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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 3° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di giovedì 3 giugno 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

 

Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 3° parte

Eccoci giunti a giovedì 3 giugno 2021, oggi ricordiamo San Carlo Lwanga e compagni martiri, dodici compagni martiri che avevano un’età compresa tra i quattordici e i trent’anni, giovanissimi, appartenenti alla regia corte dei giovani nobili o alla guardia del corpo del re Mwanga. Alcuni erano neofiti, altri fervidi seguaci della fede cattolica e, siccome si sono rifiutati di accondiscendere alle richieste del re, sul colle di Namugongo in Uganda furono trafitti con la spada e bruciati vivi nel fuoco. È importante per noi meditare anche la vita di questi martiri, perché potrebbe non essere lontano il tempo nel quale dovremo fare delle scelte radicali e allora come mi è capitato di dire proprio ieri ad una persona: “È inutile celebrare i martiri e poi fuggire come conigli. Noi ricordiamo i martiri, li preghiamo perché ci aiutino ad essere come loro, cioè testimoni, a non aver paura di testimoniare il nostro amore per il Signore, costi quel che costi.” 

Il Vangelo che abbiamo ascoltato, è tratto dal capitolo XII di San Marco, versetti 28.34. Il primo di tutti i Comandamenti è:

“Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore”

Non ce n’è un altro. E lo deve amare:

“con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”

Tutto. Deve essere il primo amore della tua vita. E il secondo sarà il tuo prossimo.Andiamo avanti nella meditazione di questo bellissimo libro di Mons. Fulton Sheen “Il Sacerdote non si appartiene”, stiamo vedendo i motivi a sostegno dell’Ora di Adorazione. Lui scrive per i Sacerdoti ma come vedrete, come avrete visto, vale un po’ per tutti, a maggior ragione per i Sacerdoti. 

Non dimentichiamo che oggi è il primo Giovedì del mese e quindi è importantissimo offrire questa giornata, offrire la Santa Comunione per riparare tutti i sacrilegi, tutti gli oltraggi, le indifferenze alla Santissima Eucarestia, come ha chiesto Gesù alla Beata Alexandrina Maria da Costa e come ormai abbiamo ripetuto infinite volte con la bellissima pratica dei primi 6 giovedì del mese. Non dimentichiamo che domenica è la festa del Corpus Domini, una festa importantissima, e quindi prepariamoci bene, giovedì, venerdì e sabato. Abbiamo un bellissimo triduo di preparazione, fatto di un primo giovedì, un primo venerdì e un primo sabato che culminerà Domenica con il Corpus Domini, quindi vale proprio la pena vivere bene questi giorni. E Monsignor Fulton Sheen ci aiuterà.

12° motivo dell’Ora di Adorazione:

“12. Perché riduce la nostra passibilità alla tentazione e alla debolezza.”

Quante volte si sente dire: “Ma cosa devo fare perché tutte queste tentazioni si calmino? Cosa devo fare per vincerle?” Dobbiamo stare davanti al Tabernacolo, Dobbiamo stare vicini a Gesù.

“Presentarci al cospetto di Dio nel Santissimo Sacramento è come esporre un tubercolotico all’aria pura e ai raggi del sole.”

Sapete che per i tubercolotici la cura era di stenderli su sedie comode e lunghe, coprirli con coperte spesse di lana e metterli fuori dagli ospedali, perché erano posizionati in zone di pinete, in zone particolari, a respirare l’aria e prendere il sole, questo era il modo per curarli. E noi stessa cosa.

 “Il virus del peccato non può resistere molto davanti alla Luce del mondo.”

La Luce del mondo, che è Gesù. Ricordate il Salmo 16:

“Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare (Sal 16, 8).

I nostri impulsi peccaminosi non possono insorgere, perché impediti dalla barriera eretta ogni giorno dall’Ora di Adorazione. La nostra volontà si dispone alla virtù senza che facciamo consapevolmente un grande sforzo.”

