portare la tua bacca a casa, hai voglia di portare il tuo pesciolino nel nido, lo desideri, hai voglia di stare in quel nido, in quella casa fatta di colori, di calore, di musica, di vita, di umanità e soprattutto di Dio, e allora studi perché c’è un motivo, perché quando hai fatto gli esami hai dei volti da chiamare, con cui gioire, da cui ti senti spronato, sostenuto, accompagnato e quando ritorni senti questo ritorno della tua vittoria, di quello che porti a casa come se fosse la vittoria di tutti, perché tutti gioiscono della medesima ragione.

“Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?”

Questo credo sia la cosa più brutta che ci possa capitare, è inutile chiamare qualcuno se poi vogliamo fare di testa nostra, se il cuore non c’è, non c’è neanche la parola e quindi non ci sarà neanche la risposta. E’ inutile continuare a chiamarlo in causa se poi non ci fidiamo di Lui. Stiamo a quello che Lui ci indica nell’Antico e nel Nuovo Testamento, nelle Lettere di San Paolo.

“Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica”

Andare da Gesù, ascoltarlo e mettere in pratica, fidarci sempre di Lui.

Mi stava a cuore dirvi una cosa oggi, proprio nell’omelia che ho fatto ieri vi parlavo dei Sacerdoti, ma non solo dei Sacerdoti, pensiamo anche alle persone anziane, alle mamme anziane che spesse volte sono sole, hanno allevato, custodito, cresciuto dei figli, gli hanno dato tutto e poi te le vedi tornare a casa con i sacchi della spesa, che devono pulire, che sono sole, mamme e papà soli, soli perché i figli hanno perso la memoria, sono altrove. Parlavo dei Sacerdoti ma penso anche a queste mamme, a questi papà, alle volte anche ai figli, che sebbene sono giovani, sono soli, non hanno nessuno. Vi dicevo l’importanza dai aiutare, di farsi presente, di farsi prossimi, di offrire il proprio aiuto, le proprie competenze, provvidenzialmente qualcuno si è fatto presente, mi ha scritto, e la frase che noto sempre, che tutti dicono è questa:

“Non mi sono fatto presente prima perché avevo paura di essere invadente e di disturbare”

Personalmente capisco che uno non vuole essere invadente, vuole essere una presenza discreta nella vita degli altri, è un bel pensiero, però è meglio per me, sentirsi dire:

“No grazie”

Che un giorno scoprire:

“Se mi fossi fatto presente avrei evitato a quella persona delle sofferenze, degli incomodi, delle agitazioni, delle ansietà. Avrei regalato pace e serenità a quella persona, se solo mi fossi fatto presente e avessi detto:

“Io so guidare l’aeroplano”

E quella persona mi avesse detto:

“Dio ti ringrazio, in questo momento avevo proprio bisogno di un aeroplano”

Succede veramente così, noi sentiamo nel cuore che abbiamo dei doni, dei talenti, nel cuore, nella vita, nella mente e li lasciamo lì infruttuosi, come quello che ha avuto paura di usare il suo talento. Abbiamo dei talenti, delle capacità, qualunque cosa, diamole, diciamole, offriamole a chi il Signore ci mette accanto. Magari una persona potrebbe avere bisogno. E’ meglio una porta chiusa in faccia, anche se non accadrà mai, magari non avrà bisogno oggi, ne avrà bisogno domani, ma meglio quello, che vivere un giorno col rimorso di dire:

“Se solo l’avessi fatto”

O sentirsi dire:

“Se me l’avessi detto prima!”

Faccio il medico, il dottore, dillo, quanto bisogno abbiamo di un medico cattolico, credente, faccio l’avvocato, l’imbianchino, qualunque cosa, io faccio il Sacerdote, voi lo sapete, e quanta utilità potete aver avuto da questa cosa, chi più, chi meno.

Ma se non l’avessero saputo? Se non l’avessi detto? Se fossi rimasto nascosto?

Magari in due avrebbero sofferto, perché cercavano proprio quell’intuizione lì che è venuta quel giorno.

Non dobbiamo ragionare secondo la logica mondana:

“Non mi faccio presente per non disturbare”

Ma no!

Perché non ci dobbiamo aiutare? Perché dobbiamo avere paura del no?

Ci dicono no?

Cresciamo nell’umiltà, questo è il modo di crescere, rischiare il no. E noi questo no, lo dobbiamo rischiare con tutto noi stessi, dobbiamo metterci corpo e anima. E’ una cosa utile anche sentirmi dire un no.

Gesù quanti no si sente dire con tutte le offerte che ci fa?

Quanta condivisione c’è in tutto questo. Facciamo come Gesù, condividiamo questa mensa di Gesù, la mensa di colui che dona, che elargisce, di questa Verità che Gesù ci ha lasciato, di questa vita spesa, donata, di questi sacrifici che non guardano in faccia niente, perché è bello vedere sorgere il sorriso, la gratitudine sul volto di qualcuno. Quanto è bella questa cosa, quanto ci allarga il cuore, quanto ci fa condividere un pò la soddisfazione di Gesù.

Di cuore imploro la benedizione della Madonna su di voi, che vi benedica, che vi colmi di tutti i suoi frutti, e che vi faccia uscire, voi e me, usciamo dalle nostre paure, dalla nostra modalità di pensiero, usciamo portando fuori tutte le nostre ricchezze, mettiamole davanti al mondo, condividiamole. Non vuol dire buttarle via, sprecarle, il Signore sicuramente vi metterà sempre accanto qualcuno che è degno di ricevere questi doni, queste grazie.

A me è successo tante volte di dover dire a qualcuno:

“Ti ha mandato il Signore, ti ha mandato Dio.”

E allora lasciamoci mandare da Dio, dalla Vergine Maria.

Vi auguro un sabato bellissimo, comprate un bel dolcino, dei bei pasticcini, una bella torta e oggi portatela a tavola. E quando vi diranno:

“Come mai oggi c’è la torta? Come mai ci sono i pasticcini? E’ la festa di chi?”

“Oggi è la festa della Vergine Maria e in questa famiglia la vogliamo festeggiare, è la nostra Madre, e la festeggiamo con questa bella torta, con questi pasticcini, tutti insieme, per non dimenticare che siamo incredibilmente sempre amati.”

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo.

Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

VANGELO (Lc 6,43-49)
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

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