Capite, basta quest’ora di Adorazione.

 “A Satana, il leone ruggente, non fu permesso di stendere la mano e di toccare l’integro Giobbe finché non gliene venne data licenza (Gb 1, 12). Il Signore, allora, non vorrà provare con tentazioni troppo forti colui che vigila (1Cor 10, 13). Con la piena fiducia in Gesù Eucaristico il Sacerdote sarà in possesso di quella agilità spirituale che, dopo una caduta, lo farà rimbalzare rapida­ mente indietro.

Il Signore sarà favorevole persino al più debole di noi, se ci troverà prostrati ai suoi piedi in adorazione, nella disposizione più acconcia a ricevere i favori divini.”

Quando registro queste meditazioni e le faccio per voi penso a voi ma, innanzitutto, queste parole le sento rivolte radicalmente a me stesso. Quando si avvicinano gli anniversari, il nostro compleanno, il nostro onomastico, oppure, come sarà tra poco per me, l’anniversario di ordinazione sacerdotale, le domande si fanno più serrate, è come se fossero dei posti di blocco dove uno verifica i documenti. Questa Ora di Adorazione è la cosa più importante che ci sia, è proprio vero, è proprio vero che nella misura in cui noi la facciamo, il demonio è come frenato, è come accecato, è come un leone in cerca della preda e viene accecato, non capisce più dove sta andando. Ed è vero che la nostra volontà si dispone alla virtù senza che noi neanche ce ne accorgiamo, senza fare atti di volontarismo, da sola, perché è illuminata, scaldata da Gesù Eucarestia. Leggendo questo testo, quando parla di agilità spirituale, di prostrazione ai suoi piedi in Adorazione, mi viene proprio da chiedermi… non è una domanda che pongo a voi, è una domanda che formulo ad alta voce, è una domanda alla quale solamente Dio può rispondere e risponderà certamente nel giorno del Giudizio, senza bisogno che io gliela ponga: “Chissà se quando predico, se quando registro queste meditazioni, se quando faccio l’omelia, se quando tratto di Gesù, della Trinità, della Vergine Maria, se quando esercito il ministero Sacerdotale, se quando dò semplicemente la benedizione, se quando celebro la Messa soprattutto, chissà se passa, se emerge, dietro a tutte quelle parole, a quei gesti, a quelle azioni, se emerge una densità spirituale?”

Perché, vedete, si può parlare di Gesù, senza spiritualità, si può dare una benedizione senza spiritualità, si può celebrare una Messa senza spiritualità. È come vedere un dente presente ma  devitalizzato, è come vedere il guscio vuoto di una noce. Sarà anche bellissimo esternamente, ma se dentro non c’è la noce, a cosa serve?

Compiere tutti quei gesti, dire quelle parole se uno le fa con spiritualità, se passa, se si sente — se si sente è perché c’è, ovviamente, altrimenti non si può sentire questa spiritualità. E ovviamente non è data dalla voce bassa o dalla voce alta, io ho la voce bassa non perché sono spirituale o depresso, ma per non disturbare chi mi sta accanto, quindi non è questo che determina la spiritualità. La spiritualità è determinata dai contenuti, dalle cose dette e dal come le si dice, e passa se c’è. Però, se non c’è, passano delle nozioni, che sono importanti anche loro, però non è la stessa cosa. E allora la mia domanda è: “Chissà se passa questa spiritualità?” Perché se passa vuol dire che c’è almeno un piccolo aggancio col Signore, che permette questo fluire.

E quando Mons. Fulton Sheen scrive:

“Il Signore sarà favorevole persino al più debole di noi, se ci troverà prostrati ai suoi piedi in adorazione”

Io penso che il suo essere favorevole poi lo si percepisce dalla spiritualità che emerge in tutti questi atti, semplicemente anche un segno di Croce, una benedizione, due minuti di parole. Uno avverte, se c’è, che lì dentro c’è Gesù, che la noce è piena. Nel giorno del Giudizio questo sarà sicuramente, credo, un argomento, non di discussione perché non avremo niente da discutere, ma un argomento di verifica. Il Signore potrebbe dire: “Tu hai passato fuffa, non hai passato Me, hai passato te stesso, le tue idee, i tuoi gusti, la tua inconsistenza, la stupidità che hai, hai passato te stesso”. E questo non va bene. 

“Anche il Sacerdote caduto può essere rassicurato, se vigila e prega.

… Li moltiplicherò e non diminuiranno, li onorerò e non saranno disprezzati (Ger 30,19).

13. Perché l’Ora di Adorazione è una preghiera personale.”

Qui è importante queste distinzione, perché su questa cosa in particolare rischiamo un po’ di confusione.

 “La Messa e il Breviario sono preghiere ufficiali: appartengono al Corpo Mistico di Cristo, non a noi personalmente.”

Messa e breviario sono preghiere ufficiali, non sono la preghiera personale.

 “Il Sacerdote che si limita strettamente agli obblighi ufficiali…”

Cioè: “Ho detto il breviario, ho celebrato la Messa e sono a posto”. E oggi anche solo questo è eroismo.

“… è come l’iscritto ai sindacati che getta i ferri nell’istante in cui suona la sirena.”

È come il muratore che a mezzogiorno lascia giù il sidel, sapete cos’è il sidel? Il “sidel” (in milanese) è il secchio. Un muratore quando scoccava mezzogiorno, faceva cadere il “sidel” e andava   a mangiare. Invece i cristiani a mezzogiorno tirano via il cappello e recitano l’Angelus. 

“L’amore comincia là dove il dovere finisce. E il dare anche la veste quando ci vien chiesto il mantello. E il camminare due miglia quando si potrebbe farne uno solo.”

Il mio dovere è la Messa e il breviario? Bene, da qui in avanti inizia l’amore, tutto ciò che farò in più per amore. E noi dobbiamo chiederci: “Cosa facciamo in più?”

“Prima che mi invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io già li avrò ascoltati (Is 65, 24).

Beninteso, non siamo obbligati a fare l’Ora di Adorazione, ed è questo il punto. L’amore non è mai coercitivo, tranne che all’inferno. Laggiù, l’amore deve sottostare alla giustizia. Essere costretti ad amare sarebbe una specie d’inferno. Nessun uomo che ami una donna è obbligato a donarle l’anello di fidanzamento, cioè il pegno d’amore, come nessun Sacerdote che ami il Sacro Cuore è obbligato a donargli il pegno d’amore in un’Ora di Adorazione.”

L’Ora di Adorazione sarebbe il pegno d’amore, ma tu puoi stare fidanzato con una donna senza regalarle mai l’anello di fidanzamento. Che tristezza! E cosa le regali come fidanzamento? Se amiamo, dobbiamo fare un pegno d’amore, ma l’amore non obbliga. L’amore non obbliga mai, l’amore riceve e basta. O ami o non ami. Le cose che non sono fatte per amore sono orrende. 

Gesù non obbliga nessuno, invece il mondo laico ama obbligare. Sembra che oggi siamo un po’ tutti obbligati a mangiare le more. La mora è diventata un prodotto speciale. E guai se non mangi le more! Perché se poi domani allo stercorario nano viene il raffreddore è colpa tua, perché dove non arriva la paura e cioè: “Se tu non mangi le more tu sei diverso da tutti gli altri. Se tu non mangi le more io ti…” Dove non arriva questo, allora arriva il ricatto emotivo, morale: “Se tu non mangi le more sicuramente se allo stercorario verrà il raffreddore sarà colpa tua.” Ma magari allo stercorario gli è venuto il raffreddore per colpa sua, perché poverino si è dimenticato di mettersi la copertina, o le calzine alle zampine e gli è venuto il raffreddore. “No. Tu hai mangiato le more? Se tu hai mangiato le more la colpa è dello stercorario, se tu non hai mangiato le more sicuramente la colpa è tua”. È un ragionamento che non ha né capo né coda, non sta minimamente in piedi, ma oggi va così, siamo nella coercizione fatta sistema, l’impero delle more, tutti dobbiamo mangiare le more e tutti dobbiamo avere le dita macchiate del colore delle more. Perché le more lasciano giù il colore. È difficile mangiare le more senza sporcarsi le dita, e quel colore lì, non va via molto facilmente. A parte Dio, niente è solo ciò che appare.

Tu mangi le more e poi dici: “Ah mi sono sporcato le mani!”

Eh caro, le more sporcano! Sporcano tanto. Sapete, hanno quel colore un po’ simile al sangue, un pò rossastro, perché le more hanno dentro qualcosa di un po’ rossastro e allora poi ti sporchi, dopo piangi, ma dovevi pensarci prima. È difficile mangiare le more senza sporcarsi le mani. Gesù invece non è così. Quando si tratta di Dio siamo ipersensibili alla libertà, e guai a chi ci tocca la libertà. Quando si tratta di more, siamo tutti beoti, beoni che sono lì a mangiare more dalla mattina alla sera, senza nessuno scrupolo di coscienza, senza un briciolo di riflessione, siamo tutti internauti, andiamo da qui a là con internet ovunque, ma vai su internet con le tue belle dita affusolate a cercare tre paroline, e vedrai quante cose troverai scritte sulle more, ce ne sono tantissime di cose, e vedrai quanti video. Tu non hai idea di quanti video interessanti di esperti di more puoi trovare, e così ti fai una cultura sulle more. Ci sono tante cose che noi pensiamo di sapere sulle more e che invece non sappiamo. Non dobbiamo fidarci semplicemente di quello che i più dicono sulle more, bisogna andare a scavare un po’, a cercare, a verificare. Sapete le more stanno tra le spine, e quando raccogli le more ti pungi, è così. La mora non lascia il suo frutto senza che tu non lasci un po’ del tuo sangue. Capite? La mora non lascia il suo frutto senza prima pungerti, e la mora non lascia il suo frutto senza che tu un po’ pianga, ma poi non ti puoi lamentare, dopo non puoi andare a dire: “Mi è venuta l’infezione al dito perché mi sono punto”.

“A te chi ti ha detto di andare a mangiare le more?”

“Ma lo fanno tutti”

“E a te chi ti ha detto che lo devi fare anche tu?”

“Ma se non lo faccio poi…”

“Poi, pregherai San Carlo Lwanga e i suoi compagni martiri che sono morti bruciati vivi per non rinnegare Gesù”.

“Il pegno d’amore”

L’Ora di Adorazione Eucaristica è il nostro pegno d’amore.

“Gesù, tu che non mi costringi a mangiare le more, assolutamente, e che non mi fai ricattini affettivi e morali del tipo: «Se non mangi le more sei brutto e cattivo. Se non mangi le more vai a finire anche tu nel libro del Manzoni, in un posto ben preciso.» Tu, Gesù, che mi lasci libero. Tu Gesù mi proponi il pegno d’amore, cioè l’Ora di Adorazione. E quindi va fatta sempre, assolutamente sempre. 

“«Volete andarvene anche voi?» (Gv 6, 68) è indice d’amore debole; «Simone, dormi?» (Mc14,37) è indice d’amore irresponsabile”

Se noi abbiamo un amore così fragile che ci basta un niente, che ci basta una mora per andarcene, per rinnegare tutto, questo non è un amore molto forte: “No ma io non ce la faccio..”

Cosa dovevano dire San Carlo Lwanga e compagni martiri davanti al fuoco che li bruciava? Cosa doveva dire Santa Giovanna d’Arco, Sant’Agnese, Sant’Agata, cosa dovevano dire?

«Simone, dormi?»

Come si fa a dormire, ad addormentarsi, a smettere di essere vigilanti in questo mondo?

A me è capitata una cosa incredibile, io faccio il Sacerdote non faccio il coltivatore di more, non è quello il mio mestiere, a me è capitato di dover spiegare ai fruttivendoli che cosa sono le more. Non sapevano che cos’erano le more, come si coltivano le more, non sapevano le more dove affondano le loro radici, non sapevano che le more pungono, che sporcano. È incredibile! Sono rimasto basito! 

“Sta scherzando? Non me l’ha detto nessuno!”

Ma tu fai il fruttivendolo, chi è che te lo deve venire a dire? Tu vendi la frutta e le more sono frutta, come è possibile che tu non sia informato su come nascono le more, da dove nascono le more, come si vendono le more? Come fa a non saperlo? E come mai lo so io?”

“Ma queste cose bisognerebbe dirle.”

Appunto, ma a chi tocca? A me, che faccio il Sacerdote? Toccherebbe a te, che sei un fruttivendolo, informarci sulle more.

«Simone, dormi?»

“Ma io non lo sapevo!”

Ma veramente? Non è che io ho accesso alla banca dati degli Stati Uniti d’America! Io semplicemente ho il mio iPad, batto con le mie dita tre cose e viene fuori tutto sulle more. Tutto viene fuori sulle more, poi certo devi fare un po’ di discernimento, e capire bene come funzionano le more, però lo puoi fare anche tu.

“Ma io ormai ho fatto il passo e le ho comprate”

Eh caro! Hai sbagliato, perché se tu bevi un’acqua avvelenata, non puoi dire dopo: Ma io pensavo… ma io credevo… nessuno me lo ha detto. Tu perché l’hai bevuta?”

«Simone, dormi?»

“Svegliati! Ti devi svegliare!”, io l’ho detto ad un fruttivendolo.

“Ma non me l’ha detto nessuno”

E io ho risposto: “Figlio mio, svegliati! Ti devi svegliare! Quello è compito tuo e lo devi fare tu.”

Sant’Agostino ha scritto le Confessioni? Ma a me non l’ha detto nessuno! Ti devi svegliare, lo sanno tutti che Sant’Agostino ha scritto le Confessioni. Tu perché non lo sai?”

“Ma io non sapevo..”

“Ma tu dormivi e chi dorme non piglia pesci”

“«Se ne andò rattristato, perché aveva molti beni» (Mt 19, 22; Mc 10, 22) è indice d’amore egoistico.”

Io amo Gesù finché mi interessa amare Gesù. Ma quando questo Gesù viene a toccare le mie cose, diventa un problema. “Se tu non mangi le more, perderai tutto”

«Se ne andò rattristato, perché aveva molti beni»

Fino a dove siamo disposti ad arrivare per non magiare le more? Che cosa siamo disposti a perdere pur di non toccare le more? 

“Ma Padre ma è giusto o sbagliato mangiare le more?”

La Madonna le mangerebbe? La Vergine Maria le mangerebbe quelle more? San Giuseppe le mangerebbe? Io penso proprio di no, perché la Vergine Maria non amerebbe mai insozzarsi le mani con quel colore rossastro. No. Meglio mangiare altro, meglio prendere altro. Se me ne vado rattristato perché ho molti beni, vuol dire che ho qualcosa da difendere dal Signore, vuol dire che non sono disposto a perdere tutto per seguire il Signore.

“Ma può il Sacerdote che ama il suo Signore, avere tempo per altre attività prima di avere compiuto atti d’amore «al di là e al di sopra di quelli imposti dal dovere»?”

È una domanda retorica, ovviamente la risposta è: “No, non può”. Non può il sacerdote che ama il Signore avere tempo per altre cose prima di aver compiuto atti d’amore che vanno al di là del breviario e della Messa. Non può, se no non ama, non c’è amore in un comportamento del genere. 

 “14. L’adorazione ci trattiene dal cercare esternamente un’evasione dalle nostre preoccupazioni e dalle nostre miserie. Quando in canonica sorgono difficoltà, quando i nervi son messi allo scoperto da false accuse, vi è sempre il pericolo che cerchiamo uno sbocco all’esterno, come già fecero gli Israeliti..”

Questo vale anche per chi è sposato, vale per tutti. E qui facilmente entra in gioco l’amante, qui entra in gioco, qui fa comparsa nella nostra vita. L’amante è lo sbocco all’esterno. L’amante, prima che essere una questione sessuale, è una questione psicologica. L’amante è la via di fuga. Lui dopo lo spiegherà meglio, quindi voi capite che dalle nostre preoccupazioni, dalle nostre miserie e difficoltà, dalle false accuse, non si può evadere. Non si può fuggire dalla croce, non è reale, non ha nessun senso, se no facciamo come gli israelitici:

“Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele: 

«Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza».

Ma voi non avete voluto, anzi avete detto: «No, noi fuggiremo su cavalli».

  • Ebbene, fuggite! 
  • «Cavalcheremo su destrieri veloci».

Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori (Is 30,15-16).”

C’è questo termine: “Io devo evadere un po’”. Oggi lo useremmo così: “Io mi devo un po’ distrarre, rilassare”.

“Non è una fuga verso l’esterno”

Non è stare al telefono 12 ore, non è cercare il conforto, il consenso, il compenso nelle creature.

“E neppure il piacere, l’alcool, gli amici o l’attività frenetica costituiscono una soluzione.”

La soluzione alle nostre croci non è mai fuori, mai, è sempre dentro.

 “L’anima del Sacerdote non può «cavalcare un destriero». Deve mettere le ali e volare dove la sua vita «… è nascosta con Cristo in Dio» (Col 3, 3).”

Cerchiamo di fare l’Ora di Adorazione per evitare di finire nelle braccia delle spine, perché sono spine quelle, sembrano petali di rose ma in realtà sono spine iperpungenti e infettive, quindi evitiamo di evadere, di fuggire, di correre verso l’esterno, verso il piacere, verso gli amici, verso la televisione, verso l’attività frenetica e impariamo a stare, impariamo a volare dove la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio. 

Ieri mi sono dimenticato di leggervi il testo che vi dicevo, il fioretto, l’ossequio e la giaculatoria.

Tema: cuore solitario 

Si adatta perfettamente con questa ultima meditazione che abbiamo fatto.

Fioretto: per non dimenticare e abbandonare il Cuore Eucaristico di Gesù, ricordate sempre queste parole: 

“Per essere buoni cattolici, che vuol dire santi, dobbiamo essere i tralci di questa florida vite che è l’Eucarestia, dobbiamo bere a quella fonte e mangiare a quel pane che ti dà la vita e l’immortalità”

Cuore solitario, che è il contrario di cuore di panna, del cornetto, il cuore di panna si scioglie subito, il cuore solitario invece è roccioso.

Ossequio: Trattenetevi alcuni minuti davanti all’immagine del Cuore Eucaristico di Gesù, pensando alle straordinarie prove d’amore che vi ha dato e fatevi Apostolo per combattere la solitudine in cui ha lasciato per portare a Lui il cuore degli altri”.

Noi dobbiamo essere soli con Gesù solo, in questa maniera il nostro cuore diventa una roccia di diamante.

Giaculatoria: Cuore Eucaristico, Pane di Cielo con ansia fervida Te solo anelo.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga 

SANTI CARLO LWANGA E COMPAGNI MARTIRI, memoria

VANGELO (Mc 12,28b-34)
Non c’è altro comandamento più grande di questi.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

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